Restammo immobili per minuti interi e presto tu finisti per addormentarti, la bocca semichiusa, il respiro calmo, il silenzio invase l'ambiente.
Verso le sette meno cinque iniziai a pensare di doverti svegliare, ma quel tuo viso angelico mi voleva corrompere e così decisi di non destarti, mi limitai ad alzarmi facendo attenzione a come mi muovevo e, una volta sceso dal letto, ti sistemai meglio le coperte, coprendo meglio la tua spalla. L'immagine di un ragazzo addormentato, rannicchiato sotto quella stoffa pesante, i capelli sparsi sul cuscino, sembrò volermi indurre a restar lì ad ammirarti.
Scossi la testa scacciando quell'idea controproduttiva e mi sbrigai ad afferrare i miei vestiti. Ti rivolsi uno sguardo e scomparii dietro alla porta della stanza, diretto verso il bagno.
Una volta che l'acqua prese a scendere lungo il mio corpo, sentendo la stanchezza pervadermi, mi lasciai cadere contro la parete, la mia schiena si posò su quell'umida superficie. La doccia calda che feci riportò a galla i ricordi recenti di quel pomeriggio. Un ulteriore passo avanti nella nostra storia, ormai ci stavamo addentrando in essa e sentivo, dentro di me, che non saremmo tornati indietro. No, eravamo andati già troppo oltre e il solo pensiero di rinunciare a proseguire mi dava una stretta al cuore indescrivibile.
Quasi fui sul punto di chiudere gli occhi e restare lì, perciò mi sbrigai ad afferrare un asciugamano. Mi vestiti con calma e dirigendomi in cucina il silenzio di casa tua mi accompagnò, la luce gialla della lampadina invase l'ambiente e misi a fuoco la mia giacca appoggiata malamente su una sedia, la manica toccava il pavimento. Mi avvicinai e la rimisi a posto. Era ruvida, fredda al tatto. Mi rammentò il me stesso che ero abituato ad essere: un'incomprensibile ragazzo, tanto banale quanto complicato. Eppure avevo qualcosa di nascosto in me che tu avevi tirato fuori quasi con forza, celavo un tepore in cui rifugiarsi se la realtà si appesantiva sulle tue spalle, se io ne necessitavo, potevo essere un rifugio, per quanto instabile, per entrambi.
Sette e un quarto, il cellulare si spense fra le mie dita dopo un'occhiata veloce a quei numeri. Sbuffai e, pensando un'ultima volta a te, ancora dormiente, mi misi a riordinare ciò che era fuoriposto. Sicuramente, mi avresti rimproverato dicendomi che avrei dovuto svegliarti ed io avrei cercato di sviare il discorso per non dirti che...beh, adoravo la tua espressione mentre dormivi.《Hey...faccia da nerd, apri gli occhi.》
Furono le parole che ti fecero mugugnare contro il cuscino e strofinare la guancia sprofondando sempre più in quella stoffa morbida.
Già, alla fine non avevo resistito e, dopo alcuni ripensamenti, mi era venuta un'idea che dovevo assolutamente esporti; infatti ero lì, quando sollevasti le palpebre, con un sorriso strano, a fissarti stando accovacciato di fianco al letto.
《Mmmh...cosa c'è?》
《Sono le sette e mezza.》
Sbuffasti, non avendo forse capito bene ciò che ti avevo detto, ma poco dopo ti tirasti su di scatto, facendo scivolare le coperte dalle tue spalle e rabbrividendo per il contatto con l'aria fredda mi rivolgesti uno sguardo sconcertato.
《Le sette e mezza?! Perchè non mi hai svegliato prima?!》
Prevedibile, ti affrettasti ad accusarmi, tuttavia non mi sentii offeso, per niente...no...ero più che altro occupato nell'osservarti.
Tu parvesti confuso dall'aria assente che avevo assunto e ti preoccupasti di capire su cosa mi stessi focalizzando tanto intensamente. In questo modo, potei godermi lo spettacolo di un Deku intento ad arrossire sempre più mentre abbassava gli occhi sul proprio petto.
Diventasti color pomodoro nel constatare la presenza di numerosi segni di morsi e chiazze violacee sulla tua pelle chiara, su cui questi risaltavano non poco. Io ero il tuo opposto: due rubini stavano contemplando quello spettacolo mentre due smeraldi tremavano alla sua vista.
《Non-n-n....oh diavolo, Kacchan!》Ti voltasti verso di me velocemente, le labbra strette fra di loro e puro panico nello sguardo misto a rabbia, come se avessi fatto qualcosa d'imperdonabile.
Io, di risposta, alzai le spalle.
《Non mi hai detto di fermarmi.》dissi con calma e ciò non fece altro se non provocarti maggior disagio.
《Cosa?! Non dire così, io non ho fatto q-questo con te!....come ho fatto a non accorgermene?》pronunciasti quella domanda piano, rivolgendola più a te stesso che a me, tuttavia...ti volli dare una risposta comunque.
Stavi ancora crogiolandoti nello sconcerto, tanto da non notare il ghigno che feci quando mi alzai e ti afferrai per gli avambracci.
《Kacch-》ti spinsi e ti obbligai a ricadere sul materasso, facendoti zittire subito. Basta lamentele, dovevi star muto e baciarmi. Bloccai i tuoi movimenti stringendoti e ti morsi il labbro inferiore con avidità perchè era così: tutto di te mi era appartenuto quel giorno.
Mi abbassai veloce e portai la bocca sul tuo busto, pronto a mostrarti il come non mi avevi detto di non lasciarti quei segni. Ti irrigidisti quando espirai ed il mio fiato caldo si abbattè su di te. Rabbrividisti piacevolmente sotto il mio tocco.
Soddisfatto, allentai la stretta sulle tue braccia e mi riposizionai davanti al tuo viso.
《Vedi? Non te ne sei accorto perchè ti è piaciuto, ammettilo.》
Di punto in bianco, annullasti ogni tuo movimento. Il tuo respiro divenne silenzioso, le tue gambe smisero di contorcersi, permettesti al tuo corpo rilassarsi e divenire inerme di fronte a me.
Mi sorridesti.
《Per quanto mi infastidisca...sai? Amo questo tuo modo di fare.》
Rimasi stupito della tua inversione di rotta. Da agitato eri passato in pochi secondi ad essere malizioso in ciò che dicevi e...non mi dispiacque affatto anche se mi ritrovai a non saper come controbattere.
《Tsk.》chinai il capo nascondendomi dietro i miei ciuffi biondi disordinati.
《Sei davvero un idiota...farmi sentire così è spregevole, te ne rendi conto?》
《Così come?》Ti apprestasti a chiedere con tono innocente.
《Così impreparato alle tue reazioni e così coinvolto in esse.》mi chinai nuovamente e posai un bacio leggero sulle tue labbra prima di alzarmi e liberarti. Restasti comunque disteso per almeno altri dieci secondi, indeciso sul da farsi, e infine ti mettesti seduto stroppicciandoti un occhio con un po' di sonnolenza ancora addosso.
Mi sistemai davanti a te, le mani sui fianchi.
《Vedi di darti una mossa a prepararti, sta sera usciamo.》
La tua faccia confusa fu la cosa più esilarante che abbia mai visto.
《Adesso...?》domandasti conferma.
《No mio caro, il prossimo mese...pff, su, alzati, hai venti minuti.》Mi sbagliavo, più che la tua espressione, fu divertente vederti entrare e uscire dal bagno di fretta e, alle 8 spaccate, raggiungermi all'entrata con fare indaffarato.
《La prossima volta avvisami prima...》bofonchiasti falsamente scocciato, tu non lo sapevi, ma avevo notato il tuo sorriso mentre mettevi la giacca, come se non ti dispiacesse affatto che un ragazzo scorbutico e, modestamente, stupendo ti stesse aspettando per una specie di appuntamento fuori programma.
Quando arrivasti da me con passo impacciato e facesti per afferrare la maniglia mentre con l'altra scrivevi sul cellulare, probabilmente per avvisare tua madre che saresti stato fuori per cena, ti afferrai circondandoti la vita con un braccio. Sussultasti ritrovandoti attaccato a me.
《Tutto ok?》Ti chiesi.
I tuoi occhi, li vidi, erano lucenti.
《Sì, tutto ok.》non potendo resistere, stavo giusto per chinarmi e darti l'ennesimo bacio quando la serratura della porta scattò. Ci separammo velocemente.
Mentre l'ultimo giro veniva dato, l'agitazione si era insidiata in entrambi.
Inko fece la sua comparsa, borsa alla mano ed espressione stupita nel vederci lì impalati a fissarla.
Fui il primo a muovermi e fare un passo, ti trascinai con me oltre la soglia, passandole davanti con un "buonasera" mezzo imbarazzato.
《C-c-ciao mamma...esco, torno dopo cena...Hey, non tirare!》
Tua madre ti guardò e poté dirti solo un "Va bene, ma non tornare tardi! E avvisami quando stai rientrando!".
《Stai tranquilla, sono con Kacchan.》le urlasti. Svoltammo e scendemmo la prima rampa di scale quasi di corsa e sentirti dire quell'ultima frase mi fece formicolare le mani e avvampare, ringraziai di essere davanti a te e che tu non potessi vedere il mio viso. Le avevi detto di non preoccuparsi perchè io ero con te, può sembrare una cosa banale, ma mi piacque pensare che in un certo senso ciò volesse dire che tu ti sentissi sicuro con il sottoscritto. Pensai questo e un senso di felicità mi pervase.
《Rallenta, che cavolo! Mi farai inciampare!》
I tuoi passi erano più discontinui dei miei, li sentivo, si susseguivano irregolarmente dietro di me, come se stessi tentando di sostenere la mia camminata veloce. Mi arrestai di colpo poco prima d'uscire dal condominio e tu ti scontrasti, colto di sorpresa, contro la mia schiena.
Le mie spalle erano rigide, dritte, si mostravano a te come un muro alto e intimidatorio ma che, ne fui quasi sicuro, ai tuoi occhi pareva un facile ostacolo da superare: solo tu ne eri in grado.
Ti sporgesti di lato, notai la tua chioma spuntare al mio fianco, e, liberandoti dalla presa che avevo sul tuo polso, ti spostasti in modo da potermi fronteggiare con lo sguardo più infastidito che mi avessi mai rivolto fino a quel momento. Incrociasti le braccia sul petto.
《Non puoi far così!》
Eri evidentemente indispettito dal mio comportamento, ma non potevi nascondere con quel timido rancore la tua natura gentile e, in pochi attimi pieni di tensione, sostenuti dai tuoi occhi tremanti, ti arrendesti e sospirasti convenendo che forse sarebbe stato inutile mettersi a discutere su una cosa del genere.
《Sbaglio o oggi pomeriggio eri meno incline a volermi dire cosa potevo e non potevo fare?》Mi abbassai alla tua altezza scandendo chiaramente quelle parole e ottenni il risultato previsto: abbassasti la testa vagando con lo sguardo a terra iniziando a balbettare sottovoce qualcosa d'incomprensibile, probabilmente qualche protesta riguardo al mio giocare sporco. Te lo dovevo dire? Dovevo ammettere che vederti in mia soggezione mi piaceva da matti?
No, era meglio tenerti all'oscuro di questo e perciò preferii alzare una mano e posarla con cura sulla tua testa. Scompigliai quei ciuffi verdi e, girandomi, ripresi a camminare verso l'uscita.
《Su, andiamo, una cena veloce in centro e poi una sorpresa ci attendono.》dissi tenendo la porta in modo che restasse aperta in attesa che mi raggiungessi.
Da un secondo all'altro, mutasti espressione ed il tuo viso si illuminò, mi desti modo di vedere qualcosa di meraviglioso avvicinarsi a me, sorridermi e oltrepassarmi. Trattenni il fiato osservando quel ragazzo che andava avanti a passo leggero e che, quando lo raggiunsi, si fece più piccolo stringendosi nella sciarpa che indossava.
Volevo augurare buone vacanze a tutti! So che molti le hanno iniziate ieri, ma io purtroppo faccio anche il sabato e infatti sono seduta su un banco a guardare i miei compagni che cantano (se quello che sento si può definire cantare).
Vi faccio i miei più sentiti auguri e colgo l'occasione per ringraziarvi per aver letto fino a questo punto❤.
Fino al 25, pubblicherò un capitolo al giorno come regalo di Natale, spero vi faccia piacere😄
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...