Cheers to us- 73

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Il viaggio era stato lungo ma divertentissimo. Eravamo salite tutte a bordo dela Volksvagen di Tabitha, andando dritte alla nostra meta. Il viaggio era stato lungo ma divertente. Avevamo ammazzato il tempo, la noia e il sonno che ci affliggevano cantando canzoni di tutti i tipi, con lo stereo ad altissimo volume che per fortuna, copriva le nostre orrende voci, d'altro canto, eravamo stonatissime peggio delle campane. E così, dopo le due ore di macchina, finalmente scendemmo. Ci sgranocchiammo un po' le gambe, braccia e collo prima di prendere i bagagli ed entrare nell'hotel.

Una moquette rossa ricopriva il pavimento, ed era soffice e vellutata al tocco delle suole delle scarpe. Le porte girevoli erano in vetro perfettamente trasparente, e con i bordi di colore oro. Di fronte all'entrata c'era la reception, con due signori, abbastanza anzianotti, vestiti in giacca e cravatta, perfettamente stirate e perfettamente ordinate sulle loro spalle e sui loro colli. Il piano della reception, sulla quale era poggiato un simpatico campanellino, era perfettamente lucidato tanto che riflettevano i nostri volti. Le tende erano bianche e lunghe fino al pavimento, e lasciavano trasparire i bellissimi colori del tramonto. Lo spazio dedicato ai clienti nella hall era ampio ed arioso. Dei divanetti bianchi in pelle si estendevano lungo la parete bordo, mentre dei tavolini color avorio erano riempiti da bottiglie di champagne e bicchieri di cristallo dallo stelo lungo. E poi, la lunga e larga scalinata che portava alle varie camere, color noce, era ricoperta da un tappeto rosso e led, mentre le pareti erano bianche ma con dei brillantini eleganti che formavano delle onde. E noi eravamo lì, immobili, a fissare tutto quel lusso, compreso il lampadario dal quale pendevano dei pezzetti di diamante e luccicavano dappertutto. <<salve>> un giovanotto vestito in giacca e cravatta rossa si avvicinò con timidezza, a mani conserte e con fare gentile. <<lasciate che porti io i vostri bagagli>> e così, prese le nostre valigie e le caricò su quella specie di carrello intrecciato portandole direttamente nella nostra stanza. E quando ci svegliammo da quello stato di trance e riacquistammo la vista, accecata da tutto quel bagliore, ci avvicinammo alla recepion e un simpatico signore con i baffi all'insù ci consegnò le chiavi della stanza. <<garçon! Accompagna le signorine nella loro suite, al quarto piano>> chiamò con un cenno di mano, che pur sembrando un gesto rozzo in quel momento mi parve il massimo dell'eleganza, un ragazzetto fresco di studi che, con fare impacciato e il viso tinto di rosso dalla vergogna, ci accompagnò al quarto piano, nella nostra suite.

<<prego e buon soggiorno>> Jack, così si chiamava secondo il cartellino che portava sulla giacca nera, ci aprì con un gesto galante la porta e ci lasciò con un inchino del capo. Non appena entrammo, rimanemmo tutte e quattro senza fiato. <<wow>> quella fu l'unica parola che uscì dalle nostre labbra quando ci trovammo di fronte a una stanza che non pensavamo potesse esistere. All'entrata trovammo il salotto....e che salotto! Stoffe prestigiose di varie fantasie ricoprivano i cuscini del divano e delle poltroncine poste ai lati di quest'ultimo che occupava il centro della stanza. I cuscini erano abbinati alle pareti della stanza e al tappeto che si estendeva ai piedi di questi ultimi: il celeste chiaro era il colore dominante in quella stanza, che riportava un po' ai toni del mare. La luce entrava grazie all'enorme finestra, abbellita da tende di velo chiaro che scendevano morbide sul parquet scricchiolante avorio. Il salottino affacciava direttamente sul retro dell'hotel, occupato da una piscina enorme, inclusa di idromassaggio, nel bel mezzo del verde del giardino curato e pieno di fiori dai mille colori. Al di là della stanza, c'era la camera....e che camera! Due letti matrimoniali giganteschi erano posti l'uno di fronte all'altro. Erano ricoperti da soffici e profumate lenzuola bianche e da morbidi cuscini con varie scritte sopra. I mobili, quali l'armadio a muro posto alle spalle della porta e i due comodini ai lati di ogni letto, erano bianchi con delle venature grigie che riportavano al colore delle loro maniglie. E poi, poggiati su essi, c'erano delle piccole lampade dalla luce calda. Ma la cosa più bella era la finestra che permetteva l'accesso all'enorme terrazza, addobbata di tavolino in legno e lettini sulla quale godersi le bellissime giornate di sole. E niente...dire che ero contentissima era dire poco. Adoravo le mie amiche per la bellissima sorpresa che mi avevano fatto e sarei stata infinitamente grata loro per aver trascorso assieme a me quei momenti così belli e così significativi.

<<e allora un bel brindisi alla nostra Brook, che trascorrerà i suoi due giorni più belli della vita, ma soprattutto....gli ultimi giorni da single>> i bicchieri erano innalzati verso l'alto, e alle ultime parole pronunciate da Mallory una risatina si diffuse nell'aria. <<e soprattutto brindiamo a questa bottiglia di champagne, che sarà la prima di tante altre>> e così, i bicchieri si scontrarono e una risata calorosa si diffuse nell'aria mentre quel delizioso e frizzantino champagne ci dava un po' alla testa.

<<Brook, per una volta potresti staccare la spina e pensare solo a rilassarti?>> Brad si avvicinò con il suo bicchiere in mano e strappò il cellulare dalle mie dita. <<scusami...lo so...stavo solo scrivendo a mia madre per sapere se Juliet stava bene....tutto qui>> feci spallucce e un sorrisetto falso sulle labbra. Lei incupì lo sguardo e mi diede il telefono. <<adesso vieni che andiamo a divertirci>> mi prese per il braccio e mi portò verso la vasca all'interno della spa. Già, eravamo lì da poche ore e non avevamo perso tempo per approfittare delle bellissime saune e massaggi che la spa dell'hotel offriva ai suoi clienti. In quel momento, eravamo a mollo nell'acqua termale e sorseggiavamo l'ennesima bottiglia di champagne, stuzzicando un po' di assaggini che Jack, il ragazzo che mi faceva pena perchè mi rispecchiava da ragazza, ci portò gentilmente. <<qual'è stata la più grande follia che avete mai fatto nella vostra vita?>> esordì Tabitha con la bocca incollata al bordo del bicchiere. Pensai a lungo una risposta per quella domanda, anche perchè ero stata sempre una ragazzina per bene, seria e studiosa, che pensava poco al divertimento e alla costruzione di una vita sociale. <<la mia è stata sicuramente acquistare un biglietto per Parigi e scapparne subito dopo la litigata fatta con i miei genitori>> ridacchiò Mallory ripensando a quell'episodio. Lo ricordo alla perfezione, quando ci chiamò in lacrime alle due di notte dicendo che era appena atterrata in Francia e non sapeva più come ritornare a casa. La faccenda si chiuse con i suoi genitori che la raggiunsero e tutti assieme trascorsero una settimana in Costa Azzurra, riacquistando gli equilibri che in quel periodo si erano alterati. <<la mia è stata quella di fare un bagno nel Michigan assieme a Juliet in pieno inverno con quattro metri di neve per la città. Il lago era ghiacciato e come due idioti ci siamo tuffati>> esclamò Brad ridacchiando. Ricordo benissimo quell'episodio: ero presente anche io! Solo che Brad era ammaliata e attonita da quell'idiota che aveva accanto, tanto che non mi ascoltò e si gettò in quel maledetto lago. Risultato? Rottura di un braccio e un mese ricoverata in ospedale per una bella polmonite. <<bhè....io di follie ne ho fatte tante; però quella che mi è rimasta più impressa è l'imboscata che facemmo nel bel mezzo della notte al liceo, nascondendo tutti gli strumenti del laboratorio di biologia nell'armadietto del professor Fryes>> Tabitha scosse la testa mentre una risatina divertita uscii dalle sue labbra. No, questo episodio non lo ricordo. Forse lo avrò rimosso o seppellito in qualche parte del mio cervello. <<e il tuo Brook?>> domandò sempre lei finendo il contenuto nel bicchiere. <<non saprei....sono sempre stata una ragazza traquilla, come ben sapete...però una follia l'ho commessa>> ed ecco che tutte e tre si avvicinarono incuriosite. <<e qual'è stata?>> domandarono con occhi e bocche spalancate. <<bhè....andare al ballo di fine anno con quell'orribile sbavone e brufoloso compagno di chimica che avevo>> al solo ricordo, mi venne la pelle d'oca. Tutte le facce delle mie amiche si contorsero in espressioni schifate, e Brad era addirittura in procinto di vomitare. Il pomeriggio passò tranquillo, tra risate, un'altra bottiglia di champagne e sedute di yoga e massaggi.

Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora