Capitolo 38.

741 50 10
                                    

Diciamo che trovare una stanza soltanto per me non è stato molto difficile. Ci ho impiegato circa due giorni, ed essere già qui mi tranquillizza tantissimo. La camera non è molto grande, è vero, ma è perfetta per me e per questa breve permanenza in questa struttura. Ci sono soltanto tre stanze: una camera da letto, una cucina e un bagno. Sono tutte molto piccole, ma per quello che dovrò fare, mi sembrano più che giuste.
Riccardo è rimasto nel nostro appartamento, accettando la mia decisione senza obiettare. Il nostro è stato un arrivederci particolare, mi ha solo sussurrato soltanto due paroline, seguite da un leggero sorriso.

'A presto.'

È riuscito a dirmi soltanto questo, un attimo prima di andare via e lasciarmi fare ogni cosa con calma. Quando lui è tornato a casa, io non ero più lì, e penso che sia stato un bene per entrambi. Con il cuore a pezzi, posso confermare che questa sia la scelta più giusta.
Purtroppo, amarsi in questo modo così intenso causa delle conseguenze sbagliate, e la nostra improvvisa 'separazione' ne è la causa. Noi siamo finiti così. Senza preavviso.
Ci siamo alternati tra il volersi troppo e il non volersi più... e questa, è forse, la cosa che mi più mi fa cadere nel vuoto.
Sto male. Stiamo male. Ma va bene così. Passerà presto, e di questo ne sono più che certa.
Ovunque io mi giri, mi sembra di vedere lui. Mi sembra di vedere i suoi occhi che mi perseguitano ad ogni singolo passo, eppure non è proprio così. Lui partirà dopodomani, e io sentirò maggiormente la sua presenza. Forse come non è mai successo. Ne sono più che sicura.
Questo non era ciò che ho sempre sognato per noi, eppure è accaduto esattamente il contrario. In questo momento vorrei soltanto ritrovarmi fra le sue grandi braccia, vorrei che stringessero forte, che mi proteggessero per l'eternità. Ma io so che lo farà, lo farà da lontano, come fanno le stelle in cielo con tutte le persone del mondo. Ecco, lui farà così. Lui sarà con me. Sempre.
E non importa quanto sia grande la distanza che ci separerà, noi riusciremo ad essere più forte di lei. Quando ritornerà in Italia, io sarò ad aspettarlo. Lì, in quel dannato aeroporto, a sperare che il suo aereo atterri al più presto. E quando lo vedrò, lo stringerò forte a me, mettendo pausa a quel momento, che probabilmente, definirò magico e incredibile. Poi andremo a casa, faremo l'amore per tutta la notte senza stancarci, e prima di dormire mi racconterà ogni singolo dettaglio della sua esperienza. Poi crollaremo in un sonno profondo, stretti in un abbraccio che sarà impossibile da descrivere. Ecco come andrà.
"Come stai?" Mi domanda Edoardo attraverso il telefono, spezzando i miei pensieri. Mi ha chiamato qualche minuto fa, chiedendomi cosa stessi facendo. Adesso è arrivata la domanda tanto attesa, che mi aspettavo già da un po'. Si preoccupa per me, ma sono certa che questa chiamata sarà sicuramente opera di Riccardo. C'è lui dietro a tutto questo.
"Benissimo e tu?" Rispondo tranquillamente, con un sorriso tutt'altro che sincero. I miei occhi sono terribilmente tristi, e il fatto che non sia qui con me, penso che sia un bene. Ho la possibilità di mentire tranquillamente.
"Io bene, grazie" Sibila sottovoce. Poi sospira, riuscendo a farmi capire che non ha proprio bevuto ciò che gli ho appena detto. "Ti rifaccio la domanda, Federica... come stai?"
Io sbuffo sonoramente, sentendo una forte pressione spingere proprio sul petto. Ha capito tutto, e l'ha fatto soltanto ascoltandomi attraverso il dannato cellulare.
"Una merda. Sto una merda, Edo"
"Ecco, lo sapevo" Borbotta. Posso immaginarlo mentre sospira rumorosamente, passandosi una mano fra i capelli freneticamente. "Ti manca Riccardo?"
"Si, davvero da morire. Ma penso che prendere questa maledetta pausa sia la cosa più giusta per poter stare bene sul serio" Affermo con un filo di voce. "Lui sta bene?"
"Non proprio... anche lui sente molto la tua mancanza. Mi ha anche detto che non vi sentite da quando hai lasciato l'appartamento" Parla con un filo di voce, riuscendo a provocarmi un tuffo proprio all'anima. Sapere che Riccardo sia triste mi distrugge interamente. Chiederei troppo se volessi soltanto vederlo felice?
"Già. Non ci siamo né scritti e neanche visti, e penso sia normale sentire la mancanza dell'altro"
"Per quale cazzo di motivo avete preso questa decisione? Voi siete pazzi... sul serio" La sua finezza mi fa ridacchiare lievemente. Con il tempo, sono riuscita ad abituarmi, ma all'inizio della nostra conoscenza, ad ogni sua parola poco gentile, scoppiavo a ridere come una bambina. È davvero buffo.
"Perché era la cosa da fare, fidati di me"
"Vedetevi e cercate di sistemare le cose... non potete aspettare che lui torni dall'America per ritornare insieme. Ma vi rendete conto della gravità della situazione?" Quasi piagnucola. Ogni parola che lascia la sua bocca profuma di verità, ma cerco di ignorare del tutto questa cosa. "Siete due pazzi. In questi ultimi giorni non fate altro che deprimervi come due ragazzini! Fate gli adulti e cercate di risolvere, maledizione!"
"Non insistere, Edo... piuttosto che peggiorare le cose, dì a Riccardo di calmarsi e pensare al suo futuro" Gli dico con voce tremante. Probabilmente scoppierò a piangere a momenti, ma voglio cercare di tenere duro. Tenere duro per entrambi, giusto?
"Lui ti ama, Federica. Stare senza di te è una vera e propria congiura" Lui mi ama. Anche io amo lui, più della mia stessa vita, più di qualsiasi cosa al mondo, più di me stessa.
"Anche io lo amo, credimi... ma sono certa che questa sia la decisione corretta. L'abbiamo presa insieme, e ti prego di non commentarla" Farfuglio esasperata. Queste sue parole non fanno altro che distruggermi come se fossi una rosa nel posto più freddo del pianeta terra.
Dalla sua bocca nasce un lungo ed intenso sospiro di delusione, che mi fa immediatamente respirare poco serenamente.
"Non insisto... ma almeno puoi dirmi dove ti trovi?" Mi chiede, cambiando totalmente argomento.
"No"
"Perché no?" Posso sentire un sorriso scappare dalle sue labbra.
"Perché altrimenti lo dirai a Riccardo" Affermo con tranquillità, sollevando docilmente le spalle.
"Non lo dirò a Riccardo, scemina! Voglio soltanto venire da te per farti un saluto e darti un abbraccio"
Io alzo gli occhi al cielo e sospiro, dicendogli l'indirizzo del mio b&b e il numero della stanza. Lui mi avverte che passerà o domani o dopodomani, e un attimo prima di riattaccare la chiamata, mi consiglia di stare tranquilla e dormire un po'.
Non appena mi alzo da letto per poter mangiare qualcosa per cena, vengo accolta da un senso di spossatezza improvviso. La mia vista si annebbia, e per un attimo, gli unici colori che riesco a vedere bene sono il giallo e l'arancione. Un vero e proprio miscuglio di queste due tonalità, che fanno cedere il mio corpo senza preavviso. È davvero una brutta sensazione, e mi sembra di non avere più abbastanza aria all'interno dei polmoni per poter respirare normalmente.
Sento il senso di nausea aumentare, e prima che possa rendermene conto, il mio organismo reagisce da solo. Mi ritrovo in bagno, piegata contro il water a buttare giù anche l'anima. Sento i miei occhi inumidirsi a causa dello sforzo, e nonostante io voglia porre fine a questo brutto momento, succede l'esatto contrario. Il mio corpo diventa fragile all'improvviso, e soltanto quando questi attacchi sembrano cessare, mi sollevo dolcemente. Mi sciacquo il viso e la bocca, sperando che almeno l'acqua mi faccia star meglio. La mia pelle si rinfresca e per qualche secondo, percepisco un senso di sollievo varcarmi anche l'anima. Ritorno in camera, sedendomi sul letto completamente trasparente di fronte a tutto ciò. Mi prendo dolcemente la testa fra le mani, pensando quale diavolo di motivo possa essere la causa di tutto ciò; avrò sicuramente mangiato qualcosa che mi avrà scombussolato interamente. In ogni singolo angolo.
"Oddio mio" Riesco a mormorare soltanto questo, mentre prego che il cielo venga in mio aiuto. Tutto questo è davvero frustrante.
Prendo dei profondi respiri, sperando di calmarmi al più presto. Il secondo dopo, non succede esattamente questo, e quando un pensiero improvviso mi attraversa la mente, mi sento mancare la terra sotto ai piedi.
L'arrivo del ciclo, ecco cosa mi ha appena fatto paura. Freneticamente e come se fossi stata appena punta da uno spillo, mi sollevo, afferrando il cellulare soltanto per notare quanto dovrebbe essere il giorno previsto.
Il cuore mi si ferma in gola quando noto che ho ben quattro settimane di ritardo. Oh porca troia, ma questo è un incubo. Ho un ritardo. Un enorme ritardo. Un ritardo di un mese. Come diavolo ho fatto a non accorgermene prima?
I giramenti di testa continui, la nausea, quel dannato senso di tremore. Adesso collego ogni singolo sintomo, che portano ad un solo dettaglio: una gravidanza.
So perfettamente che si tratti di un falso allarme, ma quest'immensa quantità d'ansia non vuole lasciarmi andare per nessuna ragione al mondo. Io e Riccardo siamo stati attenti ogni volta che abbiamo fatto l'amore, per cui non bisogna aver paura di nulla, dico bene?
Presa dalla preoccupazione e non sapendo come gestirmi questo momento, guardo l'orario, notando che sono quasi le dieci di sera. La farmacia più vicina sarà sicuramente chiusa, e anche se volessi comprare un test di gravidanza, sarebbe davvero impossibile trovarla aperta.
Dio mio. Un bambino in questo momento sarebbe sbagliato. Sarebbe sul serio un casino inimmaginabile che mi farebbe del tutto cedere. Cedere come sabbia.
Cazzo no, non voglio pensarci! Non devo pensarci! Andrà tutto bene, no? Andrà tutto bene, ne sono più che sicura.
Mi passo una mano fra i capelli e poi scendo giù per il viso dolcemente, sperando soltanto che si tratti soltanto di un errore. Un maledetto errore.

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora