56 -Memoria d'amore e fragile presente-

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Non proverò a dedicarti altre parole, nè altri ricordi, lo prometto a te e a me stesso. Poche settimane fa, mi sono perso nel passato e, oggi, mi sono ritrovato immerso nel presente. Il cielo è un mare ed io vi sto affogando, ho smesso di cercare di respirare, lo senti? Il mio petto non sussulta, non duole, non trema più e questo posto mi appare ormai dimenticato. Le tende bianche sono state tirate, l'odore è sgradevole come lo ricordavo, la solita sedia mi attende mentre mi muovo incerto nella stanza. Mi avvicino ad un mobile, lo osservo, mi giro, arrivo alla finestra, allungo una mano per scostare il tessuto che getta un'ombra pesante nell'ambiente e mi blocco; ripeto questi movimenti da mezz'ora, le mie gambe sono stanche, implorano che io mi rilassi, anche per soli due secondi, eppure il mio corpo segue comandi differenti da quelli che ho in testa. Non sono io...non sono io a star camminando in preda al nervosismo in questa camera angusta sussurrando frasi sconnesse e, ormai, prive di significato.
Condanno l'impermanenza dei miei pensieri, non riesco ad afferrarli, mi sfuggono, mi rifiutano e non posso chiedere aiuto.
Vedi cosa sono diventato? Un nulla incomprensibile, un viso magro, una mente debole, distaccata, forse smarrita inesorabilmente. Non ho ancora sollevato lo sguardo abbastanza, so cosa mi attenderebbe se alzassi il mento, se mi volessi condannare all'ennesimo smarrimento. Ho vagato ogni giorno alla ricerca di una tristezza sopportabile, ma inizio a chiedermi se esista davvero o se sia un'illusoria bugia; dovevi vedere la mutevolezza dei sentieri che mi sono imposto di seguire, dovevi farmi desistere dal loro desiderio, invece...cos'hai potuto fare? Spazi vuoti nella mia testa, non so con cosa occuparli, non sento di vivere in quel complicato via vai di confusione in cui tutti appaiono felici di trascorrere le giornate più lunghe. E tu vi appartieni da troppo tempo, ti ha preso, sto ancora cercando di capire come riportarti indietro, ma anche il più coraggioso tentativo mi appare innocuo e privato della volontà necessaria.
La speranza mi trattiene per un lembo della maglia, si rifiuta di mostrarmi vie migliori, cosa ne pensi? Fermarmi sarebbe la scelta da compiere o lo sbaglio peggiore? Mi trovo incomprensibile, circondato da oggetti famigliari, i miei piedi accarezzano il pavimento come se fare il benché minimo rumore sia proibito.
Quando raggiungo la sedia mi riesce difficile deglutire e, nel sedermi, resto con le mani posate sulle ginocchia. Le stringo ansioso.
Il completo porpora che indosso ricade sulla mia pelle, mi sento nudo; sfilo la giacca e lascio che sia solo una morbida camicia a ripararmi dall'aria fredda e pungente come spilli che si appresta quasi subito a torturarmi, l'argento di un filo lucente colpisce il mio petto mentre la mia schiena si appoggia allo schienale; si tratta di una collana che entrambi conosciamo bene, non possiede alcun ciondolo prezioso, solo una piccola lettera D scritta in un elegante corsivo e, strano a dirsi, anche una K le fa compagnia, tuttavia stonano l'una al fianco dell'altra perchè, se la prima è lucente e immacolata, la seconda è segnata da solchi sottili, ha bordi rovinati e porta con sè, oltre questi, altri segni invisibili. Ora brucia, vorrei strappata via dal mio collo.
L'ho fatto: ho guardato in alto, sulla parete che ho di fronte, spoglia, bianca, indefinita.
Qualcosa inizia a contorcersi in me, a risvegliarsi, è il mio battito che corre coraggioso e non vuole fermarsi, vorrei che qualcuno lo potesse sentire, è magnifico, davvero, trovo che il contorto insieme di emozioni che mi porto appresso sia la cosa più terrificante che abbia avuto occasione di osservare, perchè mi appartengono, perchè mi allontanano da questi attimi infiniti, perchè mi bloccano in un fragile presente che si sta sgretolando fra le mie dita.
Un brivido percorre la mia spina dorsale: mi sono risvegliato.
La mia mente si precipita subito a rimpiangere l'incoscenza, una nostalgia incompleta, mancante di ragione, accompagna i movimenti delle mie labbra quando il mio viso si volge lentamente verso sinistra.
Il rumore della città resta ovattato, posso parlare.
《Che ne dici? Stai con me oggi?》sorrido placidamente nel risalire lungo il tessuto di una morbida coperta di un azzurro pallido.

Eccoti, in tutta la tua bellezza. Pelle chiara costellata di fini macchie scure, espressione assente, ciuffi ribelli sparsi sul cuscino, occhi che desidero vedere, respiro costante che vorrei mi accarezzasse, sei fragile, più fragile di quanto ti ricordassi essere il mese scorso.
Il mio stomaco si sta contorcendo alla tua vista, il collo si stritola da solo nel mio tentativo di deglutire, muscoli tesi si contraggono e si rilassano senza controllo, la mia reazione non cambia mai, eppure ne sono sempre stupito, inerme, attendo con ansia lo scorrere dei minuti. Quando passerà? Adesso, tra poco, tra molto?
Ho un'aria malinconica, ne sono certo, forse addirittura trascurata nonostante i vestiti impeccabili ed i capelli ordinati, poichè chiunque mi vedesse si rammaricherebbe nell'osservare la luce spenta del mio sguardo.
I nostri compagni non mi rivolgono più lo stesso sorriso di quattro anni fa, me ne sono accorto, forse è stato qualcosa nel loro modo di annuire, di sbattere le palpebre, di piegare gli angoli della bocca distorcendo il gesto delicato che avrebbero dovuto fare, ma non fraintendere, loro sono stati solo innocenti spettatori, non li ritengo colpevoli di nulla, soprattutto di quel che ho fatto. Non sanno che sono qui, non volevo che qualcuno mi impedisce di restare solo con te, lo capisci? Kirishima si sarebbe affrettato a bloccarmi la strada, se l'avessi chiamato avrebbe pensato che fossi in preda ad una crisi, che mi fossi ridotto come...quando tutto è cominciato.
Non ne vado fiero, tu cercheresti di compatirmi prima di confortarmi, ma, credimi, non sono degno di biasimo. Ricordo una notte solitaria e calda, tangibile al solo pensiero, le mie grida dettate dall'alcool in cui avevo trovato rifugio, le braccia del mio migliore amico intente a calmarmi come potevano. Non avevo pronunciato parole belle, nè rispettose, eppure lui era rimasto accanto a me, a cercare di impedirmi di lasciare il mio, nostro, appartamento e correre da una persona in cui non potevo trovare altro se non stimolo di rabbia e dolore. Perdona il mio comportamento, non è stato dei migliori, non è stato rispettoso delle tue volontà e delle tue speranze, non è così?
Non ho deluso solo te, ma anche me stesso, ho nascosto tanto in questi anni, non ho sofferto mai abbastanza e mai nella maniera giusta ed è ironico che ti stia confessando tutto in questo momento, in silenzio, mentre tu non puoi ascoltarmi.
Mi sono allontanato troppo nel tentativo di raggiungerti nel passato e, adesso, sono inciampato. E ho iniziato a chiedermi se, anziché un'origine, io non stia cercando una fine, sono debole, quanto ancora mi costringerai a resistere?
Sei caduto senza di me, perchè? Non ricordi? Avevi promesso che saresti restato, che avresti fatto di tutto per proteggermi da me stesso, per non farmi divorare da questi sentimenti coinvolti un una guerra infinita e ora sono qui, a farti una domanda di cui potermi pertire.
Ma prima respiro, cerco di zittire la mia mente.
La mia schiena si curva, poso i gomiti sul letto, porto la fronte ad appoggiarsi sui miei pugni stretti e tremo con controllo prima di rilassarmi e sentire il mio peso alleggerirsi. Le lacrime stanno per scendere, mi preparo ad accoglierle sulla pelle.

《Non l'ho perso, l'ho nascosto...dimmi, vuoi che accetti il tuo dono? Anche se non l'ho voluto, anche se mi farà star male, è questo che vuoi?》

Non attendo risposta, premo sulla coperta, mi alzo, prendo la mia giacca, il cappotto, mi vesto solo per sbrigarmi ad avvicinarmi a te prima di andare. Il mio fiato si abbatte sulla tua guancia, ti accarezzo con le labbra e desidero che il bacio che ti sto dando sia in grado di farti sapere che sono stato qui nonostante il suono dei macchinari, i "bip" provenienti da quell'odioso schermo, le parole dirette dei dottori e la perdizione che mi porta questo luogo.
Lo abbandono, ma una parte di me, quella che cerco sempre di trascinare via con me, resta aggrappata alla maniglia della porta e non ho scelta: le permetto di rimanere.
Le scale scorrono veloci sotto ai miei piedi e, non me ne sono accorto, sono già uscito da quest'austero ospedale.
Il cielo minaccia temporale, che assurdità, proprio oggi che ho deciso di venir fin qua a piedi. Alzo il colletto, infilo le mani in tasca e distrattamente compongo un numero sul cellulare.
《Bakugou Katsuki! Non osare riattaccarmi in faccia di nuovo....》come immaginavo, capelli di merda non ha preso bene la "conclusione" della chiamata della settimana scorsa, dopo la quale io non ho voluto rispondere a nessuno squillo del telefono.
《Sì, sì, mi dispiace. Adesso ascoltami: sto venendo a casa tua, vedi di farmi trovare una tazza di tisana alla menta pronta.》
I suoi rimproveri si arrestano di colpo quando capisce ciò che ho appena detto.
《Cosa? Adesso? N-no, non puoi.》
《Ascolta, dii al tuo ragazzo elettrico di frenare i suoi cazzo di ormoni, di mettersi qualcosa addosso e di non farsi trovare a girare come un idiota in mutande quando sarò lì.》
《Ma come hai...?》
Il suo tono è imbarazzato, bene, allora avevo ragione.
《Ok, ok, farò finta che tu non abbia insultato Kami.》
Kami? Sono passati persino ai soprannomi? Sento una risata di sottofondo e capisco che l'"idiota" si stia godendo la scena mentre Kirishima alza gli occhi al cielo.
《Perchè così all'improvviso?》mi chiede ed io sospiro.
《Devo parlare con te.》
Passano alcuni secondi, poi, la sua voce mi sembra lasciar trasparire una nota di sincera preoccupazione.
《Sei stato da lui, non è vero?》
《Sì.》mi sbrigo a rispondergli.
《Ti aspettiamo, vedi di sbrigarti, sta per piovere.》

In questo regno che ho costruito, con le sue mura di vetro, riesci a vedermi?
Tutto quello da cui mi sono protetto, tutte le tempeste che si sono abbattute su queste barriere, non sono state nulla in confronto a ciò che sto per affrontare e questa volta...sarò solo.

Ciao a tutti!😄

Il capitolo che avete appena letto, a differenza dei precedenti, è ambientato nel presente e così sarà anche per i successivi. Siamo già al 56°, è ora che inizi a svelare la fine di questa storia, no? Spiegherò tutto, ve lo prometto, soprattutto ciò che è successo in questa parte, anche se confido che qualcosa si sia già intuito.
Ci vedremo il prossimo weekend, con la speranza di non essere occupata con lo studio❤

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora