Pic Nic- 55

229 10 0
                                    

Quello sarebbe stato l'ultimo giorno nel breve soggiorno a Lincoln, presso la mia famiglia. Quella settimana era passata così in fretta che non si resero conto che sei giorni erano già passati ed era arrivato il tempo di prendere i bagagli e ritornare alla frenetica vita cittadina. Però, quel giorno fu davvero speciale.

Erano circa le quattro e mezzo. Non riuscivo a prendere sonno. Avevo passato la notte in bianco, con un continuo via vai tra il bagno e la camera. Ero stanca, nervosa e di pessimo umore. Per fortuna Spencer mi ha fatto compagnia, sorreggendomi i capelli quando rigettavo anche l'anima per l'ennesima volta in quel dannato water. Si era riaddormentato poco prima delle quattro di mattina, e invece io ero rimasta lì, sdraiata accanto a lui, con gli occhi spalancati e un viso da zombie. Avevo lo sguardo perso nel panorama che si affacciava dalla finestra della mia camera; colline, fattorie e casali sparsi qua e la nel verde della natura. E poi, i primi raggi del sole spuntare da dietro la montagna. Cercai di alzarmi, ma il braccio di Spencer cadeva pesante sul mio bacino, così lo presi delicatamente e mi scostai, alzandomi dal letto e camminando il più piano possibile sulla moquette della stanza. Presi una felpa di Spencer dall'armadio e uscii dalla stanza, richiudendo il più piano possibile la porta.

Le scale in legno non facevano altro che scricchiolare sotto al mio passo che cercavo di mostrare il più leggero possibile, ma a quanto pare, non servì a molto. Quando finalmente arrivai al piano di sotto, pregando di non aver svegliato nessuno, girai le chiavi che erano appese alla portone di casa e uscii sul piccolo porticato che affacciava sul giardino. Non appena poggiai il piede sullo zerbino, una leggera brezza gelida e mattiniera mi invase completamente, facendomi rabbrividire. Mi sedetti su una delle poltrone in vimini alle quali mia madre teneva tantissimo, e mi godetti il panorama.

Osservai ogni singolo dettaglio di quel posto magnifico, di quelle colline magnifiche, di quelle fattorie e di quei casolari di cui ero tanto innamorata da bambina, e nei quali trascorrevo la maggior parte del mio tempo. E mentre i ricordi dell'infanzia riaffioravano nella mente, le primi luci del giorno si fecero strada da dietro la montagna. E così, improvvisamente, il cielo cominciò a tingersi di colori stupendi, così chiari e delicati, che andavano dall'azzurro chiaro al rosa tenue. Sospirai e un leggero sorriso comparve sul mio viso. Chiusi gli occhi e mi accasciai su me stessa, stringendo le gambe al corpo con le braccia. E poco dopo, mentre il sole stava sorgendo, io caddi nel sonno più profondo.

Un'odore cominciò ad insinuarsi nelle mie narici. Era amaro, ma aveva qualche nota di dolce. Aggrottai le sopracciglia e lentamente aprii gli occhi. Le luci del giorno che entravano dalla finestra spalancata mi accecarono immediatamente. Così li riaprii più lentamente, li stropicciai e non appena misi a fuoco ciò che mi circondava, capii che non ero più nello stesso posto in cui mi ero addormentata. Ero nella mia stanza, non più sul porticato. Titubante mi alzai dal letto, ma me ne pentii subito dopo perchè la testa cominciò a girarmi, e per un momento mi sembrò di stare sulle giostre, quelle fastidiose giostre che ruotano su se stesse sballottandoti da una parte all'altra, facendoti salire fino alla gola la cena della sera precedente che avevi già digerito. Dolorante mi distesi sul materasso e chiusi gli occhi, cercando di placare un po' quella fastidiosissima sensazione.

<<buongiorno>> Spencer entrò sorridendo nella stanza, portando con se una tazza di caffè e un pancake al succo d'acero tra le mani. Sorrisi ricambiando il saluto flebilmente. <<come ti senti?>> mi chiese mentre mi aiutò ad alzarmi, facendomi poggiare la schiena contro la spalliera del letto. <<diciamo bene....ma non benissimo>> sospirai sorseggiando il caffè bollente dalla tazza. Spencer si sedette accanto a me, e mi scostò una ciocca di capelli dal viso. Al suo tocco rabbrividii. Era incredibile la sensazione che provavo ogni volta che mi sfiorava o che mi baciava. Era così unica ed ogni volta sembrava diversa dalle altre. Lo guardai, mentre tagliuzzava con la forchetta il pancake. Era così stupendo anche appena sveglio, con i capelli tutti disordinati sulla testa, con gli occhi assonnati e stanchi, con le labbra semichiuse e concentrate, con quella semplice maglietta bianca che adoravo sempre indossare perchè mi ricordava lui....il suo odore dolce e delicato. <<che c'è?>> chiese con un leggero ghigno sulle labbra. <<niente....ti stavo solo guardando>> risposi facendo spallucce. Alzò lo sguardo dal pancake e mi sorrise, guardandomi dritto negli occhi. Poggiò il piatto sul comodino accanto al letto, e si distese su di me, scaricando il peso del corpo sui gomiti. I nostri visi erano così vicini.....i nostri petti erano così vicini che potevamo sentire i battiti accelerati l'uno dell'altro. Le nostre labbra erano a pochi centimetri l'una dall'altra. Nei nostri occhi traspariva la passione...l'amore...la voglia di farle scontrare in un bellissimo bacio. E così fu. Poco dopo, ci ritrovammo uniti in quello che era il nostro amore, e che stavamo per coronare con un "sì, lo voglio" ed un bellissimo neonato in arrivo.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora