Capitolo 12.

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Mentirei se dicessi che dopo aver passato tre ore con Riccardo in mezzo ad un immenso prato, non mi sento diversa. Un senso di leggerezza mi riempie il corpo in ogni angolo, e ogni secondo che passa quella lieve scia di tranquillità non fa altro che cullarmi dolcemente.
Stare con lui mi ha fatto bene, e posso tranquillamente notarlo senza nessun problema. Anche il mio cuore risponde in maniera diversa ad ogni azione, e ne ho la conferma quando mi ritrovo all'interno dell'ascensore della nostra grande palazzina, in compagnia di Riccardo. Il muscolo che si nasconde nella gabbia toracica prende questa situazione con assoluta sicurezza, e ne sono davvero felice. Siamo a qualche centimetro di distanza, e sono certa che se una cosa del genere fosse successa una manciata di ore fa, probabilmente sarei morta. Non so esattamente il perché, l'avrei fatto e basta.
Ho sempre visto l'ascensore come un luogo misterioso, anche un po' intenso. E questo stupido pensiero si accentua notevolmente nel momento in cui si è in compagnia di un ragazzo del genere. Tremendamente bello, attraente, oscuro, testardo e a tratti anche un po' rompipalle.
Lui mi guarda, io guardo lui. Lo facciamo con una certa e sublime delicatezza, ma allo stesso tempo con un'intensità e una forza che non abbiamo mai avuto. Sarà probabilmente merito dell'aria che abbiamo respirato in quel luogo, onestamente non ne ho idea. Lo facciamo e basta.
A dire il vero mi sento un po' in imbarazzo, ma fortunatamente riesco a nasconderlo, e questa cosa mi tranquillizza davvero moltissimo.
Nel preciso istante in cui l'ascensore si ferma, entrambi sospiriamo di sollievo. L'atmosfera iniziava a diventare un po' più pesante, restare in equilibrio era diventato difficile, e anche respirare poteva definirsi un vero e proprio problema.
"Dai, andiamo a casa..." È lui a parlare e a rompere quest'immenso silenzio, un attimo prima di far scivolare la sua grande mano sul mio fondoschiena e invitarmi a fare un passo verso le porte metalliche. Rimango immobile, senza parole e terribilmente sorpresa; ma la cosa che mi confonde più di tutti è quella leggera scia di smarrimento che mi pervade il centro del cuore e una parte della pancia. Mi sento morire. Veramente. Sarà la delicatezza con cui lo fa, non lo so, ma giuro che non appena questa sensazione mi attraversa il corpo, perdo ogni ragione.
"Umh..." Non so come giostrarmi la situazione, per cui tutto ciò che faccio è sospirare e allontanarmi per raggiungere la porta del nostro appartamento. Lui fa scivolare la chiave all'interno della serratura, mentre con un gesto pronto e repentino caccia via le diverse ciocche di capelli che ricadono dolcemente sulla sua fronte.
Quando varchiamo la soglia di casa, riesco a percepire un suo lieve sospiro. Appoggio la borsa sul pavimento e lo guardo rapidamente. "Vado a fare una doccia, va bene?"
"Va bene, io guardo un po' di tv" Mi dice, per poi far scorrere la felpa giù dalle sue braccia. Non posso non notare i suoi muscoli tendersi all'istante, e rilassarsi quando getta l'indumento proprio sul divano con poca noncuranza. Mi impongo di non fissarlo, e un senso di soddisfazione mi pervade immediatamente quando ci riesco. Quando sto per raggiungere il bagno, la sua voce bassa e delicata mi fa bloccare nel posto. "Fede?"
Rimango pietrificata, immobile, senza fare e dire nulla. Mi sento trasparente a tutto, davvero ad ogni cosa. Tutto ciò che mi sta succedendo è davvero strano. Soltanto dopo una manciata di secondi riesco a ruotare il capo verso di lui, incontrando il suo sguardo glaciale, ma che in questo momento presenta una sfumatura di calore davvero immensa.
"Dimmi"
Si lecca le labbra rapidamente, abbassando poi lo sguardo verso le sue mani, che non fanno altro che stuzzicarsi meccanicamente.
"No, nulla. Tranquilla... vai a farti la doccia" Afferma. Si dondola sui piedi e questo suo piccolo dettaglio riesce perfettamente a farmi capire quanto sia nervoso.
"Emh, va bene" Rimango un po' confusa, ma non faccio molto caso a questo suo comportamento e raggiungo il bagno. Elimino ogni mio singolo indumento, entrando in doccia l'istante dopo. Quando l'acqua bollente mi sfiora la pelle, mi lascio sfuggire un vero e proprio gemito di piacere. Lo ingoio all'istante, ma è davvero una sensazione paradisiaca. Era proprio ciò che mi serviva.
Da quando io e Riccardo siamo arrivati a casa ci separa un lieve velo di qualcosa che non riesco assolutamente a decifrare. A dir la verità, siamo un po' lontani, ma spero vivamente che sia soltanto una mia stupida sensazione.
Travolta da mille pensieri e tanta ansia, esco fuori dalla doccia, con i capelli completamente bagnati che mi ricadono sulle spalle in maniera ordinata.
Ancora con l'accappatoio, li asciugo disordinatamente, per poi fare una coda di cavallo, che mi scende delicatamente giù per il collo.
Mi vesto velocemente, per poi correre il salotto, e trovando Riccardo, con mia grande sorpresa, nella stessa posizione di come l'ho lasciato. È in piedi al centro della stanza, mentre fissa con nessun interesse un punto al di là della parete. Rimango un po' scioccata alla scena, ma fortunatamente ricevo una scossa che riesce perfettamente a farmi parlare.
"Riccardo, tutto bene? Che stai facendo?"
Dopo quelle che sembrano ore, finalmente mi guarda. I nostri occhi sono perfettamente incrociati.
"Niente" Nella sua voce c'è distacco. Vorrei tanto chiedergli cosa diavolo gli prende, ma purtroppo rimango in silenzio. Credo proprio che sia la cosa più corretta da fare.
"Non dovevi guardare la tv?" Faccio un passo verso la sua direzione, guardandolo da un'altra angolazione.
"Si, in teoria si... ma sono rimasto qui a pensare un po'" Risponde, facendo spallucce. Cerca di rimanere calmo, ma fallisce miseramente.
"A cosa?"
"Su un fatto che non riesco a capire" Le sue parole mi regalano un'immensa scia di curiosità. Lo guardo torva, sperando che continui a dirmi qualcosa.
"Quale fatto?"
"Ho voglia di fare una cosa, ma non so se sia la cosa giusta" Spiega brevemente. Non afferro il concetto, e nonostante sforzi la mia mente a farlo, la risposta è sempre e soltanto un immenso punto interrogativo.
"Beh, dipende di cosa stiamo parlando... alcune volte è meglio non far nulla, altre volte invece, dovresti semplicemente buttarti" Rispondo semplicemente. Io e le mie sagge perle eh?
"Sbaglio o mi stai consigliando di lasciarmi andare?" Inarca lievemente un sopracciglio, incrociando le braccia proprio al petto.
"Beh, in un certo senso si... qualsiasi cosa sia, secondo me dovresti farlo. Altrimenti non si vive mai sul serio"
"Okay" Lo vedo avvicinarsi a me ed eliminare senza nessun problema quei pochissimi metri che ci separano. Un senso di confusione mi pervade la mente piano piano, poi velocemente, e per un paio di secondi, tutto attorno a me sembra rotolarsi confusamente. Ogni mia ragione però, sembra dissolversi improvvisamente, nel momento in cui le sue labbra gonfie e rosse si poggiano sulle mie. Un contatto furioso, quasi bisognoso. I suoi baci sono delicati, ma allo stesso tempo anche forti. Rimango un po' immobile, ma mi lascio andare velocemente, incontrando la punta della sua lingua che immediatamente pizzica la mia, rincorrendola e stuzzicandola. Decifrare per bene tutto questo è davvero poco probabile, so soltanto che questo suo gesto mi sta facendo impazzire. Resistere a tutte queste piccole torture è davvero impossibile. Resistere a lui è davvero impossibile.
Infiammata da tutto questo, non appena le sue braccia muscolose si collocano sui miei fianchi, porto le mie sulle sue spalle, accarezzandogli il collo con le punte delle dita. Lo sento mugolare qualcosa, prima che a passi lenti mi spinga contro la parete che fissava fino a qualche secondo fa. È davvero buffo, no? La situazione si è completamente ribaltata, e adesso mi ritrovo qui, controllata da lui, in balia delle sue labbra e di ogni suo singolo movimento.
Interrompe il contatto soltanto per riprenderlo il secondo dopo, torturando con possessività il mio collo. Lo bacia, lo lecca, lo morde. Lascio che mi faccia ogni cosa, mentre getto la testa indietro e spingo il suo viso contro di me soltanto per accentuare l'intensità di questo contatto. Dio, credo che queste sue piccole torture siano la cosa più bella del mondo. Chiudo gli occhi. Le sue mani si stringono proprio sui miei glutei, accarezzandoli con le dita molto morbidamente.
Credo di non essere mai stata toccata in questo modo. Ciò che sta facendo mi fa sentire terribilmente desiderata dal suo corpo. Non so fin dove voglia arrivare, quale scusa userà o cosa voglia dire ciò che sta succedendo tra di noi, ma onestamente non voglio saperlo. Non è il momento di saperlo.

Ed è arrivato il bacio!😏
Mi dispiace per aver pubblicato il capitolo solo adesso, ma non ho avuto molto tempo. Fatemi sapere cosa ne pensate!
A domani♥️🌹
-Roberta

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora