17 -Vento-

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Al contrario di quel che avevo pensato, non ci ritrovammo a camminare per le solite vie affollate. Appena misi piede fuori dal palazzo mi trascinasti via, il più lontano possibile da casa tua senza spiegarmi il motivo e mi chiesi se in effetti tu ne avessi veramente uno. Perchè mi venne questo dubbio? Semplice: parevi essere con la testa fra le nuvole mentre camminavi stringendoti nel tuo cappotto beije che avevi deciso di sostituire alla tua felpa. Non mi piaceva, ma lo adoravo al contempo. Ti faceva apparire più maturo e ciò mi infastidiva, ma pensai, con imbarazzo, che ti donasse un poco.
Silenzio. Per dieci lunghi minuti ti seguii senza proferire parola e più andavamo avanti più mi chiesi che cazzo mi fosse passato per la mente a darti l'ok per uscire.
È vero, una passeggiata mattutina sarebbe stata di gradimento, ma con te era diverso, con te i miei piedi si muovevano da soli, intenti a seguirti, con te il mio sguardo vagava sul marciapiede evitando di alzarsi un minimo per intravedere anche solo le tue scarpe, con te provavo una gran voglia di correre lontano, scappare, fermarmi ansante e voltarmi scoprendo con inspiegabile felicità che tu fossi proprio dietro di me.
《Se non facciamo in fretta sono sicuro che finiranno.》 Dicesti aumentando la velocità svoltando improvvisamente verso una piccola via sulla sinistra.
《Cosa...?》 Provai a fermarti con una domanda, ma ormai anche io avevo girato l'angolo.
Così mi ritrovai costretto a frenare di colpo per evitare di finirti addosso. Stavi guardando avanti, in quella piccola strada.
Vi era solo un lungo susseguirsi di ciottoli a terra, piccoli negozi e, a qualche metro di distanza da noi, un locale. Facesti un inaspettato balzo in avanti e ti dirigesti verso quest'ultimo. Io restai fermo, indietro, e tu ti voltasti con un sorriso.
《Vieni?》
Cinque minuti dopo, spiegami come, fui inondato da un forte odore di pane, cioccolato e caffè mentre tu osservavi rapito i dolci appena sfornati. Era una pasticceria che faceva anche da bar, poco affollata vista la sua distanza dal centro, era il posto in cui avrei immaginato vederti seduto ad uno dei tavoli vicino a quella libreria che si scorgeva in fondo, intento a leggere o a scarabocchiare appunti sul tuo quaderno con a fianco una tazza di tè fumante.
Il tutto mi dava un senso di calma ed inspirai rilassandomi quel buon odore che mi aveva circondato.
《Midoriya! Il solito?》 Smisi di guardarmi attorno e mi focalizzai sulla ragazza dai capelli rossicci raccolti in una lunga treccia che ti aveva rivolto la parola. Se ne stava dietro il bancone con le mani sui fianchi, esattamente di fronte a noi. Pareva avere confidenza con te...mi infastidì non poco e le diedi un'occhiata tutt'altro che cordiale, di certo non mi aspettavo che si voltasse verso di me, impallidisse e si rivolgesse allarmata verso la persona al mio fianco: tu.
《Ma è....》 iniziò a chiederti qualcosa, tuttavia tu la bloccasti prima che potesse continuare rivolgendole un semplice ma strano sguardo che, purtroppo, io non riuscii a decifrare.
《Oh...》 disse ed infine la ragazza afferrò un paio di tovaglioli e mostrò un grande sorriso.
《Allora due?》
Poco dopo mi ritrovai la tua mano tesa davanti e, prima che me ne rendessi conto, la mia era andata a raccogliere ciò che mi stavi porgendo. Sentii un leggero tepore fra le dita e, curioso, abbassai lo sguardo.
Una specie di mini torta stava fra le mie mani, sembrava soffice ed emanava un gradevole profumo di menta e cacao...era un muffin.
《È buonissimo, te lo assicuro.》 Affermasti convinto e, stringendo un lembo della mia giacca, mi obbligasti ad uscire prima di te dal locale.
《Ci si vede poi! Grazie!》
Non aspettasti una risposta ed io fui spinto all'esterno.
《Ma che cazzo ti prende?!》 Non te lo urlai, ma il mio tono doveva essere abbastanza duro.
《Non volevo restare dentro.》non mi fornisti una spiegazione più valida al tuo fare frettoloso di poco prima, ma non stetti ad insistere notando il lieve rossore comparso sul tuo viso.
Ti grattasti con nervosismo la nuca e mi sembrasti farti più piccolo mentre ti osservavo. Eri troppo innocente in tutto quel che facevi e quei tuoi gesti così spontanei mi rintontivano, lo sapevi?
La tua chioma mi passò velocemente sotto al naso, il tuo odore si mischiò a quello del dolce che avevo in mano e le tue dita, seguendoti nella tua avanzata improvvisa, si aggrapparono alle mie con l'avventatezza di un brivido terribilmente piacevole. Fui tentato di tirarmi indietro, più e più volte, ma non ce la feci.
Quell'atto, all'apparenza così fragile nel tuo tocco, mi aveva fatto inconsciamente piacere.
Ti fermasti dopo infiniti minuti davanti ad una panchina, la più lontana dall'entrata di quel parco in cui mi avevi condotto.
Ci circondava il freddo mattuttino, una leggera brezza mandava soffi pungenti su entrambi e il cielo era grigio, bianco e azzurro con i colori che si mischiavano e il sole si notava appena con i raggi che passavano qui e là attraverso degli spiragli fra una nuvola e l'altra.
Ti seguii ancora per qualche passo e mi sedetti al tuo fianco assorto nei miei pensieri.
《Nami sapeva quella cosa...》 la tua voce, incerta, mi raggiunse.
《Nami?》 Chiesi e tu sussultasti.
《La ragazza di prima...quella cosa che ti avevo chiesto di poterti dire...lei la sa.》
Sul momento non seppi cosa pensare. Non sapevo dire se tu fossi diventato bordeaux o se fossi impallidito del tutto, nascondevi il tuo viso dietro numerose ciocche di capelli, i quali ricadevano in avanti visto che eri chinato con i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
Rivolsi il mio sguardo in avanti.
L'alba era passata da parecchio, ma adesso, nel momento che segue il sorgere del sole, finalmente i raggi avevano iniziato a riscaldare l'aria. Fissai curioso il muffin che tenevo in mano e lo spezzai.
L'impasto soffice toccò le mie labbra e sì, avevi ragione, era delizioso. Il sapore della menta era la parte migliore, il mio gusto preferito.
Ero sicuro che mi avresti guardato e infatti, quando ancora avevo la mano alzata vicina alla mia bocca, ti vidi rivolgermi uno sguardo. Forse volevi mostrare di nuovo quel tuo maledetto sorriso, ma resistesti e mantenesti un'espressione falsamente impassibile.
Sai? Non mi sarei mai immaginato di ritrovarmi con te in una tale situazione, ma andava bene. Sì, trovai giusto essere lì con te in quel momento.
Per anni siamo stati compagni distanti nelle nostre avventure e il più delle volte ero io quello che si allontanava. E improvvisamente era tutto così diverso.
Tutte quelle piccole cose, mai giuste, che ci avevano tenuto insieme, si stavano sgretolando e rimanevamo solo noi, liberi ed incerti sul da fare. Dovevamo venirci incontro o voltarci e lasciarci indietro?
Ma credo che non ci fossero molte opzioni, dopo tutto non era mio il diritto di fare scelte sbagliate: mi sarei lasciato trasportare fino alla tua mano che era ancora inspiegabilmente tesa verso di me, non potevo fare altro.
《Me la dirai...quella cosa?》
Mi voltai ponendoti quella semplice domanda e vidi le tue mani salire fino al tuo collo, sfiorare la mascella e andare ad i filarsi nella tua chioma, tenevi la testa fra le tue dita tremanti. Eri agitato? Pareva ovvio.
《Non lo so...》 guardasti avanti, perso nel paesaggio che si stanziava davanti a noi come una distesa di colori caldi e freddi.
《Prima ne ero così sicuro, ma credo di dover aspettare...prima vorrei che tu...》
I miei occhi catturarono la tua immagine.
Avevi un'aria tremendamente seria quando eri assorto nei tuoi pensieri e no, non intendo i tuoi soliti ragionamenti da nerd quando inizi ad analizzare una qualche situazione, lì hai una faccia da rimbambito, mi riferisco invece a quando hai in mente qualcosa d'importante, di veramente importante.
《Oh..?》 Ruotasti la testa verso di me. Ero lì, a due centimetri di distanza, e non mi ero accorto...
《Non mi hai mai guardato così, Kacchan.》
...di star sorridendo.
Il vento autunnale ci investì in un tocco delicato; le foglie secche presenti sulla strada si mossero e strisciarono a terra, altre caddero piano sull'asfalto, tu sorridesti ancora e improvvisamente mancai un respiro.
Ero io che, senza rendermene conto, stavo tentando di andare avanti in quel sentiero tanto strano in cui mi avevi spinto.
Ti raddrizzasti, poggiasti i palmi sulla panchina, dal mio lato, e, con naturalezza, ti vidi fissarmi con malcelato interesse mentre ti sporgevi lievemente verso di me. Le tue iridi erano luminose quella mattina.
Ti avvicinasti con fare sospetto e iniziasti a studiarmi con un sopracciglio alzato. Io ero visibilmente a disagio, ma non ti fermai.
《Inizio a capire adesso.》 Affermasti scuotendo la testa con una strana espressione a metà fra il serio e il divertito.
《Si può sapere che ti prende?》 chiesi scocciato, ma non arrabbiato. Sbuffai quando ridacchiasti...ti stavi prendendo gioco di me?
《Non sai cosa ti stia succedendo. Mi dici che ti senti strano con me. Ti incanti a guardarmi...credi che io mi sarei spinto a tanto se non lo avessi notato?》
Stavi elencando tutto quello che mi stava infastidendo in quel periodo e sentirti dire quelle cose con quel tono calmo, il tuo, mi diede un fastidio assurdo.
《Kacchan, tu hai già una risposta.》
Dicesti poco, ma ciò bastò a farmi sentire completamente perso. Solo che...quello che stavi facendo, il cercare di forzarmi, non era il modo giusto. Non era ancora arrivato il momento, necessitavo di tempo, perchè quello era solo l'inizio, uno dei più incasinati che abbia mai visto.
《Posso?》 Me lo chiedesti, ma non indugiasti e non aspettasti una mia risposta prima di prenderti la libertà di accarezzarmi la guancia.
《Scusami, però è colpa tua, non guardarmi più così se no...》 iniziasti a parlare piano e, senza che io potessi far qualcosa, mi baciasti.
Fu solo un contatto delicato, fuggevole, che mi lasciò svonvolto quando ti allontanasti...
...quella...era una mattina gelida, le nuvole erano diventate del tutto grige in cielo, ma tu emanavi qualcosa di completamente opposto.
Erano brividi quelli che mi facevi provare? Era il mio cuore a battere così veloce? E quella risposta era davvero così complicata?
Provai una terribile paura al pensiero di non poterla raggiungere. Io volevo conoscerla, davvero, e tu non facevi altro se non avvicinarmi ed allontanarmi da essa di continuo.
Mi sentivo incomprensibile persino per me stesso...tuttavia trovai conforto nello sperare che saresti stato con me finchè non sarei riuscito ad afferrarla.
Sarebbe stato così, vero?
Avevo la strana sensazione che avremmo trascorso quell'autunno tanto sorprendente e terrorizzante assieme.
Ed il vento smosse i tuoi capelli e portò con sè gli inconfondibili segni di una stagione fredda, ma piena di emozioni.

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora