Buongiorno!
Questo è il seguito dello scorso capitolo, perciò sapete cosa contiene, quindi, ripeto, se non vi piace leggere certe cose saltate buona parte del capitolo (fino a questo segno: ☆)
Buona lettura❤Osservai rapito le tue labbra, umide e lucide, straordinariamente arrossate, come le tue guance. Un quadro da immortalare, un'immagine che stava come scavando nella mia mente alla disperata ricerca di un posto in cui essere collocata ed ignara di un fatto molto importante: tu avevi già annebbiato e invaso ogni mio pensiero.
Il tuo respiro era lungo e veloce, parevi non stremato, ma tremante e in attesa di un continuo.
Quasi ad istigarmi, la tua lingua passò a pulire il rimanente liquido biancastro percorrendo la tua carne, invitandomi forse. Le mie pupille si dilatarono velocemente a quel tuo gesto, appagate da tale visione.
《Tsk. Sei tutto scombinato...》dissi sollevandomi velocemente e facendo scorrere la mani sulle coperte, sempre più vicine alle tue cosce. Tu indietreggiasti con il busto seguendo il mio movimento e, assorto com'eri nella contemplazione del mio volto, il quale aveva assunto un'enigmatica espressione, forse di rinnovato desiderio, non ti accorgesti delle mie vere intenzioni fino a quando, una volta avvicinato al tuo viso ed essermi trattenuto dal gettarmi sulla tua bocca, non potei raggiungere finalmente la tua pelle.
Un maggior tremore ti scosse e immaginai di poter sentire il tuo cuore palpitare veloce a causa del mio solo tocco.
《Dimmi se ti è piaciuto.》 Parlai prima di pensare, ma non mi pentii di averti chiesto una cosa del genere. No, io volevo udire la tua voce, davvero, pronunciare parole che mai avrei creduto di poter desiderare. Le mie mani si strinsero sulle tue gambe per poi accarezzarle e salire fino alla schiena.
《S-sì.》una sola sillaba, deglutisti a vuoto e mi pervase una scossa fredda all'udire di quel suono.
《A...a te?》 Non eri così innocente in fondo, non è vero? Eri un ragazzo dalle labbra fittizie, custodi di segreti impronunciabili e tanto, troppo tentatori.
Feci scivolare le dita lungo la tua spina dorsale e tu, come rabbrividito, ti sporgesti in avanti, esattamente come volevo. Sorprendendoti, strinsi il tessuto dei tuoi pantaloni e lo tirai protendendomi deciso verso il tuo orecchio destro.
Espirai e ti sentii teso nella mia presa.
《Molto, ma...》 le mie mani scesero ancora e circondarono, scatenando un tuo sussulto, il tuo fondoschiena.
《...non mi sento del tutto soddisfatto.》
《Kac-Kacchan!》 Ti strinsi a me e capovolsi la situazione: il tuo busto era schiacciato contro il materasso, le ginocchia stringevano attorno al mio bacino come a cercare inutilmente di ricongiungersi, il volto nascosto sotto due mani rosee.
Ridacchiai alla tua reazione, per quanto sorprendentemente intraprendente, restavi una persona timida sotto il mio tocco che piano stava salendo le tue gambe.
Abbassai lo sguardo percorrendo il tuo petto, gli addominali e giunsi infine a quel rigonfiamento più che evidente sotto al tessuto dei pantaloni. Non stetti a riflettere, anzi, non pensai affatto e mi chinai in avanti, raggiungendo la tua vistosa erezione. Separai le labbra e le appoggiai sul tessuto, risalendo fino all'elastico. Tu parvesti quasi sobbalzare e separasti le dita che coprivano le tue iridi perfette quel tanto che bastava per rivolgermi un'occhiata preoccupata e mi cogliesti nell'atto di afferrare tra i denti la stoffa e tirarla, aiutato dalla mano destra.
《N-no...aspetta! Per favore.》 Esclamasti ed io lasciai andare la presa confuso e con una strana apprensione iniziata ad accumularsi tutta d'un tratto. Avevo fatto qualcosa di sbagliato? Non volevi che continuassi? Stavo andando troppo...oltre? Cosa aveva scatenato quelle parole così simili ad una supplica?
Intricati pensieri iniziarono a formarsi nella mia testa. Se eri stato tu ad istigarmi, come potevi volermi reprimere in quel modo?
Sì, non avevi il diritto di pormi un freno, non a quel punto. Ma allora che motivo avevi?
Infastidito e forse per obbligarti a darmi qualche informazione in più, baciai il tuo interno cosca e subito dopo lo morsi. Attirai immediatamente la tua attenzione. Le tue mani abbandonarono il volto e lo scoprirono del tutto, scivolando come un velo rivelarono l'insicurezza e quella misteriosa luce malcelate nei tuoi occhi.
《Cos'hai, nerd?》 Al tuo silenzio continuato mi irritai maggiormente e ripresi a mordere, scostando il tessuto dei pantaloni da basket man mano che salivo e questo provocò un tuo lamento soffocato, come se fossi riluttante a lasciarti sfuggire un solo suono.
《Rispondi.》 Ti dissi ed il mio tono era serio, non più gentile, la voce roca e dura.
Ancora persistesti nel non parlare, chinasti la testa ed io presi la decisione di costringerti. Risalii velocemente, espirando contro la tua pelle, fino al collo e contemporaneamente portai la mano a scendere verso il tuo ventre, sempre più giù. Mi arrestai all'elastico dei boxer.
Ti sentii inspirare di fretta, irrigidirti e cercare di allontanare la tua carne dalla mia bocca, intenta a consumarla.
Con la mano libera ti strinsi il fianco. Passai un'ultima volta la lingua dov'era comparso un grande segno di colore tra il viola ed il rosso sulla tua pelle pallida.
《Se non dici qualcosa entro dieci secondi, io continuerò nonostante le tue silenziose lamentele.》
Contai mentalmente mentre passavo le dita sotto l'elastico, impaziente di aver via libera in un modo o nell'altro.
《Ho paura.》 Poche sillabe veloci abbandonarono la prigione che avevi creato e fuoriuscirono dalla tua bocca, mi fecero mozzare il respiro. In quel momento non potevo rivelarti che, in fondo, avevo anch'io un certo timore, perciò presi la decisione di darti un punto d'appoggio.
Mi accorsi che stavi tremando, che emanavi calore, ma in realtà il sangue ti si stava gelando nelle vene. Eri contraddittorio come sempre.
Ti analizzai nella tua interezza e no, non eri insicuro, non più, ma intimorito sì, tanto.
《Deku, vuoi rifiutarmi?》 Mi posizionai meglio, in modo da poterti guardare in viso e fosti obbligato a dedicarmi la tua completa attenzione. I tuoi occhi passarono dalle mie spalle, al collo, alla mascella, alle guance e finalmente ritornarono sulle mie iridi rosse e lucenti in quel momento.
《Non è questo, è che...non, non-》
《Hai ragione a sentirti così, lo penso davvero.》affermai interrompendoti bruscamente e mi presi qualche istante per osservare il tuo sguardo farsi meno perso nel mio prima di continuare.
《Io e te siamo sconosciuti. Sì, sappiamo molto e poco l'uno dell'altro, ma spero che lo senta anche tu quel peso inconsistente accompagnarti di giorno in giorno. Il mio sguardo non è perso come credi, ho pensato tanto alle tue parole e ti posso dire che hai fatto un errore. Io sono stravolto da questi sentimenti, ma non è la confusione a soffocarmi, è la comprensione continua e mai ripetitiva dei miei pensieri. È terrorizzante, lo ammetto, tuttavia ho sempre cercato di afferrare quel pezzo invisibile che mi mancava e adesso sono qui, con te e non riesco a pensare ad altro. Lo sai cosa scateni in me? Riesci ad immaginarlo? È questo che hai visto nei miei occhi: un vuoto imperfetto, forse l'oblio che porti nella mia mente, forse l'instabilità delle mie emozioni. E devi saperlo, perchè non sei in grado di comprendermi, non ora. Devi sapere che mi sento imprigionato dai miei sentimenti, che avverto la mia coscenza abbandonarmi quando sono con te, che ho creduto di odiarti per così tanto tempo da non riconoscere più tale emozione e che ora tutto questo non è doloroso; provo solo qualcosa di indescrivibile che si sta espandendo nel mio cuore. Perciò fidati di me e permettimi di baciarti...lo desidero tanto.》 Non so il perchè, ma sentivo che quelle parole avrebbero smosso qualcosa in te. Già, sospettai che non ci avessi pensato, ma io, sin dall'inizio, mi ero messo nelle tue mani e, so che potrebbe sembrare banale, ma dovevi pagare quel debito.
Infine, ti sporgesti tu, lento, verso di me ed io seppi che avevi compreso.
Appena le nostre labbra si sfiorarono non fu difficile spingerti nuovamente giù con la testa e assaporarti quanto più possibile. Era questo che volevo: che ti lasciassi a me.
In ogni punto in cui ci sfioravamo sentivo scottare, ad ogni centimetro di stoffa che scostavo ero sempre più impaziente e lo realizzai, pervaso da una felicità incontrollabile ed insensata: ti volevo.
La brama dei tuoi respiri mancati, del tuo tremore costantemente presente come prima seppur mutato in una reazione coscente ad ogni mio sfiorarti, delle tue mani portate ad afferrare con forza le mie spalle, del piacere che scatenavi in me, dire che fosse solo questo equivarrebbe a mentire; ti volevo, sì, ma completamente, non solo fisicamente, la mia sete cresceva e ampliava i miei desideri, a partire dalla tua voce, quella doveva appartenermi in ogni singolo gemito e giurai che ti avrei sentito dire il mio nome di nuovo, ma questa volta quelle lettere dovevano essere consumate dal piacere, arrivai poi alla tua mente, complicata e pericolosa: doveva essermi sottomessa assolutamente.
Il mio era un desiderio pieno, pareva quasi che, in realtà, fossi stato tu a cadere nella trappola di queste forti emozioni, restando prigioniero nella mia stretta. Per la prima volta in assoluto sentii di avere il controllo su me stesso.
Era per te, tutto, a partire dalle mie prime memorie risalenti ad anni prima, quelli della nostra infanzia, fino a quel giorno d'autunno...dimmi, secondo te era una strada già scritta per noi? Era destino? O magari solo un risultato inaspettato?
Non credo nel fato, non lo trovo logico, è troppo stabile per governare una realtà come la mia, dove tutto è in precario e apparente equilibrio, per come la penso io noi avevamo deciso la via da percorrere fin dal primo passo. Io ho affrontato di mia volontà l'informe l'oscurità dei miei sentimenti che stava assopita dentro di me e non ero stato obbligato a destarla, nè ad affrontarla. Tu non mi avevi spinto in un cammino, mi avevi solo sorriso e offerto il tuo sguardo, il quale aveva riscaldato il mio petto, fatto formicolare le mani e sussurrare il tuo nome. Lo capii in quel momento, quando le tue dita circondarono meglio il mio corpo, seguivano la foga del bacio in cui ti avevo coinvolto con innato coraggio. Mi piaceva quel tocco sulla mia pelle.
Iniziai a scendere, percorrendo il tuo collo con bramosia, ascoltando con attenzione il tuo respiro pesante, il quale quasi si arrestò quando mi soffermai su un tuo capezzolo, stringendolo fra i denti avvertii le tue mani insidiarsi fra i miei capelli e tirare lievemente. Ti rivolsi uno sguardo famelico prima di riuscire a liberarti da quel tessuto che ti copriva ed i pantaloni da basket e le mutande furono lasciati cadere sulle coperte, esattamente sul bordo del materasso, da dove scivolarono poco dopo.
Ti morsi con decisione e scivolai lungo il tuo fianco, tu abbandonasti la stretta sulla mia chioma ed io potei ritenermi soddisfatto quando posai le labbra sulla tua V, andando sempre più giù; ti contorcevi con lentezza, pareva quasi che il tuo corpo mi invitasse a fare di più. Ed io fremevo dalla voglia di accontentarti, era un desiderio che mi stava consumando.
Mi avvicinai nuovamente al tuo viso, ti circondai la vita e, con un sorriso, ti costrinsi a girarti, tu non avesti il tempo di reagire e ti ritrovasti supino intento ad offrirmi la vista della tua schiena.
Veloce, afferrai le tue gambe e le spinsi in avanti, così che ti ritrovassi in una posizione di sicuro imbarazzante per te, ma, da un certo punto di vista, perfetta per me. Mi chinai e quando la mia lingua toccò la base del tuo collo tu sussultasti e immaginai la tua espressione confusa mentre non comprendevi del tutto le mie azioni.
Seguii la tua spina dorsale, lasciando baci lungo la sua lunghezza e giunsi infine al tuo sedere. Non osai toccarti, volevo prima che capissi cosa volevo fare e che non avessi incertezze, fu questo che pensai.
《Deku, senti anche tu un brivido quando ti sfioro? Posso farlo?》
《C-cosa...?!》 Non riuscisti a finire la domanda che le mie dita arrivarono alla tua bocca, accarezzarono le tue labbra e si insidiarono piano fra di esse, zittendoti.
《Ah...dovresti sapere cosa fare, no?》 Ma tu, seppur con timidezza, avevi già preso a succhiare, prima delicatamente, poi sempre più insistentemente. Quando mi mordesti l'indice mi sentii come cadere nella coscenza che non avrei dimenticato ciò che avevi fatto prima con quella tua maledetta bocca. Sospirai e allontanai la mano, la avvicinai alla tua spalla e da lì tracciai un sentiero umido della tua saliva fino ai tuoi glutei. Passai piano fra di questi, poggiando un dito esattamente su un punto specifico che ti fece sussultare. Mugugnasti qualcosa abbassandoti e premendo il viso contro il cuscino, ma non mi fermasti ed io volli osare di più.
Le mie dita affondarono dentro di te, tuttavia violandoti con riguardo, non con avventatezza.
《F-fai piano, Kacchan...》 Il tuo corpo si tese ed io ascoltai la tua voce con apprensione.
Mi piegai, appoggiai la mano sinistra al tuo fianco e il mio petto si scontrò con la tua schiena, la mia testa andò alla tua spalla, alla quale poggiai la guancia per poi baciare la pelle che riuscii a raggiungere. Non ti parlai, ma con quel semplice gesto, mentre mi spingevo più a fondo e piano avvertivo il calore delle tue pareti stringere attorno alle dita, sperai ti tranquillizzarti e di farti comprendere che non avrei fatto nulla che tu non avessi voluto.
《Ah...ah》 flebile, un sussurro quasi, ma ti sentii. Presi a fare dei piccoli movimenti affondando fino all'ultima falange.
《Ah!》 Un gemito, tremante, fuoriuscì dalle tue labbra. Mi apprestai ad accostare la mano che stava sulle coperte alla tua, mi faceva da appoggio e potei solo fare in modo che sentissi il tepore delle nostre dita vicine.
《Oddio...Ah! Prova d-di più...-A-AH!》
Mi mossi con più decisione dentro di te, invogliato da quel che avevi appena detto e pregai di poterti sentire ancora in quel modo così...stimolante.
《...Kacchan, credo di-Ah!》
《Dillo.》ti invitai a finire la frase che avevi iniziato prima di gemere, voglioso di sapere se il continuo fosse ciò che stavo immaginando.
《Dillo, Deku.》 Ripetei con voce roca vicino al tuo orecchio.
Così, rabbrividisti e lasciasti che un ultimo lamento di piacere facesse eco nella stanza.
《Credo di...volerti.》ansimasti 《Ti voglio, Kacchan.》 Scorsi i tuoi occhi fra le ciocche dei tuoi capelli,erano lucidi di lussuria, espressione del tuo desiderio, mi lasciarono senza parole.
Con un bagliore di follia nelle mie iridi, ti rivolsi uno sguardo intrinseco di appagamento.
Sfilai poco alla volta le dita e sentii un tuo sospiro quando la tua apertura fu privata di tale stimolo.
《Giuro che mi stai facendo impazzire.》
Ogni tua reazione mi provocava, mi istigava e quel ti voglio rimbombava nella mia testa.
Il mio membro era teso, quasi mi doleva da quanto necessitassi di te in quel momento.
Potei sentire il tuo corpo irrigidirsi mentre portavo il mio glande ad appoggiarsi a quell'anello di musculi in cui già immaginavo di essere stretto. Un'emozione che ci stava divorando: era la prima volta per tutto, dai nostri sospiri alle scosse improvvise che ci percorrevano, un insieme incontrollabile di sensazioni che stavamo accogliendo in noi.
Quando mi spinsi in avanti, quando sentii il glande essere avvolto da quella strettezza, toccò a me tremare.
Espirai vicino al tuo collo, stringendo le palpebre, soffocai un gemito e riuscii a spostare la mano su cui mi reggevo sulla tua e mi stupii di come ti affrettasti a far intrecciare per quanto possibile le nostre dita, fu un gesto che mi scaldò il cuore, così naturale e così tenero che mi fece sorridere contro il tuo collo.
Mi mossi piano, uscendo da te, per poi rientrare, di volta in volta osavo andare più a fondo, ma non provai a superare un certo limite che mi imposi.
《Deku!》 Sibilai il tuo nome e la mia mano destra si poggiò sul tuo fianco, circondò il tuo busto e salì sul tuo petto, bloccandosi su quel punto in cui qualcosa vibrava insistentenente. Il tuo battito sotto il mio palmo risuonò in me.
Un tuo gemito accompagnò le mie spinte ed io ti strinsi a me sentendomi quasi completamente circondato dalle tue pareti. Erano piacevolmente calde, mi facevi perdere la testa ogni volta che le avvertivo stringersi sulla mia erezione.
I miei sensi si persero e si ritrovarono al tuo primo vero e proprio, nel senso di impossibile da trattenere rispetto agli altri, gemito; forte, risuonò nella mia testa, in parte acuto e tremendamente bello. Lo trovai meraviglioso.
Ne seguì un secondo, un terzo e al quarto risposi anch'io mordendo subito dopo la tua pelle. Era ciò che desideravamo, ciò che avevi scatenato e che io non avrei fermato.
Di più, volli sentirti più vicino a me, molto di più.
Feci forza con la mano e ti portai su con me: il mio petto era a diretto e completo contatto con la tua schiena, le mie ginocchia andavano a spingere le tue a divaricarsi; costretto a stare in quella posizione, imprigionato nella mia presa, avvinghiasti il braccio che ti circondava stringendolo delicatamente, buttasti la testa indietro, sulla mia spalla, e spalancasti la bocca in un grido muto mentre entravo completamente in te. Un'immagine indescrivibile mi si mostrò e colsi qualcosa sul tuo volto.
Una lacrima, lucida, brillante, stava colando lungo la tua guancia. Circondai il tuo collo e ti feci voltare quel tanto che bastava perchè potessi annullare le distanze e baciarti. Ci misi tutto me stesso in quel contatto, la felicità, il timore di averti fatto male, il fremito che mi avvolse, improvviso e tumultuoso, che a mala pena riuscii a contenere.
《Deku, va bene così?》chiesi con il respiro spezzato.
Attesi una risposta con ansia. Ero sul punto di cedere al desiderio, ma sapevo che la tua volontà doveva avere la precedenza.
Espirasti lentamente e ti vidi morderti il labbro.
《Sì...》tremasti 《...sì, va bene.》dicesti in un sospiro affaticato.
Mi sentii sollevato e, piano, iniziai a spingere.
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...