-63 Kawaakari-

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Le gambe della sedia strisciano mentre Kirishima si abbandona su di essa dopo aver passato l'ultima mezz'ora a camminare per la cucina. Ho fissato con interesse le sue dita muoversi per poi stringersi tra di loro in due pugni ed essere lasciate infine molli e morbide a pendere dalle braccia, vorrei sapere cosa si provi a trovarsi dall'altra parte, con un punto di vista ignoto, eppure ingannevole nella sincerità. Quanto desidero dimenticare di conoscere questi sentimenti radicati così in profondità.
《Perchè non ha cercato di fuggire?》
《Coraggio.》Sono pronto a rispondere.
《Ne ha avuto troppo.》sospiro mostrando un triste sorriso.
《Ed ha davvero pensato di fare il meglio?! Sconfiggere Tomura non è mai stato un ideale forse? Non sarebbe bastato? Se penso a come tu abbia cercato di affrontare tutto questo rischio di accusarlo di egoismo...eppure non posso giudicarlo. Non doveva andare così, non doveva-》
《Ora basta!》stringo le ginocchia nei palmi interrompendo parole troppo prevedibili.
《Quel giorno è stato inevitabile, lo sai.》asserisco permettendo ad una rabbia dimenticata di farsi strada in me.

Era l'aria stessa a soffocarci, il fuoco moribondo che la trasformava in fumo, un fischio assordante nelle orecchie seguito ad un boato difficile da ricordare. Sotto le mani raschianti una superficie ruvida, sentivo ciottoli, polvere, ero avvolto da un calore gelido troppo vicino; respiravo vapore, nubi grigie, cenere.
Occhi arrossati, brucianti, scrutavano nella fitta foschia che si era innalzata attorno a noi. Distinsi un pezzo di carta cadere lieve a terra, a destra rispetto a dov'ero disteso sul fianco sinistro, le braccia abbandonate, le labbra screpolate e tagliate, gli abiti rovinati e coperti da neve non ghiacciata, ma opaca e leggera...consumata, non erano fiocchi delicati. Quel piccolo strappo di foglio stava ancora venendo consumato dal fuoco quando giunse alla fine della propria discesa, presto sarebbe stato portato via, spezzato dal vento.
Tossii, forte, raschiai con la gola per cercare di non sentire la bocca più secca di quanto già non fosse, ignorando di avere il corpo troppo pesante, scelsi di rotolare nel tentativo di alzarmi almeno con le braccia.
《De...ku》un sussurro gracchiante, biascicato nonostante il dolore alle tempie, il bruciore dei tagli sottili sparsi sul viso, lungo il collo, la sensazione di star per vomitare. Non ero l'unica persona ad essere stata sbalzata via a causa dell'esplosione, ma tra coloro che stavano stesi al suolo parevo l'unico coscente o perlomeno in grado di muoversi. Mi diedi dell'idiota a non essere arrivato prima in loro soccorso, avrei potuto far di più invece che arrivare in ritardo e aver subito ferite certamente meno gravi rispetto a chi si trovava più vicino.
Pur essendo indolenzito, mossi le gambe trascinandomi quasi alla ceca qualche metro in avanti, dove credevo di aver visto ombre ignote muoversi veloci nel fumo.
Rumori metallici rimbombavano in lontananza, respiri affaticati parevano vicini.
Strizzai le palpebre, gli occhi avevano preso a pizzicare fastidiosamente ed ecco che, nell'ennesimo colpo di tosse, sputando un misto di sangue e saliva, riconobbi, avvertendo il cuore battere insistente, la tua figura immobile ad alcuni metri da me, in piedi. Ignorai il dolore alla vista per cercare di distinguerti meglio.
Ansimavi tra le fiamme ormai affievolite, i capelli erano umidi di sudore e di sangue dove il liquido cremisi colava lungo il tuo viso, le spalle erano incurvate in avanti, la gamba destra sosteneva il tuo peso più debolmente della sinistra, ma la contrazione dei muscoli lasciava intendere che non saresti caduto. La stoffa del tuo costume era sgualcita lungo il fianco destro, avevi sfilato i guanti o li avevi persi, non importava, fatto stava che non avevi avuto protezione alcuna e le nocche sbucciate ed insanguinate furono ciò che mi diede la forza per arrancare fino ad una trave metallica a cui mi aggrappai per tirarmi su. Non cedetti nel sentire gli arti deboli e mi sforzai di darmi la spinta necessaria per fare qualche passo.
Stavo per allungare una mano verso di te, ma non mi avevi ancora notato e non ci volle molto perchè io mi accorgessi dello sguardo ansioso che volgevi in avanti. Mi trattenni e strinsi il mio braccio come a voler desistere dal raggiungerti e così feci.
Poi i tuoi occhi caddero a terra, dove ancora non avevo distinto nulla tra la coltre di fumo. Tossisti più volte, tremasti nel puntare meglio i piedi a terra, cazzo...perchè mi sentivo così pesante da non poterti raggiungere? Stavo precipitando e rinsavendo, disperso nella confusione.
Stetti muto ad osservare quando un sibilo ruppe il silenzio ed una mano guantata di cenere corse verso di te, ti avrebbe afferrato se non ti fossi scostato in tempo, ma conoscendoti non era stata fortuna: i tuoi sensi erano pronti a reagire come sempre, come ogni volta che ti trovavi nel mezzo di uno scontro. Ed in quel momento, mentre notavo il corpo barcollante di Shigaraki tentare di rialzarsi, il mio piede scivolò e sorrisi amaramente appoggiandomi ad un cumulo di detriti per non cadere. Se fossi corso da te, cosa avrei potuto fare? Esporti di più, solo questo ed io lo sapevo, cazzo, sapevo di non dover intervenire, allora cosa mi passò per la testa quando ti vidi avvicinarti metro dopo metro al cornicione? Istinto, amore, terrore, chiamalo come vuoi, non riuscii a star fermo una volta che ti osservai rivolgere un'occhiata soddisfatta a Tomura. Non avresti dovuto mostrare tanto orgoglio nel portamento, nel guardarlo dritto negli occhi.
《 Non puoi averlo.》dicesti fiero e ferito nella voce per poi mostrare orrore nel vedermi avanzare, seppur privo di forze, verso di te.
"No" , lo mimasti con le labbra, ma io non volli darti ascolto, non avresti potuto impedirmi di indugiare nel fissarti sconvolto, osservare, stupito di non averli notati prima, i miei palmi bruciati, rivolgermi al ghigno ormai mutato in una smorfia immobile sul volto di Shigaraki, sopportare il dolore e barcollare infine verso la tua mano tesa che faticai a mettere a fuoco.
Le tue iridi erano ferme, stanche, sul mio volto sconvolto. Cosa stavi facendo? Perchè piangevi come se vedermi ti avesse rattristato?
Fu allora che notai il modo in cui ti stringevi il busto, le chiazze umide e rosse sul costume, i sussulti nei tuoi respiri, quel filamento verdastro stretto nelle tue dita.
Pensai di crollare nel cercare di stringerti il polso e di portare la tua mano quanto più possibile presso il mio petto, ma tu mi avevi già imprigionato ed i movimenti sembrarono vani per cercare di liberarmi e seguirti.
Un battito di ciglia, nulla di più, un ultimo sguardo non concesso e le tue dita scivolarono nel calore delle mie, tra scintille fluttuanti e la luce infuocata del tramonto.
Non ebbi il tempo necessario per realizzarlo, ero rimasto pietrificato, scioccato potrei dire.
Mi rifiutai di credere nelle tue azioni: non era il tuo corpo ad avermi respinto, non tuoi occhi ad avermi intimato di allontanarmi, non tua l'ombra caduta nella fuligginosa aria che circondava il grattacielo.
《Izuku!》ti chiamò da lontano, qualcuno a cui non avrei voluto prestare attenzione nel vuoto in cui mi stavo trovando nell'osservare il punto in cui eri scomparso.
《Izuku!》Kaminari mi raggiunse con il respiro spezzato mentre guardava in avanti, verso l'immagine che ancora potevo vedere di te.
Non gli risposi, lo guardai solamente, eppure credo che qualcosa, nel modo in cui lo fissai, lo lasciò più colpito di quanto avrebbero potuto fare le mie parole se avessi potuto pronunciarle.
Ero sempre stato convinto di essere una persona forte, illuso dalla smania di gloria che provavo e prigioniero di me stesso non potevo di certo immaginare che fosse tutto il contrario, la realtà...è molto più crudele di quel che credessi: non ero forte, al contrario, ero oltremodo fragile e quel giorno tu mi hai reso vulnerabile come mai avevi osato fare.
Bloccato, il mio peso si spostò a fatica per permettermi di sporgermi quel che sarebbe bastato a mostrarmi una terrazza ad una trentina di metri più sotto, cosparsa di detriti e di cenere, mi misi a cercare un tuo segno saltando da un punto all'altro, le mie iridi si muovevano con ansia.
《Aiutami.》mi rivolsi a Denki prima di sentire le gambe troppo molli per potermi sorreggere. Mi tenne in piedi per quanto possibile, con preoccupazione, sapevo che sentiva il mio respiro trattenersi e sforzarsi di riprendere.
《Portami giù.》
《Non sei nelle cond-》
《Aiutami a raggiungerlo cazzo!》
Sommerso da impressioni sbagliate, da sensazioni in grado di farmi raggelare, non potevo accorgermi di non star più dando attenzione alle mie condizioni, non mi rendevo conto di quante ferite riportassi, nè di quanto debole apparissi. Mi decisi a tentare un passo lasciando che mi seguisse, ma in pochi attimi mi scoprii troppo flebile di forze per proseguire. Scivolai dalla sua presa.
Le mie ginocchia si scontrano col suolo duro di marmo spaccato e percorso da crepe, cosparso di detriti taglienti. Buttai fuori aria con prepotenza, i polmoni parevano incapaci di incanalarne quanta io necessitassi; mi sentii schiacciato da un peso inesistente e più pensavo di volermi alzare, più una costrizione invisibile mi si arrampicava addosso come corde mai strette abbastanza.

Eravamo imprigionati in un sogno distrutto privo di fine da tanto tempo, Deku, ma io ero stato talmente cieco, talmente inesperto per riuscire a restituirti il tempo che ti avevo sottratto, per sorreggerti quanto bastava, per essere in grado di non prendere troppo, di concederti abbastanza distrazioni per non sentirti derubato di quelle attenzioni che tanto ho desiderato e che ho ricambiato in modo giusto e sbagliato al contempo. Ho commesso l'errore di amarti concedendoti ogni cosa mi appartenesse senza pretendere nulla in cambio, ma non ho mai visto altro modo per averti, nè per rinunciare; posseggo così tanto egoismo da far persistere questo pazzo desiderio in me, eppure davvero non riesco a liberarmene.

L’ultimo riflesso di luce sull’acqua di un fiume al tramonto (Kawaakari), mi hai lasciato con un dono mai richiesto e so di aver raggiunto un vicolo senza uscite. Non posso camminare su questa strada scoscesa e scivolosa a ritroso, perciò non costringermi a voltarmi e guardare le tue mani delicate macchiate di rosso, il tuo corpo immerso in un dipinto cremisi imperfetto.

Hey! Salve!
Troppo pigra per alzarmi e far qualcosa anche se in vacanza, sono finalmente riuscita a finire questo capitolo; spero di riuscire a pubblicare in tempo questa settimana, ma non prometto nulla visto che sarò in via di ritorno e poi dovrò anche ripartire. A voi come sta andando l'estate?

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora