Honey Moon-76

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Era stato tutto fantastico in quel 20 di aprile. La cerimonia....il ricevimento....il ballo con il mio papà....e poi, il ballo con Spencer. Eravamo stretti l'uno all'altro. Io con le braccia attaccate al suo collo e lui attaccate alla mia vita. Ballavamo in modo dolce e coordinato petto a petto...cuore a cuore. Eravamo marito e moglie, e non facevamo altro che ammirare gli anelli che simboleggivano il nostro amore. Eravamo così felici. E lo saremmo stati ancora di più quando saremmo saliti su quell'aereo anche se senza la nostra piccola ed amata figlioletta.

<<ha già mangiato...devi darle il biberon solo tra tre ore e devi solo riscaldare il latte perchè è già pronto...>> ero nervosa, triste ma euforica e allegra allo stesso tempo. Non riuscivo a staccarmi dalla piccola Juliet. Era ancora troppo piccola per staccarmici per due settimane. Eppure avevo mia madre che mi rassicurava dicendomi che ci avrebbe pensato lei e che se ne sarebbe presa cura tranquillamente per quelle due settimane in cui io e Spencer ci saremmo assentati. <<stai tranquilla....ci penseremo io e il tuo papà alla nostra stupenda nipotina>> esclamò mia madre mentre accarezzò la guancia di Juliet, che dormiva tra le sue braccia. Sorrisi e lasciai che i miei splendidi genitori mi abbracciassero per lasciarci andare. <<ciao....ci vediamo presto>> dissi passando la mia valigia a Spencer che era impegnato nell'infilarle nel portabagagli. <<divertitevi!>> esclamarono in coro quando montammo in macchina e partimmo per l'aereoporto, accompagnati da mio fratello Tim.

Il viaggio durò circa un'ora e mezza e fu molto silenzioso, tranne per qualche spezzone in cui mio fratello accendeva la radio e da lì passavano alcune canzoni che canticchiavamo a bassa voce, ridendo verso la fine visto il nostro scarso talento. Non appena parcheggiammo, scendemmo tutti e tre dalla macchina, e Tim aiutò Spencer nel tirar fuori le due valigie che ci eravam portati dal portabagli. <<ed eccoci qua....>> cominciò Tim imbarazzato. <<già...Tim, non è necessario che ci accompagni fino al check in...possiamo tranquillamente andarci da soli>> feci spallucce e sorrisi assieme al mio maritino. <<ok...allora...buon viaggio e buon divertimento>> un risolino nervoso venne emesso dalle sue labbra, mentre io lo abbracciavo forte a me e le stampavo un bacio sulla guancia. Spencer le diede la mano e poi lo tirò a sè, abbracciandolo amorevolmente. E così, afferrammo i manici delle maniglie dei bagagli e ci dirigemmo verso l'ingresso dell'aereoporto, salutando prima di imbarcarci con un cenno di mano, mio fratello che era restato accanto alla macchina.

Il viaggio fu molto lungo e stressante. Durò circa due giorni. Non facevamo altro che scali da una parte all'altra e non vedevo l'ora di arrivare alla famosa meta esotica che avevamo scelto. Quando atterrammo, avemmo un'accoglienza molto....particolare e insolito, ecco! Non appena scendemmo dai gradini dell'aereo, due signore dai lineamenti asiatici erano poste ai lati della scaletta, e quando scendemmo a coppie, ci infilarono sul collo una collana di fiori, tutti colorati. A me era composta da fiorellini tutti azzurri e con delle sfumature di verde, mentre a Spencer era composta da fiorellini tutti arancioni e rossi. Scoppiammo a ridere non appena ci guardammo a vicenda, perchè il nostro aspetto era davvero bizzarro e fuori dal comune. Eppure, girammo per la città con quelle collane, che non ci donavano per niente, ma erano molto apprezzate da quelle parti. E così, appena atterrati nella fantastica isola di Tahiti, venimmo accompagnati con un simpatico golf cart nel posto in cui avevamo prenotato la nostra stanza.

Il sole stava tramontando. Il cielo si era tinto di rosso, come la passione, di giallo, come l'allegria e di arancione, come l'armonia. E poi, tutti questi colori riflettevano all'unisono sull'acqua cristallina, anzi, trasparente del mare. Il simpatico vecchietto dalla pelle olivastra e dagli occhi allungati, proprio come gli orientali, ci lasciò su un ponticello che dovevamo attraversare per arrivare alla nostra stanza. Ci aiutò a scaricare i bagagli e ci consegnò le chiavi della stanza che, da quel che capii, era una di quelle simpatiche palafitte che stavano sull'acqua ai lati del ponticello, con le pareti in legno e il tetto in pura paglia. E così, attraversammo il ponticello formato da stecche di legno una attaccata all'altra, e giungemmo finalmente alla nostra palafitta che, con la solita fortuna, era una delle ultime. Ero talmente stanca che mi sembrarono anni quelli quando Spencer cercò di aprire la stanza. Volevo solo gettarmi sul letto e riposare. E così, quando il mio adorato maritino riuscì ad aprire la serratura e a spalancare la porta, quel che ci apparve davanti era davvero così spettacolare e favoloso da farci rimanere a bocca aperta. Un letto a dir poco enorme e dallo stile moderno si trovava appena entravi, poi, il bagnetto era sulla destra, con le mattonelle tutte nere e bianche e la doccia coperta da un separè di "rami" intrecciati tra loro, con tanto di stereo e radio all'interno. Poi, accanto al letto, due comodini neri opachi con le venature si innalzavano e sulle loro superfici tenevano due lampade a led. Accanto ad uno dei due comodini c'era un'armadio in legno del medesimo colore e poi, di fronte a noi, un bellissimo finestrone apribile che ti conduceva dritta nell'acqua. Anzi, al di sotto del finestrone si estendeva una bellissima piscina che aveva gli stessi colori dell'acqua del mare, che si trovava al di sotto di tale. Cioè, in pratica tu potevi tuffarti dal bordo della piscina e farti una bella nuotata in quel mare che era davvero trasparente. E immaginatevi come sarebbe potuto essere rilassante svegliarsi ogni mattina con quel panorama mozzafiato davanti gli occhi....in pratica è il sogno che ognuno di noi vorrebbe vivere almeno una volta nella vita. Non esitai un solo secondo a fare un video ed inviarlo sia a mia madre che a Brad e il gruppo delle damigelle, che mi risposero dopo poco con faccine stupefatte e meravigliate.

Era passata un'ora dal nostro arrivo. Avevamo finito di sistemare i nostri vestiti nell'armadio e in quel momento, stavamo cenando nella nostra bellissima stanza sul mare. Era così bello stare lì, solo noi due, con la notte che scendeva piano piano su di noi e il riflesso della luna sull'acqua. <<è stupendo>> sussurrai tra le braccia di Spencer. <<cosa?>> chiese stringendomi ancor di più a lui. <<tutto questo>> mi guardai intorno e poi, guardai lui...nei suoi occhi, belli, profondi e ingenui, proprio come quando lo incontrai per la prima volta, in quella biblioteca. E mentre ci perdevamo negli occhi l'uno dell'altra, portai un dito sulla sua fronte e lo feci scorrere con lentezza e delicatezza lungo il suo profilo perfetto. E così, pian piano, ci avvicinammo l'uno al viso dell'altro e, come due calamite, le nostre labbra si unirono. E più si univano, e più il bacio era passionale, come noi due, in quella sera dove la luna illuminava i nostri corpi che si univano l'uno all'altro per scambiarsi un amore che, come era iniziato, non sarebbe mai finito.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora