29-Ricordi passati e futuri-

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Eravamo in quella posizione da molto.
Il mio stomaco riceveva una leggera pressione dal tuo peso, piacevoli e lievi scosse si propagavano sul mio petto e il tuo fiato caldo sfiorava il dorso della mia mano destra mentre la sinistra affondava fra le ciocche morbide dei tuoi capelli.
Il tuo collo era appoggiato al mio fianco, la testa poco sotto il mio cuore stranamente calmo in quell'improbabile situazione.
Una quiete improvvisa era scesa in camera tua.
I libri sparsi sulla tua scrivania, il sole già basso, nonostante fossero solo le 5, lo potevamo vedere dalla finestra, le nostre menti distanti con lo sguardo, ma vicine nel silenzio di quella stanza.
Avevamo iniziato a studiare verso le due ed il tempo eta trascorso allo scorrere della nostra scrittura sui quaderni, la stanchezza aveva fatto la sua comparsa lentamente mentre svoltavamo l'ennesima pagina.
Credo di essermi alzato, ormai rassegnato al fatto di non poter sopportare altri esercizi, e di aver fatto due passi verso il tuo letto, lasciandomi cadere di schiena su di esso, le gambe, dalle ginocchia, penzolavano dal bordo. Ti avevo guardato ancora per qualche minuto, eri intento a risolvere un qualche strambo problema dei tanti che avevamo deciso di fare per esercizio alla verifica di matematica del giorno dopo. Quando posasti la matita io rivolsi gli occhi al soffitto cogliendo tuttavia un'ultimo movimento della tua chioma. Dal nulla, ti buttasti delicatamente sul materasso, o per meglio dire sul mio corpo, dove ti sistemasti come se fossi un cuscino.
《Pesi.》 Dissi infastidito, ma ero più a disagio che altro...la tua vicinanza era un problema che avrei affrontato con difficoltà. Lo sai, per uno come me è una cosa strana e sconosciuta il ritrovarsi in certe situazioni.
《Uno: non è vero, pesi di più tu. Due: ho sonno e tu occupi più di metà del letto, perciò o ti adegui o ti adegui.》
Mugugnai qualcosa e, sospirando e non trovando parole per risponderti, ti lasciai stare lì, su di me.
E così eravamo finiti per stare in silenzio, vicini, per minuti interi.
I miei occhi si fissarono in alto, sul monotono soffitto bianco della stanza, mi trasmetteva una freddezza instabile. Era così noioso, chiaro, solo i raggi, ormai sfumati verso un'arancione intenso, del sole gli davano un po' di vivacità. Strisce luminose su un fondale neutro, si notava l'ombra avanzare lentamente con il passare del tempo.
Tempo.
Ne era passato così tanto e così poco.
La giornata era giunta quasi al termine, ma sembrava dover essere ancora lunga, forse ci riservava qualche sorpresa come avevano fatto tutte le poche settimane precedenti con il sospingerci in avanti ogni mattina. Sperai che continuasse in questo modo inaspettato.
Il letto scricchiolò e tu ti muovesti, ruotando su un fianco e sistemandoti meglio; la tua mano si appoggiò vicino alla tua testa, avvertii le dita leggere attraverso la stoffa.
Perchè non era stato sempre così?
Fin da quando ne ho memoria, siamo stati assieme, come quasi amici, come rivali, come compagni e spesso come sconosciuti che in realtà sapevano fin troppo l'uno dell'altro. Ci eravamo comportati come persone legate da uno stretto legame assai complicato e distorto in gesti di rabbia e di timidezza.
È stato un mio grande sbaglio quello di aver pensato, molto prima, che avremmo continuato così: le menti sono mutevoli, i pensieri che vi albergano lo sono e ho capito tardi di non poter far nulla al riguardo.
Quando ti schernivo, quandi ti sminuivo, quando mostravo il mio rancore nei tuoi confronti...cosa sentivi?
Cosa si prova ad essere in mia soggezione? Assomiglia a quello che provo per te o è qualcosa di diverso?
Ti avevo fatto male, non è così?
Forse tu non avresti mai tirato fuori la questione, ma in quel momento, nel silenzio, mi rammentai delle mie azioni.
Provai rimorso per la freddezza con cui ti avevo trattato e la cecità che avevo dimostrato nei tuoi confronti.
Una rimembranza della confusione che mi aveva accompagnato fino a quel giorno galleggiava ancora nell'aria attorno a noi, come a volermi ricordare di non essere arrivato alla fine.
No, non ad una conclusione, noi eravamo ad un nuovo punto della nostra storia e l'incertezza su ciò che ci attendeva, a differenza di prima, pareva una compagnia piacevole nello trascorrere di quel lento autunno.
Molte volte avevo creduto di volerti far soffrire, quando in realtà ero io che stavo cercando di non provare dolore.
《Deku, scusami per tutto quello che ti ho fatto.》 Il mio petto vibrò al pronunciare di quella frase e sentii un pesante groppo in gola formarsi, per poi affievolirsi.
Trattenni il fiato, ma tu, voltato, mi fornivi la visuale esclusivamente della tua chioma disordinata, del tuo collo e del tessuto sottile della tua t-shirt che delineava la tua spalla, il braccio e se facevo scorrere lo sguardo giungevo al fianco. Non ti eri ancora mosso, nessun segno di risposta da parte tua ed il tuo silenzio, unito al tuo respiro calmo, mi fecero infine capire che ti fossi addormentato, ma non importava, a me, l'averti detto quelle poche parole, pur non essendo state ascoltate, bastava.
Mi persi nel calore che emanavi, nella novità di quel contatto così innocuo che tuttavia mi provocava leggere fitte allo stomaco che in quel momento avvertii rigirarsi su se stesso. Era la tua presenza.
Allora pensai: non è così fastidioso.
No, non lo era per niente.
Emanavi una sorta di distante senso di incompletezza, esattamente come me. Perchè era questa la nostra origine indefinita: io con te e tu con me, davamo non un ordine logico, non una spiegazione, ma un senso ai nostri sentimenti.
I miei occhi si chiusero senza che neanche me ne accorgessi e in poco tempo mi abbandonai all'incoscenza, le dita ancora a stringere con delicatezza la tua chioma.

Chiedo venia per il mio ritardo...purtroppo è già la seconda volta. Oggi, cioè ieri, è stata una giornata pesantissima e sono tornata a casa un'oretta fa, cioè all'una di notte. Mi sono svegliata alle 5, dopo aver dormito solo 4 ore, ho passato due ore di verifica e due di filosofia, ho girato il pomeriggio a camminare da una parte all'altra della città con il dizionario di latino nello zaino che pesava tantissimo, alla sera sono uscita nonostante avessi un sonno tremendo e ora sono distrutta, perciò mi congedo con un sentito e gentile "Buona notte"❤, spero vi sia piaciuto il capitolo😘.

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora