45 -Foglie che cadono, un tuo respiro nel vento-

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《Non fare sforzi fino a lunedì, mi raccomando. Riguardati.》
《Sì.》bofonchiai scocciato, ormai ansioso di lasciare quel posto.
《Ma insomma, che caratteraccio.》commentò il dottore ed io mugugnai qualcosa d'incomprensibile come risposta.
《Beh, firma il modulo e sei fuori.》Mi affrettai ad afferrare il foglio dalle sue mani e vi scarabocchiai sopra qualcosa che rassomigliasse un minimo al mio nome.
《Perfetto, io vado.》
Mi voltai e mi diresssi verso le porte con sguardo deciso.
《Katsuki.》
Di nuovo, mi voleva fermare per dirmi uno dei suoi stupidi consigli...quell'uomo doveva avermi preso in antipatia o, peggio, in simpatia.
《Non...stare troppo in giro.》un avvertimento? Un consiglio? Cos'era?
Pochi secondi dopo ritornò a leggere alcuni fogli ed io, senza salutare, proseguii.

Quando uscii, l'aria fresca mi avvolse.
Avrei voluto raggiungerti il prima possibile, ma quella giornata, non potevo saperlo, si sarebbe dimostrata molto lunga.
Il vento soffiava, soffiava forte sulla mia pelle e non capivo se quella sensazione mi piacesse o meno. Il marciapiede, ad ogni passo, mi portava lontano e ancora non conoscevo le mie intenzioni. Volevo correre? Camminare lento? Come avevo intenzione di raggiungerti?
I nostri compagni erano stati molto vaghi, probabilmente avevano omesso qualsiasi cosa ti riguardasse di proposito ed io avevo avuto il timore che fosse stata una tua richiesta. Kirishima mi aveva rassicurato, tuttavia, che se anche così fosse stato nè lui, nè nessun altro sapeva abbastanza per soddisfare i miei interrogativi. Non era stato un semplice incidente ed io, pur non avendone ancora memorie, ne ero convinto.
Il mio cellulare vibrò per l'ennesima volta. Era mia madre, sapeva che avrei lasciato l'ospedale il prima possibile e che non l'avrei aspettata fino alla sua pausa pranzo. Strinsi l'oggetto fra le dita con inaspettata forza e mi costrinsi a rispondere alla chiamata.
《Sei uscito, non è così?》nemmeno un saluto, era andata dritta al punto, me lo aspettavo.
Risposi in silenzio continuando a camminare.
《Non tornerai a casa, vero?》svoltai a destra abbandonando la via dell'ospedale ed espirai più rilassato.
《No.》la sentii sospirare.
《Avresti dovuto chiedere a tuo padre di darti un passaggio, si era preso la giornata libera...ma che sto a rimproverarti? Immagino sia inutile.》
Le regalai una di quelle mie rare risate, brevi, ma vere, solo che in quella vi era nascosta una tristezza incomprensibile che nemmeno io seppi notare.
《...avvisalo che rientrerò per cena.》
Avevo una tale fretta nelle gambe che, in pochi minuti, ero già arrivato in una delle strade più affollate. Non mi piaceva, per niente.
《Tranquillo, gli ho già detto che saresti uscito con un giorno di ritardo.》
《Cosa?》
《È solo una piccola bugia...ho preferito darti un po' di tempo, vedi di non sprecarlo.》
Rallentai e mi fermai.
《Grazie.》
I miei occhi salirono veloci tra le persone che affollavano il marciapiede e vidi, proprio davanti a me, qualcosa che non avrei mai immaginato potermi far rabbrividire.
Erano alberi, lontani ed estremamente vicini, si scorgevano oltre la strada...quella strada. Già, per tornare indietro, per tornare a te, avrei dovuto percorrerla, sarei dovuto arrivare alla stazione in qualche modo, no?
Un fremito mi percorse, realizzai di non voler proseguire, non per quella via, ma i miei piedi avevano iniziato comunque a muoversi veloci, con ansia in ogni passo mi stavo avvicinando. Pregai che qualcosa mi fermasse.
《Mamma.》
《Mmh? Tutto ok? Credo che avrai da aspettare per il treno, il prossimo passa tra mezz'ora e-》
《No!》urlai. Forse qualcuno si voltò a guardarmi, ma non me ne curai. Ero arrivato ad un punto che non avrei dovuto raggiungere, lo capii.
La mia bocca rimase socchiusa, gli occhi sbarrati. Il vento si abbattè nuovamente su di me e trasportò alcuni fiocchi di neve fino a al mio volto, ma il loro gelo non riuscì a distrarmi, non mi risvegliò.
《Cosa succede?》mia madre me lo chiese, ma non trovai modo di risponderle.
Caddi, come la neve, leggero e immobile, non so come, le mie labbra tremarono.
In quell'istante le sentii, proprio sulla mia schiena, quelle mani che avevo scordato.
Il mio respiro si fece pesante.
《Katsuki?...cosa...Cos'hai? Non ti senti bene?》la sua voce preoccupata parve lontana.
Strinsi una mano attorno al braccio che reggeva il telefono con tanta forza che quasi sussultai.
《Scusami, sto bene.》sembrò una frase detta in automatico, con tono pacato e per nulla sincero.
《N-non fare così.》mi pentii subito di aver parlato senza pensare, ovviamente lei lo aveva capito: qualcosa non andava ed era spaventata, lo sapevo.
《Sto bene.》Ripetei cercando di convincere più me stesso che lei《È solo che ora...》dissi facendomi strada tra la gente.
Oltrepassai un locale e mi rimisi a posto lo spallaccio dello zaino, sentivo il peso di quell'oggetto al suo interno, quel misterioso manga, tuo regalo, sobbalzare ad ogni metro che percorrevo assieme ai vestiti di cambio.
《...devo andare, ci sentiamo domani.》e riagganciai esattamente quando il mio sguardo si sollevò e la vidi: una modesta vetrina, piena di libri. Lì in alto, si trattò solo di un'occhiata veloce, la scritta "Airplane" spiccava con il suo azzurro pastello tra il grigio della città. Mi sentii disorientato, ma andai oltre con sempre più ansia nel cuore. Il rosso delle mie iridi si era improvvisamente spento, quasi andassi avanti alla ceca, non sapevo dove di preciso la mia mente mi stesse conducendo, perché non sentivo più la tensione dei muscoli ad ogni movimento, perché tutto, ogni suono, ogni colore, si era fatto distante in poco tempo e forse stavo cercando disperatamente un'uscita da quel mondo sconosciuto e famigliare in cui mi stavo ritrovando.
Arrancai fino alla fine, fino al muro grigiastro della stazione, al quale mi appoggiai affaticato come mai mi era successo di essere; inizialmente non credetti di trovarmi effettivamente lì, con il fiato corto, eppure le mie mani poggiavano su quella fredda superficie, le mie spalle vi si erano posate bruscamente e lo zaino penzolava dal mio braccio pesando e cercando di tirarmi giù. Il petto sussultava ad ogni boccata d'aria che ingoiavo, le palpebre stavano chiuse, immaginai che in qualche modo, non guardando, mi sarei potuto proteggere da quel che rammentavo circondarmi.
Ed il traffico? Il vociare delle persone? Irrompevano mentre cercavo di concentrarmi su altro, ma vi ero immerso. Quindi cosa dovevo fare? Come, prova a spiegarmelo, potevo scappare?
Mi chinai in avanti, mi diedi una spinta e mi staccai da quel muro.
Spalancai gli occhi e mi imposi di contare i passi fino al binario che dovevo assolutamente raggiungere.
Andando avanti, mi chiesi cosa vedessero gli altri, se la mia espressione seria apparisse davvero così tirata come la sentivo, se le mie dita sembrassero incerte nel far rigirare il filo delle cuffiette mentre stavo seduto con fare nervoso e distratto su quel sedile scomodo in quel vagone troppo ingombro.
I minuti si erano ristretti e la mia fermata parve esser giunta di fretta, così velocemente che non mi diede il tempo di calmarmi, sempre che ci potessi riuscire, cosa che constatai impossibile una volta essermi precipitato fuori da quello stretto ambiente.
Fortunatamente, le strade verso la periferia erano sempre poco trafficate e non incontrai nessuno, nessuno a parte quella mia parte spaventata che non credevo potesse manifestarsi con tanto impeto. Non sarebbe stata la prima ed ultima volta, adesso lo so, so cos'è la sensazione di star soffocando, ma quel giorno ogni mio brivido ne era stato solo un piccolo ed amaro assaggio, perchè avrei imparato a distinguere il vero dal falso ed io stavo mentendo, in quegli attimi in cui non volli ascoltare la mia ragione mi volli ingannare fingendo di desiderare davvero di poter scappare. E lo feci.
Presi più volte le strade sulla destra e andai lontano, con marcia lenta e spaventosamente calma, arrivai a sentirmi male e bene. Finalmente ero immerso nel silenzio, costeggiando un vecchio edificio solo il mio scalpiccio incostante faceva eco nella strada e le mie scarpe, passo dopo passo, calpestavano la neve, la pressavano, la schiacciavano. Potevo fare lo stesso con i miei pensieri? Lo desiderai.
L'ho accennato, no? Mi stavo prendendo in giro come un idiota. Lo stavo facendo e me ne resi tristemente conto quando quel tocco tornò, insistente, alle mie spalle. Più forte di prima, si era presentato fastidioso sul tessuto della mia giacca, per poi attraversarlo, arrivare alla mia pelle e spingermi con prepotenza, come avevo ricordato, a terra.
Non potevo contrastarlo, non potevo fuggirgli nemmeno con la più completa indifferenza, pur restando impassibile, ebbi la sensazione d'inciampare.
Mi fermai vicino al parco, il nostro, e decisi di non proseguire oltre. Mi accorsi di essere assente e che, quel giorno, avrei fatto fatica a tornare indietro. Il mio respiro si condensava davanti ai miei occhi, quella leggera nuvola opaca si disfaceva con la velocità con cui la mia mente stava correndo e non mi ero ancora posto un freno. Sarei potuto rimanere intrappolato in quella fittizia confusione se non fosse stato per te che, con una sola immagine, vaga e non ben definita, facesti battere il mio cuore con insistenza.
Mi ero permesso di scordare qualcosa di molto importante: che ti desideravo, con le tue tenere lentiggini, con la tua gentile avventatezza e con la luce che da sempre avevo visto risiedere nei tuoi occhi quando si fissavano su di me.
Solo allora mi potei svegliare e, anche se con timore, percorsi la strada a ritroso, con i piedi e con la mente, per giungere davanti al luogo dove ero sicuro di trovarti.
Ma ero esitante, dondolante sulle suole delle scarpe non volevo decidermi sul da farsi; che strano: avevo vagato tanto e non sapevo nemmeno più se volessi davvero oltrepassare quella soglia.
Ed il vento arrivò improvvisamente, mi investì sussurrandomi di allontanarmi e, al contempo, di avvicinarmi.

Perdonate il ritardo, ho aggiornato adesso perché sono stata impegnata tutto il giorno. Spero che non ci siano errori visto che l'ho revisionato velocemente e...beh, devo darvi due notizie, una buona e una cattiva:

1)(la buona) molto probabilmente sarò presente al cartoomics  (a Milano), quindi vale lo stesso discorso che ho fatto per il Lucca comics;

2)(ovviamente, la cattiva) sabato prossimo potrebbe saltare la pubblicazione del nuovo capitolo, ho avuto vari problemi e non sono ancora riuscita a finire il prossimo. Manca una settimana, lo so, ma vi assicuro che il tempo vola ed io vi voglio solo avvisare per tempo. Nel caso riuscissi a scrivere, pubblicherò, se no ci diamo appuntamento fra due settimane.

Un abbraccio a tutti coloro che leggono questa storia❤

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora