Il sole era sorto da qualche ora. Erano le sette del mattino quando spalancai gli occhi dopo una notte in cui il sonno si era fatto vedere si e no per tre ore. Mi alzai dalla poltrona, mi stiracchiai per allungare e risvegliare i muscoli addormentati e aprii la finestra. La brezza mattutina mi inebriò completamente, congelandomi la faccia e facendomi rabbrividire. Nonostante stessimo andando incontro alla primavera, il freddo non voleva andar via. Feci un lungo sbadiglio e con i piedi trascinanti, mi diressi in bagno. Legai i capelli in una coda molto disordinata, che lasciava cadere alcuna ciocche rossastre sul viso. Dopo di che, mi sciacquai velocemente e ritornai in camera.
La borsa era quasi pronta. Stavo mettendoci le ultime cose, quali caricatore per il telefono, scarpe e quant'altro. La piccolina dormiva beatamente nella sua culletta. Mi avvicinai con passo cauto, cercando di non far alcun tipo di rumore. Mi chinai verso di lei e con dolcezza le baciai la sua guanciotta che, in quella settimana, si era riempita diventando bella paffutella. Al mio contatto, le sua manine si strinsero attorno al suo tenero faccino, stringendo con delicatezza il ciuccio sulla sua boccuccia. Sorrisi a quella scena così carina e poggiai un dito sulla sua manina, che subito dopo strinse. E così, mi sedetti sul materasso del letto disfatto, poggiai il mento sul bordo trasparente della culla, e cominciai ad ammirarla, senza mai lasciare la sua manina....cosa che facevo da una settimana.
Adoravo osservarla mentre dormiva; accarezzarle la testolina grande quanto una mano; tenerla stretta al petto e sentire il calore della sua pelle; sentire il ritmo del suo respiro coordinato al mio. Quella fu la settimana più bella della mia vita. In quella settimana nacque il gioiello più prezioso che io potessi mai aver avuto. Anche se con un po' di anticipo, tanta preoccupazione e tanto dolore, Juliet aveva stravolto completamente le nostre vite. La gravidanza mi aveva cambiato, ci aveva cambiato. Ma questo, il piccolo fagottino che stringevamo tra le braccia io e Spencer ad ogni singola ora del giorno, ci aveva fatto davvero capire cos'era l'amore. Juliet aveva dato un senso alle nostre vite...le aveva completate, unite totalmente. Era il pezzo del puzzle mancante per dire "siamo felici". Il suo arrivo aveva riempito il nostro cuore. Spencer non faceva altro che tenerla tra le braccia e sorridere, ed io non facevo altro che piangere. Piangere dalla felicità, dalla gioia. Ogni volta che la poggiavo sul mio petto e il suo corpicino nudo veniva a contatto con la mia pelle, rabbrividivo, sorridevo, e poi cominciavo a piangere, proprio come la prima volta che l'ho incontrata.
Le sue labbra si poggiarono sulle mie, e mi baciò....ancora e ancora....forse all'infinito, se ne avessimo avuto la possibilità. <<mi sei mancata>> sussurrò tenendo ancora la fronte incollata alla mia. Sorrisi. <<ci siamo visti ieri sera Spence>> sghignazzai io. <<lo so....ma sai che vuol dire stare senza di te per otto ore, quattrocentottanta minuti e ventottomilaottocento secondi?>> si rattristì e abbassò lo sguardo. Io sorrisi divertita e lo abbracciai forte a me, stampandogli di nuovo un bacio sulle labbra. <<allora, sei pronta?>> domandò lui squadrandomi da capo a piedi. Annuì sicura ed esausta, anche perchè una settimana in ospedale mi aveva completamente scaricato. <<perfetto...allora non ci tocca far altro che andare>> fece spallucce, caricò delicatamente Juliet nell'ovetto e, dopo sette giorni, lasciai definitivamente quel posto. Da quel momento sarebbe iniziata la vera e propria avventura. Da quel momento in poi, niente aiuti, niente istruzioni, niente lunghi sonnellini....niente di niente. Dovevamo cavarcela da soli, ma in fondo era quello che volevamo e quello che stavamo aspettando da ben otto mesi.
Il viaggio in macchina fu più lungo di quanto ricordassi. Forse perchè non vedevo davvero l'ora di ritornare a casa. In quella settimana non lasciai mai la mia piccolina da sola. Era nata prematura, e per questo aveva bisogno di qualche curetta in più. Ed io le fui vicina, in ogni secondo della giornata, assieme al suo papà. Sospirai ripensando a ciò che successe la prima notte nella nostra nuova casa. Rabbrividii quando le immagini di quella notte riaffiorarono nella mia mente. <<tutto ok?>> la mano di Spencer, che era alla guida, si poggiò sulla mia coscia, stringendola leggermente. <<si, tutto ok>> accennai un sorriso e accarezzai la sua guancia. Il resto del viaggio fu in totale silenzio. Juliet dormiva placidamente nel suo ovetto sul sedile posteriore, con il suo ciuccio in bocca e infagottata da coperte su coperte. Spencer era concentrato sulla strada che stavamo percorrendo, ed io ero impegnata nel guardare fuori dal finestrino, cosa che facevo spesso quando eravamo in viaggio.
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Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️
ChickLitEra andata in giro per il mondo in cerca dell'amore, quando la sua anima gemella era sempre stata lì