Il tempo stava precipitando.
Con la bramosia legata ad ogni secondo, con un sapore indefinibile e delicato per quanto malinconico, con la consapevolezza di star mutando irreversibilmente.
Novembre avrebbe significato molto e poco per noi, avrebbe trascinato con il vento gocce amare o insapori, le tue e quelle del cielo avrebbero trovato un posto a cui appartenere veramente e le mie sarebbero giunte al dissolversi prima di ogni altra cosa proprio davanti ai tuoi occhi. Senza voltarmi, le braccia strette tra di esse, una mattina vi avrei ripensato da solo. Sarebbe stato un sentiero nel parco a condurmi al nulla e poi sarei tornato indietro da te, ancora e ancora, spinto dal desiderio del tuo calore. Deboli eppure in qualche modo più forti di prima, ci saremmo riscoperti incapaci di controllo su noi stessi e su tutto il resto, perchè andare avanti sospinti dal coraggio e dalla volontà era stata la scelta migliore che avessimo ignorato fino ad allora.
E così, eravamo lì, in bilico.
Fui spinto indietro dai tuoi palmi, una leggera ed insufficiente forza.
Feci scivolare la dita via dai tuoi capelli e le portai a stringere le tue mani poste troppo vicino al mio cuore, troppo in prossimità di quell'oggetto fragile in procinto di esplodere o di fermarsi, nemmeno io lo sapevo più, poichè non me ne ero accorto di come in realtà non mi appartenesse più. No, non era più mio, la mia cassa toracica vibrava al suono di qualcosa ormai non più presente, rubato silenziosamente dalle stesse mani che vi stavano poggiate sopra come a cercare, inconsciamente, di sanare la ferita che avevano lasciato aperta nel caso il tesoro rubato fosse dovuto esser restituito. Non lo sapevi, non è così? Non sapevi che l'avidità che ti aveva portato a compiere quel furto non ti avrebbe portato al pentimento, ma bensì ad ulteriore desiderio.
《Scusa.》mi sussurrasti come se stessi esaurendo la voce.
Sbuffai sollevato portando un dito sotto al tuo mento. Sollevasti subito il volto pallido, ma che ormai stava iniziando a mostrare rossore sulle guance, ed io osservai le righe umide sotto i tuoi occhi con meraviglia: eri stupendo anche in quel momento.
Mi chinai, preso dall'istinto, e depositai un bacio veloce sulle tue labbra.
Quando ti guardai ancora, mi dedicasti un sorriso tirato. Eri di nuovo con me e lo capii dal verde brillante delle tue iridi, mi tolse il fiato.
Ma potei rilassarmi un minimo solo quando, tutto d'un tratto, ti precipitasti su di me, stringendomi e nascondendoti tra il tessuto dei miei vestiti. Ti circondai con le braccia e finalmente mi sentii davvero bene.
《Eri proprio lì, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Non ho avuto il coraggio di mettere piede in ospedale...scusami.》
Mi cingesti meglio parlando con sempre più ansia nella voce.
《Non lo ricordi? 》
Ti scostasti piano, ma io non volli farti allontanare e ti presi la mano, non so perchè, ma lo feci e questo, ne fui coscente, ti diede la possibilità di sentire il freddo del mio palmo.
Scossi la testa.
《Vieni.》ti voltasti senza fornire spiegazioni ed io non potei esitare: seguii i tuoi passi attraverso la cucina, nel corridoio, fino a camera tua, dove la penombra aveva invaso l'ambiente e le spesse tende impedivano alla luce di filtrare del tutto dalla finestra, fogli sparsi sulla scrivania, una bottiglia d'acqua vuota, letto non rifatto e lo zaino riposto malamente vicino alla sedia davano l'impressione che, in quei giorni, non fosti uscito di casa neanche una volta.
Ed il tuo ordine maniacale dov'era finito? Mi ritrovai smarrito in quella stanza familiare.
Lasciasti la mia presa e rimettesti in ordine il groviglio di coperte sul materasso prima di sederti su di esso e attendere a testa bassa. Io giunsi da te con rinnovato timore, a passo felpato, caddi delicatamente al tuo fianco e, spingendomi, arretrai fino ad appoggiare la schiena contro la parete, così facesti anche tu. Con le ginocchia piegate, aspettammo un indefinito momento perfetto in cui iniziare a parlare.
Allora, prendesti aria per lunghi secondi e stringesti le palpebre con tale forza che credetti ti stessi sentendo male, cosa che, in effetti, non si differenziava molto dalla realtà dei fatti.
《Hai letto il manga?》domandasti.
《Sì》risposi subito.
《È il mio preferito.》affermasti.
《Non proprio il mio genere, vero? Forse più il tuo.》continuasti ed io non capii a cosa volessi arrivare con quel discorso, ma ti lasciai proseguire.
《Ti eri offeso e passando davanti ad una fumetteria ho pensato fosse un bel pensiero regalartelo. Avrei voluto scriverci qualcosa, lo avrei fatto a casa per dartelo il giorno dopo, avevo pensato così. Lo so...è una cosa stupida-》
《No, non è vero.》ti interruppi 《L'ho letto tutto d'un fiato.》ti informai e tu ispirasti al mio fianco.
《È una storia stupenda.》conclusi e mi girai quel che bastava per vedere un sorriso tristemente accennato sul tuo volto. Tenevi lo sguardo dritto, indirizzato a qualcosa d'indefinito che, purtroppo, non mi ricordò me stesso. Pensavi, come avevi sempre fatto, e non accennavi a volerti fermare.
《Ci siamo persi di vista, giusto?》volli aiutarti e tu annuisti prima di riprendere con più timore di ciò che le tue parole avrebbero raccontato.
《Non ci trovavamo e quando incrociai i tuoi occhi, mi sentii sollevato. Però tu ti eri voltato, all'inizio non lo capii, ma stavi andando verso la strada.》deglutisti, forse sentivi le parole pesare in gola.
《È stato un semplice incidente. Si è trattato di pochi secondi, troppo pochi. Un uomo mezzo addormentato al volante di un furgone ha tagliato la strada uscendo in contromano da una via, all'incrocio erano ferme numerose macchine. Non so il perchè, ma non rispettava nemmeno i limiti di velocità ed era appena scattato il verde, le auto avevano giusto ripreso a muoversi quando è arrivato e...tu eri lì, per terra, spinto con forza da una di queste. Se il tutto si fosse limitato a questo sarebbe stato di conforto adesso, ma non è stato così, non è successo solo questo.》poco a poco, avevi ripreso a tremare ed il tepore del tuo corpo era vicino, così vicino che sentivo la tua tensione crescere.
Avevi corso nel raccontare, le frasi si erano succedute una di seguito all'altra e iniziai a capire di cosa, in realtà, fossi riluttante a parlare.
《Il suo viso lo notai poco prima dell'impatto, sai? Avevo già iniziato a correre, ma forse già lo sapevo: non sarei arrivato in tempo, tuttavia, lei sì, ce l'aveva fatta. Aveva lasciato cadere la borsa a terra e iniziato ad affrettarsi e-》
《Mi ha spinto.》finii io per te, forse involontariamente pronunciai quelle parole, tuttavia fui sicuro che tu ne fosti stato sollevato, anche se eri impallidito nuovamente.
I brividi cominciarono a prendere il sopravvento anche in me.
《Tua madre mi ha spinto.》soffocai l'ultima sillaba in un respiro forzato nel capire, infine, l'epilogo a cui cercavi di arrivare. In fondo conoscevo questa verità pur non rammentandola. Non avresti potuto giungere ad una conclusione, non é così?
《Non ho corso abbastanza velocemente.》sibilasti a fil di voce prendendo a sussultare lievemente, poi, come se non avessi trovato altro appiglio, le tue mani salirono veloci su di me ed io non potei far altro se non accoglierti in un abbraccio che, tuttavia, non sarebbe stato di alcun conforto.Fuori dalla finestra, oltre il vetro, aveva ripreso a nevicare. Vorticosa e trasportata dal vento, stava scendendo ancora, ma lo capii: quella volta quei leggeri fiocchi ghiacciati stavano cadendo per te.
Buongiorno a tutti😄
Oggi sono iniziate le vacanze di Carnevale e, come tutti credo, ho potuto tirare un sospiro di sollievo.
Stamattina ho avuto una specie di illuminazione e ho definito quasi completamente la restante parte che mi resta da scrivere di questa storia e...che dire? Preparatevi☺.Ci vediamo sabato prossimo con un nuovo capitolo, auguro un buon pomeriggio a tutti voi (Sì, mi sono svegliata tardi😅)❤
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...