38 -Desiderio d'inverno (KOI NI OCHIRU p.3)-

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Avevamo divorato quelle settimane come le pagine di un libro ed eravamo giunti ad uno di quei capitoli che solitamente rimangono meglio impressi, uno di quelli che leggi tutto d'un fiato, uno di quelli che si imprimono nella mente come emozioni indelebili, uno di quelli che a volte si vorrebbero strappare e conservare come pezzi di carta nel proprio scrigno segreto, quello che molti hanno in se stessi.
Un libro che parla di noi, lo stavo scrivendo nei miei ricordi, non so il motivo, ma ancora adesso riesco a figurare ogni particolare, ogni tuo gesto, ogni cosa, anche quelle più noiose e banali, dal modo in cui i tuoi capelli parvessero perfetti da stringere fra le mie dita ai passi che ci distanziavano sempre più quando ci dicevamo "a domani" la sera, prima di abbandonare i nostri sguardi. Sicuri di ritrovarli l'idomani, eravamo andati avanti così, ignari di ciò che ci avrebbe riservato il futuro.
Ma quel giorno era particolare: non sarebbe stata l'unica ed ultima volta, quella domenica, in cui non mi sarei sentito certo riguardo a noi.
Instabile, di nuovo, e tanto incline a lasciarsi sopraffare dai sentimenti che si annidavano in lui, ero un ragazzo davvero difficile da controllare e da studiare, persino per sè stesso.
Tuttavia mi sentivo forte, capace di sopportare il peso dei miei pensieri, e questo portò un po' di conforto in me.
Le tue parole, diversamente da ciò che ti saresti aspettato, non scatenarono alcun sussulto in me: la mia mente era giunta ad un blackout improvviso. Una reazione diversa, so che la attendevi con ansia, purtroppo era impossibile per me al momento.
Mi chiesi come io potessi essere così soggetto ad ogni tua azione.
Cos'avevano pronunciato le tue labbra? Termini pericolosi, spaventosi e meravigliosi.
Tutto nella mia testa mi parve sottosopra, impossibile da spiegare.
Eravamo in quel periodo dell'anno che preferisco, con il suo gelo silenzioso che andava aumentando, gli alberi stanchi e la falsa quiete che avanzava nelle persone. Tutto pareva in procinto di star per zittirsi irreversibilmente. Ci stavamo avvicinando sempre più ad un punto di non ritorno.
E mi resi conto, come una pioggia che ti coglie inpreparato in una giornata di quiete, di quanto fossi importante per me. Mi rendevi ciò di cui tu necessitavi senza alcuno sforzo. Era così, vero? Tu avevi bisogno di me, lo vedevo nel tuo sguardo, nascosto, un desiderio muto e impossibile da sopprimere. Era simile al mio. Sì, ci appartenevamo inconsapevolmente a vicenda, non so perchè, ma ne fui certo.
A volte me lo chiedo, sai?...mi chiedo come sarebbe stato se noi non fossimo mai esistiti, se io avessi represso le forti emozioni che scatenavi. Tuttavia non riesco a immaginare nulla di diverso, pare quasi che a noi non spettasse altro destino.
Noi eravamo e basta, esistevamo in una realtà nostra e inesplorata, non importava se fossimo stati gli unici a vederla, era lo stesso per te, no?
Ti vidi seguire la scia delle comete con lo sguardo con espressione rilassata. Eri calmo. Come facevi ad essere te stesso anche in quel momento?
Forse ti sentivi alleggerito da un peso dopo ciò che avevi detto, allora pensai, tra me e me, di star anelando anch'io a qualcosa di simile, ma mi era ancora proibito e perciò mi ritrovai illuso nuovamente: volevo liberarmi dall'incertezza e tu avevi trovato la mia soluzione, solo che non ero in grado di affrontare quel "ti amo".
Il mio era un animo fragile, non ferito, ignaro della potenza dei sentimenti e la tua si accresceva di continuo, traeva nutrimento dai miei. Che grande sbaglio, magari tu mi conoscevi meglio di quel che credevo e sapevi che la mia muta risposta era dovuta ad un motivo nascosto ad entrambi.
Percepii il freddo, tutto d'un tratto, ruppe la barriera che mi stava isolando dal mondo esterno e mi si avventò addosso, sulla pelle, sulle mie labbra tremanti, sul mio corpo che non sentivo più. Ero lì, ancora indeciso sul da fare.
Mi fissasti.
Tremai.
Il mio cuore era solo, allo scoperto, con te, potevi udirlo? Chiamava il tuo.
Cosa vedevi nei miei occhi? Desiderai che mi descrivessi senza parole, il tuo viso sarebbe stato l'immagine delle tue parole ed io sarei stato capace di leggervi me stesso. Potevi farlo per me?
Ma rendere le cose facili non era la mia, la tua, la nostra specialità, non è così?
Quanti punti interrogativi si erano accumulati nella mia testa? Ne avevo perso il conto e tu, magari, potevi ricordarmi il numero a cui ero arrivato.
La mia bocca, socchiusa, si mosse in un suono muto. Ingoiai aria ed esitai nel guardarti.
Mi avevi rubato la voce, come avevi fatto con i miei occhi, che non vedevano altro se non te, mi avevi ghermito interamente e non sembravi intenzionato a lasciarmi andare.
Il gelo si era ormai propagato su di me e solo quando finanche le dita mi formicolarono riuscii a raggiungere la conclusione di ogni mio illogico ragionamento.
Vedi? Fu il nostro respiro caldo che si stava raffreddando, l'erba più rigida sotto i miei palmi, le foglie sparse attorno a noi, i rami spogli, esposti all'aria, le tue guance rosee. Mi ricordai una cosa importante: il tempo stava scorrendo velocemente e presto, prima che ce ne accorgessimo, sarebbe giunta una nuova stagione.
Se più facile o più difficile da affrontare...non saprei dire, ma di sicuro l'avrei accolta con inaspettata impazienza. Avrebbe avuto le sue solite caratteristiche: avrebbe ghiacciato tutto, preso lentamente ogni centimetro di terreno, reso il panorama fastidioso a volte e stupendo in altre occasioni, sarebbe parso fermare il corso degli eventi.
Mi ritrovai a desiderare ardentemente la venuta dell'inverno perché, come la vita si arresta momentaneamente attendendo il suo passare, magari avrei potuto far in questo modo anche per te. Avrei potuto congelare le tue parole fin quando, all'inizio della primavera, esse si sarebbero destaste ed io avrei avuto una risposta pronta. Mi era permesso?
Al contrario di ciò che mi aspettavo, questo pensiero portò solo maggior confusione ed iniziai, consapevole che ciò non ti sarebbe stato indifferente, ad avvertire l'ansia crescere. Maligna, mi voleva imprigionare nella sua morsa. Ed il mio fiato si arrestava e riprendeva irregolarmente, le mie iridi non ti vedevano più nitido come prima.
Umide, bruciavano quasi e le sentivo insistenti nel voler strabordare, gocce inconsapevoli del mio rifiuto nei loro confronti, colarono infine lungo il mio volto, irrefrenabili e dolorose nella mia consapevolezza della sensazione che lasciavano ad ogni tratto che percorrevano.
Poche lacrime, sul viso del ragazzo che ti stava di fronte, abbandonarono le sue guance per cadere rovinosamente sulle tue.
Non le potevo fermare, erano indipendenti dalla mia volontà e condizionate solo dal modo in cui cambiasti velocemente espressione. Aumentarono, nonostante rimanessi serio, e credetti che il mio corpo mi stesse disubbidendo poichè, fuggito al mio controllo, stava riversando emozioni in forma liquida senza  il mio permesso, senza alcuna logica.
Eppure volli cedere ad esse, mettendo da parte l'orgoglio e mostrando solo vulnerabilità, mi chinai e cercai un possibile riparo vicino al tuo collo, dove affondai il naso nel cappuccio della tua giacca, raggomitolato sul terreno.
Le mie braccia ti strinsero alla ricerca di un po' di calore, il tuo, così che mi desse un po' di  sollievo.
Inutile, abbracciarti lo fu, poichè sapevo che non sarebbe bastato solo quello.
《Perdonami.》sospirai flebilmente mentre le tue mani si posavano sulla mia schiena, circondandomi.
《Non...non so cos-》un mio singhiozzo interruppe i miei sussurri e a quel punto seppi che erano vani i miei tentativi: dovevo farlo, piangere, dar sfogo a quello che avevo accumulato, a quei sentimenti troppo forti che avevano trovato dimora in me.
Inspirai di fretta.
《Perchè?!》urlai a bassa voce aumentando la presa attorno a te e tu facesti altrettanto.
《Non...chiedermelo.》dicesti portando una mano fra i miei capelli, li stringesti.
《Devi scusarmi tu, sono stato io a voler questo.》furono le ultime frasi che mi rivolgesti prima di farci cadere nel silenzio riempito solo dal mio pianto che cercavo di reprimere senza risultati.
Volli, disperatamente, poter sperare di riuscire a liberarmi di quel peso di cui mi avevi parlato indirettamente, quello che avevi sentito gravare su di me, quello che credevo essersi alleggerito.
Io volevo che il freddo prendesse il sopravvento perché, nel silenzio della stagione più tardiva dell'anno, sentivo di poter essere conforme a me stesso, di poter avere finalmente possesso della mia mente. Mi stavi tenendo intrappolato senza volerlo ed io mi sarei saputo in salvo dalla tua minaccia involontaria: questa fu l'unica sicurezza a cui ebbi il coraggio di aggrapparmi e tu, paradossalmente, ne fosti l'immagine.

Buon Nataleeeeeeeeeeeeeeeeee!!!
Anche voi siete al solito pranzo di famiglia?
Io sì, ma mi ritengo fortunata visto che siamo solo in sette e quindi non mi saranno poste troppe domande "scomode", vale a dire le solite. Sono già stata stropicciata da mia nonna e messa ad apparecchiare da mia madre, da quando io e mia sorella ci siamo alzate non ci hanno lasciato un minuto di pace😑.

Colgo l'occasione per rispondere ad una challenge in cui sono stata taggata ieri:

Perdonami, Gaia-05 ,ma non starò a taggare venti persone, anche perchè non ne avrei così tante da scrivere, ma ci tenevo a dirti che apprezzo davvero il fatto che tu mi abbia citata❤

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Perdonami, Gaia-05 ,ma non starò a taggare venti persone, anche perchè non ne avrei così tante da scrivere, ma ci tenevo a dirti che apprezzo davvero il fatto che tu mi abbia citata❤

A voi com'è andata? Spero abbiate ricevuto dei bei regali😄



Detto questo, vi auguro buone feste e che la Forza sia con voi!

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Scusate, citazione sbagliata: PLUS ULTRA!

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora