20 -L'inganno della verità-

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Qualche volta, molto spesso in quei giorni d'inizio ottobre, non so ancora dare un motivo valido, mi capitava di sentirmi incompreso persino da me stesso.
Era iniziato tutto una sera di metà settembre per una strana coincidenza, eppure a me sembrava di essere bloccato a molto prima. Eri comparso dal nulla sulla mia strada e avevi stravolto il mio mondo.
Io ero il ragazzo introverso e scontroso che doveva mostrarsi forte e disinteressato, ero quel ragazzo che doveva ridere di te, trasformare in cenere i tuoi stupidi appunti sugli heros e disprezzare ogni tuo aspetto contro ogni logica. Allora perchè? Perchè non ci riuscivo più?
Impreparato a tutto, provavo brividi al tuo solo sfiorarmi e non lo accettavo. I miei pensieri si alternavano fra la calma più totale e un caos insopportabile.
Era una sensazione insopportabile il non potermi riconoscere.
E ci avevo messo tanto sforzo nel cercare una ragione per tornare indietro ma tu stavi lì come un muro invalicabile, i tuoi occhi mi pietrificavano, il tuo respiro mi sfiorava e mi trattenevi in una presa gelida.
Perchè non mi lasciavi andare?
Mi volevi far soffrire per una tua qualche perversa idea di vendetta per il mio comportamento?
Avevo ormai abbandonato ogni tentativo e tu restavi ancora, perciò te lo avrei tanto voluto chiedere, avrei voluto sapere cosa ti stava spingendo a precludermi ogni via d'uscita.
Era stato così difficile arrivare a quel punto ed io desideravo solo fuggire.
《Basta?》infine riuscii ad udire la tua voce, in un soffio contro la mia pelle, il tuo viso vicino al mio con un'espressione confusa.
Non so cosa mi prese, ma sgranai gli occhi come se avessi visto qualcosa di terribilmente spaventoso ed il mio petto incominciò a sussultare ai battiti veloci del mio cuore.
Socchiusi le labbra ed indietreggiai di un passo per poi avvertire la mia testa crollare nella confusione.
Poi, con qualcosa che mi bloccava il respiro, il silenzio mi invase.
Pochi secondi erano passati eppure il tempo mi pareva dilatarsi all'infinito mentre afferravo la cravatta della tua divisa scolastica e quasi la stritolavo fra le dita poco prima di inspirare e abbassare la fronte contro il tuo petto, in alto, vicino al collo. È vero, avevo esitato come a volerti dare un pugno, ma non potevo farlo con il mio corpo improvvisamente fragile come in quel momento.
Fa paura, questo sentimento, è terrorizzante.
Vivere senza avere il tempo di andare al passo con le proprie emozioni è doloroso.
Di nuovo, eri uno spettatore muto delle mie azioni, tuttavia potei percepire chiaramente le tue dita infilarsi fra i miei capelli e la tua mano circondarmi la nuca come a volermi dire di stare tranquillo. Ma non era così, avevi scatenato tu tutto questo...allora perchè non volevi assumerti le tue responsabilità?
Perchè non volevi aiutarmi?
Non lo trovavo giusto, per niente. Eri tu ad essere egoista in quell'occasione, tremendamente egoista. In quel tuo gesto, con le tue mani portate a circondarmi timidamente, trovai il pretesto per sentirmi arrabbiato. Lo ero perchè ti ostinavi a farmi provare sensazioni dolorosamente contrastanti e mi chiesi se in tutto quello che era successo tu mi avessi solo illuso di avere il controllo. Forse mi sarei persino sentito sollevato se di punto in bianco mi avessi detto di esserti perso anche tu, di non trovare una spiegazione al groviglio indistricabile di pensieri che si era formato nella tua testa, come me.
Odiavo il fatto di dover far affidamento su di te.
Mi stavi facendo soffrire, passando dalla calma, alla rabbia ed infine ad una malsana malinconia, mi trascinavi verso la strada della pazzia.
Strinsi, anzi, stritolai fra le dita la tua cravatta preso di nuovo dalla collera ed allentai quasi subito la presa lasciando che il tessuto scivolasse via dalla stretta ed appoggiai il palmo della mano sul tuo petto e qualcosa cambiò inaspettatamente.
Anche il tuo vibrava a ritmo incostante, anche tu rabbrividivi e, come il mio, anche il tuo corpo tremava. Ti sentii prendere un gran respiro e potei avvertire l'aria fluire nei tuoi polmoni per poi essere rilasciata con estrema lentezza. Mi sembrava di star affogando e dal nulla ero tornato a respirare, mi bruciava la gola, ma tu eri lì vicino, nelle mie stesse condizioni.
《Kacchan, puoi guardarmi?》 La tua voce mi raggiunse con tono gentile, ma flebile seppur delicato.
Mi scostai, il tepore con cui mi avevi circondato mi abbandonò scivolando via come un velo dalla mia pelle e rimpiansi per qualche istante dell'assenza di quel lieve calore tanto piacevole.
《Deku.》 Sussurrai un tuo richiamo anche se il tuo sguardo era già posato sul mio viso; pronunciai il tuo nome involontariamente, come un'azione automatica, quella parola era sfuggita dalle mie labbra lasciando uno strano sapore indefinito. Le mie iridi, due specchi rossi che riflettevano la luce del cielo fuori dalla finestra, si scontrarono con le tue, ma il mio sguardo era perso e incerto e la mia espressione vuota e terrorizzata.
Le tue mani arrivarono timide fino al mio volto, circondando le mie guance e salendo poi ai lati, finendo in parte fra le ciocche chiare e indomabili che ricadevano vicino alle tempie.
I tuoi occhi assunsero una strana luce triste.
《No...》 sussurrasti prima di portare le dita a percorrere i tratti del mio volto accarezzandomi.
《Io non desideravo questo...Cosa ho fatto?》
Di punto in bianco, mi sembrasti incomprensibile. Come potevi pentirti di tutto quello che avevi causato? Per quanto moralmente giusto, mi sembrava qualcosa di tremendanente ingiusto. Era tardi per pensare di aver sbagliato e mi chiesi se, nel caso tu non avessi intrapreso alcuna iniziativa, saremmo giunti alla stessa conclusione in cui ci trovavamo.
Il tuo tocco scottava e gelava al contempo, volevo ritrarmi da quel contatto, ma mi parve impossibile quando ti sporgesti verso di me.
Mi studiasti per alcuni secondi, forse cercando di carpire un qualsiasi mio segnale di fastidio, ma io ero pietrificato, come potevo sfuggirti se ogni volta che ti avvicinavi perdevo la capacità di muovermi?
Avvicinasti le tue labbra alle mie ed il tuo respiro accarezzò la mia pelle.
《Kacchan...》 pronunciasti il mio nome in un lieve sospiro ed io, con il battito del cuore ormai fuori controllo, avvertii il mio corpo tendersi al tuo richiamo.
《Io non voglio che tu ti senta così.》
Sfiorasti la mia guancia e mostrasti un sorriso appena accennato.
《Non importa se non sai chiederlo o se credi di non saperlo, è questo che vuoi...non è così?》
La tua mano destra si abbassò fino al collo e, stringendomi, annullasti la poca distanza che ci separava e che avevo trovato tanto insopportabile.
Le nostre labbra si scontrarono in un gesto delicato e le tue si mossero lentamente sulle mie, trascinandomi inesorabilmente verso la confusione più totale che tuttavia presto sarei riuscito a dissipare.
Risposi, con innata gentilezza, al tuo bacio, ma lasciai, sentendomi ormai impotente, che fossi tu a prevalere, come in realtà avevi sempre fatto dalla prima volta, e provai piacere nel sentirmi in balia di nuove emozioni.
Sollievo, una malinconica felicità e desiderio che quel momento non finisse troppo presto: era questo che avevi portato con avventatezza in me.
Adoravo i brividi che mi percorrevano, il tuo modo di stringere i miei capelli mentre le mia gambe indietreggiavano fino alla parete, incapaci di reggere il peso di quelle sensazioni.
Mi seguisti, quasi accompagnandomi e attendendo che mi appoggiassi al muro gelido prima di premere con la lingua contro i miei denti. Non era da me accettare di essere incapace di fare qualcosa per fermarti o semplicemente non cercare di dire, mentendo, di non volerlo fare, però non potei resistere e, preso senza preavviso dall'imbarazzo, schiusi timidamente la bocca ancora un po', lasciandoti approfondire quella piacevole tortura. Chiusi gli occhi istintivanente.
In quell'istante sentii i miei polmoni bloccarsi per poi riprendere a respirare più velocemente e ad un ritmo incostante, tanto che credetti di star perdendo i sensi, ma tu mi riportasti alla realtà spostando parte del tuo peso contro di me, imprigionandomi. Ti sentii inspirare a fondo e mischiasti un po' di violenza con la delicatezza che avevi utilizzato fino a quell'istante, ammettilo te ne prego, come arma per farmi apparire debole contro di te. Iniziasti ad avere più decisione nei movimenti e questo, contrariamente da quel che si poteva pensare, mi fece provare qualcosa di indefinibile. Semplicemente mi piaceva, anzi, amavo quella tua gentile brutalità. Ancora, ne volevo di più e ti pregai mentalmente di accontentarmi, mi sentivo ubriaco per causa tua e la mia lucidità stava sparendo, una voce mi diceva di fermarmi.
Presi aria con un sospiro e mi sentii completamente perso.
Alzai un braccio con l'intento di portare la mano alla tua chioma come se fosse qualche cosa di allettante.
Tuttavia, quando provai ad avvicinare la mano, un tuo gesto mi bloccò.
Afferrasti con decisione il mio polso e facesti sbattere con forza il mio arto sulla parete, facendomi sussultare.
Fermati. Questa parola si ripeteva all'infinito nella mia testa, eppure cercavo con tutto me stesso di ignorarla.
Era diverso da ogni altro bacio quello, era terribilmente...eccitante, tanto da farmi provare una paura incontrollata come se stessi precipitando senza un appiglio, come se stessi affogando, come se per la prima volta stessi impazzendo volontariamente.
Mentre mi tenevi fermo, l'altra tua mano stava scendendo lungo la mia schiena, fermandosi all'altezza della vita per poi stringere saldamente il mio fianco e riacquistai un minimo di coscenza.
Mi sbagliavo se all'inizio credevo che fossi la via per la salvezza da quel mare di emozioni....
...tu eri la via che mi avrebbe condotto verso l'insanità e che ormai mi aveva già guidato su sentieri inesplorati e pericolosi.

Sono tornataaaaa!!! (Come ogni sabato...sempre che non decida di pubblicare in altri giorni 😅)

Ebbene...ci sono tanti capitoli da revisionare e ancora di più da scrivere, perciò la storia sarà mooolto lunga e non potrei esserne più felice! Mi sono immedesimata molto nel personaggio di Kacchan e spero di aver dato un'idea di come lo consideri...per curiosità, qual'è il vostro personaggio preferito di BNHA?

Il mio da una parte è ovviamente Katsuki, ma se dovessi ammettere la realtà, di carattere sono la copia femminile e più impacciata di Deku, perciò sto un po' dalla parte di entrambi anche se Izuku prevale spesso su Bakugou.

Uh! Cosa bella: su amazon (l'ho notato solo ieri) è disponibile il funko pop di Todoroki...una semplice frase: devo averloooo!!!
Seconda curiosità:
Voi avete funko pop o action figures?

P.s.: ho convinto una mia amica a leggere il manga di My hero academia e ne vado fiera!

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora