Cream e Honey-3

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Il nostro appartamento non era esageramente grande ne esageramente piccolo. Era una via di mezzo. Me, Brad, Jacob ed i nostri due cagnolini ci stavamo bene. Il tempo di arrivare a casa che fuori si scatenò un acquazzone da far paura. Lampi e saette risaltavano nel cielo plumbeo. Avevano fatto addirittura saltare la corrente. Il piccolo era spaventato da tutti quei suoni che rimbombavano nella città. Se ne stava steso davanti al camino acceso sulla morbida peluria marroncina di Honey, mentre Cream era tutto aggrovigliato su se stesso e dormiva tranquillamente fregandosene di tutto ciò che stava accandendo. Io e Bradley invece avevamo fatto una specie di illuminazione perché avevamo acceso tutte, e dico tutte, le candele di casa, scovandole anche nei posti più remoti. La nostra più grande paura era quella del buio, infatti, nelle nostre camere c'erano delle lucine "soft" che avevamo comprato apposta anni prima. Quando finimmo la nostra opera, ci sedemmo sul divano e ci coprimmo fino al collo con la nostra coperta speciale. Era stata rinomata "speciale" perché aveva asciugato le nostre lacrime quando eravamo tristi e per questo era macchiata, in alcuni punti, con il mascara che era colato appunto dai nostri occhi, nonostante i numerosi lavaggi che aveva subito. Rimanemmo in silenzio, fissando fuori dalla finestra le gocce che scendevano veloci come il vento dalle nuvole e che cadevano sulle tegole facendo un rumore fastidioso. Jacob ormai dormiva tranquillamente tra Honey e Cream. Non potevamo scegliere nomi migliori. Amiamo entrambi il miele e la crema, come tutti i cibi che si possano trovare al mondo. In effetti, io e Brad, abbiamo viaggiato soprattutto per assaggiare le varie pietanze nei diversi Paesi del mondo. <<Bogota>>. Mi giro verso la mia migliore amica con aria interrogativa. Lei mi guarda con un sorriso stampato in viso ed esclama di nuovo <<Bogota>>. <<si Brad, il Bogota è la capitale della Colombia, perché continui a ripeterla?>> domando io incerta. Si alza di colpa lanciando in aria la coperta. <<è la meta perfetta>> ok. Adesso sta davvero sclerando. <<si, la meta perfetta per il tuo viaggio di nozze, adesso, ti prego, potresti ridarmi la coperta che hai lanciato via non so per quale motivo?>> le dico io gesticolando le braccia. <<ma quale viaggio di nozze. E' la meta perfetta per il viaggio che avevamo in mente di fare a inizio novembre>> disse lei letteralmente fuori da se. <<in Colombia?>> inarcai un sopracciglio. Lei annuì e corse in camera sua. Nel frattempo la corrente ritornò e l'acquazzone si calmò. Brad ritornò con il suo computer dell'Apple tra le mani. Digitò qualcosa e poi me lo piazzò davanti. <<ecco, vedi? Potremmo partire il tre novembre e ritornare il dieci, è la settimana in cui l'Università e chiusa e la nostra settimana di "ferie">> disse spingendo il computer sempre di più verso di me. <<ok Brad, ma se spingi ancora il computer verso di me finirò per diventare strabica>> risposi allontanandomi dallo schermo illuminato. <<ah, scusa>> sorrise leggermente e spostò la testa sulla spalla. <<tranquilla>> dissi io. <<ne prenderò atto della tua proposta e ci penserò su, ora però mi dispiace interrompere la nostra amorevole conversazione ma devo scappare in biblioteca>> mi alzai dal divano e mi stiracchia. <<ma come....sta diluviando fuori>> indicò la finestra. <<veramente ha smesso>> risposi. Stampai un bacetto sulle guanciotte di Jacob e poi uno su quella di Brad. Indossai il cappotto e la famosa sciarpa, presi la mia borsa "da lavoro" e prima di uscire di casa urlai <<ci vediamo stasera>>.

Il cielo sembrava essersi alleggerito. Quelle nuvole minacciose ormai erano lontane e avevano lasciato spazio all'azzurro e al sole. Erano ancora le cinque e mezzo di pomeriggio. Il via vai della gente nelle strade di Georgetown continuava, nonostante i marciapiedi fossero bagnati e, ovviamente, le pozzanghere non potevano mancare. Continuai a camminare fino ad arrivare a Wisconsin Avenue, passando casualmente, davanti la vetrina della boutique dalla quale Brad aveva avvistato i due famigerati vestiti. Mi soffermai e cavolo, non erano niente male. Semplici ed eleganti, proprio come piacevano a noi due. Poi spostai lo sguardo sui cartellini che ne erano appesi e pensai "credo che Brad abbia tralasciato il prezzo".  Lasciai da parte i miei dialoghi interiori e ripresi a camminare verso la Georgetown Neighborhood Library. Finalmente arrivai ed entrai. Salutai Vince e mi diressi verso gli scaffali alti del locale. Scorsi i diversi libri con il dito, sfiorando la loro copertina morbida. Ne presi diversi, soprattutto enciclopedie, per completare la ricerca di anatomia che iniziai il giorno prima. Mi persi completamente in quel mondo naturale. Sfogliavo le pagine e mangiavo le parole. Persi la cognizione del tempo tanto che a farmi ritornare sulla terra fu la suoneria del cellulare. Tutti i presenti, anche se pochi, si girarono verso di me. Presi il telefono e uscì fuori. <<pronto?>> dissi a bassa voce. <<ehi, dove sei? Sono quasi le otto>> Era Brad. Mi strofinai la fronte. <<scusami tesoro, ho perso la cognizione del tempo. Ti giuro che arrivo subito. Questione di secondi>> riattaccai e rientrai velocemente in biblioteca per riprendere le mie cose. Per fortuna la ricerca era terminata ed ero pronta a consegnarla. Quando uscì, mi scontrai con qualcuno che mi fece cascare gli occhiali e tutti i fogli che avevo tra le mani. <<oddio scusa>> disse il ragazzo. <<non fa niente>> risposi timida. Non lo guardai bensì mi abbassai per prendere gli occhiali. Tirai un sospiro di sollievo. <<si sono rotti?>> chiese apprensivo. <<no>> alzai lo sguardo e....

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