This is me-5

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Mi svegliai più positiva e felice del solito. Un sorriso era stampato sul mio volto come non lo era da tempo. Mi vestii in fretta pronta ad affrontare quella giornata. Andai in cucina e trovai Brad seduta al tavolo con il computer davanti. Tra le mani teneva una tazza fumante e dall'odore che arrivava presumevo fosse caffè. Era proprio quello che ci voleva per affrontare al meglio quella faticosa giornata. <<buongiorno>> le dissi sorridente. Aprii il frigo e presi la bottiglia di latte. Con la coda dell'occhio vidi Brad fare un giro di trecentosessanta gradi con la sedia. Si tolse gli occhiali e se li mise in bocca, cosa che faceva quando era nervosa. <<wow>> rispose. Mi girai e <<wow cosa?>> chiesi io titubante. <<spruzzi energia e felicità da tutti i pori questa mattina>> esclamò lei sorridendo. <<non è che potresti prestarmene un po'?>> aggiunse. Risi e aggiunsi un po' di latte al caffè che prima avevo versato nella tazza rosa. <<per caso centra l'uomo misterioso che ti ha fatto perdere la testa prima di scomparire misteriosamente dalla biblioteca?>> chiese lei sarcastica. <<hai un'aria stanca, dormito bene stanotte?>> cercai di evitare il discorso della sera precedente. <<ahahaha. Non cercare di cambiare discorso. Comunque si, questa notte Jacob ha fatto il pazzo. Era nervoso e non riusciva a dormire. Questa mattina gli ho misurato la febbre e ce l'ha abbastanza altina. Ti dispiace se oggi non vengo in facoltà?>> era dispiaciuta e il tono di voce che usava ne era la dimostrazione come le occhiaie che aveva. <<tranquilla, non c'è nessun problema. Riposati tu e il mio adorato nipotino>> lei sorrise ed io le stampai un bacio sulla guancia per poi abbracciarla forte forte. Lasciai la cucina e andai a finire di prepararmi. Ero una ragazza molto semplice, dai capelli lunghi e rossi che raramente lasciavo sciolti. Ero solita a tirarli su in una coda o a racchiuderli in una lunga treccia. Portavo grandi occhiali neri sui miei occhi verdi, che mia madre paragonava sempre alla "natura incontaminata e idilliaca". Li lasciavo spogli quasi sempre, ogni tanto riempivo le ciglia con un po' di mascara soltanto nelle "feste importanti", ma ogni giorno lasciavo il mio viso come l'intero corpo, acqua e sapone. Mi vestivo in modo formale, forse anche troppo. Brad definiva il mio look "antiquato" o addirittura spesso e volentieri mi paragonava a "nonna belarda". Devo ammettere che il mio vestiario era costituito per la maggior parte da maglioni pesanti che variavano dal rosso al verde scuro. E poi indossavo costantemente jeans. Ne avevo di tutti i tipi. Larghi, stretti, jeggins, a zampa....ma mai una gonna o un vestito. Mi ricordo ancora le litigate con Brad per farmi indossare qualche vestito, ma niente, non ci è mai riuscita a convincermi. Anche mia madre ci si metteva dicendo che dovevo cambiare stile e mettere in risalto di più il mio corpo, perché non avevo niente da perdere. Ma io, come al solito, facevo di testa mia. Tra qualche mese ci sarà il matrimonio tra Charlotte e Paul, e dovrò mettermi ad ogni costo il vestito. Non oso immaginare cosa ne uscirà...

La School of Nursing and Health Studies come al solito era colma di studenti. Ero andata dal professor Foster, insegnante di scienze della salute di Brad, per comunicargli che quel giorno lei non sarebbe venuta. Non appena finito, mi incamminai verso la caffetteria del campo universitario per prendere un caffè. Ero consapevole di averne preso uno la mattina ma avevo bisogno di ricaricare le pile. Quella mattina avrei dovuto consegnare la mia ricerca di anatomia. Avevo l'ansia alle stelle, eppure non avrei dovuto. Avevo la migliore mente in circolazione in quel dannato campo universitario ed ero l'unica a preoccuparsi di terminare in tempo tutti gli esami presenti nel Pre-Medical, il corso universitario che io stavo frequentando e stavo al terzo anno. Mi mancava un anno per terminare quest'ultimo per poi entrare nel vero del mestiere che avrei voluto fare. Sarei entrata nel cuore del percorso che dovevo portare a termine e al solo pensiero mi sentivo felice. Il vibrare del cellulare interruppe i miei pensieri. Guardai lo schermo e...chi poteva essere, solo lui. <<Tim, sono le otto di mattina ed io sto per andare in facoltà. Mi spieghi perché ogni santissimo giorno mi chiami a quest'ora pur sapendo che io debba studiare?>> lo sentii sbuffare dall'altro capo del telefono. <<e dai sorellina, lo so che stai andando a prendere il caffè. Non entri in facoltà senza berne uno prima>> udii una risata in sottofondo. Alzai gli occhi al cielo. <<perché devo avere un fratello scemo come te?>> chiesi io scherzando, ovviamente. <<pensando a cose serie, io sabato vengo a Washington per passare il week end con la mia sorellina, non è che potresti ospitarmi?>> riuscii a sentire il suo sorriso beffardo pur non vedendolo. <<che carino, peccato che non ci creda. So che vieni qui solo per vedere Paige, la tua preziosa ragazza>> dissi io scocciata. Non sopportavo quella ragazza. <<so che sei gelosa, ma nel mio cuore ci siete solo tu e mamma>> ecco, oltre ad essere scemo, era anche un "mammolino" di prima categoria. <<e per tua informazione io e Paige ci siamo lasciati>> aggiunse lui. <<e perché?>> chiesi io interrogativa. Si volevano bene e non mi sarei mai aspettata una notizia del genere. <<voleva convivere con me e già stava progettando un futuro con me. E sia chiaro, per futuro intendo il matrimonio con almeno quattro figli>> avrei scommesso un milione di euro sul fatto di mimare le virgolette con le dita. <<e allora?>> chiesi io ancora più interrogativa. <<sai che non sono il tipo per queste cose. Sono uno spirito libero, io>> affermò e sentii un leggero sarcasmo nelle sue parole. <<si, uno spirito libero che però vive ancora con mammina e papino>> scoppiai a ridere spontaneamente. <<ahaha, molto divertente. Allora che fai? Mi ospiti per questo week end?>> chiese lui tra un sospiro e l'altro. <<e certo, mi duole dirlo ma mi fa piacere vederti>> accennai un sorriso sulle labbra. <<lo so lo so>> disse lui sicuro. <<dovrai dormire con me perché non ci sono altre camere a disposizione. Se però devi dormire con me, non devi russare e devi lavarti i piedi, altrimenti non ho problemi a farti dormire nelle cucce di Cream e Honey, capito>> affermai sicura. <<sissignore>> rispose lui scocciato. Lo salutai e presi il mio famigerato caffè per poi andare nella mia bellissima aula di anatomia.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora