10 -Emozioni liquide-

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Non ero tornato in classe e sospettavo che nemmeno tu lo avessi fatto. Ero uscito da scuola senza avvisare nessuno, ma in fondo mi avrebbero già segnato assente.

Ancora assorto nei miei pensieri, stavo camminnando sul marciapiede ingombro di persone. Mi passavano accanto, mi sfioravano, mi urtavano, ma io non cambiavo direzione, nè reagivo, perchè la tua immagine era nitida nella mia testa e mi distraeva completamente dalla realtà.
Eri un'incostante distrazione nella mia testa, non mi lasciavi la libertà che credevo di aver sempre avuto, perchè mi trattenevi con i tuoi gesti delicati e spontanei. Pensavo a te troppo spesso senza rendermene conto, che fosse per rabbia o no non faceva differenza, quel giorno, più di altri, mi avevi lasciato senza parole.
Ciò che mi avevi detto, urlato anche, lasciava un retrogusto amaro in bocca poichè, anche se incosciamente, sentivo di aver fatto qualcosa di sbagliato, tuttavia il mio orgoglio mi imprigionava ancora. Il fatto era che, quelle catene con cui mi teneva, le sentivo deboli, eri stato tu a cercare di forzarle?
N

on me l'avevi detto direttamente, ma il messaggio era chiaro: ci tengo a te.
Era sempre stato così per te, Deku, tu ti affezioni troppo facilmente, ma con me era diverso, con me hai sempre avuto questo rapporto tirato e instabile, non sei mai riuscito a legare, così credevo, ma sapevo che in realtà era tutto il contrario, in fondo tu rimanevi sempre il punto fisso per me ed io non ero solo in grado di accettarlo.
Sei solo un nerd, uno sfigato, uno che non sopporto, un impulsivo, uno troppo gentile per il mondo che lo circonda e specialmente questo tuo aspetto mi infastidiva; sei ingenuo ed io non so se ti odio o ti ammiro per questo, perchè la tua ingenuità ti rende una persona incredibile. Lo penso, davvero, ma sai bene che non te lo direi mai.
Le mie dita formicolarono e mi accorsi di aver percorso tutta la strada fino alla stazione con le mani strette attorno agli spallacci dello zaino, il segno della stoffa impresso sui palmi con le sue tracce rossastre.
Allargai le dita e tesi la mano intorpidita mentre, con la testa che tendeva ad essere tra le nuvole, mi avviavo verso il treno.
Misi piede nel freddo vagone vuoto, in effetti alle dieci di mattina tutti erano a scuola o a lavoro, di certo sarei stato l'unico a salire. Così passai da solo quel breve viaggio fino a casa, dove mia madre mi accolse urlando che diavolo ci facessi a casa ed io bofonchiai un 《Non mi sento bene》 come risposta.
Metto in chiaro una cosa: io con mia madre litigo, non seriamente, è solo il nostro modo di fare. Bene, dopo quelle mie parole biascicate lei non urlò, non gridò, non mi disse di non dir cazzate e di tornare a scuola, non fece nulla di quel che faceva di solito, bensì mi fissò stranita e, con tono calmo, ma apprensivo, mi rivolse la domanda più complessa che potesse farmi in quel momento: 《Se fosse così me l'avresti già detto sta mattina...ma, sembri strano, va tutto bene?

Quel suo tono di voce preoccupato mi riscaldò e mi riportò bruscamente alla memoria la tua implacabile ricerca di soddisfazione nell'aiutare gli altri o nell'assicurarti che le persone stiano bene.
Possibile che in una giornata mi dovessero capitare così tante situazioni scomode?
Mi tolsi le scarpe e le lasciai cadere a terra guardandola stranito e serio al contempo.
《Sì...》 "...tutto bene" volevo continuare, ma la parola sfumò lasciando la frase incompleta.
Dondolai sui piedi una volta e le mie gambe si mossero verso le scale istintivamente. 《...tranquilla, sono solo stanco.》 Dissi velocemente prima di sparire al piano superiore, dal quale si udì perfettamente il "Blam!" sonoro della porta di camera mia che sbatteva facendo eco nel corridoio.
Buttai lo zaino a terra.
La mia schiena si appoggiò pesantemente sulla superficie di legno alle mie spalle ed io, senza preavviso, mi sentii mancare il respiro; iniziai piano, poi sempre più veloce, a prendere grandi boccate d'aria. Ero impreparato a ciò e le mie gambe, improvvisamente, tremarono e mi trascinarono silenziosamente a terra, facendomi strisciare contro la porta. Non mi riuscivo a controllare, perchè?
Capii di essere agitato, nel panico, ma non trovai una spiegazione nemmeno quando, pur cercando di resistere, i miei occhi strabordarono, facendo riversare innumerevoli lacrime lungo il mio volto. La mia testa pulsava e doleva, sentivo il mio corpo teso, ma anche debole.
Sul momento non lo capii, tuttavia necessitavo disperatamente di quello sfogo, come se avessi accumulato così tante emozioni in poco tempo da non riuscire a contenerle e stranamente ricondussi tutto a te...ecco, un pensiero veloce che mi balenò in testa che mi sconvolse: tu.

...perchè anche in questo momento...io...

Mi venne in mente quel che avevo cercato di dirti nella biblioteca...tu lo sapevi cosa stavo pensando? Lo immaginavi?
Spero di no.
Nel momento in cui tu mi avevi fissato ed i miei occhi erano sprofondati nei tuoi desideravo più che mai baciarti e scoprire se quel gusto dolce c'era ancora, ne necessitavo. Se lo avessi fatto, come avresti reagito? Mi avresti lasciato consumare le tue labbra come la prima volta? Oppure...mi avresti respinto?
A quest'ultimo pensiero il mio cuore mancò un battito e mi sentii stranamente male; compresi che mi avrebbe ferito un tuo rifiuto.
Piano piano i pezzi del puzzle andavano a posto, ma mancava ancora qualcosa, un ultimo tassello.
Lasciai la mia testa andare indietro e appoggiarsi alla superficie dura della porta, allungando il collo, tirai un sospiro tra le lacrime che avevano preso a scendere e percorrere la mia pelle ad un ritmo lento abbastanza da calmarmi quasi del tutto. Quelle gocce lucide furono insapori e prive di significato per innumerevoli minuti, fino a quando non rabbrividii ed il flusso dei miei pensieri riprese a scorrere incessante e più veloce di prima.
Ripercorsi così le lunghe giornate appena trascorse e trovai il solito punto ricorrente, cioè, ovviamente, tu.
Cosa mi avevi fatto?

Era un formicolio insistente nel petto, un salto nel vuoto quando le tue iridi, di quel verde così particolare, incrociavano il mio sguardo, un mal di testa insopportabile per la mia incomprensione nei tuoi confronti, un desiderio che mi perseguitava e risvegliava emozioni che non credevo avrei mai potuto provare e infine quelle gocce cristalline che mi accarezzavano il volto, percorrevano la mia pelle con delicatezza, sapevano di te poichè la causa, il motivo che si ripeteva ormai da troppo, eri tu, Deku.
Chiusi gli occhi e sospirai lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, le quali si appoggiarono pesantemente sul pavimento.
Silenzio. Camera mia era muta, l'aria fredda, tutto sembrava attendere la fine di quel folle ragionamento che avevo intrapreso. Volevo comprendermi, capire cos'era quella strana sensazione che mi legava in qualche modo a te.
Un rumoroso tuono proveniente da fuori fece eco nel cielo e alcune gocce iniziarono a scendere veloci, producevano numerosi ticchettii sul vetro della grande finestra vicino alla scrivania. Stetti ad osservare incantato quell'immagine e, tra un pensiero e l'altro, mi ritrovai a ripensare a quel bacio che volevo rubarti per la seconda volta. Realizzai, mentre la pioggia aumentava e scendeva a piccoli rivoli sulla superficie trasparente, di desiderarlo davvero tanto.
Volevo non solo le tue labbra, ma anche risentire un tuo sospiro nella foga di quel contatto, le tue mani attorno al mio collo e le dita tra i miei capelli, bramavo stringerti possessivamente come la sera prima e sì, forse avrei voluto vederti piangere, perchè le tue lacrime mi facevano provare brividi freddi, ma piacevoli.
Un grande casino, ecco dov'ero finito e tu eri il fulcro di tutto.
Ero esasperato dalla tua continua presenza nei miei pensieri, tuttavia sapevo con assoluta certezza di non potermi permettere di avvicinarmi, non dopo aver capito chiaramente di averti ferito ed era strana la mia preoccupazione. Il problema principale non era quello però, lo sapevo. La mia colpa, l'unica, ma grande, era qualcosa di molto più grave: io ero sempre stato un tremendo bugiardo con te.
La gente mente di continuo ed io non facevo eccezione.
Per tutti quegli ultimi anni ti avevo allontanato da me e mi chiesi se, quella situazione, fosse la mia punizione per come ti avevo trattato. Ti avevo mentito, il mio orgoglio era stato il protagonista induscusso delle mie azioni e aveva mascherato e nascosto perfettamente le mie vere emozioni.
Sei sempre stato insopportabile con il tuo carattere completamente opposto al mio, perciò credo che fosse stato facile per me convincermi di detestarti quando, al contrario, avevo bisogno di te, forse per sfogarmi, non lo so, ma fatto sta che avevo riversato la collera che accumulavo su di te e questo, stranamente, mi tranquillizzava. Tu eri presente anche quando le mie parole di scherno avevano un grande potenziale distruttivo, tu restavi, convinto che fosse la cosa giusta...ma ne eri veramente sicuro?
Questa tua voglia di aiutare non l'ho mai capita, tu agisci troppo impulsivamente e, chissà, probabilmente era questa tua spontaneità nel fare e nel dire che mi infastidiva, perchè io non ero in grado di mostrare altro se non rabbia.
Non era facile da ammettere e credo di essere stato sul punto di incenerire la pila di libri scolastici appoggiati sulla mensola più bassa della libreria a tre metri di distanza da me.
《Se questa è una specie di vendetta giuro che ti ammazzo.》 dissi rivolgendomi a te, anche se non eri lì.
Non osavi sparire dalla mia testa ed il motivo lo avevo quasi raggiunto, mi serviva solo una piccola spinta e forse sarei riuscito a vedere la fine di quella caduta in cui mi avevi spinto.

Oggi miei cari pubblico un capitolo in più!
Già, perchè questa disgraziata (*si indica*) compie gli anni e boh, festeggio con voi visto che starò a casa tutto il giorno a far niente❤

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora