69 -Ancora respiri-

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È stata una notte senza stelle. Il cielo si è cosparso di nuvole nel tardo pomeriggio e la giornata di ieri si è incupita lentamente lasciando che il tramonto sfumasse nel rosa contaminato dal colore del fumo che tanto credevo di disprezzare. Invece mi ha dato calma, un senso di quiete che ancora mi pervade.
Manca poco all'alba, la sveglia segna le cinque ed un quarto ormai passate, un'aria umida contenente i resti ormai sbiaditi dell'afa estiva entra dalla porta finestra dimenticata aperta...pare impossibile, ma ci troviamo alle porte dell'autunno.
Tra poco i primi raggi si faranno spazio fra le strade ed io desidero tanto che non giungano, solo qualche altra ora, non pretendo troppo, eppure non potrò evitare il sorgere del sole e questo mi fa salire una certa fastidiosa sonnolenza oltre ad un'irritazione immotivata. Sbadiglio e mi dico che forse, invece di lamentarmi, dovrei anticipare il tutto ed alzarmi. Così mi sollevo passandomi una mano sul viso, mi stropiccio gli occhi e sbuffo.
Sono stanco, ho corso tanto ieri, sono rientrato tardi dopo aver fatto rapporto, la città sembrava aver preso la decisione di mostrare il peggio di sè e credo di non aver mai vissuto un pomeriggio più sfiancante tra inseguimenti, falsi allarmi e giornalisti assetati di notizie e pronti a far le domande più scomode.
Mi hanno addirittura chiesto di te, dopo tutti questi anni, ci credi? Pensavo fosse ormai chiaro il doversi astenere da certi quesiti, ma con la popolarità che sale il passato attira sempre più attenzione ed occhi indiscreti, perciò non accuso nessuno per la propria curiosità, chiedo solamente un po' di discrezione nel mostrarla.
Barcollo finalmente fino al bagno e, dopo una doccia poco piacevole tra acqua fredda e bollente, mi ritrovo in cucina, in piedi davanti ai fornelli ad osservare la caffetteria con grande intensità, pregando che il caffè si sbrighi a salire.
La bottiglia di latte a portata di mano, una tazza posata sul tavolo, pochi biscotti rimasti nella scatola, una fetta di torta cucinata per noia il giorno prima, appare molto monotona questa mattina, simile a molte altre.
Eppure non ho nulla in programma oggi se non un impegno preso settimane fa, prima che le giornate iniziassero ad accorciarsi.
Sono felice e triste al pensiero di essere riuscito a trovare un po' di tempo per farti visita, sai?
Giusto ieri mi ha telefonato l'ospedale, sai?
È buffo da raccontare, magari non ha senso pensarci proprio adesso, ma vedi? Davvero non riesco a capire come abbiano potuto far squillare il mio cellulare mentre mi trovavo tranquillo seduto sui gradini del nostro palazzo, mentre mi stavo godendo la brezza e sentivo i muscoli stanchi rilassarsi.
Cosa potevo fare se non rispondere? E l'ho fatto, con tanta fretta ed agitazione salite improvvisamente.
《Signor Katsuki?》mi hanno chiesto.
《Sono io.》
Lo sai, non mi sono mai piaciute le formalità, perciò sono subito andato dritto al punto.
《Le telefono dall'os-》
《Mi dica solo perchè mi ha chiamato, al diavolo il resto.》
La donna parve restare interdetta dai miei modi bruschi, ma fu gentile nel fare ciò che avevo richiesto.
《Midoriya Izuku, dovrebbe passare domani per un consulto con i dottori, le sarà riferita ogni informazione al suo arrivo.》

Oh, non sono stato sorpreso, non arrabbiato, non impreparato, in verità mi aspettavo che chiamasse prima, ma vedi? Essere il number One ha pochi vantaggi, ma utili a volte, per esempio c'è questo strano principio per il quale tutti sanno ciò che fai e gli impegni che hai anche prima che il sottoscritto ne sia a conoscenza e questo permette alle persone di considerare la gravità della situazione prima di agire. Così mi hanno telefonato dopo il mese più stancante dell'anno.
Mentre bevo il caffè latte mi pare assurdo e divertente, che strano tempismo, non trovi?
In questi giorni, in queste recenti ore in cui mi stavi sembrando distante, sei riapparso, non che mancassi da molto in effetti, non è da te una toccata e fuga, lo so.
O forse hai solo preso il sopravvento sui miei pensieri ed hai anestetizzato i miei sensi, non sarebbe la prima volta per te, no, non la prima in cui ti preoccupi di agire silenziosamente perchè questa è la tua specialità, lo hai fatto ogni giorno da quando ti conosco, da quando mi conosci, da quando mi sono innamorato di te.
Hai trascinato tante cose nella tua vita di nascosto, sotto al mio naso, ma vorrei che sapessi che ho imparato a conoscere le tue vecchie abitudini ed ora non puoi più ingannarmi. Posso ricordarti solo l'inizio se vuoi, la prima volta, una che nessuno di noi scorderà mai poichè sì, magari potresti indovinare, si tratta di me.
Ho creduto di essere stato io, ma con il tempo, come molti dicono, si comprende tanto ed io ho capito di essere stato la tua prima mossa.
Non è...una colpa che voglio darti, no, purtroppo è stato tutto involontario.
Sono inciampato cadendo addosso a te e, poco dopo, tu hai fatto lo stesso con me portando non equilibrio, ma caos e quel caos, lascia che lo ammetta, è terrificante. Ci ha sommersi con impetuosità, il terreno sotto i nostri piedi ha tremato e no, non ci siamo rifiutati di vacillare quando, probabilmente, sarebbe stata la giusta reazione. Invece siamo crollati assieme, per poi sollevarci da soli, quasi rifiutando inconsciamente l'aiuto dell'altro; ci siamo respinti e ci siamo attratti con tanta forza.
Non è mai stato abbastanza per te possedere questo fragile cuore di vetro, puoi parlarne se ti va, lo capirei perchè non è mai stato abbastanza neanche per me. Non potevamo fare altro se non consumare, divorare, dare, pretendere, pentirci, desiderare....desiderare sconfinatamente. Forse lo hai pensato anche tu, forse lo abbiamo sempre saputo, ma noi abbiamo amato nel modo sbagliato e nell'unico modo che ci fosse concesso.
Mi hai solo preso alla sprovvista, nulla di più, mentre ero in bilico su un filo non mio.
Ed il tuo pareva tanto stabile, sempre con quell'espressione felice, tranquilla, con quell'aria fragile, ma forte.
Diventare un eroe non è facile e questo, beh, era qualcosa che dovevo imparare, eppure tu mi hai aperto gli occhi su molto di più: mi hai mostrato come vivere tremando, restando sul mio filo.

Oggi mi manchi un po' più di ieri, un po' meno di domani, si può immaginare una simile nostalgia per una persona? Sapere che si accrescerà di giorno in giorno ti fa sentire davvero perso, anche se la strada che hai davanti è dritta e priva di deviazioni, temi e pensi che possano arrivare bivi, vicoli ciechi, discese e salite senza fine.
E sono qui, un po' cammino, un po' corro, seguo i tuoi passi nella speranza che tu riesca a rallentare, a fermarti, a tornare indietro.
Ti prego, raggiungimi.

《Credevo di trovare il solito vecchio dottore.》

《No, sono stato io a chiamarti, non saresti venuto altrimenti.》

《Dopo tutto questo tempo? Un po' in ritardo, non credi?》

《Non mi giustifico, ma ho bisogno di parlarti.》

《Tsk, mi rifilerai uno dei tuoi grandi insegnamenti? Non ne ho già ascoltati troppi?》

《No, Bakugou, non questa volta.》

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora