L'indomani ero piuttosto nervoso, ma devo dire che il mio fastidio aumentò a dismisura quando, con quanto più stupore possibile da parte mia, ti vidi indugiare, come me il giorno prima, davanti alla porta della classe.
Mi stavi forse imitando? Non importa. No, non me ne importava nulla, nè di te nè di quel tuo maledetto sorriso che rivolgesti a tutti tranne che al ragazzo isolato vicino alla finestra: io.
Non ti rivolgevo mai nemmeno un semplice "ciao", ma quella mattina quella tua disattenzione, volontaria o meno che fosse, mi diede non poco fastidio.
Continuasti con questo tuo comportamento per tutta la settimana, evitandomi e lanciandomi qualche occhiata di tanto in tanto...credevi che non me ne sarei accorto?
Che cosa contraddittoria, sembrava proprio che stessi litigando con me stesso, no? Volevo chiederti educatamente una spiegazione e ammazzarti allo stesso tempo.
Era il venti settembre quando, espirando pesantemente, osasti salutarmi ed io, spazientito, avevo stretto la matita così tanto da farla spezzare fra le mie dita e ti avevo guardato così male che ciò ti spinse per chissà quale motivo ad impallidire all'istante. Era disagio quello?
Fu il mio turno di ignorarti e sapevo, con infondata certezza, che questo ti avrebbe dato molto fastidio e, chissà, ti avrebbe fatto star male.Quello stesso pomeriggio fu Kirishima ad accompagnarmi in stazione, nonostante io non volessi. Diceva che ero strano, ma non aveva il tuo stesso tono di voce nel dirlo, nè lo stesso modo di sorridere. Non era te, ma questo pensiero passò così fulmineamente che non me ne resi conto e non ci feci caso.
Tu non c'eri ad aspettare il treno, constatai leggermente sorpreso di ciò.
《Sicuro che vada tutto bene? Sei distratto in questo periodo.》 fece osservazione il mio amico ed io non seppi rispondere meglio che con un: 《Distratto un cazzo! È la gente che mi infastidisce.》 quasi sbraitai.
Lui rise ormai abituato a questi miei scatti d'ira incontrollata, ma, vedi?...la sua risata non era piacevole.
Altri due giorni dopo tu ti assentasti da scuola e lì diedi veramente di matto.
Tornai il Bakugou di sempre, trattando male gli altri più del solito e piuttosto di malumore passai la mattinata a scuola. Iida aveva detto che qualcuno sarebbe dovuto passare a darti gli appunti delle lezioni e, quando Uraraka fece per alzare la mano, io, giuro che ti ho maledetto, afferrai i fogli dalle mani del rappresentante per poi dare un 《Passo io dopo scuola.》 come spiegazione.
Gli occhi di tutti erano su di me come se avessi fatto la cosa più strana al mondo, insomma, il fatto che quella ragazza, per quanto gentile, ti facesse visita, mi aveva fatto alterare ancora di più senza un apparente motivo e ciò portò solo ulteriore confusione nella mia testa.
Scesi dal treno ancora pieno di rabbia. Avevo finalmente individuato la causa del mio essere strano: tu.
Mi odiavo profondanente in quelle settimane di fine settembre e la colpa...era tua. Tua. Tua. Tua.
Suonai più e più volte e alla fine mi apristi la porta, mostrandomi un Deku avvolto in un'enorme coperta, tremante e in un primo momento un po' assonnato, poi completamente nel panico. Tu non sai nascondere le emozioni, te lo hanno mai detto?
Evidentemente avevi la febbre e forse era proprio questa a mascherare il rossore che di sicuro avevi sulle guance.
《Ka..Kacchan?》 eri stupito, cercavi di rimanere composto, ma rimanevi il solito imbranato, lo verificai quando ti passai i fogli degli appunti e tu ne lasciasti cadere metà a terra. Non ti aiutai a raccoglierli, ma tu fosti lo stesso abbastanza grato che te li avessi portati da offrirmi del tè.
《Tsk! Tanto non ho nulla da fare e poi piove e non ho l'ombrello.》 volevo farti credere che fosse quello il motivo, ma la verità era che io avevo camminato sotto l'acqua dalla stazione fino a casa tua e speravo inconsciamente proprio di poter passare più tempo con te.
《Perdonami per il disordine.》 ti eri scusato pur sapendo che casa tua fosse perfettamente in ordine.
《Tua madre?》
《A lavoro, purtroppo mi ha già telefonato venti volte sta mattina...non si fida a lasciarmi da solo.》ridacchiasti ancora. Cavolo, mi chiedo ancora perchè paragonai quel suono alla risata di Kirishima, ma pensai comunque che la tua fosse di gran lunga la migliore fra le due.
《Se io sto male è già tanto se mia madre mi lancia un'aspirina.》 dissi mentre prendevo posto su una delle sedie vicino al tavolo.
《Non può essere così male, in fondo è il suo carattere, ma...》 ti stavi sforzando, in punta di piedi, per raggiungere le tazze per il tè nella credenza. Mi diedi due schiaffi mentalmente e alla fine mi alzai e le presi per te. 《...ti vuole bene.》 finisti il discorso proprio mentre io afferravo i due manici e ti voltavi verso di me, con il naso a due centimetri dal mio petto. Inspirai e trattenni il fiato avvertendo il tuo sfiorarmi il collo.
Sgranai gli occhi e feci in fretta a distanziarmi, avevi notato il mio imbarazzo, ne ero sicuro e perciò cercai di indietreggiare con quanta più naturalezza possibile dopo aver appoggiato le tazze sulla cucina.
《Dimmi, che ti prende in questi giorni?》tossii quando sentii la tua domanda, l'acqua che mi avevi dato in attesa del tè mi era andata di traverso.
《Non lo so.》decisi di essere sincero con te, sapevo che non saresti andato in giro a dir nulla di me e forse potevi aiutarmi a capire me stesso anche se la cosa mi infastidiva non poco.
《Anche tu sei strano.》dissi convinto, per poi assumere un'espressione allarmata quando iniziasti a diventare rosso (fidati, si notava davvero in quel momento) quasi fino alle punte dei capelli: eri esilarante.
《Cos...no, non lo sono, insomma, mi sembra di essere n-normale. Ho avuto comportamenti strani? Li hai notati? No, non è vero. Io...》
Ti fissai a occhi spalancati, incredulo di sentirti balbettare e riflettere ad alta voce, come se i filtri bocca-cervello fossero andati a quel paese (forse era proprio così), poco dopo scoppiai a ridere, interrompendo i tuoi pensieri.
Che confusione che sei. Sì, sei una totale confusione tu, lasciatelo dire. Per quanto le tue emozioni appaiano chiare, non ricordo di esser mai riuscito a capire i tuoi cambi d'umore improvvisi, esattamente come tu a stento comprendevi i miei.
Doveva piacerti vedermi ridere, vero? Se no, perchè mi stavi fissando mentre sorridevi come un cretino?
Provai un odio profondo per il tuo sorriso per il semplice motivo che non capivo o non riuscivo ad accettare il fatto che in quel momento io fossi estremamente combattuto tra il riempirti d'insulti o il godermi la tua felicità, cosa che mi fece giungere alla conclusione di non sapere che cosa mi stesse passando per la testa in quel momento.
Strinsi la giacca della divisa scolastica che tenevo in mano tanto che temevo di darle fuoco con il mio quirk, ma tu non te ne accorgesti e perciò cercai di allontanarmi con quanta più naturalezza possibile per poi appoggiarmi infine, con aria nervosa, al bancone. Eri insopportabile. Avevi ancora quella coperta palesemente troppo grande per te addosso e te la stavi trascinando dietro da quando ero entrato. Una grande coperta gialla, bianca, blu e rossa, probabilmente del grande supereroe Allmight, da nerd quale eri c'era da aspettarselo.
Il perchè poco dopo, mentre mi passavi davanti con la scatola del tè in mano, ti feci cadere di proposito pestando quel gigantesco ammasso di stoffa me lo devi spiegare. In parte era normale per il mio carattere fare delle piccole cattiverie, ma sapevo benissimo che, facendoti inciampare, mi saresti finito addosso e trovai naturale dare la colpa a te.
《Stai più attento insomma! Non vedi dove cammini,...》iniziai a dire.
Magari non ti avessi mai pestato la coperta di proposito, ma ormai era fatta. Eri riuscito a salvare inspiegabilmente la scatola de tè, la quale stava salda nella presa della tua mano destra tesa in alto sopra la mia spalla e il tuo palmo sinistro appoggiato in pieno petto vicino a qualcosa che iniziò a battere all'impazzata facendomi sussultare mi fece rabbrividire.
《...Deku?》 notai la tua chioma smuoversi e ondeggiare disordinatamente, poi alzasti il mento e comparvero i tuoi occhi. Dal nulla mi ritrovai a non saper cosa fare. L'avevi fatto apposta, ammettilo ti prego, a guardarmi in quel modo così ingenuo, se no potrei avere dei seri dubbi sul mio orgoglio. Mi accorsi, in un moto di stupore, che entrambi stavamo trattenendo il fiato. Pesavi contro il mio corpo, spingendomi contro la cucina, e le tue iridi, di un verde intenso, non guardavano le mie, piuttosto si erano focalizzate poco più sotto. Indietreggiai a disagio un minimo con il collo e tu ti staccasti da me con un movimento lento, rimbalzando sui talloni e facendo smuovere la t-shirt larga che indossavi.
Sorridevi. Ancora e ancora. Non riesci ad essere triste? Infastidito almeno?
L'unico a disagio sembravo io e tu parevi saperlo benissimo, cosa che mi dava i nervi.
Ti voltasti senza far caso alla mia espressione incantata...iniziai a sospettare che fosse il tuo obbiettivo farmi restare senza parole. In quel momento capii che parte di quella strana sensazione che provavo con te era tensione. C'era quando mi guardavi, quando mi passavi accanto, quando io per primo ti chiamavo con quello stupido soprannome.
《Kacchan.》 fui scosso da quella tua chiamata, anche tu usavi ancora quel nome senza pensarci due volte. Per te ero Kacchan e per me tu eri Deku, era sempre stato così.
Era irritante il modo in cui lo dicevi? Sì, molto. Eppure proprio non riuscivo a non trovare un minimo di tenerezza in quella parola.
《Mh?》 non seppi dire altro, complimenti, eri riuscito a farmi ammutolire.
《So che non mi sopporti.》dicesti mentre ti vedevo versare con concentrazione il tè nelle tazze.
《L'ho sempre saputo》continuasti ed io ti osservai con particolare attenzione. Ti fermasti appena in tempo per non far strabordare il liquido e afferrasti i manici.
《Tuttavia non mi sembra strano che io mi trovi bene con te nonostante le tue prese in giro e il tuo carattere difficile...》
Lasciasti le tazze e chiudesti le mani a pugno appoggiandole sul bordo del ripiano della cucina ed io ero ancora fermo a fissarti in attesa che tu finissi il discorso. Un'ansia improvvisa prese il sopravvento dentro di me e seppi, non so perchè, che quella sensazione si era annidata nel mio cuore.
《Ma tu mi respingi di continuo, perciò...perciò te lo chiedo.》
Il mio stomaco era vuoto, forse si stava contorcendo, fatto sta che lo sentii andare in subbuglio alle tue parole. Hai sempre avuto questo potere nel parlare, ogni tua frase era sincera e ciò mi spiazzò.
《Perchè ti sei voluto allontanare a forza da me? ...non mi importa veramente della risposta, ma vedi è per colpa di questo tuo comportamento che io...che io...》
Arricciasti il naso e sentii i tuoi occhi addosso, ma questa volta come un tocco leggero che non mi intimidì per niente. La tua gentilezza nel dirmi quelle parole fece scomparire l'imbarazzo che forse stavo provando.
《Io...》 tentai di parlare, ma, davvero, non riuscivo a trovare nulla da dire.
《Non importa.》 ti rivolgesti a me lasciandomi la tazza scottante fra le dita.
《Non ho detto di volere una spiegazione adesso, volevo solo che tu mi ascoltassi.》 la coperta ti era scivolata dalle spalle e ora stava attorno alle tue braccia, poco più sotto delle spalle, te ne eri accorto? La guardai e senza pensare riuscii a dire qualcosa.
《È colpa mia di cosa?...Che tu...cosa?》quasi ti sussurrai, ma tu chissà come riusciti a sentirmi e questa volta il tuo sorriso era imbarazzato e, sul serio, ti giuro che sarebbe stato in grado di far intenerire chiunque, persino me.
《Oh..beh, non ho voglia di dirtelo. Su, bevi prima che si raffreddi.》
Conclusi sviando il discorso e ti dirigesti verso il divano, sul quale ti sedesti a gambe incrociate. Io preferii stranamente posizionarmi come te, però a terra, sul tappeto, esattamente davanti ai tuoi occhi. Che cosa bizzarra, stavamo passando del tempo assieme come non facevamo da molto, ma...c'era un non so che di diverso rispetto ai vecchi tempi.
Bevvi uno, due sorsi, e mi rilassai.
Menta. Il mio tè preferito, te lo ricordavi allora.
《Quello è un...sorriso?》
Cosa? Io? Ti riferivi a me? Non so cosa intendessi, ma il modo in cui le mie labbra si incurvarono non somigliavano per niente ad un sorriso. Sbuffai.
《Deku. So che ti sembrerà strana come richiesta, ma...potresti smetterla? Di fare così, in quel modo che fai di solito, mi infastidisce.》《Sembra quasi che tu ti riferisca al mio comportamento.》
《È così.》
《Scusa, ma come dovrei fare? Mi pare impossibile, io sono così.》
È questo il problema. Pensai piuttosto alterato dalle tue risposte e considerazioni. Eppure sapevo che avevi colto nel segno e questo mi colpì come uno sparo silenzioso e indolore.
Esatto, tu eri fatto in quel modo, eri ancora il Deku gentile e sensibile, ma anche ostinatamente testardo, eri ancora odiosamente sorridente, eri ancora ignaro della malinconia che avrebbe accompagnato i tuoi passi mentre una mattina ti incamminavi verso scuola, da solo o con il mio camminare silenzioso al tuo fianco, perchè eri ancora ingenuo nei confronti di quel mondo che tanto ti affascinava in cui vivevi ed eri ancora troppo incline al seguire il vento che ti stava trascinando con sè.
Non potevi capire che quel futuro a cui tanto aspiravi ti avrebbe portato su una strada più che sconosciuta e con molti più rischi di quanti tu potessi immaginare; in una piccola parte di te stesso ero sicuro che, nonostante queste tue imperfezioni, continuasse ad esistere il desiderio di affrontare le vie inesplorate che si diramavano davanti ai tuoi occhi che, con la paura nel cuore, ti stavi preparando a percorrere.
In un qualche modo contorto, stavi mentendo, perchè le tue emozioni sarebbero state molto più sconvolgenti di quanto ti saresti potuto aspettare.Quel pomeriggio...tornai a casa, dopo una seconda tazza di tè, pestando i piedi sul marciapiede. Mi avevi proprio fatto salire il nervoso dal nulla.
Come promesso, ecco il terzo capitolo!
Sì, aggiorno sempre ad orari assurdi (colpa mia che faccio le maratone di serie tv e anime invece di uscire la sera😅)Mi chiedo se sia una buona idea perdermi tanto nelle descrizioni, ma credo sia il mio metodo di scrittura...siete curiosi di leggere il continuo? Lo spero😘
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...