E le sorprese ancora non sono finite. Rimasi davvero basita da quella frase pronunciata da Spencer. Insomma, già avermi portato a vedere una delle più grandi opere della letteratura inglese era stata una gran sorpresa, ma sapere che c'era dell'altro....non sapevo. Non sapevo se ero felice oppure leggermente infastidita. Forse più la prima opzione.
Eravamo in macchina e viaggiavamo tranquillamente non so verso quale meta....era una sorpresa! Spencer ogni tanto mi lanciava qualche sguardo, distraendosi dalla strada, e anche io facevo lo stesso. Eravamo in silenzio, e anche se non mi piaceva molto ammetterlo, quell'aria di suspense che si respirava in quel piccolo e angusto spazio, mi piaceva. Cominciai a socchiudere gli occhi per rilassarmi completamente, però dopo qualche secondo fui costretta a riaprirli perché sentii il motore della macchina spengersi. Mi guardai intorno ma, essendo buio pesto, non riuscii a vedere nulla. Tutto appariva scuro e appannato davanti i miei occhi. <<eccoci arrivati>> sospirò Spencer con un ghigno sulle labbra. Sorrisi ma davvero spaventata. Mi fidavo cecamente del mio ragazzo, ma non capivo il perché mi avesse portato in un luogo così isolato. Scendemmo dall'auto e cominciammo a camminare. Ero aggrappata a lui, in quel momento mi sentivo come Dante nella "Divina Commedia", solo nella versione "by night", e Spencer era il mio "Virgilio", la mia guida. Mi ritrovavo nella "selva oscura" perché avevo smarrito la "diritta via". Speravo solo che nel momento in cui salimmo il piccolo rigonfiamento terriero, non saremmo stati aggrediti dalle tre fiere (lonza, leone e lupa) che, nel racconto di Dante, impedirono lui di proseguire il cammino per giungere alla salvezza. Ed ecco che, dopo la scalinata sulla piccola collina, giungemmo in un posto a dir poco fantastico. Era un giardino immenso che affacciava direttamente sul piccolo lago artificiale costruito con le acque del fiume che attraversava Georgetown. Una coperta e alcune candele si trovavano sul terriccio, ma la luce ne rifletteva sull'acqua. E sulla coperta bianca, alcuni petali di rose rosse ne erano sparpagliati. A completare l'opera, alcuni alberi dai rami pendenti ricadevano sull'acqua, rendendo l'atmosfera ancora più romantica. Mi avvicinai per ammirare meglio quel che avevo appena visto. Non ci credevo, per me era irreale, sembrava stessi sognando. <<Spence...>> sussurrai stupefatta. Mi girai verso di lui e lo guardai. Ci guardammo. Quello era il posto in cui tutto era iniziato. Il primo bacio....la prima notte...tutto grazie a quel posto magico e unico. Lui prese delicatamente le mie mani e le accarezzo. <<Brook.....>> cominciò a parlare. <<dal primo momento che ti ho visto in quella biblioteca, ho subito capito che eri una ragazza differente dalle altre. Ho adorato dal primo giorno il tuo sguardo timido che traspariva da quegli occhi verdi intensi, i tuoi movimenti impacciati e a volte goffi, la tua insicurezza. Ma soprattutto, ciò che ti distingueva (e ti distingue) dalle altre, è la tua intelligenza. Ho adorato fin dalla nostra prima "chiacchierata" la tua voce, così bassa e silenziosa, le tue opinioni e la tua filosofia di vita. Io mi considero davvero fortunata ad averti incontrata e ad averti amato fin dal primo momento che ti ho vista....anche se poi, ce ne ho messo un po' di tempo a dirtelo...>>si fermò. Sorrisi per le sue ultime parole ma non facevo altro che lacrimare. Improvvisamente lasciò scivolare via le mie mani e si inginocchiò. L'ansia cominciò a trafiggermi ogni parte del corpo, l'adrenalina saliva sempre di più, proprio come le lacrime agli occhi. Sfiorò dalla tasca del pantalone nero una scatolina blu. L'aprì davanti ai miei occhi e disse <<so che ci conosciamo da pochi mesi, però io ti amo alla follia....perciò, Brooklyn Casey, vuoi diventare mia moglie e trascorrere il resto della vita assieme a me?>>
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Biblioteque in love~Spencer Reid ❤️
ChickLitEra andata in giro per il mondo in cerca dell'amore, quando la sua anima gemella era sempre stata lì