La mia testa stava scoppiando, quelle due ore di matematica di prima mattina mi avevano intontito del tutto nonostante la materia mi piacesse.
Quel giorno passò in fretta e prima che me ne accorgessi mi ero già incamminato verso la stazione.
Non ti vidi in quel breve tratto di strada, ma facesti la tua comparsa sul mio stesso vagone quando presi posto sul treno e, istintivamente, mi rilassai nel saperti vicino abbastanza da poterti osservare; mantenevi una certa distanza, ma io non tentavo di avvicinarmi.
Mi stavi lasciando il mio spazio ed il mio tempo e, nell'attesa appena iniziata, avevi capito che avevo bisogno della tua presenza, seppur minima. Era qualcosa di nuovo: avevamo raggiunto un'intesa momentanea nonostante le nostre emozioni in subbuglio.
Non ci parlammo, ma i miei occhi, ogni volta che mettevo piede in classe, cercavano i tuoi capelli verdi e, chi può saperlo?, magari anche tu mi rivolgevi la tua attenzione. I giorni seguenti furono strani, ma i migliori che avessi passato nell'ultimo mese; ero tranquillo, con lo stomaco ancora sotto sopra quando mi passavi accanto, ma mi sentivo bene.
Quel breve periodo che passò nell'arco di una settimana giunse alla sua fine nel caos più assoluto.
Perchè dico caos? Semplice: feci una cazzata...che non era una cazzata.
Sabato sera Kirishima e Kaminari erano riusciti, non so come, a trascinarmi ad una festa...inizialmente tranquilla.
Io non sono tipo da feste, preferisco stare chiuso in casa, ma, con te in testa, mi convinsi di dovermi distrarre e il loro invito mi sembrò il pretesto ideale per farlo.
Come si può immaginare, mi pentii della mia decisione quando ormai, dopo appena due ore, capii di essere capitato in mezzo a un branco di idioti. Ok, sarò io a non sopportare la gente in generale, ma vedere i nostri compagni di classe divertirsi urlando e spintonandomi mentre cercavo il bagno mi fece perdere la pazienza.
Al contrario di quel che ci si sarebbe aspettato, io non mi avvicinai subito alle numerose bottiglie sparse sul tavolo della cucina di...non mi ricordo il suo nome, forse era della sezione B, so solo che Mineta era partito e collassato sul divanetto del salotto dopo una birra (resistenza: 0), Momo e le ragazze erano sedute nella veranda esterna a chiaccherare, Kirishima era giusto un po' brillo e disperso, insomma, ero da solo in mezzo a gente che stentavo a riconoscere.
Durante il tragitto fin lì avevo compreso che tu non saresti stato presente, a quanto pare avevi tirato fuori la scusa del "Devo studiare", ma, anche se fosse stato così, io sapevo che feste del genere non erano cosa per te e devo dire nemmeno per me. Provai un po' d'invidia nel saperti tranquillo a casa e non nel casino, con il mal di testa per la musica, l'odore degli alcolici nell'aria, come me.
Sai? Mi fa male stare in ambienti simili.
Ero isolato tra persone che si divertivano, bevevano e urlavano "Auguri!" a non so chi, probabilmente al padrone di casa del quale non sapevo il nome....oh, era il suo compleanno?
Mi ritrovai nel grande giardino sul retro della casa, appoggiato al porticato in legno, a sentire la musica ovattata, ma pur sempre a volume alto, proveniente dall'interno. Eravamo ad inizio ottobre, ma non faceva freddo e le piante che tenevano ancora alcune foglie mezze secche davano un'immagine tranquilla in una serata così movimentata. Osservai la bottiglia di birra che tenevo in mano rigirandola un poco prima di avvicinarla alla bocca e prendere un gran sorso di quel liquido amarognolo, ma gradevole. Era il primo alcolico che toccavo in tre ore che ero lì ed ero arrivato alle 7, erano appena le dieci e mi feci i complimenti per non essermi ridotto come alcuni ragazzi che avevo visto sballonzolare da una parte all'altra della casa, idea che non mi attirava per niente. Reggevo bene l'alcool e perciò non mi preoccupai molto quando, una volta seduto su uno dei gradini che portavano alla porta sul retro, posai la settima bottiglia.
Che serata triste...da solo; non era quel che avevo in mente quando avevo deciso di partecipare alla festa, ma in fondo andava bene così, avevo bisogno di calma e, cosa assurda, in quel luogo mi resi conto di aver trovato il momento ed il posto giusto per riaprire la scatola che teneva segregati momentaneamente i miei pensieri. In cima alla lista, ovviamente, vi eri tu.
Sorrisi al pensiero che io fossi finito davvero in una situazione del genere con te, ma ormai mi dovevo rassegnare. Tutto il tempo che avevo impiegato nel distanziarti non era servito a nulla e aveva avuto l'effetto opposto, era andata in questo modo. Eravamo entrambi in balia delle conseguenze delle nostre azioni ed eravamo così impreparati...anche tu ti sentivi come me?
Fissai, intontito dalla birra, il cielo stellato e, con rammarico, mi accorsi di non essere più tanto sobrio, ma nemmeno ubriaco, forse un po' brillo. Ridacchiai, quel momento, quando capisci ancora quel che ti circonda prima di andare fuori di testa, era il migliore.
Poggiai la bottiglia, sicuro di non voler oltrepassare il limite quella sera, o almeno quella era la mia volontà...vedi? Fu la mia testa a farmi un brutto scherzo, illudendomi di essere ancora abbastanza lucido.
Sorridente, stetti altri 5 minuti seduto solo e, dopo aver constatato di essere stanco di star lì, attraversai le stanze piene di ragazzi di quella casa e uscii.
Senza avvisare nessuno, iniziai ad avviarmi lungo il marciapiede, Kirishima e gli altri non si sarebbero accorti della mia scomparsa. Passare inosservato non era il mio forte, ma ebbi successo e non mi preoccupai più di essere fermato da qualcuno quando girai l'angolo.
Percorsi silenziosamente la strada deserta e, ad un certo punto, il non aver cenato si rivelò un gran problema: niente aveva assorbito gli alcolici in circolo e, come ci si poteva aspettare, barcollai contro un muretto, lungo il quale strisciai per una decina di metri.
Le tempie mi pulsavano, avevo freddo e l'effetto ritardato dell'alcool mi aveva colto impreparato; mi strinsi nella giacca che indossavo e, sbuffando, mi staccai da quel blocco di cemento domandandomi perchè mi fossi ubriacato in quel modo così stupido. Non ne avevo bisogno, davvero.
Camminai, camminai e mi accorsi di non trovarmi nella via di casa mia, eppure riconoscevo le altre abitazioni, avevano un'aria stranamente familiare.
Basta, mi ero perso? Sul serio?
Scossi la testa e tirai fuori il cellulare pronto a chiamare mia madre, anche se ero conscio che non sarebbe stata la cosa migliore da fare...mi aspettava una bella sgridata.
Osservai lo schermo nero, rassegnato, premetti il pulsante d'accensione e...nulla, comparse solo la scritta "Batteria scarica, 0%", vibrò e si spense.
《Merda.》 Dissi e ricacciai in tasca il telefono con fare nervoso.
Stavo costeggiando una serie di alti palazzi, tutti simili e, visto che continuare a spostarmi non sembrava l'opzione migliore, mi appoggiai al muro vicino all'entrata di uno di questi.
《Aaaaah!...non ci credo!》mi passai le mani sul volto e cercai di rinsavire a forza, cosa impossibile. Potevo pensare di dover tornare a casa, ma la testa per farlo non ce l'avevo in quel momento.
Lasciai cadere le braccia a peso morto lungo i fianchi e mi girai di lato, iniziando, annoiato, a leggere i nomi sulle targhette vicino ai rispettivi campanelli; li lessi uno ad uno distrattamente fino a quando il terzo a partire dal basso mi fece sgranare gli occhi:Midoriya
No, non di nuovo. Mi stavi perseguitando per caso?
Ecco perchè mi sembrava di riconoscere la via...
Alzai una mano e sfiorai quel cartellino con scritto il tuo nome.
Ero assonnato, me ne resi conto, e, involontariamente, mi sbilanciai, ritrovandomi costretto a premere il palmo per non cadere. Alzai lo sguardo e, terrorizzato, spostai la mano dopo aver visto dove era andata a finire: il tuo campanello.
E l'avevo pure tenuto premuto per un po' di secondi...iniziai ad andare nel panico.
Pregai mentalmente che tu fossi, per qualche strana ragione, fuori casa, ma il mio desiderio non si avverò.
《Chi è?》 La tua voce, impastata dal sonno, venne fuori dal citofono ed io...cosa potevo fare?
Diedi un pugno al muro e, d'improvviso, mi sentii tremendamente male...non mi dire...pure da vomitare mi doveva venire?
Il tonfo della mia mano che sbatteva contro la superficie dura ti doveva aver fatto allarmare.
《Chi è?!》 Ripetesti.《De...ku.》 ti avevo davvero chiamato? Oh Cristo, dovevo proprio stare da schifo quella sera.
《Kacchan?!》 Dal tono che avevi usato parevi piuttosto sorpreso e preoccupato.
《Apri cazzo.》 Bofonchiai infreddolito.Non ero molto sicura d'inserire questa parte, ma ho trovato un buon collegamento con i prossimi avvenimenti e nulla...ecco a voi un Katsuki un po' troppo brillo.
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EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)
FanfictionL'autunno è stato un osservatore silenzioso, l'inverno un freddo accompagnatore, l'ho imparato a mie spese: il mio animo non può liberarsi, sarà legato al tuo indipendentemente dal mio volere ed esso racchiuderà per sempre i sussurri dei nostri cuor...