It is yours- 22

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<<che gran pezzo di->> la interruppi prima che potesse degenerare con un linguaggio abbastanza scurrile. <<Brad>> esclamai io con gli occhi sgranati. <<che c'è. Sto solo dicendo la verità e poi non c'è nemmeno Jacob>> rispose lei ovvia. Era vero. Si sentiva la mancanza di quell'ometto. <<si, ma questo non ti autorizza a giudicare Spencer in questo modo così.....così.....grottesco>> la rimproverai io. <<è pur sempre il ragazzo di cui sono innamorata....o almeno credo>> rivelai insicura. Non so, in quel periodo la mia vita era come una grande bolla. E all'interno di questa bolla c'erano tutti dubbi, tutti "forse". Ecco. La mia vita era tutta un "forse". Poggiai il gomito sulla gamba. <<scusami....è solo che non voglio che tu stia male per un ragazzo così..>> stava per continuare ma io la ripresi in tempo. <<Braaad>>. <<non riesco a contenermi...>> si giustificò lei coprendosi le mani con il viso. <<secondo me fa così solo perché è timido e forse non si sente ancora pronto>> ipotizzai come una sorta di "filosofa". Sentii gli occhi della mia migliore amica fissi su di me. <<e se poi non dovessi piacergli?>> chiesi io disperata. <<dio Brook, non fare così....sono sicura che tu le piaccia, altrimenti perché vi stavate per baciare lo scorso mese?>> ribatté lei. Alzai la testa dalle braccia di Brad. Cavolo, non ci avevo pensato a questa cosa. <<e se fosse stato l'effetto del tramonto? E se poi mi avesse baciata e si fosse pentito?>> continuai drammatica io. Stavo aprendo bocca per aggiungere altre parole quando il suono del campanello riecheggiò nel salotto. <<vado io>> la mia amica si alzò dal divano su cui eravamo sedute, ma Honey rimase lì con me. Con il musetto poggiato sulla mia gamba in attesa di tante coccole. Era troppo dolce. Incominciai ad accarezzarlo fin quando non sentii un tono di voce familiare. Parlottava con Brad. <<Brook, c'è una persona che vorrebbe vederti>> esclamò la ragazza come se volesse trattenere qualcosa che non riuscivo a capire. Spuntò dall'ingresso seguita da <<Spencer?>> drizzai in piedi e cercai di aggiustarmi i capelli rossastri disordinati. <<ciao Brook>> disse mettendo in mostra quelle fantastiche fossette. <<come mai da queste parti?>> chiesi io. Alzò una parte della bocca. <<dovrei parlarti>> affermò con tono che a me sembrava preoccupato. Mentre stavo per rispondere, il campanello suonò nuovamente. <<vado io, scusatemi>> così Brad si assentò aprendo di nuovo la porta. <<vieni>> lo invogliai a seguirmi nella mia stanza, in modo da parlare tranquillamente, anche se l'ansia era alle stelle. In quel momento la mia mente era in tilt, e pregai che la mia stanza fosse in ordine. Ci mancavano solo calzini sparsi sul pavimento o panni ammucchiati sul letto. Sospirai e misi la mano sulla maniglia della porta. Ti prego, fa che sia in ordine.

Si sentivano le chiacchiere tra Julian e Bradley dalla stanza in cui eravamo chiusi io e Spencer. Io stavo prendendo una sedia, mentre lui osservava le foto che avevo attaccato al muro. <<sei stata in molti posti....vedo>> esclama lui indicando la parete quasi interamente coperta. <<già...amo viaggiare. Mi fa sentire libera e spensierata. Mi sento meglio ogni volta che salgo su quell'aereo partendo per qualsiasi posto nel mondo>> spiego io innamorata. <<wow...>> sospira silenziosamente lui. <<e a te piace viaggiare?>> chiedo io mentre ci sediamo. Storse la faccia in quel che sembrava un espressione di felicità. <<si, con il mio lavoro viaggio spesso. Però sempre negli stati uniti....a volte vorrei vedere anche ciò che c'è al di la di questo continente>>. Vidi pura gioia e soprattutto voglia di scoprire in quegli occhi così accesi. Sorrisi per le parole che aveva appena detto. <<di cosa volevi parlarmi?>> domandai io curiosa ma allo stesso tempo preoccupata di ciò che stava per dire. Si schiarì la voce prima e si sistemò una ciocca di capelli castani cadutagli sul viso prima di cominciare. <<mi dispiace. Mi dispiace perché in questo ultimo mese non sono stato molto presente....è solo che ho avuto dei problemi e non ho avuto il tempo materiale di incontrarti o anche telefonarti semplicemente>> arricciò le sopracciglia. Cosa che faceva ogni volta che parlava. Rimasi in silenzio in attesa di ciò che voleva ancora dire. <<e per questo non voglio che tu pensa che io non voglia più rivederti, anzi, è l'esatto contrario. Mi fa piacere vederti e passare del tempo con te. Vorrei conoscere più a fondo la ragazza che sei...>> lasciò in sospeso il discorso perché all'improvviso si stropicciò gli occhi nevriticamente. <<tutto bene?>> chiesi io preoccupata. Il suo volto, prima rilassato e calmo, si era trasformato in una espressione di dolore. <<si, è solo che a volte ho...attacchi di emicrania>> rispose titubante. <<ah, non lo sapevo....mi dispiace>> pronunciai realmente contrita. <<ti succede spesso?>> chiesi io cercando di non essere troppo invadente. <<abbastanza>> sorrise a labbra serrate. <<sai, sei la prima persona a cui lo confesso>> esclamò tenendo il capo sempre abbassato. Wow, con quella affermazione mi aveva completamente spiazzato. Era stata una grande sorpresa per me che mi rendeva decisamente felice, troppo felice. <<davvero? Insomma.....ci conosciamo appena...>> non sapevo cosa dire oppure ero molto indecisa su cosa dire. <<dal primo momento che ti ho vista, dal primo momento che abbiamo parlato ho subito capito che eri e che sei una ragazza di cui ci si può fidare>> esclamò lui con tono dolce. Mio dio, stavo letteralmente morendo. Se continuava con tutte queste che gli altri chiamano "smancerie", sarei svenuta davanti ai suoi occhi. <<grazie....>> pronunciai. Arrossi leggermente. Spencer fece un movimento con la testa, come se fosse appena rinvenuto sulla terra. Prese qualcosa dalla sua borsa e me lo porse. <<lo avevi dimenticato in biblioteca e alla caffetteria ho dimenticato di restituirtelo>> disse lui con tono misurato ma dolce. Poggiai la mano sulla copertina del libro e mi scontrai con quella di Spencer. Era come se si fossero abbracciate. Alzammo entrambi lo sguardo e poi lo portammo sulle nostre mani che in quel momento erano diventate "due mani e un'anima". Sfiorai la sua con delle dita che poi si intrecciarono tra loro spontaneamente. Non riuscivamo più a comandarle, erano diventate autonome e estraniate al corpo. <<grazie...>> sorrisi io prendendo il libretto e distogliendo quel contatto che si era creato. Era il "Gigante egoista" di Oscar Wilde. Toccai la copertina con la mano e un sorriso comparve sulle mie labbra. <<ti piace tanto?>> domandò lui. Annuì <<mi riporta alla mia infanzia....felice e spensierata. Mia madre me lo leggeva ogni sera prima che io mi addormentassi...>> spiegai io. <<ti mancano molto i tuoi?>> chiese Spencer. <<si, ho sempre avuto un bel rapporto con loro. Ci sentiamo quasi tutti i giorni ma vederli solo durante le festività non basta. A volte sento la nostalgia di casa e della mia famiglia>> sospirai io. <<perché, non sei di qui?>> ribatté lui. <<no, Lincoln, Nebraska...>> affermai. <<e tu? Sei di Washington?>> questa volta fui io a fare qualche domanda. Ci conoscevamo da qualche mese ma non sapevamo nemmeno quali fossero i nostri rispettivi Paesi di provenienza. <<no, vengo dal Nevada....Las Vegas>> pronunciò e qualche secondo dopo la sua espressione cambiò. <<tutto ok?>> domandai io. <<si si....>> esclamò lui. Annuì non convinta del tutto. C'era qualcosa di strano che non mi aveva detto, e di certo non potevo forzarlo a farlo....avrei aspettato. Aspettato che lui me lo dicesse.

<<bhè....sono un profiler>> esclamò lui. La situazione era diventata più allegra e scherzosa. <<e allora fammi il profilo, tanto non mi conosci del tutto>> dissi io curiosa. Lui annuì come se avesse accettato la "sfida". <<allora.....sei una ragazza molto timida, chiusa e insicura. Ti piace mostrare alla gente in tuo lato cosiddetto "gelido", ovvero, la Brooklyn forte e insensibile, che sorvola ogni cosa fregandosene di tutto il mondo. Ma invece non è così. Sei una ragazza molto determinata e forte. Non ami mostrarti sensibile perché ti vergogni, ma in fondo lo sei, proprio come sei una ragazza buona e con un cuore grande pronto ad accogliere e consolare chiunque>> ok. Aveva detto la verità. Mi aveva lasciato senza parole. Era bravo nel suo lavoro....troppo bravo. Aveva toccato quei "tasti dolenti" nel mio corpo, mirando al centro dell'obbiettivo. Arrossii mentre la voglia di piangere cresceva sempre di più in me. Abbassai il capo. Chiusi gli occhi cercando di scacciare le lacrime che volevano scendere a tutti i costi. Sentii le dita di Spencer sfiorare il mento, fino ad alzarlo lentamente. Poi si spostarono sulla mia guancia, sfiorandola leggermente con un tocco morbido e delicato. Spostò alcune ciocche ribelli rossastre che si erano separata dall'intera massa capelluta. Ci guardammo negli occhi. Riuscivano a comunicare da soli. La sua mano finì dietro il mio collo mentre la distanza tra noi si ristringeva sempre di più, sempre di più, riducendosi a pochi millimetri. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo e non ero cosciente delle mie azioni. Volevo solo baciarlo, far scontrare le nostre labbra in uno splendido bacio. Nel mio primo bacio con la persona di cui ero innamorata. Gli occhi di entrambi si chiusero, interrompendo quel piccolo contatto visivo. Le labbra si socchiusero, desiderose le une delle altre. Ecco, quello che avevo sempre desiderato si stava avverando. E quando finalmente le labbra furono quasi a contatto, la porta della mia stanza si spalancò <<Broo->> il distacco fu così brusco e veloce che per poco non cadevamo dalle sedie su cui eravamo seduti. Maledissi mentalmente Brad. Ci alzammo entrambi in piedi. <<oddio, scusate..non volevo interrompervi>> disse lei mortificata. <<tranquilla, me ne stavo andando>> specificò Spencer. <<ti accompagno>> pronunciai e mentre uscivamo dalla stanza lanciai un'occhiata a Brad come per dirgli "proprio in quel momento dovevi entrare?" Salutai Julian mentre il piccolo Jacob mi corse incontro <<Boo>> disse il mio adorato nipotino mentre mi abbracciava con quelle piccole braccia. <<ciao amore>> risposi io prendendolo in braccio. Salutò Spencer con un cenno di mano e, subito dopo, nascose la testa nell'incavo del mio collo. Piccino! <<Jacob, vieni che Boo deve scendere un attimo giù>> esclamò Brad prendendolo dalle mie braccia. Il piccolo arricciò il mento mentre gli occhietti diventarono lucidi. Stava per mettersi a piangere. Dio quanta tenerezza mi faceva. <<torno subito ometto>> lo rassicurai io con un sorriso. Accompagnai Spencer al portone del palazzo. <<allora grazie>> replicò. <<grazie per cosa? >> affermai. <<bhè, per essere come sei...>> queste furono le sue parole accompagnate da un tenero bacio sulla guancia. E poi, scomparve nel tipico traffico delle cinque di Georgetown. 

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