Un giorno, in una mattina particolarmente piovosa, ti trovai seduto sul grande divano monotomamente grigiastro, con una tazza stretta al petto, dalla quale si innalzavano voluminose volute di fumo biancastro e si espandeva un'odore di menta per tutto l'ambiente.
Osservavi la pioggia attraverso le grandi vetrate del soggiorno ed eri assorto in qualche contorto pensiero, tanto che esitai ad avvicinarmi. Lentamente mi sedetti al tuo fianco a gambe incrociate e ti rivolsi uno sguardo indagatore mentre le tue dita premevano di più contro la ceramica che tenevi in mano e ti stringevi nella coperta che avevi sulle ginocchia. Eri rannicchiato lì da chissà quanto ed io mi ero appena svegliato, ignaro della tua solitudine in quella stanza fredda. Ti sentii soffiare sul liquido caldo che sorseggiasti fino a finirlo in pochi minuti, dopo di che appoggiasti la tazza per terra con accurata attenzione sotto i miei occhi intenti a catturare ogni tuo movimento.
Il giorno prima non mi avevi rivolto parola e sospettavo che non l'avresti fatto nemmeno quella mattina, tuttavia ti voltasti con espressione seria verso di me e, silenziosamente, ti accostasti sempre di più, fino a far scontrare la tua chioma morbida con il mio petto.
《Puoi abbracciarmi?》 Io non esitai e ti circondai quanto più potevo con le mie braccia, stringendoti con delicatezza, ma possessivamente.
Ti feci spazio girandomi e tu prendesti posto fra le mie gambe, con un fianco appoggiato contro di me e la testa vicino al mio collo, il tuo respiro mi stava solleticando piacevolmente.
《Di più.》 Sussurrasti velocemente, come ne avessi disperato bisogno ed io ti accontentai imprigionandoti e posando un leggero bacio fra i tuoi capelli, conscio del fatto che ciò ti avrebbe fatto rilassare.
《Kacchan...non osare lasciarmi da solo, te ne prego.》 La tua voce era debole nel pronunciare quell'unica frase che mi fece bloccare l'aria in gola. Come potevi pensare una cosa del genere?
Aumentai, per quanto possibile, la presa attorno a e te per poi allentarla e avvertii la tua mano stringere la mia maglia con forza.
Sembrava che per te dovessi sparire da un momento all'altro, ma dopo tutto quello che avevamo passato avresti dovuto sapere con assoluta certezza che non sarebbe mai successo.
《Certo che non lo farò, non potrei immaginarmi distante da te.》
Ti dissi con il cuore in gola e tu continuasti a sussurrare sulla stoffa della mia maglia che non volevi che me ne andassi ed infine dicesti qualcosa di ingenuamente scioccante: 《Lo so che non ne saresti capace, ma non sopporto questo cattivo pensiero che mi sta tormentando...però, sai una cosa?
Io ti amo e sai perchè? Non perchè non mi abbandoneresti mai, non per la tua bellezza, non per il tuo carattere, non per tutte queste cose tanto scontate e di certo non perchè sei bravo a letto, anche se questo potrebbe contribuire.》 Io ridacchiai a quel tuo commento e ti sollevasti quel poco che bastava per permettermi di vedere le tue guance teneranente arrossate. Sorridesti insieme a me e mi fissasti con intensità.
《Io ti amo perchè tu mi amavi da molto prima che lo facessi io, solo che non lo sapevi e questo mi rende inspiegabilmente felice.》Questo è uno dei ricordi più belli che ho di te, uno di quelli che difficilmente si dimenticano e credo di doverti ringraziare per tutti quei momenti che abbiamo passato assieme.
Dal punto di vista che ho adesso, penso che sia una delle cose più importanti che tu mi abbia mai detto, perchè, se quella frase fosse stata pronunciata quel pomeriggio di tanto tempo fa, forse avrei capito cosa significavi per me con molto anticipo.
Quando ti staccasti dal mio corpo, evidentemente riluttante all'idea, le nostre labbra si separarono ancora desiderose di avere un contatto, ma tu non sembrasti intenzionato a rischiare di baciarmi ancora e di non voler smettere più.
Ti maledii mentalmente perchè era vero, sì, avevi ragione: era quello che volevo. Erano imprevedibili le emozioni che provocavi e in quel momento non sapevo dare un nome a quel che provavo.
Ammettere la verità? Non ne sarei stato capace, o almeno così credevo.
La tua mano destra andò improvvisamente a coprire la mia bocca ed il tuo sguardo potè finalmente abbandonarne la vista; sospirasti.
《Non...dire una parola, te ne prego.》 Ti ascoltai ancora scioccato dal tuo gesto fin troppo avventato per la tua persona.
Per qualche strano motivo, la confusione nella mia testa scomparve, lasciando solo una rimembranza del suo passaggio ed una sensazione di vertigini.
Avevi il fiatone ed i nostri petti si scontravano, avvertivo il tuo calore attraverso la stoffa e sentivo il tuo ansimare, vedevo il tuo viso arrossato e le tua chioma ricadere scompigliata sulla tua fronte. Ma la posizione migliore in quell'ipotetica lista dei tuoi particolari era destinata inevitabilmente ai tuoi occhi. Lo avevo già detto: mi toglievano il respiro. In un secondo interminabile colsi quelle sfumature quasi invisibili e quel riflesso luminoso ivi presente.
Fui deluso dal fatto che, poco dopo, realizzai che ciò che si notava veramente fossero le tue labbra, rosse e umide di saliva, ancora troppo poco consumate dal bacio di prima. Era probabile che non l'avresti mai ammesso, ma io lo capii: erano ancora desiderose di quel contatto tanto quanto le mie.
Attendesti minuti interi di avere il fiato per parlare senza difficoltà e le tue iridi si inumidirono, dando l'opportunità alla luce di riflettersi interamente su di esse e così dovetti ricredermi: quello era uno spettacolo ancora migliore del precedente.
《Avevo ragione, è vero? Dimmelo, dillo e smettiamola con tutta questa storia!》
Prima mi dicevi di star zitto, poi mi pregavi di parlare, ti allontanavi e ti avvicinavi, mi cercavi e mi ignoravi...eri una continua contraddizione.
Lasciasti il mio polso e le tue mani, strette a pugno, andarono dritte a colpire il mio petto, facendomi sussultare.
《Dobbiamo smetterla Kacchan! Non lo capisci?!》 Eri passato da un momento di estrema e delicata bellezza ad un'altro d'isteria, nel quale io ti potei osservare attentamente mentre mi urlavi in faccia.
《Non lo capisci?》mi ripetesti con tono più calmo ed io fui sollevato dal modo più pacato in cui lo domandasti, anche se vi era una nota di tristezza nascosta attentamente al suo interno.
Non lo capisci che soffriamo entrambi? Rielaborai così il tuo quesito e mi resi conto amaramente del fatto che sia io che te fossimo l'uno completamente perso senza l'altro a guidarci in quell'oscuro labirinto di bugie e verità che stavamo esplorando senza meta e sai? Mi sbagliavo. Io, fino ad allora non avevo cercato veramente una via d'uscita, nè di tornare indietro e di certo non mi ero messo a guardare per qualche indicazione lungo la strada. Da quando ci eravamo incrociati in un angolo remoto di quell'intricata mappa, io avevo solo fatto in modo di perdermici ancora di più, seppur insieme non avevo ancora domandato a voce un tuo aiuto e la paura di smarrirmi era diventata un'abitudine tale da non farci più caso.
Basta. Era diverso quel giorno, lo sapevamo.
Quel giorno, nell'insicurezza che ci circondava, ci eravamo stretti la mano e con uno sguardo ci eravamo detti di trovare la strada giusta, anche se piena d'insidie annidate in qualche antro oscuro lungo il percorso, insieme.
Ci fissammo nel silenzio che si era venuto a creare in camera mia ed io ti annuii quasi impercettibilmente, ma credo che notasti quel lieve movimento e mi parve che ti rilassasti un minimo.
Infine, per quanto la mia gola stesse tentando di trattenere le parole, riuscii a dirti quel poco che ero riuscito ad elaborare.
《Mi hai detto una cosa, in biblioteca.》
Portai le mani vicino alle tue e circondai i tuoi pugni allontanandoli dal mio corpo. Tu lasciasti ricadere a peso morto le braccia lungo i fianchi dedicandomi completa attenzione. Il tuo volto mostrava pura ansia, pendevi dalle mie labbra che ancora non ti avevano detto ciò che avevi pregato di sentire.
《Mi hai detto che volevi capire se potevi stare al mio fianco. Lo vuoi ancora? Fallo, per favore, è l'unico modo per avere una risposta. Puoi ancora aspettarmi come mi hai detto?》
Passarono pochi istanti e, preso dal terrore di una tua qualsiasi reazione, ti vidi infine annuire insistentemente e sorridere come mai ti avevo visto fare prima di allora. Rilasciai un sospiro nonostante l'agitazione avesse preso il sopravvento.
Avevamo appena svoltato in una nuova strada, più intricata delle altre.
E non volevo scappare dalle mie insicurezze di nuovo, non volevo essere abbandonato nel labirinto, tuttavia tu lo dovevi aver capito: quella era una promessa.Ben ritrovati in questo capitolo numero 21!😄
Con questo ho superato la ventina, avevo paura di non riuscire ad esprimere bene tutti i pensieri di Kacchan, ma una recente esperienza personale mi ha dato la spinta per mettere a punto questa parte della storia.
La canzone che ho messo all'inizio stranamente non è stata l'ispirazione, in realtà si tratta di una coincidenza: avevo finito di scrivere e stavo cercando qualcosa su youtube quando ho notato questo brano che non avevo ancora ascoltato...e niente, il testo si adatta perfettamente e poi adoro questa canzone, anche se la mia preferita rimane "Spring day"🤗Da qui in poi le cose si fanno complicate e facili al contempo, ho già scritto i capitoli fino al 31 e, beh, avvicinandosi al numero 30 ho messo tutta me stessa nel descrivere ogni particolare che ritenevo importante senza dilungarmi eccessivamente, perciò spero di aver fatto un buon lavoro.
È bello scrivere in questo modo, quando si è letteralmente trasportati dalla stesura del testo.E dopo questo sproloquio, auguro un buon weekend a tutti!❤
P.s.: la parte all'inizio, come si può intuire, è un flashback sul futuro di Deku e Kacchan...vi è piaciuto?
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...