La mia testa stava sprofondando contro qualcosa di morbido, il mio naso sfiorava un qualche tessuto caldo che, intontito dal sonno, non riuscii a distinguere subito come il tuo petto, la tua maglia era solo un sottile strato che lo copriva. Ero intorpidito e necessitavo assolutamente di un medicinale per il forte pulsare delle tempie che avevo, una conseguenza della sera prima. Mi mossi e mi strinsi contro di te...era strano, vero?, che io mi comportassi così.
Inspirai e un odore gradevole mi raggiunse, era il tuo.
Le tue mani erano ancora su di me, tra i mie capelli, sul mio fianco, e mi facevano rabbrividire.
Sarà stata la spossatezza solita che si prova appena dopo aver aperto gli occhi la mattina, ma non volevo proprio muovermi da lì.
Oh, ecco che rientrava in gioco quella sensazione, quella che solo tu scatenavi, questa volta come una voce silenziosa che mi chiedeva di restare fermo a godermi il tuo tepore.
Per quanto concordassi con lei, non accontentai la sua richiesta e mi tirai su, all'altezza del tuo volto, il quale osservai rapito.
La tua immagine addormentata mi fece trattenere il fiato.
I miei occhi indagarono sul tuo volto rilassato e non potei non notare un accenno di sorriso sulle tue labbra, sembrava che ti fossi addormentato in quel modo; i tuoi capelli sparsi sul cuscino solleticarono la mano su cui avevo appoggiato la testa, ma senza darmi fastidio.
Devo dire che tu, sul serio, mi avevi fatto sentire più ubriaco della sera precedente. Ero io che pensavo quelle cose? Mi avevi dato alla testa e in senso cattivo intendo.
《Cosa mi hai fatto, nerd di merda?》 Sussurrai senza pretendere una risposta, convinto che tu fossi ancora nel mondo dei sogni.
《Mmmmh...》 mugugnasti stringendo le coperte. Eh sì, ti avevo destato dal tuo sonno.
Le tue iridi smeralde, luminose più del solito, fecero la loro comparsa ed io, stupito, restai incantato a guardarle mentre, vagando, giungevano su di me.
Eri sconvolgente.
Tu rimanesti confuso in un primo momento, forse non ti aspettavi che io ti fissassi così rapito.
Un bussare leggero sulla porta ci distrasse e tu ti voltasti, ansioso.
《Izuku?》
《Sì, mamma?》 dicesti con la voce impastata.
《Dovresti alzarti, io tra poco esco.》 ti informò con tono gentile e sentimmo i suoi passi allontanarsi.
Allungasti le braccia stiracchiandoti, alzasti di poco il busto per poi lasciarti ricadere a peso morto sul materasso, voltato verso di me che, in tutto quel che avevi fatto, ti avevo osservato con un'espressione da ebete stampata in viso.
《Sei buffo.》 mi dicesti e mostrasti un sorriso enorme. Quasi mi mancò il respiro.
《Se ti metti a ridere ti faccio esplodere.》 ti minacciai infastidito dal tuo commento. Io non sono buffo.
《Ti ricordi di ieri?》 serio mi rivolgesti la domanda e mi guardasti in attesa di una risposta.
Io ci pensai, anzi, direi che andai in confusione e provai un certo imbarazzo a realizzare il fatto di essere comparso davanti a casa tua dopo aver bevuto e tu mi avevi addirittura assistito.
Tu non accennavi a cambiare, restavi il Deku disponibile che si preoccupa per tutti, persino per me.
《Sì.》
Tu annuisti e aspettasti non so quanti secondi in silenzio.
Un rumore ovattato della chiusura di una porta si diffuse per la casa e i tuoi occhi si illuminarono improvvisamente.
《Colazione?》 ti rivolgesti a me speranzoso che anche il mio stomaco stesse brontolando per del cibo...in effetti lo sentivo un po' sottosopra, ma la causa non era direttamente la fame, bensì tu, tu che sorridevi ancora.
《E colazione sia.》dissi pur essendo ancora voglioso di stare a letto.
Nel tuo modo di fare impacciato ti vidi alzarti e avvicinarti alla finestra, stringendoti fra le tue stesse braccia espirasti vicino al vetro, il quale si appannò e una piccola macchia opaca iniziò ad allargarsi e poi a restringersi fino a scomparire.
《Fa freddo.》 Constatasti.
《Kacchan?》 Ti girasti verso di me di poco, il giusto per riuscire a guardarmi in volto. Io, che mi ero appena messo a sedere sul bordo del materasso, ti dedicai la mia più completa attenzione a quel tuo richiamo. Il tuo braccio destro, prima stretto attorno al busto, scivolò lungo il tuo fianco e, con voce flebile, mi parlasti.
《Perchè sei qui?》i tuoi occhi si soffermarono su di me e, con l'avventatezza di un gelo improvviso, mi ritrovai a doverti dare una risposta.
Non avevo vie di fuga, eravamo io e te, non potevo fare altro se non obbligarmi a fare ciò che non avevo mai avuto il coraggio di fare: essere sincero con te.
In tutti gli anni che avevamo trascorso insieme non potevo dire di esserlo stato e, se qualche volta era successo che lo fossi, era stato esclusivamente per rabbia nei tuoi confronti.
《Non stare zitto...ti prego.》
Ti prego?... sì, l'avevi detto come solo tu sapevi fare, con la tua voce in grado di terrorizzarmi. Avevi messo in mezzo le tue emozioni e questo, per me, non andava affatto bene, per niente e sai perchè? Perchè sono trasparenti e fragili come il vetro, era questo che credevo di essere riuscito a capire ed erano loro a farmi provare paura. Ero spaventato dalla tua sincerità, dal tuo sguardo, da te che, con le tue semplici parole, mi facevi impazzire.
《Non pregarmi, non è così che otterrai una spiegazione.》
Quel che avevo detto non andava male, andava malissimo. Sapevo che non era quello che volevi sentire, trovai conferma di ciò nel vederti indietreggiare di un passo e nel sentirti deglutire nel silenzio che si era creato dopo quelle frasi che avevo detto con tanta freddezza. Ero nervoso, come mio solito, e forse tu dovevi sapere che quando è così io stento a ragionare prima di agire. Dovevo fare qualcosa per farti comprendere i pensieri che scorrevano veloci nella mia testa.
Iniziai a sentire della tensione crescere sempre più, galleggiare nell'aria e occupare il poco spazio che ci separava. Arrivò il punto in cui non ce la feci più: velocemente mi sollevai e pestai i piedi sul pavimento per arrivare da te, circondare la tua vita con un braccio e, non dandoti il tempo di reagire, farti arrettrare fino a intrappolarti contro al muro.
Mi fermai, stupito come te di quel che avevo fatto, ad ammirare i tuoi occhi per l'ennesima volta. Il tuo petto si alzava ed abbassava velocemente contro il mio e sentivo il tuo respiro irregolare soffiare contro il mio viso.
《N-no, cosa fai?》la tua voce tremava.
Volevi dirmi che non volevi avermi vicino? Che ti davo fastidio? Avrei fatto fatica a crederti.
《Vuoi una risposta?》 Ti sussurrai con una calma agghiacciante.
Se mi avessi chiesto ancora qualcosa la mia testa sarebbe esplosa probabilmente.
《Non fare così, Kacchan...allontanati...》 non eri convinto di quel che dicevi e non lo fosti nemmeno quando alzasti la mano destra per spingermi via.
Prima che tu potessi anche solo tentare di respingermi ti bloccai il polso, costringendo il tuo braccio a stare attaccato alla parete come te.
《Mi dispiace...》ti dissi e tu non capivi quello che stavo facendo, ti giuro che io ero nelle tue stesse condizioni.
Stavo chiedendo scusa, ma per cosa?
Mi avvicinai pericolosamente al tuo volto, quel tanto che bastava perchè i miei capelli sfiorassero la tua fronte, tu mi rivolgesti un'occhiata allarmata.
《Scusami se in questo momento l'unico tipo di risposta che ti posso dare è questo.》e mi avventai su di te.
Non ero gentile in quel gesto, non era da me esserlo, ma confidai nel fatto che a te non dovesse dispiacere. Cercasti di respingermi, contorcendo il polso e cercando di voltarti, però io colsi l'esatto istante in cui ti arrendesti e, involontariamente, trasformai quel bacio in un leggero scambio di tocchi fra le nostre labbra. Ti lasciai il polso e portai la mano prima occupata a tenerlo fermo a imitare l'altra, attorno alla tua vita, ma poco dopo la feci scendere fino al tuo bacino.
Un sussulto da parte tua ed io mi fermai, certo che il modo in cui ti stavo toccando fosse troppo per te.
Mi limitai a stringerti, quasi in un timido abbraccio, e sospirando chinai la testa sulla tua spalla.
《Ho fame.》
dissi con la bocca premuta sulla stoffa della tua maglia, speranzoso che tu non tirassi di nuovo in ballo lo stesso discorso di prima.
《Ok...》le tue dita risalirono lungo la mia schiena e si insidiarono tra le ciocche dei miei capelli vicino alla nuca.
《So che non ti piacerà che io te lo dica, ma...prima o poi non riuscirai a tenerti tutto dentro. Ti voglio solo aiutare e mi chiedo se questo sia il modo giusto, solo che tu così non mi metti nelle condizioni di poterlo capire.》
Lo so, lo sapevo, che non sarebbero bastati dei baci rubati a far chiarezza.
Tirasti su col naso rumorosamente e, inaspettatamente, mi facesti scostare ed incominciasti a camminare frettoloso verso il corridoio, il problema era che mi stavi letteralmente trascinando con te tenendomi saldamente per il polso.
《Forza! Voglio mettere qualcosa sotto i denti!》
Nulla da fare, il tuo buon umore compariva sempre nei momenti meno opportuni.
Eravamo quasi giunti alla cucina quando ti fermasti e mi parlasti seriamente per l'ultima volta.
《Ti posso dire una cosa dopo?》
Io alzai un sopracciglio, guardandoti storto.
《Perchè non adesso?》Tu facesti spallucce e i tuoi occhi rotearono.
《Perchè è meglio dopo.》stavo per ribattere con un "Ma che cazzo, dimmelo ora!", ma tu mi lasciasti interdetto camminando, anzi, quasi correndo verso la dispensa. Iniziasti a prendere dei biscotti da uno scaffale in alto, ad un certo punto ti mettesti pure in punta di piedi.
《Caffè, Caffè-latte, latte o tè?》 Con le mani piene di roba ti avvicinasti al tavolo e ti vidi iniziare a disporre l'occorrente per la colazione.
Non so perchè, ma avevi un'aria piuttosto allegra nel posizionare una seconda tazza vicino alla tua.
Rimasi incantato, in mezzo alla stanza, a guardarti trafficare con il cassetto delle posate.
《Allora?》
《Eh?》fui capace di dire.
《Cosa vuoi?》 Eri voltato di schiena vicino alla cucina, intento ad afferrare la scatola del caffè.
Visto in quel modo, di prima mattina, non eri fastidioso, nè eri il ragazzo che ormai ero abituato a vedere ogni giorno a scuola, eri solo qualcosa di rilassante e io ne sentivo tanto il bisogno.
Dimmi, lo sapevi quanto eri bello quella mattina con quei capelli disordinati, una maglia enorme e un sorriso da imbecille stampato in faccia?
Tanto da togliermi il fiato.
《S-se mi fissi e non mi dici che devo preparare preparo la colazione solo per me.》 Mi avvisasti ed io mi svegliai di colpo dalla trans in cui ero caduto.
《Oh...em....caffè.》 Tu annuisti ed io impiegai qualche secondo a realizzare che all'inizio della frase gentile che mi avevi detto avevi balbettato. Eri a disagio? E, sono curioso, era perchè le mie iridi erano fisse su di te?Ebbene eccoci arrivati a sabato primo settembre...sinceramente vorrei che ci fossero ancora tanti giorni di vacanza, come ogni studente, ma ringrazio il fatto di aver scritto tanti capitoli durante quest'ultimo mese, im tal modo potrò garantire l'aggiornamento di una volta alla settimana durante il periodo scolastico.
Su, basta parlare di scuola!
Oggi mi sono svegliata e dalla finestra c'erano nuvole scure e minacciava di piovere...ed io che volevo passare una bella giornata dedicata alla vita sociale...*coff* che non ho *coff*...
Beh, c'è di buono che oggi arrivano dei manga che ho ordinato e sono troppo felice!😄Parlando della storia questo è più un capitolo di passaggio e ho un dubbio. Non vorrei andare troppo lenta nel raccontare i fatti...insomma, credo sia giusto soffermarsi sui particolari, ma non voglio diventare noiosa. Voi che ne pensate?
Buon inizio settembre!
Ci vediamo sabato prossimo😙❤
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...