Book Hill Park-11

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Book Hill Park era uno dei tanti parchi di Georgetown e di Washington. Spesso e volentieri ci andavo per leggere un bel libro in piena tranquillità, magari con un buon caffè tra le mani, oppure ci venivo semplicemente per rilassarmi e staccare la testa un po' dai libri. Era un parco tranquillo e quieto. Era frequentato per la maggior parte da anziane coppie che andavo lì per fare una passeggiata in piena quiete. L'autunno era la stagione più bella, o almeno quella che io preferivo di più. Adoravo camminare sulle foglie secche aranciastre e marroncine e sentire lo scricchiolio che provocavano non appena ci mettevi il piede sopra. E poi c'erano quegli alberi enormi con un tronco che non riuscivi ad abbracciare completamente per quanto era largo e massiccio. Quegli alberi così alti, anche se spogli, ti davano sicurezza e conforto. E' come se ti sussurrassero che tu li eri al sicuro e che nessuno avrebbe potuto disturbarti. E poi c'erano gli scoiattoli che ti attraversavano la strada, così piccoli e così veloci. In particolare ce n'era uno che si avvicinava sempre a me quando mi sedevo sulla mia panchina di legno. Gli davo alcune molliche del pane che conservavo per il pranzo che facevo lì quando non pranzavo con le mie amiche. Ed anche quel lunedì mattina mi sedetti sulla panchina di legno e mi soffermai ad osservare il paesaggio che mi circondava, sulle dolci note dei canti degli uccellini. Anche se era autunno, quel pomeriggio era particolarmente mite rispetto agli altri passati. Il calore dei raggi del sole, leggermente oscurati dalle nuvole calde, viaggiavano tra i viali del parco, avvolgendo cautamente tutti i presenti. Un altro motivo per cui amavo tanto quel parco, era il fatto di possedere i tavoli con le scacchiere. Adoravo giocare a scacchi, solo che avevo perso l'abitudine visto che Brad e le altre ragazze non amano questo tipo di gioco. Ero solita giocarci con mio nonno Will, padre di mia madre. Spesso i miei genitori lasciavano me e i miei due fratelli a casa dei nonni perché dovevano lavorare, e così, passavamo giorni interi a giocare all'aperto imparando a dare da mangiare ai conigli e galline, a pettinare e lavare i cavalli e a mungere una mucca, ovviamente, questo era possibile in primavera, quando iniziava a fare più caldo. Però, quando era inverno, io e nonno ci mettevamo davanti al camino acceso e facevamo delle bellissime partite a scacchi, mangiando i buonissimi biscottini di nonna Miranda. Il solo ricordo di quei momenti mi faceva venire i brividi e la nostalgia. A volte volevo che arrivassero subito le vacanze natalizie per abbracciare tutta la mia bellissima famiglia. Mentre ero immersa nei mie pensieri, una figura si sedette accanto a me poggiandomi una mano sul braccio. Mi girai subito allarmata ed incontrai il viso ingenuo e timido di Spencer. Ripresi a respirare. Per un momento il mio cuore aveva smesso di funzionare. <<ciao, scusami, non volevo farti spaventare>> si giustificò lui facendo comparire quelle fossette che tanto adoravo sulle sue guance che tanto avrei voluto stringere e tirare come è solito fare ai bimbi piccoli. <<ciao Spencer, tranquillo>> dissi io. Dio e quanto era bello. Avrei potuto stare seduta lì per ore ammirando il suo perfetto viso, per non parlare del suo perfetto profilo. Sembrava una statua che avevano scolpito perfettamente, senza dimenticare nessun dettaglio con la massima precisione. <<vieni spesso qui?>> chiese lui poggiando la sua borsa a terra. <<si, mi rilassa questo posto. A volte lo uso per staccare la testa dai libri e non pensare a niente, mentre altre volte ci vengo per leggere un libro in piena tranquillità e quiete>> risposi alla sua domanda. <<e tu? Ci vieni spesso?>> aggiunsi. Annuì con la testa smuovendo i suoi capelli ondulati e leggermente lunghi. <<si, spesso vengo con un mio amico per fare delle partite a scacchi>> spiegò lui mentre incrociò le mani. Mi drizzai sulla schiena. <<ti piace giocare a scacchi?>> chiesi io con gli occhi sbarrati. <<si perché?>> chiese lui interrogativo. <<bhè, sono la mia passione, anche se non ci gioco da un po' di tempo>> mi giustificai io. Lo vidi sorridere. <<e allora vediamo come te la cavi>> esclamò lui alzandosi e porgendomi la mano. Questa volta sorrisi anche io. Presi la sua mano e mi alzai dalla panca. Ci guardammo negli occhi mentre le nostra labbra erano incurvate in un sorriso che non voleva sapere di andarsene. Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano, è come se i nostri corpi si staccassero dal posto in cui ci trovavamo e volassero via, nello spazio, atterrando in un pianeta sconosciuto.....il nostro pianeta. Le nostre mani rimasero l'una nell'altra mentre noi eravamo come ipnotizzati dai nostri stessi occhi. Quando ci svegliammo da quello stato di trance, le nostre mani si divisero e i nostri corpi ritornarono sulla terra ferma. Insieme ci incamminammo verso i famosi tavolini. Ci sedemmo e cominciammo a giocare. Dio quanto mi mancava fare partite con gli scacchi. Ci divertimmo, fino a quando la partita non la vinsi io. Lui mi guardò stupefatto, allibito. <<stai bene?>> chiesi io agitando la mano davanti ai suoi occhi. Aveva la bocca spalancata e teneva lo sguardo fisso su di me. <<s-si>> disse incerto. <<è solo che è la prima volta che perdo con gli scacchi>> continuò lui. Io assunsi un'espressione di dispiacere. Non pensavo che se la prendesse così per una sconfitta.....però pensandoci bene anche io ricontrollavo tutte le mosse quando perdevo, anche se questo accadeva raramente. Lui mi guardò e disse <<vabbè, pazienza>> nella sua voce si intravedeva un filo di invidia, che mi fece sorridere. Ci alzammo entrambe e finimmo per restare faccia a faccia. Stava per parlare quando il telefono cominciò a squillare. Maledetti aggeggi! Risposi e come al solito era Brad. <<Brad....si......d'accordo, sto arrivando>> risposi e attaccai. <<scusami Spencer, devo correre a casa>> risposi io. <<tranquilla, ci vediamo presto, spero>> esclamò lui salutandomi. Sorrisi e corsi via, lasciandolo lì, da solo.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora