9 -Sussulti-

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Le tue palpebre erano chiuse, strette, la tua mano sinistra stringeva il mio colletto e quella destra, incerta, era sulla mia spalla e stava salendo timida fino ad infilarsi fra i miei capelli. Stringesti alcune ciocche e prendesti aria nei polmoni.
Le tue labbra si posarono una seconda volta sulle mie, ma con una delicatezza straziante, sembravi desiderare quel contatto e temerlo allo stesso tempo. Ed io? Non reagivo, completamente impreparato a quel tuo gesto.
Non ricambiai, ma neanche ti respinsi, ti lasciai fare e quel bacio ebbe un sapore vuoto per entrambi. Mi stringesti in un tentativo disperato di provocare una qualche mia reazione, volevi che facessi qualcosa, qualsiasi cosa e probabilmente persino se ti avessi allontanato e dato uno schiaffo ti sarebbe andato bene.
Sentivo le tue dita sfiorare le mie ciocche disordinate, tu che odoravi di qualche dolce profumo, poi arrivarono ancora quelle gocce che si mischiarono alle tue labbra e inumidirono le mie; lasciasti la presa su di me e ti allontanasti piano, indugiando nell'osservare con occhi semiaperti la mia bocca. Le tue lacrime sulle mie labbra erano strane, come se mi avessi lasciato di proposito un po' della tua tristezza addosso e ciò era tremendamente sconvolgente per me.

Quella cosa che volevo capire...》 dicesti con sguardo basso ed io ti prestai assoluta attenzione 《...era...io...io volevo capire se potevo ancora permettermi di sopportare di starti vicino. Sai? Inizialmente ero felice di poter tentare un'ultima volta, ma tu hai combinato un bel guaio e adesso anche io! Perdonami!》 ti vidi portare le mani a coprire il volto e, con la fredda brezza mattutina che ancora entrava dalla finestra aperta, continuasti quel tuo pianto disperato che avevi interrotto per poco, giusto il tempo di sorprendermi con le tue parole che, in quel momento, non potevo comprendere.
Guardami. Lo pensai più e più volte, mai trovai il coraggio di chiedertelo, ma non ce ne fu bisogno perchè fui proprio io ad attirare involontariamente i tuoi occhi su di me.
Era stato un mio sospiro, il fatto che io stessi tremando o più semplicemente sentivi che qualcosa non andava? Non importa, non era importante cosa ti avesse spinto ad alzare la testa perchè io, nella più totale confusione, ero lì, di fronte a te, lo sguardo perso e due rivoli lucidi che percorrevano le mie guance.
Ci eri riuscito, avevi smosso qualcosa in me.
Quella era una scena impossibile da immaginare. Io, Katsuki Bakugou, non potevo piangere di fronte a te. Eppure...non era la prima volta.
Sì, ti ricordi? Era stato quando, durante la lezione con All Might, mi avevi battuto.
Questa volta c'era un non so che di diverso però, non erano lacrime di frustrazione, in realtà non sapevo nemmeno io a cosa fossero dovute.
《Un casino?》 sussurrai ancora intontito dal tuo gesto avventato, quel bacio così timido.
Ti sbagliavi, quello non era un casino...era un completo disastro.
Eppure, per quanto quei sentimenti di rabbia che provavo nei tuoi confronti persistessero in me, in quel momento li sentii sfumare, lasciando spazio a quella sensazione che provavo, ormai lo avevo capito, solo con te.
Mi sentii cadere, precipitare senza appigli quando, con tono timido e tremante, me lo chiedesti:

Perchè non mi hai fermato?

Non so se fosse tua intenzione o meno, ma quella domanda mi fece imbestialire e ammutolire del tutto. Mi avevi lanciato indietro il pugno, in senso figurato, che ti avevo dato io la sera prima e, difficile da credere, non sapevo come respingere l'attacco.
Ragionai per alcuni brevi istanti e conclusi che, di sicuro, l'avevi fatto involontariamente, non era nella tua indole agire in quel modo.
Era vero, non ti avevo fermato e realizzai che la situazione era lo specchio di quella del giorno prima, ma invertita: ero io quello che si era lasciato manovrare.
Non avevo ricambiato, ma non era quello che importava, poichè il tuo bacio rubato aveva comunque scalfito il mio orgoglio e quel colpo lo iniziai a sentire.
Ma, lo sai, io non riesco a mantenere la calma e, come si dice?...l'orgoglio di una persona, se ferito, è pericoloso, no? Il mio lo era di sicuro. Restava comunque il problema che allora non sapevo potesse costituire un'arma a doppio taglio.
La mia testa aveva elaborato, seguendo la solita logica egoista e permalosa, le tue azioni.
Ti rivolsi uno sguardo glaciale.
Domandarsi il motivo sarebbe stato inutile perchè ormai quella era una reazione istintiva che solo tu scatenavi.
Le mie sopracciglia si aggrottarono, sulla mia bocca si mostrò una smorfia, le mie mani si strinsero e tu, atterrito, facesti un passo indietro.
Ebbi una voglia matta di darti un pugno, lo avrei fatto volentieri e tu parevi averlo capito perfettamente, per questo sembravi così intimorito.
Eri pronto a ricevere il colpo, fisico o psicologico che fosse, sapevi che qualsiasi cosa avessi fatto ti avrebbe ferito, io d'altro canto non considerai per niente le conseguenze.
In quel periodo alternavo momenti di assoluta ammirazione nei tuoi confronti ad altri di pura rabbia e giuro che mi stavi facendo impazzire. Ero stanco di non sapere cosa mi passasse per la testa, di te, che annebbiavi i miei pensieri; tutto ciò che era accaduto mi sembrava un sogno, o un incubo, non lo sapevo dire, sentivo solo di essere caduto in una situazione strana. Mi sentivo male e bene al contempo, avevo mal di testa e la causa, come ho sempre detto, eri tu.
Deku, cosa ci fecevi nella mia testa? E cosa mi stava succedendo?
La mia indecisione tra l'incenerirti seduta stante e lo sbatterti al muro mi sembrava completamente insensata. Volevo davvero ferirti, ma anche continuare a provare quella sensazione di piacere che mi facevi provare. Non ero in grado di comprendere e accettare una tale confusione e prendere consapevolezza della mia impotenza di fronte a quel groviglio di emozioni contrastanti mi doleva.
Mi avvicinai bruscamente e tu indietreggiasti preoccupato, avevi davvero così paura che ti facessi del male? Eri diventato consapevole di quel che avevi fatto e volevi scappare? Ormai era tardi.
La tua schiena toccò una delle alte librerie, ti ritrovasti schiacciato contro quei manoscritti ed io ne approffittai per avvolgere il tuo collo con la mano destra. Eri completamente immobilizzato, pietrificato di fronte a me, probabilmente credevi che ti avrei datto sul serio un pugno, ma non fu quello che feci.
《Non fare il solito piagnucolone, Deku. Tu non vuoi scusarti, non lo hai mai voluto. Agisci in modo così ingenuo che, ogni volta in cui mi sono sentito inferiore a te, non potevi essere considerato un colpevole soddisfacente, perciò non osare rifilarmi le tue fottute scuse di nuovo e smetti con sta cazzo di scenata!》eh già...se si trattava di demoralizzare qualcuno io ero proprio la persona giusta. In ogni caso, non ti lasciai il tempo di provare a ribattere e ripresi il discorso.
《Non le voglio le tue scuse, non lo capisci idiota?! Io non ti sopporto...》
Presi aria e lasciai per sbaglio che la mia bocca pronunciasse quei pensieri nascosti che tanto tentavo di reprimere.
《Mi fai sentire davvero fuori di me...più del solito.》bofonchiai girando la testa di lato e tu, lo sentii, cambiasti il tuo modo di reagire alla mia stretta leggera ma resistente sul tuo collo. Iniziasti a diminuire la velocità del respiro ed inspiegabilmente riuscisti ad arrestare il tuo continuo fluire di lacrime.
Senza pensare, mi avvicinai di poco al tuo viso e tu sembrasti allarmato da ciò.
Espirai contro le tue labbra e aprii la bocca, pronto per avventarmi di nuovo su di esse, ma mi bloccai improvvisamente.
《Perchè non resisto?》 Credevo di averlo pensato, ma mi resi conto di averlo sussurrato. Sperando che tu non avessi sentito nulla, ti fissai.
Tu eri buffo nel tuo modo di tenere gli occchi chiusi e stretti e quell'espressione riluttante, ma visibilmente forzata, che avevi non ti si addiceva proprio.
Le mie dita circondarono più saldamente la tua pelle e, inizialmente incerte, ti lasciarono libero.
Tu non avesti il tempo di realizzare il tutto che io avevo preso il mio zaino e con passo pesante avevo già lasciato la biblioteca, abbandonandoti nella più totale confusione.
Mentre l'eco dei miei passi si diffondeva nel corridoio e ancora non ero riuscito ad elaborare le parole che mi avevi detto, il sole mi colpì dritto negli occhi, accecandomi e mi affrettai, nervoso, a raggiungere le scale.
Sentivo ancora l'odore dei tuoi capelli.

Molto bene, siamo già al nono!
Ho già scritto qualcosa all'inizio, ma
...vorrei parlare di me.
Non ho detto molto negli scorsi capitoli e vorrei che mi conosceste un poco di più, credo sia giusto in fondo o comunque è importante per me.
Sì, ho già fatto una mini presentazione, lo so, ma ho pensato che vi potesse far piacere...non lo so...che io mi aprissi un po' con voi. Dopo tutto chi sta leggendo questo adesso andrà avanti nei capitoli insieme a me.
Bene, direi di iniziare dalle cose base.
Sono un Otaku solo dall'anno scorso anche se sono cresciuta con Naruto e One piece. In realtà ho iniziato con l'essere una fangirl di svariati libri, ma diciamo che di recente la questione "anime e ossessione per i manga" mi è "sfuggita di mano", così eccomi qui a scrivere.
Adoro disegnare, leggere e praticare sport, sono timida, ma quando metto tutto nero su bianco cambio radicalmente.
Ho deciso di narrare in prima persona dal punto di vista di Kacchan gli eventi per un motivo piuttosto complicato.
Escludendo il fatto che sia un personaggio che adoro, ho trovato difficile fino a un po' di tempo fa comprenderlo del tutto; mi è da subito parso uno molto introverso, perciò mi sono ritrovata a riflettere sul suo carattere e mi sono detta di approfondire i miei ragionamenti tramite questa storia. Volevo rendere questo ragazzo il protagonista non protagonista della vicenda, ecco perchè tutto viene indirizzato ad Izuku.
Spero di non avervi annoiato😅
e in ogni caso eccomi qui: una disagiata, caraterrialmente insopportabile e impacciata ragazza.

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora