Mi feristi, volontariamente, e con forza sentii il coltello affondare lentamente nel mio petto, perforando la carne; il sangue mi si era gelato nelle vene.
Le tue parole, quelle parole, mi fecero sentire male.
Un vuoto al posto dello stomaco, esse equivalsero ad un pugno in pieno petto se non a peggio.
La situazione, nella mia testa, si ribaltò completamente: la causa, in quel momento, ero io e tu mi avevi sbattuto in faccia la realtà con troppa forza. Ero finito a terra, nella mia mente i pensieri avevano preso una forma concreta e una parte della risposta, quella che cercavo, era scaturita dal tuo animo fragile, ferito, ma pericoloso.
Tu, nella tua interezza, eri incredibile ed io, nella mia cecità, non riuscivo a vedere che ogni passo che avevo fatto, allontanandomi, era stato un salto nell'oscurità. Solo tu mi tiravi indietro, con i tuoi piccoli ed innocui gesti che io tanto insistevo nel respingere, solo tu mi facevi respirare in quel mare di collera in cui annegavo ed io, ad ogni respiro, toglievo a te l'aria necessaria per sopravvivere.
Ho freddo. Pensai.
Fa male. Mi dissi.
Perchè mi vuoi far soffrire così all'improvviso? Mi chiesi.
Perchè le tue parole mi fanno male? Dammi un motivo.
Le mie dita tremavano attorno al tuo braccio, avevo paura di toccarti, di guardarti e di parlarti, ero inerme di fronte a te, tuttavia non ti lasciai andare, non ancora. Non smisi di ammirare i tuoi occhi, lucidi, ma che non permettevano ad una lacrima di scendere.
Feci qualcosa di insensato.
Mentre dimenavi il braccio per liberarti per l'ennesima volta, alzai la mano che reggeva l'ombrello, il quale lasciai cadere a terra, permettendo alla pioggia di riversarsi su di noi, afferrai il colletto della tua divisa sotto la felpa aperta che indossavi e ti costrinsi, prima che tu potessi realizzarlo, a far scontrare le nostre labbra.
Cercasti di indietreggiare, ma io ti bloccai le mani dietro la schiena e probabilmente tu, ormai prigioniero, ti aggrappasti alla speranza che io interrompessi quel contatto il prima possibile.
Ma non era quello che volevi, non è così? Se davvero rifiutavi il mio bacio, se davvero eri così arrabbiato con me, se davvero non lo desideravi, allora il tuo corpo mentiva. Non avresti tremato tra le mie mani, non avresti smesso di resistere se fosse stato davvero sgradito quel mio gesto.
In questo modo, tra uno stato d'incoscenza ed uno di piena lucidità, mi permettesti di inspirare prima di obbligarti senza troppa fatica ad accettare appieno quel bacio. Le tue labbra erano ancora dolci, i tuoi sospiri mi facevano ancora impazzire, eri come ti ricordavo...no, non del tutto, c'era qualcosa di diverso questa volta: la mia disperazione in quel gesto.
Perchè? Non volevo che mi resistessi, che mi respingessi, che cercassi di scappare, era una cosa moralmente sbagliata, ma non me ne fregava nulla.
Non ne ero sicuro, ma ti liberai le mani e, con stupore, non ti vidi alzarne una per darmi uno schiaffo. Così feci scorrere le mie lungo le tua braccia, le spalle, fino alla testa, che circondai affondando le dita fra i tuoi capelli e tu iniziasti a far colare silenziosamente le tue lacrime trattenute, le quali si mischiarono alla pioggia che rigava i nostri volti.
Ti faceva male? Bene. Volevi scappare? Bene, anche io. Non riuscivi ad elaborare pensieri logici? Eri nella mia stessa condizione.
Notai così che, in quel bacio, vi era delicatezza, poichè era rifiutato ed accettato da entrambi.
Mi staccai lentamente, ma non desideravo ancora le tue labbra, non come la prima volta, in quell'occasione volevo solo saperti lì, di fronte a me.
Eppure...eppure c'era una malinconia nell'aria che mi pesava addosso.
Riuscii a guardarti mentre appoggiavo la fronte contro la tua; avevi gli occhi chiusi, ma rilassati, il respiro irregolare, ma leggero. Emanavi un calore freddo, il tuo respiro era vicino, scatenava piccoli brividi che mi percorrevano fino alla schiena.
Sembravi terribilmente fragile ed io non facevo altro che costringerti a fare quel che desideravo con troppo poco riguardo per i sentimenti di entrambi. Ero così egoista.
Ti sporgesti in avanti e fu il tuo turno di rubarmi un bacio veloce, delicato e che io trovai tenero all'inverosimile...sì, mi avevi mandato proprio fuori di testa e intendo in senso cattivo.
《Pensi di risolvere così?》
La tua voce, flebile, mi risvegliò bruscamente e mi riportò alla realtà, dove tu mi avevi messo alle strette: dovevo reagire in qualche modo ai tuoi interrogativi inespressi.
Perchè fai così?
Perchè mi hai baciato?
Pensai che queste fossero le tue principali domande ed andai nel panico al pensiero di doverti dare una motivazione, una vera motivazione, per le mie azioni.
Secondo te, era piacevole perdersi quel labirinto di emozioni in cui mi avevi gettato? Dovevi dirmi che mi avresti mostrato una via d'uscita, era tuo dovere farlo...ti prego...ne avevo così bisogno, perchè hai preferito aspettare pur sapendo che avrebbe portato solo dolore? Perchè avevi scelto la via più contorta e complicata? Non volevi ferirmi? Credevi che avrei sofferto se mi avessi messo di fronte a quella verità che continuava a sfuggirmi?
Se avessi saputo cosa avrebbe portato questa tua decisione, ti avrei seguito?
《Lo so. È difficile per te...》 constatasti ed io, mentalmente, non potei fare altro se non darti completamente ragione. Mi ero illuso che anche tu fossi confuso, ma compresi che, in realtà, avevi i pensieri molto più chiari dei miei.
《Ti aspetto.》 e le mie mani sfiorarono un'ultima volta le tue ciocche e la tua pelle, indietreggiasti piano, per poi dirigerti, senza rivolgermi un ultimo sguardo, verso l'entrata della scuola.
In quel momento avvertii i fili delle nostre emozioni intrecciarsi e tendersi, dolendo, ma restando integri, ci collegavano.
Era stato confuso, improvviso e un continuo susseguirsi di respiri mancati l'inizio della nostra storia, ma, dopo tutto quello che abbiamo passato, posso dirti che non rinuncerei mai a un tuo ricordo, soprattutto a quelli più dolorosi.
Sarebbe stato difficile? Ne ero coscente quanto te, ma ormai avevo iniziato a cadere senza un appiglio, che dovevo trovare assolutamente, e forse le mie mani erano riuscite a trovare qualcosa a cui aggrapparsi quando ti stringevano. Dovevo solo stare attento a non far sgretolare quella speranza fra le dita...e tu? Saresti stato cauto nell'affidarti a me?
Eravamo in balia di sentimenti incontrollabili, che io ero riuscito a sopprimere a stento e che stavano iniziando a ribellarsi, e mi chiesi se sarei stato in grado di raggiungerti prima che quel "Ti aspetto" perdesse significato.
Mentre raccoglievo l'ombrello da terra e percorrevo il lungo corridoio fino alla classe sentii quell'ultimo contatto che avevano avuto le nostre labbra impresso nella pelle.
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...