The day has arrived- 75

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Non dormii per tutta la notte. Avevo una sorta di peso in gola che mi premeva dalla sera precedente. Volevo che l'alba si innalzasse dalla collina, volevo la notte buia e cupa venisse illuminata dai raggi caldi del sole che avrebbero portato con sè l'arrivo del giorno....di quel giorno. Mi giravo e rigiravo nel letto vuoto, spento, buio senza la persona con il quale lo condividevo. Juliet quella notte era stata tranquillissima. Si era svegliata si e no due volte per mangiare e poi si era addormentata di nuovo con molta tranquillità. E ora se ne stava lì, accanto a me in quel letto enorme, con il suo ciuccio rosa sulle labbra e avvolta nella copertina rosa. Ed io che ero lì, poggiata su un fianco, con le mani unite sotto la testa che la guardavo e ripensavo a quello che sarebbe successo la mattina a seguire. <<non vedo l'ora>> le sussurrai all'orecchio, mentre un sorrisetto veloce e fugace comparve sulle sue labbrucce.

La sveglia suonò e riecheggiò nell'aria. Mi alzai di scatto, ma me ne pentii subito perchè tutto attorno a me cominciò a girare. Ma tralasciai quel che stava succedendo e corsi per il corridoio picchettando i pugni sulle porte delle varie stante dove dormivano i miei genitori, mio fratello e le mie damigelle d'onore. Tutti apparirono sulla soglia della porta con il viso assonnato, i capelli scompigliati e lunghi sbadigli che uscivano dalle loro bocche. <<bhè! Cosa fate ancora lì? E' tardi....dobbiamo sbrigarci>> feci spallucce e più esaurita di quanto fossi in quel periodo, corsi giù per le scale, preparai in men che non si dica il latte per la mia bambina e mangiai qualcosa al volo, anche se avevo lo stomaco completamente chiuso per l'ansia. Dopo di che corsi al piano di sopra, nella mia stanza, e lì cominciai a dare il latte a Juliet, che nel frattempo si era svegliata e mi guardava tutta bella infasciata, con quei suoi occhioni scuri come il suo papà su quelle guanciotte tutte appese sul collo. E mentre mangiava tra le mie braccia, cominciai a pensare a quello che sarebbe successo da lì a qualche ora dopo. Ero spaventata, ma non sapevo il perchè. Dovevo essere felice, stavo per sposare l'uomo che amavo. Eppure quel sogno che stava per realizzarsi mi sembrava lontano migliaia e migliaia di chilometri dall'universo. Quando la piccolina finì di mangiare, le feci il bagnetto mentre sentivo un certo movimento nelle altre stanze. Adoravo quando le facevo il bagnetto, era così dolce e simpatica. Si muoveva nell'acqua e sorrideva impulsivamente, mentre mi guardava con i capelli tutti bagnati. Una volta finito, la preparai per il matrimonio. Era così carina nel suo vestitino rosa. Poi la cullai per metterla nella culla, e proprio mentre lo stavo facendo, mia madre entrò nella stanza e <<Brook, è arrivata Anita>> annunciò con grande felicità. Annuì e deglutii. La mia parrucchiera entrò nella stanza e mi salutò abbracciandomi e baciandomi entrambe le guance. Mi fece sedere sullo sgabello davanti allo specchio e cominciò a pettinarmi i capelli proprio come volevo io.

Era passata circa due ore. Le damigelle erano pronte e semplicemente stupende nei loro abiti favolosi. Non erano degli abiti semplici, bensì particolari ognuno a modo suo. Molti di loro avevano delle fantasie floreali chiare che partivano dal corpetto fino alla gonna che ricadeva morbida sui piedi. Brad era stupenda, quel vestito beige con dei disegni particolari sopra e la gonna plissettata alla fine le stava veramente da dio. E poi, i capelli leggermente ondulati sulle punte le ricadevano alla perfezione sulle spalle e i suoi "colpi di sole" erano in perfetta armonia con il vestito che indossava. Mallory invece aveva un vestito semplice, rosa antico, dalla scollatura lineare che lasciava le spalle coperte e ricadeva morbida sul petto. I capelli rispecchiavano a pieno la sua personalità. Erano una montagna di boccoli con un ciuffo di lato che le cadeva sulla fronte e le contornava il viso. E infine, Tabitha con il suo vestito dalla fantasia floreale bianco e con non so quali fiori sulla gonna e sul corpetto rosa chiaro e verde salvia. La scollatura era ampia e profonda, ma le calzava ugualmente a pennello soprattutto sulle braccia, date le maniche corte a campana. I capelli invece li aveva lasciati naturali, cioè, lisci e biondi. E poi, c'ero io. Con il mio vestito bianco e lungo, dal corpetto in pizzo e dalla gonna lunga e liscia. Dallo stile semplice e raffinato. Il trucco era molto "minimal" e riprendeva i colori della mia carnagione naturale. Infatti avevo lasciato le mie lentiggini scoperte e Anita aveva giocato molto sui colori naturali per gli occhi e per le labbra. I capelli invece, era come sempre. Lunghi, rossi e ondulati sulle punte. Avevo deciso di lasciarli sciolti sulle spalle, e Anita li aveva solamente "abbelliti" con qualche fermaglio particolare e stupendo qui e la. E in quel momento ero pronta. Le ore di preparazioni furono snervanti e asfissianti, ma risciurono a colmare quel mare agitato che si muoveva dentro di me. Con l'aiuto di mia madre, che era semplicemente stupenda nel suo completo blu notte e con i capelli sempre sistemati sulle spalle, e delle mie damigelle ero riuscita a completare quella missione che sembrava non finire mai. Adesso mancava solo il bouquet, che la mia migliore amica mi porse gentilmente, per scendere le scale e raggiungere tutti gli altri invitati in salotto. E così, seguita dalle persone che più amavo raggiunsi mio padre, che cercò di mascherare la sua commozione con un risolino nervoso. <<sei bellissima tesoro>> mi sussurrò all'orecchio quando lo presi sottobraccio. <<grazie>> risposi sorridendo. E così, scendemmo le scale, addobbate con lunghi "festoni" verdeggianti che richiamavano la natura e candele bianche profumate alla vaniglia. E così, al nostro arrivo in salotto, tutti gli invitati si congratularono con me, compresi i miei adorati nonnini che mi fecero emozionare ed io feci emozionare loro.

Dopo un breve ma abbondante buffet, e dopo le prime fotografie, ci dirigemmo tutti nel fantastico boschetto dove la cerimonia avrebbe avuto luogo assieme al ricevimento.

Dopo lunghi minuti di viaggio persi completamente nell'ammirare il paesaggio che scorreva davanti ai miei occhi, la macchina si fermò. Il tragitto da fare non era lungo ma nemmeno corto. Lì ad aspettarmi c'erano mia madre, le mie damigelle, i miei fratelli e il mio adorato nipotino Jacob già pronto nel suo fantastico completo con le bretelle e tanto di papillon nero, e con il cuscinetto contenente le fedi nuziali in mano. Feci un respiro profondo, e mio padre mi aiutò a scendere dalla macchina. Quando raggiunsi tutti gli altri, l'ansia stava cominciando a prendere il sopravvento. Ma speravo che quando avrei raggiunto Spencer, tutto sarebbe passato e avremmo vissuto tutto in modo molto più sereno. E così, tutti ci mettemmo in posizione. Brad sarebbe andata per prima, poi l'avrebbe seguita Mallory, poi Tabitha e poi il piccolo Jacob. E avremmo concluso io e il mio papà. E così, non appena il dolce suono del violino riecchegiò nell'aria, tutti cominciammo a camminare, con passo lento e coordinato, verso l'altare.

Tutti erano in piedi e guardavano me, sorridendo e sussurrandomi che stavo benissimo. Ma poco me ne importava di quelle parole perchè io avevo lo sguardo fisso e continuo su di lui: Spencer. Era così perfetto nel suo completo nero più di quanto lo fosse ogni giorno. Il nostro sguardo si incrociò e tutti due avevamo gli occhi lucidi per l'emozione. Aveva in braccio la piccola Juliet che dormiva tranquilla con il suo ciuccio tra le labbra e vederli assieme nel giorno più importante della nostra vita fu una sensazione stupenda. Tutta quell'ansia che avevo scomparve non appena le nostra mani si intrecciarono e non appena lui mi baciò la guancia. E così, la cerimonia ebbe inzio ma la nostra piccola Juliet rimase per tutto il rito tra le nostre braccia. Avevamo deciso così perchè lei stava a simboleggiare il nostro amore ed era proprio quella piccola creatura che ci aveva completamente unito formando la splendida famiglia che eravamo.

<<Cara Brook, 

Come sai non sono molto bravo nel scrivere i miei sentimenti per poi leggerli in pubblico, però ci ho provato>> una risatina da parte degli invitati si sentii in sottofondo. <<non avrei mai pensato che nel giro di due anni avrei potuto provare emozioni così forti, così devastanti da farti completamente cadere nelle braccia di Cupido. L'emozione più grande sicuramente l'ho provata quando per la prima volta ho avuto tra le braccia la nostra piccola Juliet, con il suo corpicino fragile e docile e i suoi occhini grandi come i tuoi ma del mio stesso colore>> e già a quelle poche parole, i miei occhi cominciarono a lacrimare. <<Ma questo sicuramente non sarebbe potuto succedere se prima non avessi incontrato te. Quel lontano giorno in cui in quella biblioteca, un semplice scontro, un semplice svolazzare di mille fogli, non avesse fatto sfiorare le nostre mani ed incontrare i nostri occhi. Da quel semplice gesto, tutto è incominciato. Le prime uscite, i primi appuntamenti, le prime paure, le prime risate....e poi, quel bacio, sotto il chiaro di luna offuscato dagli alberi...sotto quella notte buia ma tempestata di stelle che sembravano aspettare quel famoso bacio che tanto attendevamo>> fece una piccola pausa, si asciugò gli occhi (ed io feci la stessa cosa con la piccola tra le braccia) e poi riprese a parlare. <<e da lì iniziò la nostra avventura, la nostra bellissima storia di amore. L'amore tra due persone fuori dal normale, dall'intelligenza fuori dal comune ma da un'infinita voglia di stare insieme ogni giorno della loro vita. Ed ora siamo arrivati qui, su questo altare, per scambiarci un'amore che durerà per sempre, per il resto dei giorni della nostra vita. Ti amo Brook, come amo la nostra bellissima bambina, e vi prometto che continuerò ad amarvi per il resto della mia vita>> E dopo la sua bellissima promessa, i miei occhi sembravano fontane. Ci fu lo scambio degli anelli e poi, quel bacio che tanto attendevamo dopo due giorni separati. 

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora