74 -Tsundoku*-

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Le sere ventose sono le mie preferite, lo hai mai notato? Deserte, cosparse di voci distanti, con quel tanto che basta di gentilezza nel trascinare o sospingere anime pesanti, sottili, invisibili. Non sono belle a vedersi, forse un po' malinconiche, semplicemente incomprese.
Il loro soffio trasporta le persone lontano, più di quanto vogliano.
Ma la città non dorme neanche quando le vie sono vuote, le stazioni ferme, i locali poco affollati.
È sabato sera ed ogni cosa mi appare più viva che mai; il cellulare nella tasca non smette di squillare ed io non ho il cuore di riattaccare o di mettere in silenzioso, magari spero di cedere e di rispondere alla chiamata. Eijiro non dermorde, continua insistente nel cercarmi, tuttavia non vorrei ascoltarlo in un momento come questo, in una serata come questa.
Sono scomparso di nuovo e dopo svariate giornate di silenzio il mondo si è improvvisamente ricordato di me e chiunque, da mia madre a tutti i miei amici, ha provato a rintracciarmi; mi dispiace essere così freddo, in fondo l'unica fonte attendibile che hanno è il telegiornale con i suoi lunghi servizi sulle ultime pericolose imprese nelle quali mi sono gettato, devo averli fatti preoccupare e chiedere perdono adesso, muto e con nessuno a carpire i miei pensieri, appare qualcosa di molto stupido.
Sono solo stanco, mi dico, sento il peso delle settimane aumentare, quello dei mesi scivolare e quello degli anni schiacciarmi e sto provando a fuggirne ancora.
Il sonno a cui ho rinunciato anche questa notte è così tanto che a malapena lo avverto, è contraddittorio, lo so, ma è divertente pensare che, quando si ha troppo di qualcosa, si tende a non farci più caso. Non ho ancora iniziato a chiedermi per quanto potrò andare avanti con questo tira e molla e continuo a dirmi di rimandare le preoccupazioni a domani. Devo solo non pensare al prossimo risveglio, giusto? Posso rifugiarmi nella distrazione sella città, nelle luci dei locali, nelle strade ancora trafficate nonostante l'ora tarda.

Il mio avanzare si sta facendo più lento, i passi più leggeri, la brezza più gelida, è appena scoccata la mezzanotte, un nuovo giorno è iniziato trascinandosi dietro la notte di quello precedente. Guardo assorto in pensieri nulli lo schermo del telefono prima di rabbrividire e riporlo in tasca; osservo nervoso il lungo viale dove mi trovo.
Non sono più solo, piccoli gruppi esultanti di ragazzi stanno girovagando senza meta, ridendo, a volte inciampando, altre voltandosi per aspettare l'amico rimasto indietro. Riesci ad immaginarlo? Non siamo stati poi così diversi da loro, eravamo solo noi pronti a vagabondare fino all'alba per scoprire gli angoli nascosti della città. Mi mancano quegli anni.
Ma in questo momento li sento così lontani, a malapena riesco a ricordare i sorrisi mostrati con spontaneità e quelli celati con timidezza ai nostri occhi. C'è questo strano profumo nel vento: un'aria fredda o tiepida che riporta a galla la memoria o la sgretola.
Le panchine sono vuote, i fari delle macchine illuminano abbagliando la vista, diminuiscono le voci sotto il frastuono assordante dei silenziosi sussurri che percorrono queste strade da quando ne ho memoria.
Sono stanco.
Avanzo ancora di qualche metro e decido di prendere posto su un muretto all'incrocio della via che porta al parco e finalmente prendo un profondo respiro.
A dire il vero, non so perchè abbia deciso di uscire questa sera, nè che ci faccia seduto qui da solo, tuttavia l'idea di tornare a casa mi fa sentire pesante, come se la stanchezza non contasse e qualcosa mi impedisse anche solo di pensare a quel freddo appartamento che chiamo ancora casa. Mi stringo nella felpa, abbasso lo sguardo sui miei anfibi cercando qualche particolare interessante e finisco per restare assorto nella loro contemplazione.
《Kacchan!》
Sussulto d'improvviso, una serie di reazioni irrefrenabili si susseguono: rabbrividisco, deglutisco sentendo la gola incapace di farmi parlare, strabuzzo gli occhi tenendoli rivolti verso il basso, resto impreparato, ma quando infine sollevo la testa non vi è alcun accenno della tua presenza.
No, è stata solo la voce di qualcun'altro a chiamarmi, di qualcuno che avrei tanto voluto fossi tu perchè in queste serate solitarie avverto molto di più la tua mancanza.
Così scorgo due occhi azzurri scrutarmi curiosi, due occhi che mai ho visto prima d'ora, che fanno da punto luminoso sul viso di un ragazzo sconosciuto. I suoi capelli castani scombinati dal vento nascondono le sue guance arrossate per le basse temperature e le sue spalle tremano sotto una leggera giacca di jeans.
《Che stai facendo qua?》imbambolato, non so bene cosa fare se non rispondere un po' stranito ed in parte seccato.
《Niente che ti interessi.》
Più lo osservo e più, inspiegabilmente, sento un estremo bisogno di piangere, ma la mia vista è asciutta.
Lui sembra sempre più confuso nel guardarmi man mano che i secondi passano, ad un certo punto pare disincantarsi ed impallidire.
《Che cortesia.》dice ironicamente.
《Mh.》mi limito a commentare.
Riporto l'attenzione sui miei piedi aspettando che se ne vada, ma ciò non accade.
Sbuffo.
《Senti, se vuoi un autografo sei capitato nel momento sbagliato.》schietto, cerco di farlo allontanare alla veloce, poco mi importa della figura che ci faccio.
A quanto pare nemmeno questo lo fa smuovere, anzi, dondola sui piedi e mi risponde.
《Ma chi lo vorrebbe? Io no di certo.》
《Ah davvero? Meglio così.》
Di sottecchi, lo vedo alzare le spalle ad appoggiarsi al muretto a qualche decina di centimetri da me.
《Puoi cortesemente and-》inizio con tono più che infastidito.
《Idiota, sto aspettando un passaggio per tornare a casa.》mi interrompe e, davvero, non so che ribattere.
A guardarlo, non parrebbe avere più di diciannove, vent'anni, è un po' strano che non sia in un pub o in una discoteca con qualche suo amico, ma forse si è semplicemente stancato del caos dei locali.
Ha un'aria gentile, anche nella postura, a prima vista non credo che qualcuno lo considererebbe un ragazzo da sabato sera, pronto a far baldoria.
Passano i minuti e mi ritrovo sempre più convinto di trovarmi di fianco ad un essere davvero bizzarro. Muto, non ha fatto altro che giocare con i lacci della felpa che spuntano da sotto la giacca e tutt'ora il suo interesse è concentrato sul trattenere il respiro per poi espirare lento e guardare rapito il fiato caldo dissolversi in sottile nebbia a contatto con l'aria gelida.
Perchè non sono restato a casa? Perchè le mie gambe sono così appesantite? La brezza si è fatta meno insistente, ora è solo un soffio, eppure sento improvvisamente brividi gelidi arrampicarsi su di me ed inizio a sfregare le mani per poi riporle in tasca sperando che si riscaldino un minimo.
《Freddo?》
Mi volto verso mister simpatia alla mia sinistra e gli rivolgo uno sguardo infastidito.
《Ribadisco: idiota.》la sua espressione si fa un po' incomprensibile.
《Dicevo:》-riprende-《Tieni, me ne basta una.》e solleva il braccio mostrandomi quelle che a tutti gli effetti parrebbero due lattine di birra.
Non saprei bene il perchè, ma pur restando un po' interdetto, ne afferro una e piano mi ricompongo raddrizzando la schiena.
Inizio a fissare rapito la bibita nelle mie mani e di sottecchi controllo di non essere ancora sotto osservazione.
Diversamente da quel che mi sarei aspettato, non mi sta guardando, anzi, sta spensieratamente sorseggiando la sua lattina.
Deglutisce un'ultima volta, abbassa la mano e se ne esce con:
《Si direbbe "grazie", ma farò finta che tu l'abbia detto.》
Oh, a questo punto dovrei fare qualcosa...che ne so, tirargli il primo oggetto che mi capita, eppure mi limito a sbuffare per poi sbrigarmi ad aprire la linguetta e bere.    
Mando giù l'amaro retrogusto, mi concedo un attimo di relax deglutendo e respirando tirando su gli occhi, molto in alto, sul cielo mezzo nuvoloso, macchiato da stelle appena visibili a chiazze. Mi chiedo se inizierà a piovere, eppure in qualche modo sento che la luna nascosta al di là delle nubi sta magicamente tenendo alla larga il maltempo o che lo stia perlomeno ritardando.
《Dimmi un po', che ci fai in giro con della birra scadente e quell'aria scocciata?》mi decido a chiedergli ritenendo che questo sia il minimo necessario da fare.
Lo vedo sorridere ed alzare le spalle.
《È una storia divertente.》
Si gira e fissa le sue iridi cristalline nelle mie, sembra essersi fatto stranamente cupo, un tantino gelido nel calcare il tono sulla sua ultima frase.
China la testa di lato, manda giù l'ultima sorsata di birra e sospira. 
《La verità è che mi sono perso per la città.》

*Tsundoku: l'atto di comprare un libro e lasciarlo non letto assieme a molti altri.

Hey...ciao😅
Ne sono passati di giorni dall'ultima pubblicazione eh?
Chiedo perdono🙏
Sapete com'è...quarta liceo, una marea di compiti, fine trimestre, totale non concezione del tempo, perdita di decine di ore davanti ai videogiochi quando dovrei studiare, un po' di sonno arretrato ed ecco la descrizione di una studentessa in piena crisi alla disperata ricerca di una qualche sufficienza in matematica.
Spero che a voi vada meglio ed in caso contrario tenete duro perchè dicembre è alle porte!
Anche se ieri era ottobre, dobbiamo essere pronti per le ultime verifiche, perciò fatevi forza (non come me, io sono un caso disperato😂) .

Dunque, confidando che non passino altre settimane nel frattempo, ci vediamo al prossimo capitolo!❤

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora