25 -La paura dei desideri-

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Felice sabato mattina a tutti!!!
Sono arrivata adesso davanti a scuola e sono sola, perciò ne approfitto per pubblicare il capitolo😉
Mi auguro che vi piaccia, ho scritto tutto di getto un giorno e rileggendolo mi sono ritrovata fin troppo in ciò che avevo messo giù, perciò è anche un modo per conoscermi...beh, buona lettura❤
(Domanda imbarazzante in fondo)

Rabbrividii in quei secondi durante i quali non sentii una tua risposta, ma al tuo timido 《Sì.》 mi sentii felice e piacevolmente sollevato.
Inspirai profondamente.
《Allora, ti aspetto.》
Dopo di che, il suono vuoto della chiamata terminata rimbombò nella mia testa e con incertezza mi permisi di rilasciare un sospiro.
Il parco, alla sera, è un posto veramente tranquillo, ma questa è una cosa molto scontata da dire. Un luogo, nell'istante in cui si collega ai tuoi ricordi, lo diventa inevitabilmente ed io potevo ancora vederti chiaramente nelle mie memorie su quella panchina in una mattina particolarmente diversa, un muffin in mano e l'attenzione rivolta a me.
La visione irreale che mi si presentava nella mente vedeva fili innumerevoli sparsi attorno al mio corpo, nel centro di quel giardino. Quelle corde sottili, alcune mezze spezzate, certe tagliate, altre ancora così tese da dar l'impressione di potersi rompere da un momento all'altro, ma forse erano proprio queste le più resistenti.
Mi circondavano, erano freddi, leggeri e a malapena abbastanza consistenti al tatto, i miei sentimenti sembravano stanchi fra le piante illuminate dalla luce del tramonto; si stavano sfaldando poco a poco o forse velocemente, non lo capivo e andava bene, per una volta non volevo capire.
I miei occhi chiusi si muovevano sotto le palpebre alla ricerca dei filamenti più lontani nel tentativo di raccogliere quelli caduti, anche se sapevo che sarebbe stato inutile conservarli per poi buttarli in un impeto di rabbia: sarebbero ricresciuti perchè tutti quelli a terra, in verità, li avevo estirpati io.
La prima volta non aveva fatto male, era stato un gesto così veloce che probabilmente non me ne ero nemmeno accorto e avevo il presentimento che, la parte di me stesso che si ostinava a rifiutare quelle emozioni, fosse stata felice di strapparle via a mia insaputa, così che io non potessi venirne a conoscenza.
Ma quell'erba era davvero maligna? Era considerata tale perchè continuava a rispuntare? Era per questo? Credevo davvero che mi avrebbe fatto male?
Ed ecco che venne la seconda, la terza e la quarta...ce ne furono molte di volte, tutte sempre indolori, una radice rubata al proprio terreno in precedenza anestetizzato, una ferita rimarginata con la facilità di un'ignoranza involontaria, la mia mente ingannata e all'oscuro di tutto. Tuttavia quei fili persistevano nel ricrescere, come se trovassero di continuo del nutrimento.
Per questo erano ancora lì, a formare una prigione fittizia ed invisibile.
Un passo e li sentii vibrare come la tela di un ragno: infine eri arrivato.
Aprii gli occhi, mi raddrizzai e ti vidi a qualche metro di distanza; ti fissai incuriosito.
Tu, stranamente, riuscivi ad attraversare quella foresta intricata ed inconsistente e desiderai tanto che i miei sentimenti potessero ubbidirmi e che, sotto un mio ordine, ti potessero avvolgere e trattenere in modo che non ti potessi avvicinare. Eppure in fondo sapevo di non volerlo veramente, perciò ti lasciai percorrere la poca distanza che ci separava senza tentare di fermarti.
I tuoi movimenti erano leggeri, il tuo sguardo determinato senza che ti avessi messo in qualche modo alla prova, parevi sapere quel che doveva e stava per succedere.
Mi misi seduto con la testa chinata e, quando le tue scarpe rosse comparvero nella mia visuale, ebbi il coraggio di guardarti e di indugiare sul tuo viso più del dovuto.
Capelli scompigliati, jeans e felpa di un tono bordeaux tendente al viola: eri un ragazzo normale, ma io sapevo che tu racchiudevi molto di più di quel che mostravi in apparenza e ne ero certo perchè io l'avevo visto ciò di cui eri e sei tutt'ora capace.
Ogni tanto, tu puoi vedere dentro di me e, anche se io non lo avessi voluto, era inevitabile. Per te ero incomprensibilmente un libro aperto, non è così?
Se mi avessi detto di aver ragione forse avrei avuto un po' di conforto nel sapere di non dovermi addossare la colpa di essere diventato fortemente debole contro me stesso.
La tua espressione mutò d'improvviso. I tuoi occhi si sgranarono e il tuo petto si bloccò a metà di un respiro mentre ti rendevi conto che io, per come mi stavo mostrando davanti a te, fossi completamente vulnerabile.
《Cambi troppo spesso modo di guardarmi...mi ci dovrò abituare immagino.》 Dicesti avvicinandoti di un ulteriore passo e, seppur arrossendo visibilmente, ti chinasti verso di me.
《Però credo che mi piacciano i tuoi occhi in questo momento, più del solito.》 Parlasti piano, con tono calmo e per un attimo trattenni il fiato.
《E tu, forse, stai pensando lo stesso dei miei?》
Una luce indistinta si era annidata nelle tue iridi, le quali, mischiate ai colori caldi del tramonto, davano vita ad uno spettacolo straordinario.
Sì, stavo pensando la stessa cosa.
I tuoi occhi erano misteriosi, eppure limpidi al contempo, avrei potuto smarrirmi in essi e probabilmente era stata una cosa successa così tante volte che ormai non me ne accorgevo più.
E tu? Cosa vedevi nei miei? Erano seri? Spaventati? Intimiditi? Furiosi? Io non lo sapevo.
Magari avevano un modo particolare di guardarti, un modo che solo tu potevi distinguere e che volevo tanto mi descrivessi perchè io non ho il controllo su certe cose quando sei con me.
《Mi dovevi dire qualcosa?》
Ancora, la tua avventatezza mi attaccava.
Ti prego, dimmi che stavi pensando ad una promessa silenziosa, come avevo fatto io. Volevo sentire quelle parole, dovevi pronunciare un voto per me; poche frasi e sarebbe stato abbastanza. Desideravo udire la tua voce rassicurarmi e sussurrarmi di non star sbagliando, ma di certezze non ne avevamo entrambi. Allora doveva essere il tuo calore a fornirmi una motivazione, il tuo respiro a farmi parlare e il tuo sguardo a reggermi.
Se ho avuto il coraggio di stare di fronte a te, sarà tutto diverso?
Un'ultima domanda priva di risposta e potei vedere quel pezzo di verità che mancava da troppo tempo.
Quei semi di emozioni infestanti, cresciuti così fragili e resistenti, ti stavano seguendo e, senza il mio consenso, si stavano arrampicando strisciando lungo le mie gambe.
Eri stato tu a portarli.
E sorridevi, pur restando serio, nel vedermi inerme, ma non fraintendere, il tuo non era un sorriso maligno, bensì un gesto delicato, lo avvertivo portare un po' di tranquillità nella mia mente.
Adesso, puoi ascoltarmi?
Volevo chiedertelo, ma non ne ebbi il bisogno, in fondo tu eri lì per questo.
La tua mano si fece strada verso il mio volto e per quel breve lasso di tempo in cui la vidi avvicinarsi pensai a cosa poter fare una volta che fosse arrivata. Così, quando le tue dita si poggiarono sulla mia pelle e il tuo pollice passò sulla mia guancia, chiusi gli occhi.
《La risposta sei tu.》
Era abbastanza? No, no, avevo molto altro da dire, ma nonostante ciò permisi a pochi pensieri di prendere forma dalla mia voce.
《In questo momento, voglio te. Voglio te e nient'altro e ho paura di sminuire quello che provo dicendoti parole come "Mi piaci", quelle sono solo smancerie e intermezzi inutili. Tu lo sai cosa vuol dire sentirsi imprigionato sotto al tuo sguardo?  Per tutto questo tempo è stato così: lo rifiutavo, ma la verità era evidente a chiunque tranne che a me stesso...io mi sono innamorato di un ragazzo che credevo di considerare con superficialità quando in realtà ho sempre visto di più in esso. Perdonami se sono così tardo nel dirtelo, ma io provo per te un sentimento travolgente che ha portato il più delle volte solo confusione in me.》
Era più facile parlare senza vedere, senza vederti, ma prima o poi avrei dovuto sollevare le palpebre, lo sapevo anche se volevo solo ritardare quell'istante.
《Sai? Lo volevo fare prima io.》 la tua voce pareva ironicamente ferita ed io ti guardai di sottecchi per capire a cosa di riferissi.
《Però è un sollievo che tu mi abbia preceduto, Kacchan. Credo che, per la troppa paura, non sarei stato in grado di dirtelo e anche quando ne ho avuto la possibilità mi sono trattenuto.》
Strabuzzai gli occhi quando una goccia umida colò dal tuo viso e cadde sul mio per continuare la sua discesa. Piangevi. Lo stavi facendo ancora, per me.
《Però è strano, anche io, come te negli scorsi giorni, non trovo le parole giuste. Perciò...perciò posso imitarti?》
I tuoi occhi brillarono ed io mi trovai impreparato. Cosa volevi fare?
Non ebbi il tempo di chiedertelo.
Le tue mani mi circondarono il volto e la tua espressione mi stava domandando qualcosa che non afferrai subito, ma che compresi quando appoggiasti velocemente le tue labbra sull'angolo della mia bocca, indugiasti su quel punto prima di spostarti poco più in là e mi baciasti senza che io sentissi di non poter capire quel gesto.
Finalmente lo accettavo.
Tuttavia, quello che avevamo, non era ancora quel sentimento a cui entrambi stavamo aspirando inconsciamente, non era ancora amore.
Voglio rassicurarti io questa volta.
Lo so che vi è una nota amara in ciò che sto dicendo, ma la trovo necessaria perchè io lo avevo compreso già allora: per noi, sarebbe stato difficile accettare la maschera ingannevole del futuro che avrebbe visto le nostre emozioni crescere sempre più, fino ad un punto di non ritorno.
È qualcosa di cui mi è difficile parlare, ma alla fine tutto ciò che cresce è destinato ad appassire e noi saremmo andati avanti ignari di tale verità, tuttavia mai rimpiangendo le nostre scelte.
Lo avremmo accettato, il nostro destino? Potevamo solo avanzare nell'oscurità luminosa che si presentava dinanzi ai nostri passi incerti per scoprirlo.

Sono di nuovo qui!
Bene, iniziamo.

Allora...mi sono ritrovata ad un certo punto della storia e, insomma, ho un dubbio. Non starò a fare giri di parole, quindi, in sostanza:

Kaccha seme o Kacchan uke?

Ok, scriverlo mi è costato buona parte della mia dignità, chiedo solo una risposta😅

Mi dileguo!😶😘

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora