11-Un silenzio freddo-

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Erano passati quattro giorni in un batter d'occhio e, al sorgere del quinto, le parole che mi avevi rivolto mi sembravano un ricordo tremendamente distante, ma che ancora mi perseguitava.

Mi avevi evitato ed io non ero stato da meno anche se, questa volta volontariamente, non perdevo occasione per rivolgerti qualche occhiata di tanto in tanto durante le lezioni. Speravo con tutto me stesso che non te ne accorgessi anche se una piccola parte di me desiderava che i nostri sguardi si incrociassero, ma tu cercavi in tutti i modi di fare l'indifferente. Non ti si addiceva per niente un comportamento simile e quasi sembrava che ti sforzassi all'inverosimile per mantenere la calma ogni volta che rischiavi di incrociarmi in corridoio, in più avevo notato che cercavi sempre di uscire dopo da scuola, forse per non essere costretto a percorrere la strada fino alla stazione con me.
Pioveva, anzi, diluviava quella mattina. Era prevista solo una giornata nuvolosa, ma si prospettava un 30 settembre, martedì per l'esattezza, piuttosto cupo. Il più del temporale aveva avuto luogo durante la notte, tenendomi sveglio e distraendomi, per quanto possibile, dai miei ripensamenti. Non vi erano più i forti tuoni e i lampi di poche ore prima, la pioggia cadeva solo con impeto a terra, il rumore della città era sovrastato dallo scrosciare dell'acqua sui tetti e sulle strade, dove la macchine schizzavano sui marciapiedi passando nelle grandi pozzanghere che si erano formate. Quando il tempo prende questa piega, un po' triste e monotona, mi sento stranamente calmo.
Tirai su il colletto del mio cappotto nero e mi strinsi nel suo tessuto pesante, aveva un taglio tecnico con due spacchi laterali e andava giù dritto fino all'altezza del ginocchio, è il mio preferito, ma tendo ad indossarlo di rado poichè secondo mia madre mi da un'aria troppo seria....in effetti ha ragione. I miei occhi, rossi e in netto contrasto con la chioma chiara che a ciocche umide mi ricadeva sulla fronte, spuntavano risaltando dalla stoffa del cappotto ed indugiavano nell'osservare rapiti le mie scarpe che pestavano il marciapiede bagnato.
Il tamburellare della pioggia sull'ombrello mi accompagnò fino a scuola, dove, con mio grande stupore, uno studente frettoloso mi urtò, facendomi finire in un piccolo laghetto creatosi in un buco dell'asfalto.
《HEY! Ma sai camminare?!》 urlai esasperato, i miei anfibi, per quanto alti, non avevano impedito all'acqua che si era alzata di infilarsi e di bagnarmi le calze e i pantaloni.
Piano percorsi la distanza che mi separava dal ragazzo e salii con lo sguardo distinguendo delle familiari scarpe rosse, dei jeans attillati, una felpa larga e grigia ed infine una chioma verde impossibile da non riconoscere. Comparivi senza preavviso, come tuo solito. Ti eri fermato, ancora girato di schiena, per ascoltare il mio richiamo...avevi riconosciuto la mia voce, era così, vero? Lo sperai.
L'enorme ombrello sotto il quale stavi si mosse e, ruotando, mi diede la possibilità di intravedere il tuo viso attraverso la fitta pioggia. Anche se non ero abbastanza vicino per vedere ogni tuo particolare, il mio cuore sussultò quando, con timidezza, provasti a guardarmi.
I tuoi occhi...erano stupendi.
Non so se fu un gesto istintivo, ma facesti un passo sicuro verso di me, per poi bloccarti e, incerto, indugiasti sul farne uno avanti o uno indietro. Scegliesti la seconda opzione e ti voltasti, muto e insensibile a me, io che imploravo, con fatica, ma lo facevo, che tu mi rivolgessi la parola.
Te ne stavi andando ed io non lo volevo.
Le mie gambe si mossero prima che lo pensassi e ti raggiunsi quasi di corsa, afferrando il braccio con cui reggevi l'ombrello, il quale cadde scivolando fra le tue dita e così rimanesti con me sotto il mio, entrambi circondati dalla pioggia sotto quel cielo cupo.
Tu prendesti una grande boccata d'aria, impreparato a questa mia azione improvvisa e...inaspettata.
《La...lasciami.》la tua voce, finalmente, la sentii, ma quel che avevi pronunciato non era ciò che volevo mi dicessi.
Mi dovevi una spiegazione e giurai che l'avrei ottenuta.
Strattonasti la mia presa, ma io strinsi le dita trattenendoti con forza, non ti avrei lasciato fare come me, non saresti scappato come avevo fatto io; tu eri diverso da me e non volevo assolutamente che mi imitassi.
《Basta, non tirare, non ti lascio, lo vuoi capire idiota?!》 Sbottai urlandoti questo senza star troppo a pensarci e ottenni la tua attenzione. Smettesti di cercare di liberarti e mi fissasti serio.
《Allora sbrigati.》dicesti infastidito ed io mi trattenni dal tirarti uno schiaffo per il modo in cui ti rivolgesti a me.
Ti guardai furioso e ti avvicinai, strattonandoti, di un passo, tanto che i nostri respiri si sfioravano.
《Cosa...cosa fai?》Chiedesti, questa volta con tono intimidito.
Adorai il modo in cui me lo dicesti, poichè vi era pura innocenza nella tua voce e ciò scatenò un improvviso rossore sul mio viso.
Perchè mi facevi quest'effetto? Cristo, non mi dovevi guardare così, come se mi temessi. Eppure avevi maledettamente ragione nel farlo, in fondo era naturale dopo tutto quello che ti avevo fatto, però, cazzo, stavo rischiando di impazzire, dovevi avere almeno un po' di pietà per me che non ero in grado di elaborare completamente la situazione.
《Beh, parla, se no mollami subito.》eri risoluto in ciò che dicevi, ma credo di esser riuscito a sentire che, in quella frase, quel che volevi dire fosse del tutto diverso, forse non eri convinto delle tue parole pronunciate così duramente, lo sperai anche se, nonostante la tua sollecitazione, rimanevo zitto a guardarti.
《Credi che dopo l'ultima volta che ci siamo parlati possa accettare un comportamento del genere?!》
Ecco, anche tu stavi dando di matto, come me, ma a modo tuo.
Quelle parole rimbombarono nella mia testa per alcuni secondi, il tempo per analizzarle e, deglutendo, trovai la forza per parlare, seppur incerto.
《Anche quel giorno in biblioteca...volevi che ti dicessi qualcosa.》 quasi sussurrai, certo che avresti sentito vista la nostra poca distanza.
Rabbrividisti, le tue reazioni sono così visibili, sai?
《Kacchan...》 iniziasti, ma io ti interruppi riprendendo a parlare con inaspettata foga.
《Non lo sapevo, ok?! Cosa ti dovevo dire?! Cosa volevi che ti dicessi?!》
Sospirai, stranamente rilassato dopo averti detto in minima parte quel che pensavo.
《Quello che volevo dirti era così diverso da quello che volevo fare che sono rimasto bloccato...》 piano piano il tono della mia voce diminuì e riacquistai un po' di calma, probabilmente mi stavo sforzando all'inverosimile per non urlarti addosso come al solito.
《Allora dillo o fallo! Non me ne importa, basta che tu la smetta di essere così incomprensibile!》 Quella fu una di quelle rare volte in cui osasti gridarmi addosso con rabbia e, per me, fu solo la seconda volta in cui non provai a risponderti a tono.
《Ho sbagliato.》 Affermai solo questo riferendomi al mio comportamento nei tuoi confronti e al come ti avevo trattato in quegli ultimi giorni, ma tu sembrasti fraintendere. Credevi che io intendessi dire di aver sbagliato ad avvicinarmi, a baciarti e a non fermarti in biblioteca, era questo che avevi capito, giusto?
La tua espressione me lo confermò quando mutò: i tuoi occhi si inumidirono, le guance si tinsero di un lieve rossore, le tue dita si contorsero e si strinsero ed io vidi solo uno sguardo ferito, arrabbiato e triste da parte tua.
Ricominciasti a tirare la presa, con più forza di prima.
Io ti strinsi e tu, con quanto più riguardo possibile per ciò che avrebbero scatenato le tue parole, ironicamente si intende, lo dicesti.
《Sbagliato?! Davvero?! Beh, sono contento che almeno tu mi abbia dato una specie di risposta. Sai? Ormai credevo che non l'avresti mai fatto. Che strano, mi aspettavo o forse speravo in qualcosa di diverso, però, ovviamente, cosa posso pretendere da te, Kacchan? Solo odio e rabbia, quello che mi hai sempre dato in questi anni.
Mi sono convinto che fosse stress, poi ho compreso che hai così tanta collera accumulata da scoppiare per le cose più insignificanti ed io, stupidamente, ho pensato di provare ad aiutarti. Che idiozia...forse è impossibile...per me. So che quello che ti sto dicendo è privo di comprensione per te, ma credo che ti farebbe bene ricevere indietro un po' di quello che dai, perchè tu, anche con un gesto, sei in grado di distruggere quella poca speranza che ho...eppure non ce la faccio! Te ne rendi conto?! Non riesco a dirmi di smetterla di tentare.
Mi hai illuso per l'ennesima volta ed io sto uno schifo, lo sai? Lo capisci? E, dimmi, puoi immaginare che, nonostante ciò, io sia ancora qui ad urlarti queste parole vuote a te che non hai mai cercato di comprendermi?!》
La pioggia, come se avesse avvertito la tensione presente, aveva rallentato la sua caduta ed io, con te, presi un grande respiro, ero al limite dopo quelle frasi pronunciate con una rabbia particolare.
Quel tempo malinconico ci circondava nel silenzio gelido di quel martedì mattina.

Buon sabato mattina a tutti!!!
Allora, mi sono svegliata di colpo alle 4 di notte e un bel ragno grande come metà della mia mano mi ha dato il buongiorno. Ho imprecato mentalmente e mi sono barricata in camera perchè non sono riuscita a mandarlo via in qualche modo e mi sono messa a leggere e scrivere su wattpad.
Un buon inizio si potrebbe dire😑.
Il ragno è scomparso e adesso ho paura a girare per casa.
E niente, mi sono sentita di condividere quest'entusiasmante e drammatica avventura con voi.😅😘
(Amatemi perchè nonostante il trauma mi sia comunque messa a rileggere il capitolo per pubblicarlo)
Inoltre non sono riuscita a passare in fumetteria a prendere i numeri 13, 14 e 15 di BNHA e sto dando di matto...anche voi comprate manga?
Io fin'ora ho tutto Attack on titan, Kimi no nawa, Boku no hero academia, ho iniziato One punch man, Tokyo ghoul e Fullmetal Alchemist, ma so che non mi fermerò a questi.
Mania del collezionisto e dell'ossessione per qualcosa portami via.

P.s. : qualcuno di voi è aracnofobico/a?
Ditemi che non sono l'unica😓

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora