Father and son-17

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<<buongiorno>> sbadigliai io stiracchiandomi in contemporanea. Quella notte avevo dormito benissimo. Mi sedetti a tavola e <<buongiorno a te che sei l'unica al mondo, l'unica ragione per arrivare in fondo ad ogni mio ad ogni mio respiro>> se ne uscì la mia bff con questa breve dedica tralaltro tratta da una delle canzoni/poesie più belle italiane scritte dal cantante "Jovanotti". La guardai ambigua, con la fetta biscottata imburrata e cosparsa di marmellata tra le mani. Mi guardò e sorrise. <<tranquilla, non mi sono fumata niente, sono sempre Bradley>> disse ed io cominciai a ridere. L'abbracciai forte per le bellissime parole che mi aveva detto e le stampai un bacio sulla guancia. <<com'è che questa mattina sei di buon umore?>> chiesi io senza staccare le braccia dal suo collo. Si schiarì la voce. <<Braad>> la pregai io. <<ok>> lasciò sul piano della cucina la fetta biscottata che stava imburrando per poi sedersi sul marmo freddo e cominciare a parlare. <<allora. Prima cosa, mettiti seduta; seconda cosa, stura bene le orecchie e armati di tanta pazienza perché quello che ti sto per raccontare non penso che ti piacerà molto>> feci ciò che mi chiese di fare e mi preparai al peggio, anche se non c'era tutta questa agitazione e tantomeno preoccupazione nel tono di voce che aveva usato. <<ieri pomeriggio mi sono vista con Julian>> annunciò e prima che io potessi parlare, lei mi precedette <<aspetta aspetta aspetta. Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, voglio aggiungere che è davvero cambiato. L'ho visto quando l'ho guardato nei suoi occhi identici a quelli di Jacob e l'ho capito quando mi ha stretto la mano.....>> lasciò in sospeso la frase. <<e poi?>> chiesi io. Volevo prima che finisse la frase e poi avrei detto la mia. Sopirò. <<vuole conoscere mio figlio....nostro figlio>> mormorò. Si fermò. Mi guardò per invogliarmi a parlare. <<di qualcosa>> esclamò lei. Ero arrabbiata. Julian l'aveva fatta soffrire. Se n'era infischiato di suo figlio e adesso, dopo tre anni, si voleva riprendere mio nipote ma soprattutto la mia migliore amica. Non volevo che ricadesse nel tunnel in cui ci vollero mesi prima che ne uscisse, riportando ferite che probabilmente mai sarebbero guarite. Solo lei, ma anche io, sapevamo quanto avesse sofferto. <<allora, Brook?>> domandò lei torcendosi le dita. <<è davvero cambiato...te lo giuro sull'amore per Jacob e sulla nostra amicizia, che sono le due cose più importanti per me, ovviamente con la mia famiglia>> aggiunse sorridendo. Vidi i suoi occhi più sinceri che mai. <<ci credo>> dissi sorridendo. Mi abbracciò talmente forte che il fiato cominciò a mancarmi. <<ok.....Brad.....non respiro>> emisi io soffocando. <<ok, scusa>> cominciò a salterellare su se stessa. <<ti dispiacerebbe accompagnare me e Jacob oggi pomeriggio?>> mi chiese lei. <<e perché?>> ribattei io. <<bhè...perché sei sua zia e perché sta per conoscere suo padre. E voglio che ci sia anche tu....insomma, se non fosse per te io adesso non so in quale clinica per depressi sarei finita>> incominciammo a ridere. <<dai, a parte gli scherzi...voglio che ci sia tu perché ho bisogno di qualcuno che mi voglia davvero bene in questo momento così importante>> specificò lei. Sorrisi. Ero commossa da ciò che aveva detto. <<certo che ci sarò>> esclamai io abbracciandola. Ci sedemmo a tavola e continuammo la nostra deliziosa colazione lasciata in sospeso.

Faceva avanti e dietro per il piccolo e corto corridoio del nostro appartamento. Era talmente veloce che mi stava facendo girare il capo. <<oddio Brad, ti prego, calmati>> esclamai io. <<mi stai facendo girare la testa>> esclamai io. <<oddio....scusa. E' solo che sono molto nervosa>> disse lei mangiucchiandosi le unghie delle mani nervosamente. <<insomma....lo rivedo dopo tre anni con mio figlio....come mi dovrei sentire secondo te?>> chiese lei agitata più di quanto si potesse essere ad un esame di fisica quantistica. Mi alzai dal tappeto sul quale stavamo giocando io e il piccolo Jacob con i suoi simpatici animaletti di gomma. <<Brad>> la chiamai. Si girò verso di me con il viso più sconsolato di quando si prende una A- a chimica analitica. Poggiai le mane sulle sua spalle e <<non devi preoccuparti. Devi stare tranquilla, andrà tutto bene. Vedrai che Julian rimarrà stupito da ciò che hai....avete creato. Sono sicura che ne uscirà più innamorato che mai, anche perché stai benissimo>> cercai di incoraggiarla, accompagnando le mie parole con un leggero sorriso. Mi guardò, sorridendo o piangendo, oppure tutte e due, e mi abbracciò. <<grazie....>> sussurrò lei con la testa appoggiata sulla mia spalla. <<e di che....a questo servono le migliori amiche....a consolarti e darti affetto quando ne hai bisogno, mi sbaglio forse?>>

E finalmente quel dannato campanello suonò. Io, ma soprattutto Brad, ci drizzammo sul divano sulla quale eravamo sedute. Subito si precipitò alla porta e l'aprii, accompagnandola con uno smagliante ma nervoso sorriso. <<ehii>> esclamò lei. <<ciao>> rispose lui. Era agitato, e questo lo si capiva anche solo ascoltandolo. Stava per vedere per la prima volta suo figlio, quale padre non lo sarebbe stato? Seguì Brad fino al salotto. <<ciao, Brooklyn>> salutò lui con un cenno di mano. <<ciao, Julian>> ricambiai io. Non era affatto cambiato dall'ultima volta che lo vidi. Alto, snello e non troppo muscoloso. Con i capelli biondi e castani e gli occhi azzurri identici spiaccicati a quelli di Jacob. Il naso sottile che suo figlio aveva ereditato assieme alle labbra leggermente curve in avanti. In quel viso carino e quasi innocuo, lasciava trasparire i tratti da bambino che erano in lui. Aveva ventuno anni, ancora piccolo per essere genitore, come lo era Bradley, però almeno lei aveva riconosciuto le sue responsabilità. Lasciai da parte il rancore e la delusione che mi diede quel ragazzo e mi concentrai sul suo incontro con il suo bambino. <<tesoro>> disse Brad richiamando l'attenzione del suo bimbo. Lo prese in braccio, alzandolo dal tappeto su cui stava giocando e lo girò verso Julian. Era stupefatto e impaurito, felice e agitato. Jacob lo guardò con quegli occhioni grandi e ingenui, sorridendo come era solito fare e mostrando le prime due "zannette" che gli erano spuntate in bocca. <<ciao>> sussurrò Julian prendendogli la manina. Jacob gliela strinse istintivamente. <<puoi prenderlo...se vuoi>> disse Brad. Glielo passò e Julian esitò un po' nel reggerlo, ma quando il bimbo poggiò la testa sul petto del padre e incominciò a ciucciarsi il pollice, allora anche quel tronco di legno di Julian si ammorbidì, accarezzando la schiena di suo figlio. Sorrisi felice vedendo Brad e il piccolo Jacob contenti e tranquilli. Mi sentii un'intrusa in quel momento intimo, così mi allontanai piano piano fino a chiudermi in camera, lasciandomi alle spalle quel piccolo e felice quadretto familiare.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora