Fare il primo passo sul sentiero di pietre fu liberatorio. Rilasciai l'aria che avevo trattenuto pochi istanti prima e osservai il mio soffio mutare velocemente in una nuvola opaca che presto si disperse nel gelo.
Ricontrollai con ansia l'ora per l'ultima volta e sospirai sollevato constatando che avevamo ancora un'ora, più o meno. Considerai una fortuna che il parco fosse proprio dietro alla stazione.
Con ancora la presa salda sulla tua mano, feci per riprendere a camminare, tuttavia qualcosa mi trattenne, mi strattonò improvvisamente. Eri stato tu, avevi puntato i piedi a terra e mi guardavi confuso.
《Insomma, perchè hai tutta questa fretta?》
《Lo scoprirai quando arriveremo, dai, vie-》
Le parole mi si bloccarono in gola. Allora lo notai: le tue gambe tremavano.
《Kacchan...》
Ti stringevi nella giacca, parevi non star male, ma essere stanco; occhi bassi, punta del naso arrossata per il freddo, mi allarmai a vederti così, però lo capii, sai? Capii cosa non andasse.
Senza chiederti spiegazioni, tornai sui miei passi e, giunto esattamente davanti a te, mi girai piegando le ginocchia e chinandomi in avanti.
《Cosa stai-》
《Salta su e non far storie idiota.》
Non mi voltai per vedere la tua reazione, ma ero sicuro che fossi impegnato in qualche strana riflessione, una delle tue solite che tirano per le lunghe. Infine prendesti la decisione e sentii il tuo palmo posarsi sulla mia spalla timidamente, seguito dall'altro su quella opposta, facesti pressione ed io mi preparai quando ti desti la spinta e saltasti. Circondai saldamente le tue coscie, mi assicurai che le tue braccia mi tenessero vicino in modo che potessi reggerti a me senza difficoltà e mi alzai. Sbuffai e in silenzio percorsi una cinquantina di metri con te addosso, mancava ancora un poco al punto in cui volevo arrivare, perciò, cercando di non destabilizzarti, ti presi meglio e, sobbalzando, tu ti stringesti di più contro di me, mugugnasti qualcosa contro il cappuccio della mia giacca.
《Da quanto? Oggi pomeriggio?》
Avvertii i tuoi brividi sul mio corpo.
《Non lo so.》La tua voce, in parte stranamente scocciata e in parte a disagio risuonò nella mia testa.
《Dovevi dirmelo quando eravamo...hai capito. È la prima volta, è normale, di certo non sei abituato e poi è anche colpa mia.》pensai un po' mentre i miei passi proseguivano e continuai a parlarti:《Dannazione, quando arrivi a casa fatti una doccia calda, bevi qualcosa e vedi di riposare per bene, siamo intesi?》
Ti sporgesti per posare il mento vicino al mio collo.
《Sei...preoccupato?》
Il tuo tono di voce si fece più dolce del solito e le tue dita premettero maggiormente su di me, fui, al contrario di ciò che mi sarei aspettato, sorpreso piacevolmente dal modo tenero in cui ti stavi comportando.
《È buffo vederti così, sai?》Dicesti ridacchiando, io ti rivolsi un'occhiataccia girandomi di lato e tu mi cogliesti nel momento perfetto: qualcosa di morbido si scontrò con la mia guancia e realizzai in pochi istanti che tu vi avessi appena lasciato un bacio.
Forse impallidii, forse arrossii, non lo seppi, potei solo restare interdetto.
《Grazie.》Mi sussurrasti piano e chiaramente mentre svoltavamo e giungevamo alla meta che mi ero prefissato. Un prato in pendenza, stava vicino a quel laghetto che, pur essendo artificiale, dava l'impressione di completare perfettamente quel posto. Arrivai nel punto più elevato ignorando le tue proteste sul fatto che mi pesassi addosso e mi ostinai a volerti portar su.
《Eccoci, peso piuma.》ti lasciai scivolare ed i tuoi piedi toccarono l'erba, la schiacciarono e frantumarono le foglie secche sparse su di essa, fu uno scricchiolio piacevole che ti accompagnò fin quando non ti posizionasti al mio fianco con fare infastidito.
《Non dovevi portarmi fin qua, potevo camminare. La prossim-》
《Non stare a far questioni adesso.》
《No, fai sempre di testa tua, non è giusto che poi io mi riduca a farti da sottomes-》
《Oh, ma davvero?》Ti interruppi e ti rivolsi uno sguardo malizioso che non ti sfuggì.
《Non in quel senso! Scemo! Volevo dire che ogni volta che usciamo ti comporti così e questo mi fa arrabbiare, ma...mi piace.》 Il tuo discorso aveva preso pian piano una via più seria.
Il tuo profilo si volgeva basso alla luce riflessa sullo specchio d'acqua davanti a noi, nonostante fosse sera inoltrata ed i lampioni in lontananza non bastassero ad illuminarci del tutto, le tue ciglia, i tuoi ciuffi scombinati, le tue labbra, si mostravano nitidi come in un dipinto. Immaginai di poter immortalare quel momento e memorizzai ogni tuo tratto. Al chiaro di luna eri stupendo e parlando, lo sentivo, i tuoi pensieri erano rivolti a me, solo a me. Ma eri confusionario, parevi incerto e saldo nelle tue convinzioni, incomprensibile e trasparente.
Espirai sollevato pensando che, come conclusione del nostro breve battibecco, entrambi avevamo dei difetti indispensabili.
Permaloso? Riservato? Irritante? Sì, potevo essere tutte queste cose e, per te, anche il loro contrario. Tu...cos'eri per me? Qualcosa di strano, di meravigliosamente sconvolgente?
Chiedendomi ciò colsi nel cielo un movimento veloce, quasi invisibile, e mancai un respiro colpito improvvisamente da un senso di vertigini. Diventai ansioso in pochi secondi e mi materializzai di fronte a te muovendomi velocemente, tu non mi comprendesti e sotto al tuo sguardo confuso mi sentii bene. Qualcosa, in me, scattò. Le mie gambe si mossero prima che lo pensassi, tenendoti per la manica, cedetti dopo due passi e crollai a terra trascinandomi dietro un ragazzo che a stento riuscì a capire ciò che stavo facendo. I nostri corpi rotearono un paio di volte e alla fine, vedendoti sbuffare per togliere una foglia rimasta incastrata fra i capelli che ti ricadevano sulla fronte, sorrisi. Sbattesti più volte le palpebre e mi mettesti a fuoco. Ero lì, sopra di te.
《Non. Dire. Una. Parola.》ti anticipai, sicuro che tu stessi per dir qualcosa.
Sembrasti infastidito inizialmente, ma quando mi chinai per darti un bacio le tue pupille si dilatarono e parvero quelle di un bambino che vede il regalo che tanto desidera.
《Nulla da fare nerd, la prossima volta vedi di non far storie.》e non ti accontentai guadagnandomi uno sguardo truce da parte tua che, più che serio, fu tenero all'inverosimile.
《Dimmi, lo sai che sei andato in giro con un succhiotto in bella vista?》alla mia domanda sgranasti gli occhi.
《Sì, proprio qui.》scostai un poco il colletto della tua giacca ed ecco quel segno rossastro che spuntava in alto, sul tuo collo.
Istintivamente, ti copristi il volto con le mani e anche se cercavi di mascherarlo, sapevo che tu fossi arrossito.
《Su, io trovo che ti doni.》mostrai un ghigno soddisfatto riuscendo a scorgere i tuoi occhi coperti a tratti dalle tue dita. Sospirasti e abbandonasti l'idea di volerti nascondere alla mia vista; le tue mani scivolarono lungo il tuo volto e svelarono quella che era un'espressione indecifrabile. Le labbra erano rilassate, le guance di quel colorito di un rosa più accentuato che ti caratterizzava, le iridi ammaliate dalla vista di qualcosa d'affascinante che, in quel momento, potei identificare solo con...il sottoscritto.
Silenzio. Nel verde ombroso e secco del parco non si udiva altro se non il fruscio delle foglie alla leggera brezza serale e il brusio lontano del traffico cittadino, ma le nostre voci erano mute e la mia, più della tua, stentava a trovare qualcosa da dire.
Osservandomi, ti stavi perdendo e lo vidi, impossibile da raggiungere, il tuo intricato labirinto di pensieri. Loro ti inghiottivano nei momenti più inaspettati e credo che essi siano stati la parte più vulnerabile e difficile da affrontare per me, davvero, di fronte alla tua mente io sono sempre stato inerme, anche quando avevo la convinzione di averne il controllo era solo un'illusione.
Come potevi convivere con un tale peso quando io a stento riuscivo a sopportare il carico d'emozioni che si erano manifestate in me? Non lo sapevo, io non potevo ancora conoscere la fragilità che si celava sotto la tua forte debolezza, tuttavia questa mia ignoranza mi teneva legato a te e mi spingeva a volerti, con me, ogni istante, nel gelo di quella stagione. Rincorsi il filo del mio ragionamento e ti ritrovai esattamente dov'eri prima.
Cosa stavi vedendo in me?
Ero intrappolato nella bolla di freddo e calore che si era creata intorno a noi che forse tu avevi originato o era solo una mia fantasia?
Eppure era così reale quell'estraneazione, quasi tangibile, la avvertivo circondarci.
Perchè? Perchè ti ostinavi a star zitto? Cosa significava il tuo respiro quasi assente?
Una stretta improvvisa allo stomaco mi colse, un formicolio mi percorse allo schiudersi della tua bocca, un gesto lento e tremendamente scocciante. Cosa stavano celando le tue labbra? Il desiderio di scoprirlo, dopo secondi interminabili di veloci ripensamenti, cominciò a tormentarmi.
《K-》una sola lettera, l'iniziale del mio nome, flebile, e ti bloccasti per poi riprendere da un altro punto del discorso.
《Non voglio dirlo...》parlasti con tono rammaricato, come stessi combattendo con un groppo in gola.
No. Non pormi di nuovo un muro di fronte, te ne prego. Girasti la testa di lato ed i tuoi occhi scivolarono sul prato su cui eravamo, lontani dai miei. La stretta allo stomaco aveva iniziato a muoversi verso l'alto, la sentii risalire dentro di me.
《Sei ingiusto, non te ne rendi conto?!》Ti urlai a voce bassa, tirata. Avevi deciso di destabilizzarmi di nuovo, era così? Anche se involontariamente, lo avevi fatto.
《Non-》
《Vorrei che capissi cosa si prova, almeno per una volta.》detto questo, me ne fregai del velo di tristezza che traspariva dal tuo sguardo e decisi di circondare il tuo viso e abbassarmi fino a te per cercare di raggiungerti in quel luogo lontano della tua mente in cui a volte ti rifugiavi. Ma io ero con te, non bastavo? O forse...era da me che fuggivi?
Mentre accompagnavo le tue labbra in un bacio delicato, riversai in esso parte dei miei sentimenti, momentanei, subdoli e nati all'improvviso da un respiro, il tuo.
Separandomi lentamente da te, sentii che la malinconia si era ormai attaccata al mio animo. Tu eri così: potevi portarmi dall'euforia ad essere il ragazzo più tormentato del mondo. Lo vedevi? Vedevi il tuo effetto su di me?
Non dimostravo più insicurezza, ma restavo sempre il Kacchan fragilmente cocciuto con cui eri cresciuto, avevo il mio carattere, seppur ammorbidito in certi aspetti, perciò non dovevi sottovalutarmi: qualsiasi cosa temessi di rivelarmi non ti avrebbe ferito, non lo avrei permesso.
Non dovevi nasconderti, non da me.
《Guarda in alto e parlami.》
I tuoi occhi si spostarono sul cielo limpido, ma estremamente buio, e le videro. Scie luminose nel cielo, uno spettacolo che avevo deciso di dedicarti, percorrevano quel manto scuro. Le Orionidi*°, lo sciame meteorico generato dalla cometa di Halley, quel giorno avevano raggiunto la massima visibilità. Vedere il loro riflesso nei tuoi occhi fu un'esperienza magnifica, seppur accompagnata da uno strano peso che avvertivo gravarmi addosso.
Quella sensazione...come si può descrivere?Le mie emozioni sono state così mutevoli, così inclini ad alleggerire o ad ad appesantire il mio animo, come le foglie si lasciano trasportare a terra una volta che il loro verde è sbiadito e ha lasciato spazio al secco dell'autunno, esse stavano venendo consumate da te e non provavo dolore, non avvertivo il sangue freddo come la linfa, al contrario: mi sentivo vivo.
Vuoto, il mio corpo mi dava la sensazione di esserlo, ma, l'ho imparato, è facile fraintendere e non mancava nulla a quella mia fragile parte, perchè non era destinata ad essere colmata. Le persone si lasciano condizionare, paradossalmente, da se stesse, sbagliano e si correggono e troppo spesso i loro ripensamenti sono la causa degli errori iniziali. Per quanto io mi sforzi, non ho mai compreso questo aspetto dell'essere umano. Cosa ci spinge ad essere vulnerabili? Cosa, invece, ad essere forti? Non lo sanno, le persone sono all'oscuro dei segreti che celano le loro menti, costantemente distratte dalla vita abbandonano la volontà che le spinge a desiderare la conoscenza; per questo io ho cercato invano una risposta. Allora, tra un respiro e un brivido, ho pensato che potrebbe non esistere una soluzione.
In fondo, nessuno sa dare un vero motivo alle proprie azioni, ai propri pensieri, nessuno può comprendersi quando si è i primi ad essere riversi nella confusione di questo mondo troppo coinvolgente per le nostre menti, tanto da distrarci e trasportarci inevitabilmente verso la condanna dell'incomprensione. Siamo così ignari della nostra natura.
Volevo che mi mostrassi con chiarezza la verità ultima a cui aspiravo, tuttavia la coscenza di non poterla raggiungere stava prendendo il sopravvento in me e mi arresi: avrei smesso di arrancare nell'intricato via vai dei miei pensieri, almeno per quella sera. Avrei pensato ad una via alternativa, magari migliore della precedente, la quale, pur avendomi condotto da te, mi appariva pericolosa.《Kacchan...》
Parvesti sospirare e accennasti un sorriso mentre contemplavi ammaliato le stelle. La stretta che prima avevo sentito prendermi lo stomaco aveva ormai raggiunto il cuore.
《...ti amo.》
* 恋こいに落おちる。KOI NI OCHIRU: questa frase significa letteralmente "innamorarsi". Infatti, Ochiru è il verbo giapponese che viene usato per dire "cadere". I giapponesi usano la stessa espressione dei nativi inglesi: "to fall in love". Io trovo che questo sia il termine che meglio si addice al sentimento che deve descrivere, voi no?
*° Orionidi: teoricamente questo fenomeno dovrebbe aver avuto luogo tra il 21 ed il 22 di ottobre, ma nella storia siamo al 26 (domenica); purtroppo per l'ordine cronologico che sto seguendo non ho potuto inserire questa cosa prima. In realtà mi è piaciuta così tanto l'idea che ho voluto inserirla a forza anche se la data non combaciava (per certe cose divento fissata).
Ho letto qualcosa al riguardo su un articolo ed è stato un colpo di fulmine, mi sono immaginata la scena e ho messo giù la prima bozza, solo che, lo devo ammettere, questo capitolo mi ha preso più tempo del previsto. Certe volte impiego settimane per finirne uno ed esserne soddisfatta appieno, per questo faccio i salti di gioia quando mi viene da scrivere tutto di getto, anche per voi è così? (Lo chiedo a chi ha storie su wattpad) 😅
Concludendo, in questo periodo ho ascoltato molto un certo brano musicale e, come dire?...Serendipty (riferimenti casuali con la foto eh) è ufficialmente uno dei miei brani preferiti dei BTS, anche se, per questa parte, ho deciso di inserire una cover di Jungkook che ho scoperto per caso e di cui mi sono innamorata.
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...