Appointment-7

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<<questo no......questo nemmeno......questo peggio ancora........non ne parliamo proprio>> fece una breve pausa. <<Dio Brook, è possibile che tu non abbia niente di decente da mettere?>> mi aveva praticamente svuotato l'armadio. <<nemmeno un vestito hai dentro questo cavolo di guardaroba. Ma come fai!>> era disperata eppure non era lei che doveva andare "all'appuntamento". <<ho capito, te ne devo prestare uno io. Non è possibile che una ragazza non abbia nemmeno un vestito nell'armadio>> cominciò a parlare tra se e se. <<Brad, ti dai una calmata?>> sbottai io. <<non voglio indossare un vestito. Non sarei me stessa. Ed è proprio quello che voglio essere stasera. Non sarei me stessa se mettessi un vestito o anche una gonna. Non mi sentirei a mio agio. Già questo è il mio primo appuntamento, e questa cosa mi terrorizza, se poi non posso nemmeno sentirmi a mio agio>> dissi io. Mi guardò con aria interrogativa e poi si arrese. <<okay, alzo bandiera bianca>> rispose lei gettandosi sul letto che ormai era un cumolo di panni. Presi un paio di jeans semplici chiari e un maglioncino rosa. Stranamente non era ansiosa. Ok, un po' lo ero, però quei pochi minuti che abbiamo parlato, non so, e come se lo conoscessi da tempo, non sembravamo due stranieri che parlavano per la prima volta. Mi trasmetteva calma e serenità. E poi, sembrava diverso dai ragazzi che prima avevo conosciuto. Erano le sei e mezza. Ci eravamo accordati per le otto davanti al bar di fronte al cinema. Mi feci una doccia e lavai anche i capelli. Li asciugai e li lasciai sciolti, cosa che non facevo spesso. Misi un po' di mascara sulle ciglia e spruzzai un po' di profumo sul collo. Presi gli occhiali e li poggiai sul naso. Ero pronta, o forse. Fisicamente si ma mentalmente no. E quelle dannate domande cominciarono ad occupare il mio cervello. E se non si fosse presentato? E se si fosse pentito della sua proposta? Odiavo questi dubbi, ma non potevo farci niente. Un po' era normale, un po' ero io che mi facevo mille paranoie quando alla fine non era niente. <<sei bellissima>> esclamò Brad sulla soglia della porta del bagno. Sorrisi. <<grazie>>. Improvvisamente la sua faccia felice si spense. <<che succede?>> chiesi io interrogativa. <<nulla, tranquilla, pensa al tuo appuntamento e divertiti>> esclamò lei. La conoscevo ormai da anni. Sapevo che non diceva niente per non farmi preoccupare oppure per non farmi stare con il pensiero durante la serata, così non insistetti e lasciai stare. <<d'accordo, ma sappi che non ci credo. Non appena torno mi racconti tutto, tanto lo so che ti trovo sveglia>> risposi e lei sorrise. Presi la borsetta rosa cipria come il maglione e il mio telefono. Feci un grosso respiro e mi imboccai in questa "nuova avventura".

Georgetown di notte era davvero bellissima. Le luci per strada, la gente che passeggiava, il chiasso e le risa che provenivano dai diversi locali. Tutto era così allegro e divertente. Ero quasi arrivata al George's bar che già intravidi la figura di Spencer. Sorrisi ancora di più mentre la felicità e il battito cardiaco aumentavano ogni passo in più che facevo. Quando fui a pochi metri da lui mi vide e mi fece un cenno con la mano. <<ciao>> disse sorridendo. Il suo sorriso era come il sole che illuminava il buio che governava la città. <<ciao>> risposi anch'io sorridendo. Insieme ci incamminammo verso il cinema che era a pochi passi dal bar. Non appena entrammo ci sedemmo sulle sedie rosse assieme ai diversi spettatori e aspettammo che il film cominciasse.

< Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo!? Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti. Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu. Che vuol dire "Montecchi"? Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome. Che cos'è un nome? Quella che chiamiamo "rosa" anche con un altro nome avrebbe il suo profumo. Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per quel nome che non è parte di te, prendi me stessa.>> Che dire. Io ero già in lacrime. Era la frase più famosa del romanzo ma anche quella più bella. Cercavo di piangere silenziosamente visto che eravamo in un luogo pubblico e a dire la verità cercavo anche di non farmi scoprire da Spencer, ma se ne era accolto e mi aveva offerto un fazzoletto per asciugare le lacrime che ormai scendevano a fiumi. Incominciai a leggere questo libro da quando ero piccola, però poi persi il conto di quante volte lo avevo letto e così ripresi a contare. Era l'amore che avevo sempre immaginato. Certo, non volevo che avesse la stessa fine, ma per me Romeo e Giulietta rappresentavano il quadretto perfetto d'amore tra un uomo e una donna.

Il film ormai era finito e ci fermammo in una pizzeria per mangiare un boccone. <<e così tu frequenti il terzo anno di medicina>> disse lui mentre addentava un pezzo della sua margherita. <<in realtà sto ancora alla Pre-Medical, ma mi manca davvero poco per accedere al cuore del corso>> risposi io con gli occhi che brillavano di gioia. <<e tu invece che fai?>> chiesi io. <<sono un profiler dell'FBI. Lavoro come agente per la sezione analisi comportamentale ma in realtà sono un dottore perché ho una laurea in sociologia e psicologia, un dottorato in fisica, ingegneria e chimica e adesso sto prendendo una laurea in filosofia>> disse lui con aria soddisfatta. Lo guardai stupita. <<wow, per avere ventisette anni sei davvero un genio. Anche tu hai un quoziente intellettivo superiore?>> chiesi io ma mi sembrava alquanto palese. Annuì con dubbiosità. <<perché me lo chiedi?>> domandò con la bocca piena. <<bhè, perché anch'io ho il quoziente intellettivo superiore alla norma. Ho un dottorato in neuroscienze e neurobiologia>> dissi io facendo spallucce. Rimase stupito dalla mia risposta. <<è.....fantastico>> rispose lui sorridendo. Cominciammo a guardarci, a perderci l'uno negli occhi dell'altro. Un feeling cominciò a espandersi in noi. Avevo trovato quella persona di cui avevo bisogno per essere felice. Era un po' prematuro dirlo ma avevo questa sensazione che mi rendeva sicura di ciò che pensavo riguardo Spencer. Mi chiesi se anche lui stesse pensando le stesse cose in quel momento magico. Continuammo a mangiare tranquillamente.

<<sai, questo è stato il mio primo appuntamento>> disse lui un po' timido. <<anche il mio>> ammisi mentre passeggiavamo per le strade illuminate di Georgetown. Dopo un po' di silenzio, mentre assaporavamo la tranquillità della città, disse. <<mi piacerebbe passare un'altra serata così con te>> ormai eravamo uno di fronte all'altro. <<anche a me piacerebbe>> altri minuti di silenzio passarono, mentre noi continuammo a fissarci come due babbei. Non potevo che perdermi nei suoi occhi così profondi e così belli. Così semplici e così ingenui. Eravamo come in uno stato di trance, da cui ne io e probabilmente nemmeno lui, volevamo uscire. Però improvvisamente pensai a mio fratello, al fatto di averlo lasciato da solo e per un momento ebbi anche la scena in mente di lui sotto le coperte che aspettava ansioso il mio arrivo. Non era mai riuscito a dormire da solo e scommetto che avesse portato con se il suo Teddy. <<devo andare. Sono stata davvero bene stasera>> esclamai io. <<lascia almeno che ti accompagni>> si offrì lui. <<no davvero, non vorrei crearti disturbo>> dissi io timida. <<nessun disturbo, mi fa piacere>> e così insieme ci incamminammo verso casa. Continuammo a parlare del più e del meno, e finalmente, dopo anni, potevo essere me stessa con i ragazzi. Discutemmo sulle leggi della fisica, commentammo il film che vedemmo. Mi sentii a mio agio ed ero così serena e tranquilla che ormai Spencer sembrava di conoscerlo da anni. Adoravo come mi faceva sentire, speravo che io le trasmettessi ciò che lui trasmetteva a me. <<ecco, sono arrivata. Grazie ancora Spencer>> dissi io. Avevo già aperto il portone per entrare quando lui <<aspetta>> esclamò. Mi girai e lui mi porse il bigliettino con sopra il suo numero di telefono. <<così poi possiamo accordarci per la nostra prossima uscita, sempre se vuoi>> disse lui con aria ingenua. <<grazie...a presto>> e così le nostre strade si divisero.

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