Essere sinceri è complicato e spesso mentire pare più giusto del contrario; è la contraddizione nella mia mente che mi inganna: sono così rapito dal falso che ormai tendo a confonderlo volontariamente o meno con il vero. Potresti essere stupito, potresti essere disgustato, ma l'unica tua immagine che spero di poter vedere è un contorto ritratto permeato dall'indifferenza. E ti ho mente con il tuo viso scarno, il candore di una pelle priva del calore di un sorriso, le labbra screpolate, l'ultimo riflesso di questo tramonto sbiadito in due gemme cristalline come stelle fisse in un cielo talmente limpido da dar l'impressione di volermi divorare.
Cosa riguardo ai miei? Cosa desideri che celi nel mio sguardo? Un battito non ascoltato, un pensiero impronunciabile, una confessione priva di pentimento?Sento il silenzio in questa stanza mentre mando giù l'ultimo sorso dell'ennesima tazza di tè, il tepore fra le mie dita, nonostante lo stringa così forte, mi pare distante, come se non fosse abbastanza per riscaldarmi in quest'ultima sera d'autunno. Fosse solo questo, potrei cercare un rifugio fra le coperte, eppure ho come la sensazione che questo freddo sia incontrastabile e che nulla possa farlo diminuire senza far accrescere il senso di subbuglio che ho dentro.
Sono sottosopra da molto tempo, non trovi? Continuo a camminare sul soffitto, con i pensieri ancorati al pavimento e la coscenza che disperatamente vaga fra le due cose; ieri ho tentato, per la prima volta da molto tempo, a posare i piedi per terra e sai quale strana scoperta ho fatto? Avevo ragione a credermi, crederti, crederci persi perchè le nostre tracce erano cancellate, disperse o indistinguibili fra le tante che ho provato a seguire.
Non ho nulla che possa essere biasimato, poichè potrei essere soddisfatto finanche con il disprezzo oramai.
Immagino che mi sia meritato questa sensazione disgustosa, amara in bocca, dolorosa in testa, inafferrabile e che, tuttavia, non desidero frenare."Clack!", la serratura è scattata, i passi leggeri si fanno strada nell'appartamento, si fermano, immagino, alla mia vista ed ecco che l'ennesimo sospiro viene tirato.
《Dovrai mangiare qualcosa, non credi?》
Un brivido mi coglie, tremo e sollevo le spalle senza saper bene che rispondere.
《In ogni caso, metterò su la cena, immagino che resterai anche questa notte, no?》
Un fruscio di carta, di stoffa, sono suoni che distinguo perfettamente mentre cerco di cogliere ogni singolo raggio prima che il tramonto sfumi totalmente e solo quando l'ultimo bagliore si assottiglia fra le vie mi decido a parlare.
《Sì.》solo questo, una risposta asciutta, veloce, che non da troppo a cui pensare ed in fondo trovo che sia assolutamente meglio così.
Todoroki sta giusto finendo di mettere a posto la piccola spesa che ha fatto quando nota che il mio sguardo è finalmente rivolto verso di lui.
Non so esattamente come descrivere la sua espressione che velocemente passa da stupita ad un misto fra il rassegnato ed il pensieroso; mi sorride stancamente, ma sinceramente e lì capisco che, nonostante una certa nota di amarezza, quel gesto non ha alcuna traccia di rancore per tutto ciò che è successo negli ultimi anni.
《Quindi...》-prende fiato nell'allungarsi per mettere a posto una confezione di noodles- 《...cosa farai? 》
Mi avvicino, poso la tazza nel lavandino e vado a sedermi su uno sgabello vicino all'isola.
《Secondo te?》oso domandare un po' a corto di idee.
"Bam", il suono secco del suo palmo a contatto con il ripiano mi zittsce.
《Ti ha usato, Katsuki.》Mi interrompe rivolgendomi un improvviso sguardo indecifrabile, lasciandomi senza alcunchè con cui ribattere.
《No, ti sbagli, io-》
《E non capisco come tu riesca ad accettarlo, sei stato un...un coglione, lasciatelo dire! Cazzo! Ci sei andato a letto! Ubriacarti in quel modo poi, ripiegare sul mio aiuto come se tutto ti fosse dovuto, non puoi-》
《Taci!》i miei muscoli si sono tesi, inaspettatamente sto stringendo il colletto della sua maglia in procinto di dargli un pugno talmente forte da farlo zittire fino a domattina, tuttavia il mio respiro incostante, una sorta di panico fattosi pesante sul mio corpo che a malapena riesce a mantenere una parvenza di autocontrollo, mi costringono ad allentare quasi subito la presa, lasciando scivolar via un Todoroki piuttosto sorpreso, forse addirittura deluso. La mia mano ricade mollemente sull'isola.
《Non mi ha usato, io gliel'ho lasciato fare.》deglutisco a vuoto e lui pare pietrificato.
Non è orgoglio quello che provo nel tirar su il viso e fissarlo quasi con aria di sfida: forse sto solo cercando di mascherare la nausea che sta salendo.
《E se semplicemente non riesci a capirlo: mi sento uno schifo in tutti i sensi. Non ho bisogno che tu aggiunga altro o che mi rimproveri, mi basta aver avuto la conferma che, nonostante i miei sforzi, io non sia ancora riuscito a dimenticarlo.》
Non so bene cosa stia vedendo Shouto, se un inutile ed esagerato spettacolo od una sincera e debole rappresentazione della mia esasperazione, fatto sta che sembra impossibilitato dal pronunciare anche solo una parola. Ne approfitto per voltarmi e cercare di chiudere il discorso che più volte è stato ripreso nel corso della giornata per giungere al solito esito.Mi trascino nuovamente verso il divano, sul quale mi lascio cadere a peso morto, il braccio a nascondere il volto.
Respiro pesantemente permettendo alla mia vista un po' di libertà nel fissare l'immenso, vuoto, noioso, bianco soffitto dell'appartamento. Stranamente ora ho la mente sgombra e avverto una certa inedeguatezza risvegliarsi, cercare di farmi rabbrividire. Cedo e tremo.
La luce è sfumata definitivamente, c'è un'ombra che si espande nella stanza, che si allunga sempre più velocemente, ma che non temo e sono quasi tentato di afferrarla, come se sfiorarla anche solo con un dito mi possa far cadere nel sonno che da troppi giorni rimando, oscuro, calmo, privo, così spero, di sogni.
E questo accade, non so bene quando, il come o il perchè, eppure le mie mani divengono fredde, le labbra socchiuse, gli occhi persi, mi ritrovo talmente distante da me stesso, dalla stanchezza, dal mondo, dal ticchettio dell'orologio sulla parete, dal passo stizzito di Shouto, dalle infinite notifiche di messaggi che continuano a susseguirsi sullo schermo del cellulare e di cui rimando la lettura ad un semplice pensiero: "resta fuori dal mondo ancora un po', assopisci e fermati".Potrei perdermi per pochi attimi e tu spariresti, potresti dissolverti e fingere che io non abbia mai fatto un passo di troppo verso di te, che il mondo possa tacere di fronte a questa piacevole condanna che sono i taciti pensieri che si affollano, che confondono, allontanano, privano, che si assopiscono leggeri, ma con un riposo tentato dal risveglio e privo di delicatezza nel cercare di trascinarmi infine con sè.
Ho sempre trovato la mia debolezza nell'essere amato ed è questo che desidero: essere debole per trovare coraggio, ma tu, invece, di cosa necessiti? Come desideri essere amato? Che sfida ingiusta poni fra te e la persona amata, come se l'oceano stesso ti avesse concesso i suoi abissi per immergervi il cuore.BUON NATALEEEEEE!!!
Eh sì miei cari, rieccomi qua (aggiungerei un " finalmente"). Sono passate un po' di settimane dall'ultimo capitolo e mi devo scusare per l'assenza che si é prolungata più del previsto; tra compiti, studio, problemi vari e blocchi improvvisi ho avuto non poche difficoltà a mettere mano sulla storia.
Quindi eccomi qua, alle quasi 4 di notte del 25 dicembre ad augurarvi un felice Natale con quest'aggiornamento. Chi come me ha in programma il pranzo di famiglia con tutto il parentame? A voi anime coraggiose auguro buona fortuna, soprattutto per la quantità di cibo che ci attende.Un grazie speciale a tutti voi che continuate a leggere, tanto cibo e poco ingrasso.😄❤
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...