28 -Mutevole e ingannatrice-

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L'acqua fredda, mentre sciacquavo le ultime stoviglie, rese le mie mani insensibili per qualche secondo e, una volta asciugate, mi apprestai a sfregarle fra di loro per dare un po' di sollievo ai miei palmi gelati.
《Grazie.》 Mi dicesti mentre ti raggiungevo sul divano, dove te ne stavi seduto a gambe incrociate, una grossa coperta sulle spalle.
Quella parola, tanto semplice e gentile, mi scaldò il cuore quando la pronunciasti seguendomi con lo sguardo fino al momento in cui non presi posto davanti a te, sul tappeto, come quel giorno che mi pareva tanto distante, quello degli appunti, del tè alla menta e del tuo essere impacciato.
Mi fissavi, con aria sognante e quasi assente, ed io sperai di non avere la tua stessa espressione. No, io non ero delicato come te nell'incurvare gli angoli della bocca, non avevo quella luce indistinta nello sguardo, non possedevo un'innocente bellezza come la tua. La mia era diversa, stava nascosta a volte, con timidezza si mostrava. La mia presentava tratti marcati, incapacità di trattenere il rossore e uno sguardo rosso e intimidatorio, in completa contrapposizione al tuo.
Avevamo molte differenze io e te, questa è una verità che ho sempre dovuto accettare.
Se io ero forte in apparenza, tu non lo eri; se avevo un lato debole io non lo mostravo, tu sì; se io dimostravo sempre coraggio, tu lo facevi dopo lunghe riflessioni e con incontrollabile impeto; se si trattava di comprenderci a vicenda, c'era chi ci riusciva meglio e chi peggio a seconda della situazione.
Una sola cosa ci accumunava: io avevo te e tu avevi me, questa è una cosa che non sarebbe cambiata da quel giorno d'Ottobre.
Con le gambe piegate e i piedi contro il divano, mi ero messo con la testa appoggiata sulle braccia, incrociate e a loro volta poggiate sulle ginocchia.
Uno strano e sconosciuto formicolio iniziò ad arrampicarsi lungo la mia schiena sotto il tuo sguardo. Le mie iridi seguivano un percorso indefinito, si soffermavano sul tuo naso, le guance, la fronte, i ciuffi ribelli che vi ricadevano, poi si ripeteva tutto in ordine diverso; dovevo sembrare un bambino meravigliato da ciò che vedeva perchè non riuscivo davvero a staccarti gli occhi di dosso.
Non so se fu istinto, ma tu ti sbilanciasti un po' di più, fino ad arrivare a posare le tue labbra incerte sulle mie, le palpebre chiuse, ma rilassate.
In quell'istante mi resi conto di quanto mi piacessero i nostri baci e di quanto in realtà li bramassi. Potevano essere lenti, dati con foga, intensi, delicati, alla fine ne eravamo sempre noi i protagonisti.
Schiusi le mie labbra e avvolsi le tue per la prima volta consapevole del fatto che non ci sarebbero stati ripensamenti su quel contatto. No, eri il mio ragazzo e non c'era nulla di male nel baciarti perchè lo desideravo.
Sì, eri il mio ragazzo. Ammetterlo, anche se non a voce, mi lasciava una strana sensazione.
Tale pensiero mi rese felice mentre i nostri visi si distanziavano, con le bocche ancora umide, ed entrambi fissavamo il colorito rosa intenso sui nostri visi, forse sul mio più evidente poichè i tuoi occhi si spalancarono stupiti ed io chinai di lato la testa in un evidente tentativo di nascondermi.
E così, non so perchè, tu chinasti la testa verso destra in un'espressione divertita.
《Dovrò imparare a stare con te.》 Dicesti fissandomi.
《E anche tu con me.》 Continuasti ed io ti rivolsi uno sguardo stranito prima di capire a cosa ti stessi riferendo: ci saremmo dovuti abituare a noi.
I miei sentimenti incerti ed i tuoi tentativi invisibili di raggiungerli, non ce ne eravamo resi conto, ma stavano per portarci su una strada sconosciuta. Il mio rossore, i tuoi occhi indagatori su di me, l'affanno nei nostri baci, era un percorso ignoto pieno di bivi e punti oscuri.
Mi alzai conscio del fatto che mi stessi osservando in ogni movimento e, con non poco coraggio, fui io ad abbassarmi, sollevarti il mento reggendolo incerto fra le dita e rubarti un bacio veloce.
《Non è troppo?》Sussurrai a due centimetri di distanza dal tuo viso facendoti rabbrividire.
《Cosa?》 Domandasti ad occhi chiusi per la mia vicinanza...ti sentivi in imbarazzo anche tu e le mie iridi tremarono nell'osservare da vicino i tuoi tratti. Ti studiai per quanto mi potessi permettere e cercai d'ignorare il tuo fiato caldo sulla mia pelle senza tuttavia ottenere risultati dai miei pochi sforzi.
《Tutto questo.》
Il mio pollice scivolò lungo la tua guancia, passando sopra le tue lentiggini, era la prima volta che mi permettevo di indugiare in ogni contatto e i miei polmoni sembravano volermi impedire di respirare nel mentre.
《Cerchi un motivo?》 Espirasti contro le mie labbra ed il tuo tono era basso ed invitante.
Le tue palpebre si spalancarono senza preavviso ed i nostri sguardi si scontrarono, due colori così diversi in collisione, i miei erano meravigliati, i tuoi semichiusi e stavano custodendo un qualche segreto pronto ad essere svelato.
Lo avrei fatto.
Avrei guardato più in profondità, per me e in parte anche per te, dovevo.
《Me lo permetti?》le mie iridi tremarono davanti a te.
Le tue labbra si incurvarono in una linea morbida verso l'alto, annuisti convinto come se fosse ovvia quella tua reazione. In fondo sapevi che la caduta in cui mi avevi spinto non fosse ancora finita, il mio corpo aveva solo rallentato e per un breve istante avevo potuto vederti cercare di afferrarmi, solo che le nostre mani erano, seppur in contatto, ancora poco strette, occorreva solo un piccolo sforzo perchè lasciassi indietro il me stesso che, a causa tua, aveva subito una sconfitta, anche se indolore.
《Aspetta. Posso dirlo io?》 Domandasti improvvisamente.
Avevo solo raccolto aria nei polmoni e tu avevi percepito la tensione presente in me, vero?
Non ti risposi, ma il mio silenzio bastò a farti capire.
Così desti una strana e contorta risposta ai miei interrogativi inespressi.
《Non ho mai saputo cosa stessi pensando, ho solo colto ciò che mi serviva occasionalmente. Non ti sentire in soggezione...anche se non lo ammetti, credo che sia così che ci si sente, perchè io provo lo stesso. Ma per te è diverso, sei molto più complicato di me e per questo non posso darti una risposta completa; ti farò solo una domanda e quando saprai rispondere me lo farai sapere. Ti può...andar bene?》
Deglutii a vuoto mentre ti alzavi ed io indietreggiavo di un passo. Davanti a me, vi era un ragazzo insicuro delle proprie parole, ma certo delle proprie convinzioni. Ti avrei lasciato fare, qualcosa mi diceva di dovermi fidare.
Mi fissasti con rinnovata determinazione, ma pur sempre con gentilezza: parevi abile nel maneggiare le mie emozioni, i tuoi gesti mi rassicuravano di ciò.
《Quando mi potrai dire "Ti amo"? E non intendo solo queste due parole, io intendo quando potrai esprimere le tue emozioni attraverso esse.》
Mi morsi il labbro ed il mio cuore ebbe un sussulto.
Quel che avevi detto possedeva un sapore dolce, che mi mise a disagio e mi fece sorridere senza un motivo.
Mi sembrò di tornare indietro nel tempo, a molto prima, quando i miei sentimenti per te erano ancora assopiti...era forse una sfida?
《Nemmeno io so dirtelo, perciò dovremmo arrivarci assieme e per una volta non saremo rivali.》 Concludesti.
No, non una sfida, ma una richiesta mascherata dalla tua gentilezza. Era priva di fondamenta e, come entrambi avremmo scoperto, ciò che eravamo non era stabile; il mio animo era fragile, i nostri respiri minacciavano di esserlo poichè come un castello di carte pare in equilibrio all'inizio, basta poco per dare origine ad un crollo e mi domandai se anche noi saremmo finiti così. Era questo? Era una calma ingannatrice quella che stavamo provando?
I nostri sentimenti, i miei soprattutto, avevano subito una metamorfosi silenziosa e la curiosità di conoscere le origini di tale cambiamento mi stava divorando. Il mio modo di vederti, seppur oscurato inizialmente, era sempre stato così o i miei occhi avevano messo a fuoco la tua immagine piano piano nel corso del tempo?
Avevamo passato così tante giornate prive di significato, così tante colme di rabbia e così poche intrinseche delle nostre vere emozioni.
Sai? Magari la mia era stata tutta una finzione, magari avevo elaborato inconsciamente un meccanismo di difesa nei tuoi confronti perchè qualcosa in me lo sapeva, sapeva che tu fossi pericoloso per me.
Se così era stato, allora fino a quel momento avevo trovato nel mio essere scontroso un rifugio che mi avrebbe protetto da te, ma perchè?
L'ennesimo interrogativo si sommò agli altri e presi controvoglia la decisione di lasciarmi sfuggire i mille ripensamenti che stavano trovando dimora nella mia testa.
Che confusione.
Ti guardai pensando, senza indecisione, a cosa esprimere nei miei gesti ed il fuoco acceso, ma provato, delle mie iridi trovò conforto nelle tue:

Puoi spiegarmi, te ne prego, come funziona il mio cuore?

Scusate davvero, ho aggiornato in ritardo😦
Ho avuto un weekend stranissimo e per vari motivi sono stata costretta a revisionare il capitolo oggi.
Detto ciò, ci vediamo sabato prossimo 😘

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