57 -Fallacia-

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Non ho mai amato gli ascensori, sono piccoli, claustrofobici, a volte li immagino precipitare, giuro che avrei preferito le scale se solo quel ragazzo non avesse scelto di abitare al trentesimo piano di questo palazzo.
Non che io lo possa giudicare, in fondo il mio appartamento, a qualche isolato di distanza, si trova a soli dieci piani più in basso. Sto tormentando la pelle del dorso della mia mano sinistra da quando ho messo piede in quest'edificio, il mio pollice non smette di percorrere la lunga cicatrice che lo segna; è un gesto automatico, lo faccio quando sono particolarmente nervoso e oggi lo sono più del solito. È mattina e ringrazio di non aver incontrato quasi nessuno durante il tragitto dall'ospedale a qui, ma resto inquieto: l'essere solo, quando le porte si aprono mostrando un lungo corridoio, mi fa drizzare i peli delle braccia. Pochi sanno di questo strano comportamento, cerco di farlo notare il meno possibile, e non so per quanto ancora riuscirò a mantenere un'espressione impassibile mentre le persone mi passano accanto.
Arrivo di fronte ad una porta blu notte, sto per bussare quando un rumore metallico mi fa sussultare. Sento due voci questionare confusionatamente dall'altra parte.
《Fai più in fretta, ormai sarà già-》l'entrata si spalanca e due occhi vermigli si posano su di me con stupore《-salito fin qua.》conclude Kirishima prima di disincantarsi e rivolgermi un sorriso dispiaciuto per...per cosa?
Si volta di scatto.
《Denki! Vestiti. Ora.》solo ora noto, oltre le spalle del mio migliore amico, una chioma bionda intenta a correre per il soggiorno. Eccolo qua, sbadato come al solito, Kaminari è riuscito appena in tempo ad afferrare una felpa ed infilarsela prima che io sia invitato ad entrare.
《Hey là! Ground Zero!》
Mi irrigidisco mentre mi sto sfilando il cappotto e mi arriva una pacca sulla spalla.
《Se non vuoi avere un arto abbrustolito, ti consiglio di allontanarti, tesoro.》Kirishima mi precede e, come se mi avesse letto nella mente, rivolge queste parole al suo ragazzo, il quale si appresta ad accostarsi alla sua controparte proprio di fronte a me.
《Chiedo scusa, è che non ti si vede da un po' in giro, persino i tuoi fan stanno iniziando a chiedersi che fine tu abbia fatto.》dice appoggiandosi allo schienale del divano.
Kirishima allunga il braccio per avvolgergli le spalle e, con una sola occhiata, mi fa intendere di aver capito che il motivo per cui io sono qui non è solo una visita di cortesia e che, soprattutto, io non desidero più spettatori del dovuto.
《Credo che dovrai tornare a casa un po' prima oggi.》dice.
《Oh, dai, sono qui da appena tre ore.》si lamenta mister pikachu.
《Lo so, ma fidati, mi farò perdonare domani.》
《Avevi detto-》
《Mi farò perdonare.》lo sento ripetere mentre mi appoggio allo stipite della porta che separa la cucina dal soggiorno.
《Ti chiamo dopo, promesso.》sussurra con tono più gentile e solo così il ragazzo si arrende, afferra una giacca, fa per voltarsi e ritorna indietro per regalare un bacio a stampo a Kirishima.
《A dopo.》dice con aria sognante per poi guardarmi pensieroso.
《Ah! Dimenticavo: Momo ci ha invitati da lei domani sera, ovviamente anche tu dovresti venire, Ei-chan non voleva che te lo dicessi, non ho capito bene il perchè, ma penso che sia giusto informarti. Addio!》Bam! La porta dell'appartamento si chiude sotto lo sguardo sbalordito di Kirishima.
《Giuro che lo trasformo in un caricabatterie.》sibila.
Ridacchio e lo osservo espirare piano.
《Perchè non avrei dovuto saperlo?》
Le sue iridi si scontrano con le mie incerte sul da farsi.
《Ecco...te lo avrei detto io, ma dopo la tua telefonata ho pensato che non volessi rivedere tutti gli altri.》
Forse non dovrebbe escludermi così a priopri, ma mi ritrovo presto ad apprezzare la sua apprensione nei miei confronti.
《Hai ragione, ti avrei detto di no fino a poche ore fa, ma adesso non vedo perchè non accettare l'invito, sono stato via abbastanza, non credi? Qualche telefonata in nove mesi non è il modo migliore per mantenersi in contatto.》
Come mi sarei aspettato, lui non si stupisce della mia risposta. Si dirige verso di me, mi supera ed io lo seguo voltandomi per osservarlo versare la tisana già pronta nelle tazze.
《Capisco, allora adesso proverai ad essere più sociale?》Si protende porgendomi la ceramica.
《Non prometto nulla.》dico afferrandola.
《Come sempre.》commenta sedendosi su una sedia vicino al tavolo ed io mi sbrigo ad imitarlo posizianandomi proprio di fronte a lui.
《Come stai?》domando.
《Non dovrei essere io a chiedertelo?》dice accompagnando la domanda con uno sguardo interrogativo.
《Tutto bene a lavoro, non ci sono stati problemi in questa zona, sono un po' preoccupato per la situazione in cui siamo; con Kami le cose si stanno complicando: la prossima settimana il trasloco sarà ufficiale, vivremo assieme, finalmente avremo un punto di svolta.》mi risponde.
Inizio a sorseggiare il liquido verdastro che mi ha offerto.
《Quanto è che state assieme? Cinque anni?》
《Sì, sembrano essere passati in fretta, ma per lui ogni giorno è nuovo, mi fa sentire alleggerito in un certo senso.》osserva posando i gomiti sulla superficie di legno e reggendo in una presa salda la tazza.
《Ventidue. Riesci a crederci? Siamo nel pieno della nostra carriera da Hero, qualcuno di noi ha la propria agenzia, altri si sono trasferiti nelle città vicine, la vita si è fatta caotica.》
Non so come, ma mi ritrovo a soppesare le sue parole e a dargli una sincerità assoluta, perchè ha sempre detto la verità, lo ha sempre fatto con me, anche quando io non la stavo cercando. Mugugno qualcosa e crollo con la testa sul tavolo, mi rifugio tra le braccia sbuffando stanco.
Sento Kirishima ridere e posare la tazza sul tavolo.
《Cos'è successo, Bakugou?》
Si fa improvvisamente serio nel parlarmi, ma io sono pronto, lo conosco così bene che posso vedere scritto nel suo sguardo un ordine indiretto. Non mentire, mi dice. Perchè? Ne sarei ancora capace?Cosa crede che possa tenere segreto? Mi sono illuso di non essere prevedibile, di essere impossibile da decifrare, ma lui, più di tutti, è stato così attento nell'osservarmi da cogliere quelle esitazioni che da troppo cerco di celare.
《Tutto, da quattro anni a questa parte è successo tutto.》abbasso lo sguardo e mi impongo di proseguire, non posso indietreggiare di nuovo.
《Non sono più la stessa persona, lo vedi? Non dire che mi capisci, perchè ti prometto di incenerirti la testa se solo provi a compatirmi. Sono qui adesso, dopo mesi di assenza, perciò non chiedermi ciò che è successo, lo sai meglio di me come ho passato le giornate fino a ieri.》dico ripensando ai pomeriggi spesi rannicchiato sul divano, al bicchiere mai vuoto al mio fianco, alle bottiglie che ho buttato dopo essermene schifato, alle notti passate a dormire in soggiorno piuttosto che su un letto vuoto, alle illusioni mutate in visioni prive di tangibilità, ma talmente vicine da farmi cadere in sonni tormentati e, a volte, veglie terrorizzanti.
《Dovresti chiedermi cosa succederà e ascoltarmi.》non appare scoraggiato, non triste, non compassionevole come avevo timore che potesse essere; sto facendo la cosa giusta? Anche se non puoi rispondermi, mi piace credere di star seguendo i tuoi consigli, sai?
《Va bene.》si limita a dire e finalmente vedo determinazione nei suoi occhi, non avrei il coraggio di proseguire se fosse altrimenti.
《Non hai domande?》
《No.》
È così sicuro di sé in questo momento davanti a me...ho davvero il diritto di attaccarlo in questo modo? Posso coinvolgerlo?  Ho tanti dubbi, ma il bisogno di libertà mi opprime, non voglio ritirarmi.
《Hai pensato tanto a quel giorno, vero?》lui annuisce.
《Io no, non ho mai avuto nessun interrogativo da voler rincorrere.》ammetto.
《Lo hai trovato strano, lo so, é quello che hanno pensato gli altri. Ma non mi hanno mai chiesto le cose giuste, Kirishima, quando bastava la più semplice fra tutte:...》
《...perchè?》colclude lui per me.

Ci siamo, riflettici bene, stiamo per rompere una promessa importante, non te ne pentirai, non oserai farlo, non te lo permetterò. Dimmi che avrò la forza necessaria, ti prego, fammi sentire al riparo da questa vecchia città, da tutti questi problemi.

《Lui...aveva ed ha molto da nascondere.》spiego.
《Perchè far di tutto pur di mettersi in pericolo? Perchè preferire farsi colpire piuttosto che scappare? Ti sei mai chiesto perchè da un anno a questa parte io non esca quasi mai di casa? Portava un peso, Eijiro, un peso condiviso con me per cui mettere in gioco la propria vita e sto per rivelarlo. Sappi che non mi assumerò responsabilità, sarai in pericolo tanto quanto me dopo aver ascoltato ciò che ho da dirti. Dovrai essere al mio fianco quando sarà necessario, dovrai promettermi fiducia assoluta, lo capisci? Adesso rispondimi, dimmi se sei disposto a tutto questo.》
Il ragazzo dai capelli di un rosso opaco nell'ombra che ha ricoperto il cielo, non pare voler esitare, ma è costretto a bloccare le parole in gola a causa mia, solo mia; non sei qui ad aiutarmi e mi sento un ipocrita a cercare aiuto così tardi, lo capisci?
Mi domando, facendo vagare lo sguardo tremante per la stanza, se Kirishima senta la gelida nostalgia e il rifiutato desiderio che ho sempre dimostrato per la tristezza che si sta per riversare sul mio viso. Mi coglie di sorpresa, ho ormai perso la speranza di riuscire a costruire difese resistenti, perciò non mi affanno a nascondermi quando ingoio un respiro davanti agli occhi stupiti di Kirishima. Permane in me questo senso di perdita immanente, vicina, e se il mio futuro non mi ha ancora rivolto alcun cenno questo non dovrebbe essere importante, il mondo dovrebbe continuare a girare attorno a me senza che io mi disperi nell'incapacità di stare al passo.
《Dimmi che ci sarai...per favore.》assottiglio la voce, secondo dopo secondo la mia gola brucia con intensità, trattengo singhiozzi che fanno vibrare i miei muscoli, i quali fanno male, tentano di ribellarsi alle mie costrizioni e falliscono contro la mia forza priva di volontà. Resistere, solo in questo istante, è ciò che importa. Sto andando avanti, no?
《Scusa, non so più cosa dire.》ammetto espirando a tratti.
Non adesso. Non in questo modo, ascolta, non farlo. Moniti che provo a seguire da mesi mi tornano in mente, ma appaiono inutili.
La ceramica stretta fra le dita del mio amico d'un tratto stride a contatto con il tavolo e la sedia striscia sul pavimento chiaro; veloci passi si apprestano a giungermi vicini e qui, tra arrendevolezza e motivazioni illusorie, due mani cercano di ricondurmi sulla strada che ho considerato più sicura e contraddittoria: quella del vuoto.
Niente mi può raggiungere qui, non tu, non più. Posso convincermene, ne sono certo, nonostante il tocco dei miei stessi palmi ruvidi sulla pelle, che stringono il collo, le guance, le spalle convulsamente, nonostante l'umido che circonda le mie ciglia come rugiada e che non mi da la soddisfazione di tramutarsi in lacrime, nonostante la potente debolezza che si sparge nel mio corpo.

《Katsuki, guardami.》incitazioni gentili mi vengono rivolte con prepotenza, o così le immagino, ed è bizzarro come il pavimento si stia sgretolando sotto ai miei piedi, come mi stia offrendo una scelta impossibile da rifiutare, ma anche da considerare incontreta per quanto appaia tangibile.

Mi vuole inghiottire, non so se ringraziarlo o respingerlo; non è mai lo stesso, peggiora, peggiora ...peggiora quel ghigno malevolo che la solitudine mi mostra.

Eccoci ad un nuovo capitolo;
siete curiosi per il seguito?
Ci diamo appuntamento a sabato prossimo😄

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora