6 -La falsità non è visibile nell'odio-

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Fosti tu a darmi un freno, forse involontariamente, ma lo facesti.
Eri stato tu a spingerti di più verso di me, a stringere i miei capelli e a tremare tra le mie mani e questo mi risvegliò bruscamente riportandomi alla realtà.
Ti morsi il labbrò inferiore, tirandolo un poco e sfiorai per un'ultima volta quella carne dolciastra che avevo assaporato. Rimasi così, con il fiato corto, a gettare sbuffi di aria calda vicino al tuo viso arrossato. Tu....arrossisci troppo facilmente, constatai.
Bramavo ancora ardentemente un tuo bacio, ma avevo paura di scottarmi; il freddo di poco prima si era tramutato il calore e tu ne emanavi troppo, tanto che mi sentivo bruciare dall'interno.
Ansimavo, come te.
Eravamo entrambi senza parole, incapaci di dire qualcosa di sensato ed io iniziai ad impazzire. Non era da me una cosa del genere e non era da te ricambiare in un modo così appassionato quel bacio, soprattutto se da parte mia. La mia testa faceva male, sentivo il sangue incandescente nelle vene e le tempie pulsare al ritmo del mio battito veloce.
Se le mie emozioni erano così forti era perchè avevo perso il controllo per una qualche strana ragione, il che mi portava quindi ad un altro interrogativo più complicato: perchè?
《An...cora.》 sgranai gli occhi, credevo che mi stesse venendo un infarto quando ti sentii pronunciare quella parola spezzata da un respiro. Ti fece apparire desiderabile a dir poco e quella tua aria innocente che eri solito avere pareva esser scomparsa.
Ancora. Cosa ti stava succedendo? Volevi che ti soffocassi di nuovo con un bacio? Era questo quello che desideravi?
Il tuo sguardo me lo confermò. Era appannato da alcune lacrime non lasciate scendere, ma non erano gli occhi di qualcuno che stava per piangere, quelli erano occhi in grado di penetrare nel mio animo e di lasciare venire a galla pensieri tutt'altro che casti su di te. Perchè mi guardavi così?
Mi tornò in mente ciò che mi avevi detto quel giorno a scuola: devo capire una cosa.
Non so perchè, ma sentii che quella cosa riguardava me, me e nessun altro. Rabbrividii.
Tu stringesti il colletto della mia maglia, ma io scivolai via dalle tue dita senza che tu avessi il tempo di afferrare meglio quel pezzo di stoffa. Indietreggiai di alcuni passi e ti fissai al massimo dello sconcerto, con stupore e terrore e credo che finalmente anche tu ti rendesti conto di quel che era appena successo, lo supposi dalla tua espressione scioccata.
Tremante mi portai una mano a toccare le labbra, ancora umide di te.
《Scusami!》 avevi urlato, con le mani strette sul petto, forse in preda al panico. E lì le tue lacrime scesero, incessanti, due rivoli sulle tue guance. Eri confuso, non sapevi come reagire, esattamente come me, ma avevi pur sempre il tuo modo di affrontare le cose, vale a dire con sincerità, lasciando che quel che provavi si mostrasse senza alcun filtro. Non ti importava di apparire un completo idiota, ma a me sì, per orgoglio non volevo assolutamente sembrarlo.
Abbassasti gli occhi, chinando il capo e vidi chiaramente gli ultimi raggi del tramonto raggiungere le gocce che ti colavano lungo le guance, così che risaltassero brillando mentre precipitavano a terra, davanti ai tuoi piedi. Apparivi così impanicato da essere esilarante, tuttavia proprio non mi sembrava il caso di iniziare una delle mie prese in giro, non in quel momento. Ti stavi scusando, ma per cosa? Tu non avevi fatto nulla, io sì invece, io avevo fatto troppo.
《Kacc-》 cercasti di, anzi, osasti provare a chiamarmi con quello stramaledetto soprannome.
《Zitto.》sussurrai piano, interrompendoti, tu sentisti la mia voce ed alzasti il volto nella mia direzione.
《Zitto!》ti gridai. Ecco, ero io nel panico, molto più di te.
《Zitto.》 ribadii a denti stretti e pian piano la rabbia per la confusione che provavo iniziò a mostrarsi.
《Cosa diavolo...?》 iniziai a pensare ad alta voce per cercare di calmarmi, tuttavia sapevo che sarebbe servito a poco...tu mi conosci, non riesco a contenermi.
《Io...io non ci credo. Ho fatto una cazzata. Ma cosa mi è preso?!...》 iniziai alternando toni di voce alta e bassa, ero davvero al limite della sopportazione 《Non mi hai fermato...non mi hai fermato! Cosa ti passava per la testa?! Cazzo.》in tutto questo, nel mio sfogo, la tua situazione era solo peggiorata. Quelle lacrime non la smettevano di scendere, tutt'altro, aumentavano e la tua bocca, mi rimproverai per averla guardata di nuovo, si era piegata in una smorfia addolorata. Le tue mani, mi ci soffermai, stringevano la tua felpa tanto da avere le nocche bianche. Capii che, in qualche modo, qualcosa in quello che avevo fatto o detto ti aveva ferito.
Feci un altro passo indietro sempre più instabile sulle gambe...tu mi facevi tremare, in quelle condizioni, scatenavi in me rabbia e uno strano dolore inconsistente.
《No. Non è possibile.》la mia voce era isterica quasi, sottile e più acuta del solito, mi sembrava di star ammattendo.
E tu eri lì, intento ad assistere a quella scenata di pazzia.
Mi strinsi prima il collo, poi la testa e mi sentii pronto ad esplodere...e così feci.
《Tu. È colpa tua!》 sbraitai e credo di non averti mai guardato con tanto odio come allora. Me ne sarei pentito, ma ancora non potevo saperlo, di quelle parole tanto acide che ti rivolsi quella domenica sera.
《La smetti?! Non guardarmi così! Smettila! Smettila! Non lo sopporto, quello sguardo. Non lo capisci?! No...certo che no. Ma sai? Sarò chiaro: ...》inspirai, pronto a dirti l'unica cosa che avrei dovuto risparmiarti 《....io ti odio.》
Lo dissi con rabbia, la mia voce era tuttavia controllata, avevo quel tono che permette a certe frasi di galleggiare nell'aria per alcuni secondi per poi depositarsi pesantemente rimbombando in testa più e più volte.
Fosti tu ad inspirare dopo, ma ti scappò un verso strozzato, in parte acuto e in parte soffocato a metà: un singhiozzo.
Il tuo pianto era giunto al culmine con quello, non riuscivi più a trattenerti e per uno come te, sensibile ed incline ad essere uno dalla lacrima facile, quello era anche troppo: avevi superato anche tu il limite di sopportazione ed io non lo capii, anzi, passai, con quanta più insensibilità possibile nei tuoi confronti, sopra ai tuoi sentimenti come un'ulteriore aggravante della tua condizione.
《Non osare seguirmi.》 era un ordine, non una richiesta, ma penso che tu lo capisti benissimo senza spiegazioni perchè, quando mi voltai ed iniziai ad incamminarmi a passo veloce lontano da te tu non facesti nulla per fermarmi. Girai l'angolo e fui sollevato di sapere che, una volta arrivato a casa, sarei riuscito a stendermi sul letto e ad addormentarmi subito senza dedicarti un solo pensiero...o almeno lo sperai.





Ecco il numero 6!
...adesso ci penserò un po' e, chi lo sa?...magari ne pubblico un altro sta sera😘

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora