Surprise-32

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E mentre mangiavo quelle deliziose tartine al tonno, sentii una strana sensazione sulla pelle. Era come se qualcuno mi stesse guardando. Alzai lo sguardo e vidi gli occhi di Spencer fissati su di me. <<che c'è?>> domandai a bocca piena. <<sono sporca da qualche parte?>> cominciai a passarmi il fazzoletto di carta su tutti i lati delle labbra, convinta che avessi il muso sporco. Lui sorrise. <<perché ridi?>> aggiunsi poggiando la salvietta sul tavolino. Scosse il capo. <<nulla. Mi piace solo osservarti. Sei troppo bella e non guardarti è davvero inevitabile>> sussurrò lui sporgendo il capo verso di me. Ed ecco che le mie guance, come per magia, si tinsero di un rosa acceso, simile al rosso del tramonto. <<e adoro anche vedere le tue guance dipingersi di rosso...>> continuò. Ad ogni complimento in più, il mio imbarazzo cresceva sempre di più. <<ti prego Spencer.....smettila>> mormorai io, accennando un lieve sorriso sulle labbra. Mi mettevano in imbarazzo i suoi complimenti in pubblico, ma non mi dispiacevano affatto. Mi sentivo amata. E mentre cercavo di non dare a vedere il mio imbarazzo gettando ciocche di capelli rossastre sul viso, Spencer mi prese la mano che poco prima era distesa lungo il bordo del tavolino a cui eravamo seduti, e me la strinse delicatamente. Sorridemmo entrambi e continuammo a mangiare le nostre tartine al tonno.

<<dove mi stai portando?>> non facevo altro che ripetere questa domanda da quando lasciammo il ristorante in cui mangiammo divinamente. Spencer sospirò per la trentesima volta e rispose <<lo scoprirai tra pochi secondi>> sorrise e continuammo a camminare per le strade di Georgetown. Dopo pochi minuti, mi ritrovai faccia a faccia con uno dei teatri più belli e più grandi di Georgetown. <<Spence......>> sussurrai io senza parole. Adoravo andare a teatro, era il mio posto preferito dopo la biblioteca universitaria. Rimasi lì, immobile, felice e contenta. Non potevo crederci. Ero davvero curiosa di sapere a quale spettacolo avremmo assistito. E così Spencer mi prese la mano e <<dai, Cimbelino ci attende>>. Lo guardai con occhi innamorati e con un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra. Cimbelino era un'opera di Shakespeare. La adoravo e l'avevo letta almeno un centinaio di volte. Era una delle opere che amavo della letteratura inglese. Cimbelino era un re che aveva tre figli, dei quali due erano stati rapiti e non si aveva più traccia, mentre la terza, Imogene, era erede al trono. Suo padre decise di sposare la regina, che aveva un figlio violento e di poco intelletto chiamato Cloten. La regina combina un matrimonio tra i due fratelli ma Imogene è innamorata di Postumo Leonato, che è costretta a sposare in segreto. Il padre, però non accetta questo matrimonio e manda così Postumo Leonato in esilio in Italia e imprigiona sua figlia. Quest'ultima rimarrà imprigionata finchè non accetterà di sposare Cloten. Per sapere la fine, bisognerà aspettare la fine dell'opera. Entrammo nel teatro e ci accomodammo nella sala in cui, dopo pochi secondi, sul piccolo palco davanti ai nostri occhi, sarebbero comparsi Imogene e Postumo.

"Sia lode dunque ai sempiterni dèi, e a loro salgano dai santi altari le volute dei nostri sacri fumi. A tutti i nostri sudditi si dia l'annuncio della nostra pace. Marciamo insieme: una romana insegna garrisca accanto a un britanno vessillo. Traverseremo la città di Lud, e nel tempio di Giove Ottimo Massimo suggelleremo questa nostra pace con ogni sorta di festeggiamenti. Andiamo. Guerra non fu mai conclusa, mentre ancora non eran del suo sangue terse le mani, con sì bella pace."

FINE

E con queste parole di Cimbelino, la magnifica opera teatrale finì. E fu lui che porse fine alla guerra tra Britanni e Romani. Fu lui che accettò l'unione in matrimonio di Imogene e Postumo. Fu lui che finalmente, dopo anni, ritrovò i suoi due figli perduti, Guiderio e Arvirago, che erano in incognito sotto i nomi di Polidoro e Cadwal ed erano stati allevati da Belario, in incognito Morgan. Che spettacolo magnifico. Non potevo essere più grata di così a Spencer. Per tutta la durata dell'opera, ci tenemmo la mano, ed io, nel bel mezzo della rappresentazione, poggiai la testa sulla sua spalla. Quelle ore passate solo noi due, da soli, mi avevano reso felice....molto felice. <<grazie per la bellissima sorpresa>> sussurrai io una volta in macchina. Lui mi guardò. Io lo guardai. Ci guardammo. Intensamente. I nostri occhi potevano percepire i nostri pensieri, ascoltare le nostre parole. Portò una mano sulla mia guancia. La sfiorò. Portò le labbra sulle mie. Mi baciò. E sussurrò su esse <<per te questo e altro>> sorrisi. <<ma le sorprese non sono ancora finite>>  

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora