"Do we leave it to chance?"-14

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Era seduto sulla panchina e aveva l'espressione seria e triste. Aveva un libro aperto tra le mani ma aveva lo sguardo fisso in un punto nel vuoto. Mi avvicinai lentamente. Ogni passo in più che facevo, il batticuore aumentava sempre di più. <<ciao, Spencer>> dissi io esitante. Girò il capo lentamente fino a quando i suoi occhi color nocciola, si incontrarono con i miei color verde chiaro. <<ciao>> sussurrò con voce profonda e roca. Solo la sua voce provocava in me mille emozioni indescrivibili, e solo la sua voce, mandava in tilt il mio cervello. <<ehm....mi volevo scusare per...>> lasciai in sospeso la frase. Non trovavo le parole giuste per giustificare ciò che avevo detto dentro il locale. Lo vidi spostare la borsa accanto a se. <<siediti pure>> e questa frase venne accompagnata da un leggero sorriso. Ricambiai anche se il mio sorriso non era perfetto come il suo. Rimanemmo in silenzio per svariati minuti. Eravamo tutti e due imbarazzati, o forse innamorati. <<volevo scusarmi per ciò che ho detto la settimana scorsa al locale...>> spostai una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio. <<tranquilla, non è successo niente...è tutto ok>> aggiunse lui tenendo lo sguardo basso. Quel pomeriggio era strano, davvero strano. Insomma, non lo conoscevo benissimo, ma almeno un po' si...e poi non si era mai comportato in questo modo. Ero indecisa sul chiederli cosa avesse fatto oppure starmi zitta ascoltando il canto degli uccellini. Però poi cedetti alla tentazione e <<tutto apposto?>> il tono di voce che avevo usato era piuttosto ansioso. Speravo tanto che non lo avesse "notato" o per lo meno sentito. Era completamente assolto in un altro pianeta. Si girò confuso verso di me. <<cosa mi hai chiesto?>> ecco. Questa era la dimostrazione. <<ti ho chiesto cosa fosse successo. Insomma, oggi è come se stessi in un altro pianeta>> non volevo sembrare invadente ne tanto meno "apprensiva". Non so se avevo fatto bene a chiedergli come stesse. Ero un po' incerta sulla sua reazione. <<hai ragione, scusami....ho avuto dei problemi a casa>> spiegò lui. <<ah....mi dispiace tanto>> non sapevo cosa dire. Era stato vago ed io non volevo andare nello specifico. Quel giorno non aveva voglia di parlare. Capitano a tutti giornate no, e quella era la giornata no di Spencer. <<che leggi?>> cercai di cambiare argomento. Un mezzo sorriso apparve sulle sue labbra. <<Stephen King>> alzò la copertina mettendo in mostra il titolo: Le notti di Salem. <<wow, è davvero bello questo libro, anche se un po' pauroso. L'ho letto circa dieci volte>> risposi io strizzando l'occhio cercando di ricordare quante volte avessi letto quel romanzo. E certo che è pauroso Brook, è horror. Ed ecco cha quella vocina fastidiosa comincia a ronzare nelle mie orecchie come una zanzara in piena estate. Ed ecco che altri secondi di silenzio passano tra noi. <<comunque mi devo scusare anche io. Non mi sono ne fatto sentire ne vedere>> si scusò lui. Oddio che carino. Si stava scusando. Ok Brook, mantieni la calma ma soprattutto l'euforia. In realtà nelle mie orecchie sentivo i fuochi d'artificio per la gioia. <<ehm...tranquillo....non fa niente...>> risposi io sorridendo. Non potevo far altro in quel momento. <<tralasciamo sempre quel famoso appuntamento>> disse lui mettendo in mostra le fossette sulle guance che tanto mi erano mancate. <<per te va bene la settimana prossima?>> mi guardò di nuovo ed io stavo esplodendo dentro. Stavo per rispondergli di si, che non c'era nessun problema quando improvvisamente nella mia mente, come per magia, apparve l'immagine del posto esotico di San Domingo. Chiusi gli occhi e strinsi i denti per la rabbia. <<ehm...la settimana prossima non posso, mi dispiace...>> dissi delusa. <<ah, tranquilla.....sarà per la prossima volta......lasciamo fare al caso?>> chiese lui mentre un altro sorriso si espanse sulle sue labbra. <<lasciamo fare al caso>> replicai io. Ci alzammo dalla panchina e con un gesto di mano ci dividemmo. Tornai da Brad con un sorriso a trentadue denti. <<allora?>> domandò apprensiva. <<mi sono scusato e anche lui si è scusato, però stava giù di morale e io gli ho chiesto il perché non stesse "male" e->> fui bloccata dalla mia migliore amica. <<Brook, calmati. Parla piano perché non sto capendo niente>> disse mentre teneva le mie spalle ferme. <<si, allora...lo vedevo giù di morale così io gli ho chiesto cosa avesse fatto e lui mi ha detto che aveva avuto dei problemi a casa. Io ho lasciato stare il discorso perché non volevo sembrare invasiva. Poi lui si è scusato per non avermi cercato ed io stavo morendo dentro>> mi fermai mentre il cuore ancora batteva all'impazzata. <<e poi mi ha chiesto anche di uscire, la settimana prossima, ma io ho rifiutato visto che dobbiamo partire per San Domingo. Così lasceremo fare al caso>> finii di parlare e vidi il volto di Brad abbastanza perplesso. <<in che senso "lasciate fare al caso?">> chiese lei mimando le virgolette. <<nel senso che lasciamo al destino o al fato o come vuoi chiamarlo tu, il nostro futuro incontro....non è una cosa carina?>> spiegai euforica. Se ci saremmo incontrati allora era destino, altrimenti....no. Avrei voluto incontrarlo di nuovo, ma chissà cosa ci avrebbe preveduto il fato.....

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora