61 -Obnubilare- [DEKU]

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Ragazzi, oggi, per me, è l'ultimo giorno di scuola😄
Sono stati nove mesi tormentati, ma sono arrivata alla fine come voi, adesso mi aspettano giorni in cui poltrire sarà la regola e pensare "devo fare i compiti" un mantra😂.
Voglio augurare a tutti voi un'estate stupenda; ora vi lascio al capitolo❤

Sono assonnato, intorpidito, assorto in visioni a cui stento dare un senso; questa sensazione è quasi piacevole, mi ci sono abituato così velocemente.
La TV illumina da due ore, più o meno, la stanza ed i miei occhi sono appesantiti dopo un film noioso e che ho seguito solo per metà. Ho mal di testa, la musica di sottofondo mi rimbomba tra i pensieri, diversamente da quel che credevo, con un po' di alcool in corpo, mi sento appesantito e non alleggerito. È questo il sapore di cui mi hai raccontato tempo fa, quando eravamo più inesperti e tu meno resistente? Mi piace pensare che quella sera in cui ti sei presentato alla mia porta con neanche un briciolo di lucidità rimasta tu stessi provando qualcosa di simile.
Afferro il telecomando e spengo la luce che sta consumando le mie iridi da tanti, troppi minuti, poi lo lancio sui cuscini al mio fianco. L'orologio segna le nove passate, l'ultimo bagliore è scomparso dal cielo senza che me ne accorgessi e, com'è ovvio, ho rinunciato a lanciare sguardi speranzosi verso l'entrata. Rientrerai tardi? Lo hai sempre fatto quelle poche volte in cui ci siamo trovati così tesi a stare nella stessa casa, eppure ero convinto che saresti ricomparso prima...solo una sensazione, nulla di più.
Mi stringo la coperta sulle spalle e mi alzo ansioso di lasciare finalmente il divano, mi dirigo in cucina e, non ti piacerebbe, poso la tazzina macchiata di caffè ormai vuota nel lavandino. Voglio restare sveglio.
Tasto il parquet fino alle vetrate e decido di dover assolutamente respirare aria in movimento e non stantia come in quest'ambiente; allora mi ritrovo sul balcone, le unghie aggrappato alle spalle per tener stretta la stoffa che mi sto trascinando dietro. C'è una brezza profumata sta sera, non sa di città, ma di un niente freddo che riesce ad invadermi i polmoni come se non assaporassi ossigeno pulito da giorni.
Giù, sotto di me, lì, di fronte a me, un mare calmo di luci si muove alla rinfusa, sono rosse, blu, gialle, stelle terrene artificiali affogate tra cemento, vetro e metallo, sospese, tenute come trofei dagli alti palazzi. Che vittorie hanno visto se non le vite passeggere di tante persone? E sono state forse felici di assistere alla loro fretta nel correre da un punto all'altro delle vie? Sono curioso.
Arriccio il naso quando la brezza serale si mostra e si abbatte come una carezza sul mio viso.
Alzo gli occhi e vedo solo punti chiari tremare su di un manto scuro e avvolgitore di menti in subbuglio come la mia e, credo, la tua.
Vorrei che piovesse, che facesse temporale, almeno saresti costretto a tornare, la serratura scatterebbe, butteresti la giacca su una sedia e vagheresti per l'appartamento alla mia ricerca per due minuti prima di renderti conto di una figura oltre il vetro del soggiorno voltata di spalle, ignara della tua presenza. Non esiteresti e verresti subito qui.

《Voltati.》

Le mie palpebre socchiuse si spalancano mettendo bene a fuoco il panorama della città.
È qui, la tua voce, come ho immaginato.
Sorrido pentito della felicità che sento muoversi in me prima di fare come mi hai detto.
Non ho il tempo di rivolgerti un solo sguardo che le tue mani afferrano prontamente i lati della mia testa e già ti sei precipitato sulle mie labbra. Sei stranamente impacciato, bisognoso di questo contatto che sai non posso impedire. Pressi, cerchi una strada gentilmente e sospiri sollevato quando ti rispondo al meglio che riesco crogiolandomi nel calore che ho voluto sentire per l'intera giornata. Mi sei mancato, eppure ora sto scordando la breve nostalgia che ho provato, la stai portando via, togliendola come se mi stessi svestendo ed infatti ho la pelle d'oca come se la mia pelle si trovasse esposta senza alcuna protezione, ma non è questo il significato? Sei stato tu, non io, a porre barriere fragili nel nostro regno. Adesso è immobile, le terre che ci circondano hanno smesso di dare raccolti, abbiamo preso tutto, fino all'ultimo germoglio. L'autunno ne ha visto la nascita, l'inverno è arrivato e passato lasciando cicatrici indolori, la primavera ci ha accompagnato mantenendoci in equilibrio e sono passate estati lunghe, secche o tempestose, calme o irrequiete; siamo andati avanti assieme, perciò cosa puoi pretendere da me? Non posso più ignorare, reagire moderatamente, vedere celando il falso con te, non posso più non pensare che, in tua assenza, io sia in grado di reggermi abbastanza a lungo nell'attesa di un tuo segno. Il nostro castello dalle sottili pareti si sta stropicciando, non avvicinarti al fuoco, porta solo polvere soffocante e resti inutili per cui disperarsi. L'ho capito: non vuoi che vaghi con una candela consumata in mano per i suoi corridoi, inciampando la farei cadere e la luce sarebbe troppa, in eccesso persino per illuminare notti così tenebrose, scotterebbe perchè le fiamme lo brucerebbero dall'interno, il drago di carta che ci ha ormai divorato è un essere così delicato, frangibile, gracile. È una creatura amata e temuta, si nasconde e si mostra nei momenti sbagliati, lo hai mai notato? Le sue ali sono in grado di avvolgere le nuvole più alte e di spezzarsi se si avvicinano troppo al suolo perchè l'unico modo che ha per scendere è cadendo. Non gli abbiamo insegnato a volare, Kacchan, ma, dimmi, pensi che sia troppo tardi per farlo?
Sento un formicolio delicato avvolgermi mentre la coperta che mi teneva al riparo dal fiato pericoloso di questa bestia invisibile scivola dalla spalla sinistra nell'alzare un braccio per arrivare a posare il palmo sulla tua guancia. Ti accarezzo e tu, sei buffo, grugnisci infastidito prima di abbandonarti al mio tocco: sembri un animale pericolosamente tenero, sai?
D'un tratto mi avvolgi i fianchi, nessun tocco intermedio, mi stringi a te ed io espiro piano sul tuo volto, desideroso e non di un altro bacio.
Che cosa mi stai riservando?
Sono qui, davanti a te, eppure esito nel congiungere nuovamente le nostre labbra. Per qualche motivo i tuoi occhi mi impediscono di prendere l'iniziativa; sembrano opachi, annebbiati, sai? Incapaci di cedere alla tentazione o di vedere la mia espressione contorta. Non li ho notati prima, mi dispiace, ma ti prego, non trattenerti se hai qualcosa da dire, non nascondermi ancora risposte a cui non posso arrivare.
《Mi ami?》ti chiedo tremante nella brezza serale.
Ti tendi e...mi rispondi.
《Sì, troppo.》
Mi posi le mani le guance ed io posso solo lasciarmi guidare. Sono obbligato a guardarti, mi sento così impreparato alle tue parole.
《Starò con te, non chiedermi mai più qualcosa del genere...non ti posso abbandonare, lo sai.》cosa potevo pretendere? Sei caduto così in velocemente che adesso stento a trovarti nell'oscurità di queste emozioni. Si intensificano, si indeboliscono, si tendono, lasciano un retrogusto dolceamaro simile al profumo dell'autunno, tra fiori che appassiscono, foglie che ci sommergono, lo scricchiolio dei rami sotto i piedi, desidero rivivere ogni istante ora che mi ritrovo in bilico sul filo del destino. Potrei cadere, tuttavia sono convinto che tu resteresti in piedi nonostante l'appiglio perso, ho fiducia in questo, in te e potrei mentire nel dirti che non provo terrore nel far susseguire i passi su questa base sottile, ma tu fingi che vada tutto bene, sorridimi e dimmi di non guardare in basso come se le vertigini non significassero debolezza.

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora