It's a....-57

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La dottoressa Freeman, come sempre, aveva quel grosso sorriso sulle labbra, che mostrava i suoi denti perfettamente dritti e bianchi che spiccavano dal rossetto rosso che aveva spalmato sulla bocca. <<prego, accomodatevi pure>> disse indicandoci le sedie di fronte alla scrivania. Chiuse la porta alle sue spalle e ci raggiunse. Si sedette dall'altra parte di questa e cominciò a rovistare tra alcune cartelle cliniche che erano sparse in modo confusionario sul tavolo assieme a penne, altri fogli e alcune scatole di medicinali. <<eccoci qua>> esordì cacciando dal fondo del cassetto la mia cartella. <<allora, Brook, tu sei al quarto mese di gravidanza...>> disse osservando la scheda di fronte ai suoi occhi. Mi fece altre domande su come si sentivo, e poi passò alla visita. <<bene, adesso sdraiati sul lettino così vediamo il tuo bambino...o bambina>>. E così feci. Alzai la maglietta e quel gel bluastro navigava da una parte all'altra della mia pancia. Odiavo quella sensazione appiccicaticcia sull'addome, ma non appena lo schermo si accese davanti ai miei occhi, ogni fastidio, ogni pensiero, svanì. E quello che prima era un piccolo fagiolino, grande pochi centimetri, adesso era un piccolo bimbo che stava crescendo dentro di me. Vedevo i suoi piedini e le sue manine che si muovevano. Alzai gli occhi per guardare Spencer, che nel frattempo mi stringeva forte la mano, e vidi che era completamente perso in quello schermo che aveva catturato completamente il nostro cuore. <<e questo è il battito del suo cuoricino>> e subito dopo quelle parole, riecheggiò nella stanza il suono più bello che avessimo mai potuto ascoltare. Improvvisamente non riuscii più a capire nulla, la dottoressa parlava, ma non riuscivo ad ascoltarla. Nelle mie orecchie c'era solo quel "bum bum" e nella mia testa c'era solo raffigurata quell'immagine che avevo davanti ai miei occhi. Tutto improvvisamente mi sembrò così surreale, e così sfocato davanti a me. Sentii solo una sensazione di umido lungo le guance e le dita di Spencer che mi tamponavano le lacrime. La sua voce parve così lontana quando mi sussurrò nell'orecchio <<è una femminuccia>>. La sua mano accarezzò piano i miei capelli, ed io lo guardai per pochi secondi negli occhi, seppure ancora offuscati dalle lacrime, e poi, li chiusi subito dopo, continuando a piangere per la gioia con un sorriso sulle labbra.

<<tutto apposto?>> la voce di Spencer mi riportò alla realtà. <<si, tutto ok...sono solo un po' stanca>> dissi sorridendo. Eravamo in macchina, seduti uno accanto all'altro. Lui aveva lo sguardo fisso sulla strada che stavamo percorrendo per ritornare a casa, ed io, invece, avevo lo sguardo perso nel paesaggio che mi scorreva velocemente davanti gli occhi. Entrambi avevamo la mente affollata da pensieri, ma entrambi eravamo felici di ciò che stava accadendo. Stavamo per diventare genitori di una bambina. Sospirai con un sorriso sulle labbra al pensiero. Eppure, in tutta quella felicità c'era qualcosa che mi turbava, qualcosa che mi insospettiva e in un certo senso, mi metteva in uno stato di angoscia. Da quell'ecografia, tutto stava cominciando a diventare reale, e non so....questa cosa cominciava a spaventarmi immensamente.

<<eccoci arrivati>> esclamò Spencer aprendomi gentilmente la porta di casa. Gli rivolsi un sorriso per il suo gesto cortese. Poggiai la borsa sul divano e le ecografie che la dottoressa Freeman ci aveva consegnato sul tavolo. Presi il bollitore, lo riempii d'acqua e lo misi sul fuoco. Avevo bisogno di una camomilla per rilassarmi. Spencer nel frattempo si era chiuso nel suo ufficio per lavorare. Lui e la sua squadra si stavano occupando di un caso molto delicato, chiuso anni prima ma che sono stati costretti a riaprire perché pare proprio che il modo in cui venivano uccise le vittime corrispondesse al modus operandi dell'assassino che credevano deceduto. E così, rimasta sola con la mia piccolina nella pancia, decisi di preparare qualcosa da mangiare. E così optai per un dolce al cioccolato, che piaceva sempre a tutti. Mi armai di farina, uova e cacao assieme a pentole e padelle e mi misi a preparare la torta.

Ero seduta al tavolo, a sorseggiare la mia camomilla, mentre Spencer era ormai rinchiuso in quella stanza da circa due ore. Quella sera dovevo tenere occupata Brad per circa un'oretta e tenere il piccolo Jacob per la notte a casa. Eh già, quella notte Tim doveva fare il grande passo: chiedere di sposarla. E mentre pensavo a dove portare Brad, il timer del forno mi portò alla realtà. Poggiai la tazza sul piano in marmo della cucina e cacciai la torta. Aveva un profumino niente male e l'aspetto era molto invitante. Ne tagliai una fetta per assaggiarla, e stavo rivalutando le mie scarse competenze in cucina. Diciamo che stavo migliorando sempre di più. Ne tagliai un altro pezzo per portarlo a Spencer, era rinchiuso da più di due ore nel suo ufficio che credevo avesse fame.

<<si può?>> chiesi io scostando di poco la porta socchiusa. Era in piedi davanti la lavagna, con sopra scarabocchiato qualcosa di incomprensibile. Non appena udì la mia voce, si girò di scatto, con il suo sguardo ingenuo e dolce. <<si certo>> disse con un sorriso forzato. <<ti ho portato qualcosa da mangiare....sei chiuso qui dentro da più di due ore. Devi fare una pausa>> entrai poggiando la fetta di torta e il succo di arancia sulla scrivania in disordine. C'erano fascicoli sparsi dappertutto. <<grazie...>> disse sedendosi sulla sedia. Mi prese delicatamente le mani per farmi sedere sulle sue gambe. Poggiai la testa contro la sua e la sua mano finì sulla mia pancia. <<scusami...>> sussurrò socchiudendo gli occhi. Aggrottai le sopracciglia titubante. <<perché?>> domandai perplessa. <<ultimamente vi sto trascurando e mi dispiace tantissimo...però ho bisogno di catturare questo maledetto prima che possa far male a qualcun altro>> era arrabbiato ma allo stesso tempo dispiaciuto. Questo si vedeva nei suoi occhi quando incrociarono i miei. Era vero, ci stava trascurando, passava tantissime ore chiuso lì dentro, mi mancava lui, chiacchierare con lui. Però stava svolgendo il suo lavoro, e non potevo farci niente. <<tranquillo, non fa niente...recupereremo>> dissi baciandogli le labbra. Sorrise a quel bacio delicato. <<allora, come stai? Cos'è successo questo pomeriggio durante l'ecografia? Ti ho visto molto perplessa e...angosciata>> nella sua voce potevo avvertire un filo di preoccupazione. Sospirai. Non mi andava di scaricargli addosso altri pensieri oltre quelli che già aveva riguardanti il lavoro...però era anche vero che mi mancava parlare con lui, ma soprattutto, mi mancavano i suoi gesti affettuosi che mi facevano passare ogni ansia e paura. <<non lo so Spence>> esordii passandomi una mano fra i capelli. <<dopo l'ecografia di questa mattina, dopo aver ascoltato il battito della piccola per la prima volta e dopo aver scoperto che è una femminuccia è come se fosse diventato improvvisamente tutto reale. Non dico che prima non lo fosse, però...non so, sta accadendo tutto così in fretta ed io....sono spaventata>> poggiai una mano sulla pancia e l'accarezzai dolcemente, con un mezzo sorriso sulle labbra e le lacrime agli occhi. Una lacrima cadde e scivolò lungo la guancia. <<hey>> Spencer mi prese il viso tra le mani e mi baciò sulle labbra. <<non devi essere spaventata, ci sono io con te...non sei sola. So che magari l'arrivo del bambino e il matrimonio stanno accadendo troppo presto e troppo velocemente, però se ci pensi sono due eventi importanti ed entrambi bellissimi. Stiamo per diventare "marito e moglie" e genitori...so che il pensiero può spaventare...infatti anche io sono spaventato all'idea, però siamo insieme, siamo una coppia che si ama ed io sento che possiamo farcela>> per tutto il tempo mi tenne ancorata a se, ed io tra quelle braccia mi sentivo così protetta e al sicuro! Aveva ragione, ci amavamo, e se due persone si amano davvero possono superare qualsiasi cosa. In fondo, quale neogenitore, grande o piccolo che sia, non è spaventato all'idea di crescere un figlio? E' una grandissima responsabilità, un grandissimo impegno che durerà un po' per sempre, ma che ti regala grandissime emozioni e soddisfazioni rare. 

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora