Sai? Forse non lo volevo accettare, ma lo avevo capito. Sì, ero finalmente riuscito a mettermi in testa che quello che provavo era qualcosa di forte a cui però non ero ancora in grado di dare una definizione.
Ti odio. Con quelle parole avevo incasinato i miei ed i tuoi pensieri. In parte era vero, ti odiavo, tanto, e tale sentimento tentava, e il più delle volte ci riusciva, di sovrastare le mie emozioni. Vinceva sempre, tranne quando ti guardavo.
Non dovevi parlare o ti avrei gridato qualche altra cattiveria, non dovevi avvicinarti o ti avrei ferito e urlato contro, non dovevi fare nulla, solo stare fermo e permettermi di osservarti, perchè era l'unico modo per calmarmi.
Allora ero troppo orgoglioso per ammettere a me stesso di essere colpevole della confusione che avevo gettato su entrambi e infatti mi ci sarebbe voluto del tempo per comprenderlo appieno.
Piegai la testa di lato, appoggiando la guancia sul gomito, che a sua volta stava sul mio ginocchio.
Che cosa ci facevi lì? Avevi cercato anche tu un rifugio? E, se sì, perchè proprio il mio?
Avevo iniziato a perdermi totalmente nel fissare i tuo capelli sparsi sul cuscino e non mi accorsi in tempo che ormai le mie gambe non reggevano più il mio peso perchè toccavo il pavimento solo con i piedi ed ero in precario equilibrio. Così caddi, con un tonfo sordo, all'indietro, sbattendo la testa contro la gamba del tavolo lì accanto, il quale scivolò, cigolando e stridendo, mentre si spostava a causa del mio peso.
Tu sussultasti e i tuoi occhi si spalancarono all'improvviso, non dandomi neanche il tempo di realizzare il tutto.
Merda. Dopo quella mia sfuriata del giorno prima non volevo proprio che mi guardassi, soprattutto con quell'espressione assonnata che ti ritrovavi.
Lentamente mi sollevai da terra, convinto che tu fossi almeno un po' rintontito dal sonno, e indietreggiai fino a scontrarmi con il bordo del tavolo. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma tutto ciò che ne uscì fu solo aria e, preso senza sapere il perchè da un'incontrollata paura, tutto ciò che potei fare fu voltarmi di fretta e dirigermi quasi correndo verso l'uscita.
Tu ci mettesti poco a mettere a fuoco la situazione ed io feci in tempo a vederti sgranare gli occhi, scivolare nel tentativo di alzarti velocemente, riacquistare l'equilibrio e gettarti, per una qualche tua pessima idea, al mio inseguimento. In quell'istante capii l'ansia che avevo sentito salendo le scale, la capii perfettamente.
Stavo per arrivare al tavolo, vicino alla porta, dove avevo appoggiato lo zaino, sentivo i tuoi passi dietro di me, erano incostanti, come se ti stessi sforzando oltremodo pur di raggiungermi.
《Kacchan!》 la tua voce si propagò nell'ambiente con un eco assordante. Avevi urlato il mio nome con tutta l'aria che avevi nei polmini e, non so perchè, notai subito che vi era una certa disperazione nel modo in cui lo avevi pronunciato.
La tua mano afferrò saldamente il mio avambraccio, circondandolo in un presa debole ed io fui sbilanciato, per poco non caddi. Mi avevi fermato, o forse ero stato io a puntare i piedi a terra di colpo al tuo richiamo. Facesti un profondo respiro e tirasti su col naso ed io, inizialmente arrabbiato, poi terrorizzato, mi girai con estrema lentezza verso di te.
Sì, ti avevo visto piangere molte volte, ma non come quel lunedì mattina e la tua immagine mi sconvolse più che mai. Perchè? Il motivo...il motivo...era complicato.
Quando ti guardai una fitta inaspettata mi colpì al petto.
Stavi ansimando, la tua bocca era semichiusa, le guance umide, ma già arrossate, più del solito. Era quella la causa della mia impreparazione ad una scena del genere: il fatto che quelle guance fossero già umide di pianto da prima, che i tuoi occhi sembrassero stanchi e lucidi all'inverosimile, con le lacrime a formare una patina lucente su di essi, e che tu fossi spiazzante in quello stato.
Allentasti la stretta, ma poco dopo la riprendesti, più forte di prima.
《Non osare uscire da quella porta.》 poteva sembrare una frase che necessitava di un tono duro e conciso, ma il tuo non lo fu per niente, anzi, celava un punto interrogativo, come se mi stessi chiedendo, non ordinando, di non andarmene.
Non osai controbbatere, cosa più che strana per me.
Le tue iridi, due smeraldi tremanti in quel momento, mi pietrificarono sul posto e seppi, che, se anche avessi voluto, non avrei potuto fare un passo di più per allontanarmi.
《Non provarci, ok?》 mi chiedesti gentile, ma serio, ed io, incapace di parlare, annuii incerto.
《Non lo fare...》 la tua voce si spezzò sulle ultime parole dette e vidi chiaramente l'esatto istante in cui non riuscisti a trattenere la tristezza che si riversò come gocce cristalline sulla tua pelle, dagli occhi fino al collo la percorsero.
Provai una voglia matta di farti smettere in qualche modo, poichè mi dava i nervi vederti così.
《Ho bisogno di parlarti e non me ne importa se non vuoi stare ad ascoltarmi.》 il tuo petto mostrava il tuo respiro farsi via via più controllato, diminuendo la velocità con cui si alzava e abbassava.
《Non era così che volevo farlo...》 ridacchiasti. Mi chiesi come tu, che parevi star malissimo, potessi metterti a ridacchiare.
《...però ormai mi hai costretto...Oh, diavolo, Kacchan..》 avevi ripreso a lacrimare, eppure cercavi di continuare a parlarmi.
《Perchè non mi dici niente?》 sapevo di doverti rispondere, ma di nuovo le parole mi morirono in gola. Eri uno spettacolo tristemente stupendo...ecco, quello fu il primo pensiero contraddittorio che mi facesti venire in mente.
《Non ti ho fermato perchè non volevo.》 colsi il riferimento alla mia sfuriata del giorno prima e provai una bizzarra felicità nel sentirti dire quella risposta.
《Non lo volevo, lo capisci? Se stavi giocando con me ti conviene dirlo adesso, perchè forse potrei ancora reggerlo.》 ci fu una pausa nel tuo discorso, forse ti aspettavi che ti dessi ragione e ti dicessi che sì, era tutto un gioco. Il problema era proprio quello, per me non lo era, tuttavia non te lo dissi e stetti muto ad attendere che continuassi a parlare.
《Se non era così allora adesso non mi fermo, te lo puoi scordare.》 eri risoluto, nell'incertezza con cui lo dicesti, lo eri. Deglutii e tu iniziasti a singhiozzare, ma ciò non ti fermò.
《Era meraviglioso, il tuo bacio.... Lo desideravo....Da mesi cerco di non pensarti e tu te ne esci con quel maledetto bacio, lo capisci che mi stai facendo impazzire?
Dimmelo...Dimmelo chiaramente.
Voglio sapere cosa ti passa per la testa quando mi guardi, cosa pensavi quando mi hai baciato, cosa pensi ogni volta che mi illudi con un tuo gesto, lo hai fatto, non mentirmi, più volte. Lo voglio sapere....devo saperlo...Kacchan.》
Silenzio. Lunghi, interminabili, secondi in silenzio. Fu quello che seguì. Erano parole ferite le tue, dette tra un singhiozzo e l'altro.
Basta, te ne prego, dovevi smettere di piangere, iniziavo a non sopportarlo ed una malinconia insistente si era ormai annidata nella mia testa.
《Kacchan...parlami, ti prego.》 finisti di rivolgermi quest'ultima richiesta e, inaspettatamente, ti lasciasti cadere piano, dopo un passo nella mia direzione, contro il mio petto, affondando il naso nella stoffa della divisa scolastica, inspirasti e le tue mani si appoggiarono poco sotto il mio collo. Io ero immobile.
Tremavi. Tremavi. Tremavi e basta. E cercavi davvero rifugio in quel modo? Contro di me?
Riuscisti a farmi vacillare.
Era istinto? Non lo so, fatto sta che ti strinsi delicatamente le ciocche di capelli vicino alla nuca, in modo da costringerti ad alzare il viso, ti passai i pollici sulle guance e riuscii solo a pensare che in fondo mi piaceva che tu fossi caduto addosso a me volontariamente.
《Non lo so.》ti dissi.
《Cosa?》 sgranasti gli occhi.
《Non lo so cosa mi passa per la testa....ma anche adesso...io...》 cosa ti stavo per dire? Me ne sarei pentito?
《Aspetta.》 avevi detto e ti passasti una manica sotto gli occhi per asciugare le lacrime rimanenti, mi prendesti i polsi, allontanando le mie mani dal tuo volto.
Era una mia impressione o ti eri alzato in punta di piedi? Forse era proprio così, perchè ti stavi avvicinando pericolosamente al mio viso.
Così, senza che me ne accorgessi, fosti veloce nel poggiare le tue labbra sulle mie.
Toccò a me cadere e tu ottenesti il completo controllo su di me. Mi scontrai con la scrivania alle mie spalle e mi resi conto di non aver vie di fuga.So che non è sabato, ma ho dei problemi con Wattpad...
Sposta le lettere e fa dei punto a capo completamente a caso!
Mi sta mischiando tutti i numeri dei capitoli oppure li fa apparire due volte e visto che quelli pubblicati rimangono al loro posto ho deciso di aggiornare prima dato che l'8 si è spostato misteriosamente per due volte, prima al posto del nove e poi del 10.
Spero di risolvere quest'inconveniente presto e, beh, buona lettura anche se non era prevista!😘
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...