26 -Incontri involontari-

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Il tuo bacio era stato bello.
Un semplice tocco, nulla di più e purtroppo nulla di meno poichè aveva lasciato su di me il tuo sapore di nuovo. Iniziai a pensare che fosse una qualche tua maledizione.
Mi stringesti e le nostre fronti si scontrarono appoggiandosi l'una all'altra.
《È incredibile.》 Dicesti e, anche senza vederlo, seppi che stavi sorridendo; le mie mani salirono fino alle tue, ancora attorno alla mia testa, strisciate fino ad afferrare in una lieve stretta le mie ciocche chiare, e le mie dita si intrecciarono alle tue.
Era una sensazione piena quella che provavo. Vi era frustrazione in me, imbarazzo, qualcosa che rassomigliava molto alla felicità e calore che si stava espandendo a partire dal mio petto. Era il risultato delle nostre azioni, tanto atteso per quanto rifiutato inizialmente, mi dava un piacere sconosciuto.
Che strana fantasia. Mai avrei potuto credere a qualcosa del genere, ma mi trovavo costretto a farlo e forse non ero poi così riluttante all'idea.
《Smettila di essere così dannatamente sorridente.》 La mia voce, falsamente rabbiosa, un po' raschiata, ti fece sussultare.
《E se non potessi farlo?》
《Giuro che ti faccio esplodere.》
Sbuffai sonoramente e tu iniziasti a ridere, un suono fastidiosamente soave.
La tua risata sfumò piano, ci abbandonò nel silenzio e tu ti staccasti da me quel tanto che bastava per poterti sedere al mio fianco. Le tue dita accarezzarono un'ultima volta il mio viso. Però...io volevo ancora sentire il tuo tepore addosso, lo sapevi? Ci avevi pensato? Il mio sguardo perso nell'osservare il sole sparire fra gli alti edifici della città poteva parlarti e fartelo comprendere?
Inaspettatamente un peso fece pressione sulla mia spalla e, abbassando lo sguardo verso destra, ti scoprii appoggiato ad essa, i capelli a solleticarmi il collo.
Ero rimasto stupito dagli ultimi minuti trascorsi e pensavo, senza trovare una motivazione, di volerli rivivere, di voler provare ancora quei brividi.
《Hai la mia felpa addosso.》 Credo di aver sentito i miei capelli rizzarsi a quella tua constatazione fatta con voce incredibilmente delicata: la tua.
Mi mossi, un poco a disagio, iniziando a scostare il tessuto dalla mia spalla libera, ma prima che potessi farlo scendere lungo il braccio la tua mano si intromise posizionandosi sopra la mia e tirando nel verso opposto il tessuto.
《No, tienila. Avresti freddo se la togliessi adesso.》 Rimasi interdetto per alcuni secondi prima di rilassarmi nuovamente e  provare una strana felicità dovuta alle tue parole. Mi strinsi nel cotone spesso della felpa con inspiegabile soddisfazione.
Allora era questo di cui leggevo nei libri, era questo di cui credevo di non essere mai stato a conoscenza. Perchè forse non lo avevo mai cercato prima e forse anche perchè non lo avevo mai compreso o, per meglio dire, mai cercato di comprendere.
《Credi che vada bene così?》
Ti sentii domandare.
Indugiai nell'osservare una delle poche persone presenti nel parco scomparire dietro degli alberi in lontananza. Credo fosse una donna. Non mi vide fissarla, semplicemente se ne andò, potei distinguere la sagoma di un ombrello stretto nella sua mano. Giusto, quel giorno aveva piovuto, come me ne ero potuto dimenticare? Era colpa tua quella mia momentanea amnesia?
《Voglio solo dire che...lo so che sembra stupido e se vuoi puoi dirmelo, lo so che lo penserai...io vorrei una conferma anche se non ne ho veramente bisogno. Dimmi, per te vado bene? Ne sei sicuro? Puoi ritenermi ripetitivo, ma lo chiedo perchè non voglio stare male dopo tutto quello che è successo.》
Una goccia, limpida e traslucida ai raggi del sole all'inizio del tramonto, colò lungo le foglie dell'acero vicino alla nostra panchina e precipitò a terra, sul sentiero di lastre di pietra ormai asciutte. In quel momento notai la rugiada sparsa fra i fili d'erba, l'acqua rimanente non ancora assorbita dal terreno.
Di punto in bianco quel grande guardino prese vita ed i miei occhi parvero ingrandirsi nell'osservarlo, era straordinariamente differente dall'ultima volta che ero stato lì con te, ma manteneva quel profumo indistinto misto alla nota dolciastra dei tuoi capelli...mi chiesi se li avessi lavati proprio quel pomeriggio, poichè ad ogni respiro sentivo la presenza di un'aroma che io sapevo appartenere solo a te.
《Non lo so, Deku. Tu pensi che io sia giusto per te? Puoi darmi una risposta certa?...Non credo che certe cose possano essere dette, nemmeno se ne si è convinti, le persone cambiano troppo spesso modo di pensare per poterselo permettere.》
Quello che volevo dirti era semplice: avremmo atteso la soluzione dei nostri quesiti senza cercarla e, non so come, sentivo che tu fossi d'accordo con me.
Ti muovesti un poco e ti posizionasti meglio. Io non ero rigido, anzi, i miei muscoli erano rilassati come la mia mente. Era bello essere lì con te.
《Allora mi dispiace Kacchan.》
《Perchè?》
《Perchè credo di esser stato io a farti star male in questi giorni.》
Il colore del cielo, quell'arancione freddo, misto al giallo e al rosa, dal sapore così malinconico al solo ricordo, fu l'immagine che contemplammo quella sera al suono delle nostre parole.

Non ricordo come ci salutammo alla fine. Forse con uno sguardo, un passo incerto all'incrocio delle vie della città che ci avrebbe portato in direzioni differenti, solo un respiro e nessuna parola. Un silenzio pieno di "a domani" non detti.
Tuttavia non fu un rimpianto per me, poichè l'ultimo sfiorarsi delle nostre dita, prima unite, bastò a entrambi, ne ero certo.

Mi avevi detto di voler aspettare ancora il treno assieme, di desiderare passare ancora quel breve tragitto verso la scuola insieme e, ancora prima, mi avevi detto di voler sapere se ti potevi permettere di stare al mio fianco.
Ti avevo fornito una risposta ormai da tempo senza essermene reso conto.
La mattina dopo la scritta "mercoledì 8" sul mio cellulare fu un'utile distrazione nell'attesa della tua comparsa.
Era da una decina di minuti che stavo lì, appoggiato ad un muro, ad aspettarti. Diversamente da quel che si poteva pensare, non era stato qualcosa di programmato, infatti non ti avevo inviato alcun messaggio, nessun avviso della mia presenza sotto casa tua.
Espirai ed osservai rapito il calore del mio fiato prendere la forma di un'indistinta nuvoletta opaca nell'aria mattutina e, dal balcone sotto il quale mi ero riparato, osservai la via quasi deserta ormai umida e bagnata. Già, aveva ricominciato a piovere. La sera prima aveva fatto temporale, credo poco più di una ventina di minuti dopo che ci fummo separati. Ringraziai il fatto di non essermi trattenuto di più e che anche tu fossi tornato a casa in tempo o che non ti fossi beccato troppa pioggia addosso.
Quel mercoledì mattina portava con sè gli ultimi segni della notte burrascosa appena trascorsa.
Passarono altri quindici minuti e di te ancora nessuna traccia.
Sbuffai e volli darmi una botta in testa da solo per ciò che stavo per fare, cosa che rimpiansi non essermi concessa quando giunsi, a passo veloce, al campanello di casa tua.
Indugiai alcuni secondi e, una volta lasciato da parte l'imbarazzo, feci per premere quel maledetto tasto.
《Bakugou?》mi bloccai con il braccio sollevato e il dito a due millimetri di distanza al suono di una voce femninile stranamente famigliare.
Una donna, capelli verdi come i tuoi, mi osservava da sotto un grande ombrello viola.
Inko, tua madre, aveva un'espressione stupita stampata in viso.
Notai una piccola borsa della spesa stretta nella sua mano sinistra e pensai che stesse rientrando a casa dopo aver preso due cose al negozio lì vicino.
Rimasi interdetto e, forse, più scioccato di lei da quella situazione.
《Oh...em...》 ok, sta calmo. 《Buongiorno.》 Le dissi e poi non seppi che altro aggiungere.
《Sei qui per Izuku? Non sapevo ti avesse detto di star male.》disse avvicinandosi di qualche passo. No, non lo avevi fatto, non mi avevi avvisato...magari se lo avessi fatto mi avresti risparmiato una figura del genere.
《Ecco, a dire il vero...》 iniziai a dire, ma fui presto interrotto.
《Ma...non dovresti essere a scuola?》
Cavolo... pensai a cosa rispondere ed elaborai, non so come, una giustificazione.
《Ho perso il treno e, visto che oggi avevamo in programma allenamento all'aperto, avranno cambiato il programma e si farà lezione in classe, ho pensato, con il fatto di non avere i libri necessari dietro, di stare a casa a ripassare per il compito di domani e già che ero per strada ho deciso fare un salto.》
Sarò stato credibile? Mi chiesi e sperai tanto che non tirasse fuori altre domande.
Uno squillo la interruppe mentre stava per parlare di nuovo e, dopo averla sentita scambiare due parole veloci al telefono, si rivolse a me con sguardo impanicato.
《Ok, senti, Bakugou...ti posso chiedere un favore?》
La guardai senza saper che rispondere e, incerto, annuii.
Lei mi sorrise rilassandosi visibilmente.
《Sarei in ritardo per il lavoro, non vorrei approffittare di te, ma già che sei qui ti chiederei se potessi portare a Izuku questo. Non ho davvero tempo per salire e scendere.》
Sbattei un paio di volte le palpebre, rimasi pietrificato alcuni secondi e, infine, metabolizzai le sua richiesta.
《Certo, non è un disturbo.》
《Ti ringrazio.》 Detto ciò, apparendo sollevata, mi porse la piccola borsa che teneva e le chiavi dell'appartamento.
《Dii ad Izuku di telefonarmi prima di pranzo, grazie ancora!》 Fu l'ultima cosa che mi disse prima di svoltare l'angolo.
Era successo tutto in fretta ed io ero davvero lì, sotto casa tua, con le chiavi in mano. Non ci volli credere per alcuni minuti finchè non mi decisi, scrollando la testa, ad aprire la porta e lasciarmi la pioggia, con ciò che era successo poco prima, alle spalle.
Rilasciai un grande sospiro.
《Non ci credo, questa è l'ultima volta che vengo ad aspettarti.》 Sussurrai tra me e me irritato, ma al contempo divertito.

Eccomi ancora qua! Perdonate se pubblico così tardi, oggi sono stata impegnata😅
Cioè...ho tipo fatto una maratona di anime e ho riguardato Kimi no nawa (Your name). Voi lo avete visto?

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora