Me and my friend-2

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Il cielo nemboso e l'aria pungente facevano venir voglia di rimanere chiusi in casa, sotto le calde coperte imbottite, a leggere un bel libro oppure a guardare un bel film tra amiche. E perché no, magari sorseggiare anche una bella cioccolata calda che ti riscaldava tutta. E invece no, camminavo tra le strade trafficate e affollate di Georgetown, nel mio cappotto imbottito di piume d'oca e con la mia amata sciarpa nera avvolta al collo. Accanto a me c'era la mia cara Brad, persona senza la quale non avrei potuto vivere. Era la mia migliore amica. Eravamo cresciute letteralmente insieme nelle praterie del Nebraska, precisamente a Lincoln. Il mio caro nonnino e quello di Brad avevano aperto assieme un'azienda agricola e avevano animali da allevamento come mucche, capre, maiali, buoi, cavalli e galline. Ovviamente però non potevano mancare i piccoli coniglietti. Ricordo ancora il piccolo Justin, il mio animaletto peloso e morbido. E dalla campagna ci siamo trasferiti in piena città, a Washington, per gli studi. La mia amica stava frequentando i corsi per diventare un infermiera, alla School of Nursing and Health Studies, nonostante il suo percorso sia stato ostacolato da una gravidanza prematura e inaspettata che ha deciso di portare a termine, mentre io stavo frequentando la Georgetown University School of Medicine per diventare un medico, anche se la strada da percorrere era ancora lunga e faticosa. In realtà avevo già un dottorato in neuroscienze cognitive e in neurobiologia, nonostante avessi ventitre anni. Avevo una mente speciale, che in pochi avevano la fortuna di avere. Alcuni la considerano uno svantaggio, ma è stata la mia forza e la mia ancora di salvezza in qualsiasi momento. Ero cresciuta troppo in fretta, diventando subito una donna, e a volte la bambina che era ancora in me usciva allo scoperto con comportamenti davvero infantili. Ma questi erano dettagli. Il mio quoziente intellettivo superiore mi aveva fatto imparare a leggere all'età di quattro anni e fatto diplomare all'età di quindici. E poi ho proseguito gli studi, arrivando finalmente a quel che volevo. Ero considerata come un "genio" e questo non mi dispiaceva affatto. Molti pensano che sia facile diventarlo, che basti uno schiocco di dita per esserlo. Ma invece non era così. Diventare "genio" era sacrificio, passare ore e ore sui libri, stare costantemente su quest'ultimi. Però, facendo così, ho tralasciato la mia vita sociale, rinchiudendomi in me stessa e costruendo giorno dopo giorno un muro che divideva me dal resto della società. Brad era l'unica persona di cui mi fidavo cecamente e di cui avevo la certezza che non mi avrebbe mai lasciato andar via. Con lei ho condiviso le più belle esperienze, quelle che non dimenticherò mai. Abbiamo girato in gran parte l'America Latina, avventurandoci in situazioni più grandi di noi che però ci hanno fatto responsabilizzare ancora di più. E poi mi ha regalato l'essere zia. Il piccolo Jacob era il nipotino più bello che mi potesse capitare. Era un bambino con il sorriso sempre stampato sulla bocca. In ogni momento, anche quando stava male, sorrideva e questa era la cosa più bella che potessi mai vedere: il sorriso di un bambino. Dal giorno in cui quel cretino di Julian lasciò Brad perché non voleva responsabilità, le stetti accanto come avevo sempre fatto. Assistetti anche alla nascita del piccolo e quella fu davvero una delle cose che mai avrei dimenticato. Julian non si era reso davvero conto di aver perso una delle persone più speciali al mondo. Aveva fatto talmente soffrire Brad che dopo quasi due anni ancora ci soffriva. Ovviamente non poteva dimenticarlo perché avevano un figlio assieme, ma almeno poteva non pensarci. E poi c'ero io che non avevo mai avuto una relazione. Era destino. Brooklyn Casey era destinata a stare da sola. Riuscivo a vedere la mia vecchiaia. Seduta su una poltrona con dieci maglie di lana addosso. Il viso pieno di rughe e rinsecchito. La pelle appesa e flaccida. Ed infine, pile di libri che mi circondavano. Rabbrividii al solo pensiero. <<tutto apposto?>> chiese Brad guardandomi con sguardo ambiguo mentre cercava di infilare il cappello al piccolo Jacob che si dimenava dalla sua presa. <<si si. Stavo pensando alla mia vecchiaia. Che brutto futuro mi aspetta>> dissi con voce oscura facendo ridere la mia amica. Ci sedemmo sulla panchina di fronte allo scivolo dal quale scivolava ridendo il piccolo. Minuti di silenzio trascorsero. Solo le risa e gli urletti di gioia dei bambini si udivano nel parco. <<bhè, non è che io stia messa meglio di te>> fu lei a riprendere la conversazione. <<in effetti....>> dissi lasciando in sospeso la frase. Non volevo riaprire il discorso sul suo ex, perché sapevo che sarebbe ritornata a star male. <<comunque, ieri sera sono passata di fronte la boutique su Wisconsin Avenue ed ho puntato due vestiti che sarebbero perfetti per noi due per il matrimonio di Charlotte e Paul>> esclama lei euforica come una bambina quando le si danno le caramelle o lo zucchero filato. La guardo e <<Brad, mancano ancora due mesi al matrimonio>> e dopo quelle parole, il suo sorriso si spense. <<uffa, cerco di essere frizzante e divertente ma tu togli tutta l'euforia>> disse lei appassita. <<Jacob, andiamo>> il piccolo corse sulle sue gambine verso di noi e ce ne andammo via, ritornando a casa dai nostri cagnolini, anzi, cagnoloni.  

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora