Christmas tree- 26

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Mi manchi...ogni giorno che passa sempre di più. Non vedo l'ora di riaverti qui con me. Ti amo, Spencer. Ero stesa sul divano di casa. Il mio corpo, avvolto da una coperta candida e bianca, stava vivendo sensazioni di benessere e di beatitudine. Era incredibile come mi facevano sentire le sue parole. Con quella frase terminava sempre le lettere che mi mandava da circa una settimana. Ero ritornata nella mia città natia, Lincoln, Nebraska. E a quell'ora mi trovavo sul divano della casetta accogliente dei miei nonni in procinto di fare l'albero, ma, nell'attesa che tutti fossero riuniti al grande evento, mi ero accucciata al divano sentendomi semplicemente amata leggendo quelle parole. Di fronte a me, c'era Christopher, il caro nonnino senza la quale adesso non avrei saputo giocare a scacchi. Per me era un uomo speciale, tanto speciale. Da lui avevo imparato tante cose. Cose che mai avrei potuto dimenticare. Quell'insegnamenti che ti rimangono per tutta la vita, quelli che non se ne vanno mai ma ti stanno costantemente accanto. Si era appisolato sulla poltrona del salotto di nonna Miranda, la sua amatissima moglie e una donna semplicemente splendida. Erano davvero una coppia unita e mi ricordavano i miei genitori, Debbie e Pat. Questi mi raccontavano sempre la loro storia d'amore quando era più piccola. E da ciò che narravano, sembrava che il loro destino fosse segnato dal primo momento che si sono scambiati uno sguardo. A volte li guardavo insieme, sorridenti e mentre si tenevano la mano, e pensavo se anch'io un giorno avessi trovato un eroe che mi sarebbe restato accanto per tutta la vita, amandomi e proteggendomi come mio padre aveva fatto con me e la mamma. Insomma, con le donne di casa. L'amore che provavo per i miei genitori e per tutta la mia famiglia era davvero incondizionato. Come quello che provavo per Spencer. Mi mancava. Sentivo un vuoto nel cuore che solo lui poteva riempire. Avrei dato qualunque cosa pur di trascorrere il Natale con lui. Ma la nostra relazione iniziata da qualche settimana, era troppo prematura per metterla in mostra. In breve, non volevo ancora presentare Spencer alla mia famiglia. Ma di sicuro, gliene avrei parlato. La calma e la tranquillità in quella stanza furono interrotti dall'arrivo di Mabel, Mason e Miles, i miei tre cuginetti tremendi e terribili, nel vero senso delle parole. Si fiondarono tutti e tre su di me, accogliendomi con un grande e affettuoso abbraccio. A volte erano anche dolci. E così, quel salotto enorme, era pronto ad accogliere l'intera famiglia per fare il famigerato "albero di Natale". Arrivò nonno, con l'abete su una spalla, che successivamente poggiò a terra, dando inizio alle decorazioni. Come ogni anno, ci suddividemmo i compiti. I nipoti più piccoli (Mabel, Mason e Miles) erano gli addetti alle famose palline, i medi (io, Tim e Mike) dovevamo abbellirlo con le lucine mentre i grandi si occupavano ad addobbare il resto della casa. Di solito non partecipavo molto ai preparativi natalizi, più che altro mi interessavo molto di più della parte culinaria di quel periodo. Infatti non vedevo l'ora di chiudermi in cucina con nonna, mamma e zia Melanie in cucina per preparare i dolci tipici di un vero Natale, quali i gingerbread o l'apple pie. Molto spesso Marysol e Shawna, la mamma e la nonna di Brad, venivano qui da noi per preparare dolci insieme. Ovviamente io e Brad non facevamo altro che tirarci la farina addosso, era il nostro rito natalizio che si svolgeva ogni anno. Finito di appendere le lucine, mi diressi nella camera che nonna mi aveva riservato per ogni volta che tornavo da Washington. Mi sedetti sul letto ed accarezzai la coperta ricamata che la mia cara e dolce nonnina mi aveva gentilmente e pazientemente fatto a mano. Fin da quando ero bambina, essendo l'una nipote femmina a quei tempi, lei mi riempiva di mille sciarpe, cappelli e coperte ricamate da lei. Erano una vera e propria opera d'arte. Mi distesi a pancia in giù sul letto e cominciai a rileggere di nuovo tutte le lettere che Spencer mi aveva mandato. Non mi stancavo mai delle sue parole. Dei suoi ti amo o dei suoi mi manchi. Quelle due paroline erano diventate le mie preferite. Non vedevo l'ora di rivederlo. Chissà come stava lì, nel lontano Nevada, nella lontana Las Vegas. Certo, il fatto che quella città fosse piena di casinò e tutta quella roba lì mi dava un po' fastidio ma sapevo che lui era da sua madre, Diana, che purtroppo era ricoverata in una clinica perché malata di schizofrenia. E così, essendo tutti i giorni sola, il mio fidanzato ha deciso di raggiungerla. Da quanto mi aveva raccontato sembravano molto uniti. Decisi di scrivergli una lettera, per sapere come stesse e per dirgli che lo amavo tanto. Presi carta e penna e cominciai a scrivere, distesa su quella coperta e illuminata dai raggi fiochi del sole che provenivano dalla finestra di fronte a me.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora