Brotherhood-9

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1.....2.....3.....4 squilli prima di sentire la sua bellissima voce. <<pronto?>> era leggermente assonnata. <<ciao mamma>> dissi io felice. <<amore....che bello sentirti così felice>> sorrisi. <<allora, a cosa è dovuta tutta questa felicità?>> chiese lei con voce intrigante. <<come fai a sapere che è successo qualcosa?>> ribattei io. <<sono tua madre tesoro, certe cose le capisco anche e solo dal tono di voce>> ridacchiò. Sospirai anche se era vero quello che aveva detto. <<qualche giorno fa, mi sono scontrata con un ragazzo in biblioteca. Era bellissimo. Alto, occhi color nocciola, lineamenti delicati e perfetti. Solo che io, da deficiente che sono, sono scappata via. Qualche giorno dopo l'ho rivisto e ci siamo presentati. E' stato tipo fantastico e io stavo morendo dentro quando mi ha stretto la mano, anche se mi ha detto che non ama farlo. Abbiamo parlato di Romeo e Giulietta, visto che io lo avevo appena preso, e così, mi ha invitato al cinema. Siamo usciti e ed è stato stupendo. Ti giuro ma, non mi sono mai sentita così bene in vita mia, certo, le paranoie ci sono state prima "dell'appuntamento", però mi sono sentita a mio agio>> un sorriso spuntò sulle mie labbra mentre le guancie si tinsero di un leggero rosso. La sentii ridere. <<sono felice per te tesoro, ma quanti anni ha?>> fece. <<ventisette, è un agente federale e lavora per l'analisi comportamentale di Quantico. E la cosa fantastica sai qual è?>> chiesi io euforica. <<no amore, se non me la dici>> disse ovvia. <<anche lui è un cervellone. Praticamente è più genio di me. Nel senso, ha un dottorato in chimica, ingegneria e fisica, poi ha una laurea in sociologia e psicologia e visto che questo non gli bastava, sta prendendo anche una laurea in filosofia, fantastico, non trovi?>> strinsi i pugni per l'emozione, schiacciando quasi il telefono. <<si tesoro, scommetto che avete fatto discorsi soprattutto "da geni">> ridacchiò come per prendermi in giro, ma sapevo che lo faceva per scherzo. <<ahaha, divertente>> feci finta di ridere. <<dai Brook, sto scherzando. Sono davvero felice per te. Ti sento bene e questo ad una mamma non può far altro che piacere. Comunque, come procedono gli studi? E quel mammolino di tuo fratello come sta?>> ridacchiai per come chiamò Tim. <<tutto bene, ho preso una A all'esame di anatomia, modestamente, e si, anche Tim sta bene. Stranamente è anche riuscito a dormire da solo>> lo punzecchiai. <<Brooook>> mi richiamò mia madre. <<dai, lo sai che mi piace scherzarci sopra. Comunque, se ci vuoi parlare, sta facendo colazione>> dissi io. <<colazione? A quest'ora? Sono le undici passate>> esclamò lei. <<e che ci vuoi fare, si è svegliato dieci minuti fa>> spiegai io facendo spallucce. Improvvisamente la porta della camera si spalancò. Entrò Brad seguita da Honey e Cream che si fiondarono su di me. Poi la mia amica cominciò a gesticolare e mimare parole con la bocca, però avevo mia madre che continuava a parlare e io non riuscivo ad ascoltare due persone contemporaneamente. <<mamma, scusami, va bene se ci sentiamo sta sera? Devo andare....si....anche io ti voglio bene, ciao>> e riattaccai. <<mi spieghi che problema hai? Non vedi che stavo parlando al telefono?>> sbottai io indicando l'oggetto. <<si, hai ragione, scusa. Comunque ho prenotato per San Domingo. E' un albergo niente male e anche a basso prezzo, che include una piccola spa. Non è fantastico?>> esclamò lei saltellando come una bambina cui le hanno appena regalato un giocattolo. <<si>> risposi io, e questa volta ero seria. San Domingo mi stava cominciando ad interessare. <<ah, tralaltro l'ho chiesto anche a Mallory, Tabitha e Tanisha, ed hanno accettato di venire con noi. Spero che non sia un problema per te. <<assolutamente no, sono nostre amiche e mi fa piacere che vengano anche loro in questa pazza ma rilassante avventura. Più siamo e più ci scateniamo>> ok. Adesso non mi riconoscevo più. Stavo dicendo cose a vanvera. Saranno le conseguenze della mia cotta? Bho. In ogni caso, devo rientrare sulla retta via. Anche se un po' di svago non fa male a nessuno. <<perfetto>> disse abbracciandomi forte. <<ah, dimenticavo, c'è anche l'animazione per il piccolo Jacob>> aggiunse. Alzai il pollice e mi buttai all'indietro sul materasso. Ero stanchissima, e quel pomeriggio iniziava il nostro turno da Starbucks. Già vedevo nella mia mente le folle imbestialite e affamate dei ragazzini che erano pronti anche a calpestare i proprio compagni pur di ottenere un misero bicchiere di caffè. <<hey sorellina>> esclamò Tim entrando nella stanza. <<ciao fratellone>> esclamai io sorridendo. <<dove eri finita ieri sera?>> chiese lui mentre si copriva il petto nudo con una felpa. <<a cena con degli amici. Ho sentito mamma, ti saluta>> dissi mentre ero ancora stesa sul letto. <<ah, ok. Che programmi hai per oggi?>> chiese lui. <<non so, per il momento niente>> feci spallucce. <<se vuoi possiamo fare un giro, io e te....come non facciamo da tempo>> lo guardai. Un'espressione da scemo era sul suo volto. Pur essendo un po' mammolino, anzi, molto mammolino e un po' babbeo, era sempre il mio fratellone ed io non potevo far altro che volergli un bene che non si poteva ne misurare ne scrivere. Gli saltai sulle spalle e annuì. Ridemmo insieme per poi prepararci ad uscire.

  Il cielo indaco e sgombro di nuvole candide ma fastidiose. Il sole alto nel cielo che asciugava la pioggia dei giorni precedenti. E poi, io e il mio fratellone che camminavamo nella folla mattutina del sabato tra le diverse bancarelle messe quello stesso giorno di Georgetown. <<ho saputo che te ne vai a San Domingo>> esclamò lui mentre sfogliavo i diversi libri nelle diverse scatole. <<eh già>> risposi io. <<tu invece che farai quando ritornerai a Lincoln?>> chiesi io tenendo lo sguardo fisso su quei libri che mi catturavano ogni secondo di più. <<ricomincerò la mia routine. Studio-casa>> rispose lui. Eh già. Timothy era un avvocato. Anche se neolaureato, aveva già trovato posto in un piccolo studio di Lincoln, che, pur essendo piccolo era abbastanza famoso per aver vinto cause importanti. <<wow, molto attiva la tua vita>> ridacchiai io. <<ahaha, spiritosa>> imitò una finta risata. Lasciammo la bancarella e continuammo a camminare per i diversi viali di Georgetown. Il mio cellulare cominciò a squillare. Lo presi ed era Brad. <<pronto?>> dissi io. <<ciao tesoro, senti, noi per pranzo andiamo tutte a mangiare da Kitchen n' Chicken, vuoi venire anche tu? Puoi portare anche Tim>>. <<non so, adesso glielo chiedo>>. <<Tim, ti va di andare a mangiare con alcune mie amiche?>> chiesi io. Lui annuì. <<d'accordo, arriviamo>>. E così, ci incamminammo verso il simpatico pub, nel quale si mangiava davvero bene.  

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora