We're coming....San Domingo-18

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Erano passate svariate ore da quando lasciammo la nostra amata Georgetown. Eravamo sedute nei nostri comodi posti di "American Airlines", o almeno convincevo la mia mente che quest'ultimi fossero comodi. Mancavano tre ore e finalmente saremmo atterrate nella bellissima capitale della Repubblica Dominicana. Ero l'unica delle quattro ad essere ancora sveglia. Eh già. Mallory non era più potuta venire a causa di un'influenza improvvisa. Charlotte era in luna di miele con il suo sposino ai fiordi norvegesi, e quindi rimanemmo solo io, Tabby, Tani e Brad che eravamo su quella linea di volo diretta per San Domingo. Sfogliavo le pagine del romanzo rosa "Le pagine della nostra vita" di Nicholas Parks. E' incredibile cosa sia disposto a fare un uomo innamorato pur di stare accanto alla sua amata moglie, ed è anche incredibile quanta pazienta esso possa aver avuto nel sapere e nell'aspettare che, in quei pochi momenti di lucidità, la moglie lo riconoscesse. Ogni tanto distoglievo lo sguardo dalle migliaia di parole stampate e mi giravo verso il finestrino dell'aereo. Tutto quel mare, tutto quell'oceano che stavamo attraversando. Così blu, così profondo, così immenso e infinito. Quella profondità mi ricordava gli occhi si Spencer. Li guardavi e riguardavi, senza stancarti mai. Non avevano un fondo, erano infiniti, proprio come le acque del mare o meglio ancora dell'oceano. Potevi perderti dentro senza la consapevolezza di esserci entrato. Erano come una calamita gigante dal quali eri attratta, essendo ferro, e non ne potevi fare a meno, perché entrambi avevano bisogno l'uno dell'altro. Mi mancava. Pensai e ripensai a quel bacio che stavamo per darci. Al solo pensiero, rabbrividii e arrossii spontaneamente. Ero imbarazzata quanto lui. Non ero riuscita ad incontrarlo ne tanto meno a salutarlo prima della partenza per San Domingo. Era come se fossi partita con un peso sullo stomaco, o meglio, sul cuore. Nella mia mente apparvero quei bellissimi ed indimenticabili secondi passati ad osservare assieme il tramonto. Era una cosa romantica e per alcuni forse sdolcinata, ma per me era la cosa più bella che potesse accadere a due persone innamorate....o forse innamorate.

San Domingo era bellissima. Il sole splendeva alto nel cielo azzurro e sgombro di nuvole. Faceva caldo, un caldo che probabilmente a Washington non avremmo mai visto ne sentito. La nostra accoglienza fu clamorosa, come tutta quella dei passeggeri a bordo della nostra stessa linea. Simpatiche donne, e ragazze più o meno della nostra età, ci accolsero sorridendo distribuendoci simpatiche collane di fiori che appesero al nostro collo. <<oddio ragazze, non posso crederci, siamo a San Domingo>> esclamò euforica Tabby, mentre salterellava sulle gambe. <<wow>> rispose con tanto di quell'entusiasmo Tansiha sbadigliando. Quella ragazza aveva una voglia di vivere che tutti invidiavano. Alzai le sopracciglia per lo stupore nel vedere Tani così pigra e assonnata dopo sei ore di sonno in aereo. Ma poi pensai che per lei era normale e così mi godei il paesaggio. Respirai quell'aria fresca ma allo stesso tempo calda. Non vedevo l'ora di immergere i piedi nell'acqua fresca e cristallina del Mar Dei Caraibi che avevo intravisto dal finestrino dell'aereo, ma prima, avevo bisogno di una bella rinfrescata. Prendemmo un taxi e consegnammo al tassista l'indirizzo dell'hotel.

"L'Happy Holidays Hotel" non era niente male come alberghetto. Certo, c'erano un po' troppi piani per i miei gusti però dalla sua hall prometteva veramente bene. Era accogliente e esotica, con tutti quei cactus e piante grasse che spuntavano da ogni angolo dell'ingresso. Le pareti erano interamente bianche e in alcuni punti avevano qualche decorazione in nero. Suonammo il solito "campanello" sul bancone della reception e aspettammo. Un simpatico signore dai tratti del viso asiatici si presentò qualche minuto dopo. Ci consegnò le chiavi delle due stanze e ci augurò un buon soggiorno nella capitale. Lo ringraziammo tutte in coro e poi prendemmo l'ascensore per vedere le nostre camere.

Le pareti azzurrine e le cornici bianche dei quadri che ritraevano tratti delle enormi spiagge dominicane, i letti enormi e perfettamente fatti, il bagno immenso e in perfetto ordine. Ogni cosa era al suo posto. Non sembrava vero ai miei occhi. Jacob dormiva già beato sul letto della madre. Era così carino. Aveva legato moltissimo con il padre, si poteva dire che erano diventati amici per la pelle. Ed anche il rapporto tra Julian e Brad era migliorato, si stavano riavvicinando sempre di più. Sapevo che prima o poi sarebbero ritornati insieme. La cosa mi rendeva felice e contenta. Si amavano, e poi lui era davvero cambiato. Lo vedevo dagli sguardi che si scambiavano e dall'intesa che c'era tra loro. Certo, ero un po' gelosa perché sapevo che prima o poi Brad sarebbe andata a vivere con lui, lasciandomi lì, da sola, a marcire come un frutto. Però ero entusiasta di lei. <<ehi Brook, vieni a vedere>> esclamò la mia migliore amica riportandomi alla realtà. <<si?>> chiesi io raggiungendola sul terrazzino della camera. <<guarda lì>> indicò un punto e <<cavolo...si vede il mare>> esclamai io euforica. Quest'ultimo e il cielo sembravano una cosa unica. Era così azzurro e cristallino che sembrava un semplice tratto di cielo, eppure era un tratto del Mar dei Caraibi. Era tutto così fantastico. La vacanza, le mie amiche, il posto. Non mi sembrava vero.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora